E così, andremo a votare.
Usciremo di casa con la tessera elettorale come un tempo con la tessera annonaria: qualcuno convinto, tanti senza un perché. Pochi ci credono, tanti ci contano. E ci conteranno fino ai centesimi di percentuale: sospirando, gioendo, fregandosi le mani per l’ennesimo risultato raggiunto.
Domani sarà un altro giorno e nuovi visi, adombrati di vecchie abitudini, entreranno in sale che sanno di fumo e di cera per sedersi, finalmente, negli agognati posti dove qualcuno dirà loro cosa decidere.
Gli altri, andranno al mare. Ma non c’è mare.
C’è coda, tanta coda, un’interminabile coda che inizia già dai passi appenninici e poi giù per la discesa: “Genova-Voltri 10 Km”, ma sono 10 Km interminabili, a passo d’uomo. Fermi. Fa caldo. I bambini chiedono dov’è il mare, perché non arriva, e giocano sui sedili dell’auto con secchiello e paletta. Finalmente: il mare.
Non è più mattina e già il sole volge ad Occidente, ma non importa: c’è il mare. Ma una bottiglia d’acqua costa quanto un’ora di lavoro, mangiare un po’ di pesce il salario di una giornata e non ci sono posteggi: devi lasciare l’auto sui primi contrafforti della collina e poi rifarti a piedi, all’indietro, la medesima strada. I bambini, intanto, frignano e chiedono dov’è il mare e perché non abbiamo portato anche il salvagente, quello grosso a forma di delfino.
Quelli che vanno al mare incrociano quelli che vanno a votare, ma tutti hanno stampato sul viso l’identico punto interrogativo: perché sono qui? Perché devo andare là?
Così, il dubbio si diffonde come il Festival di Sanremo e valica monti e vallate, mari e città: ma non c’è riva alla quale approdare, né mare per salpare.
C’è solo un grande Stivale colmo di gente che s’incrocia, in una terra dove non c’è più lavoro ma il succedaneo del lavoro, dove la cultura la fa solo più l’avanspettacolo, l’istruzione la fanno i passacarte, la spiritualità gli attori, la politica le comparse.
Costruiamo tante case per gente che non c’è, importiamo tanto petrolio per bruciarlo nelle code in autostrada, fingiamo una campagna elettorale per idee che mancano: c’inginocchiamo, preghiamo, c’arrabbiamo, difendiamo, imponiamo, raccontiamo. Ma che cosa?
Il velario delle veline copre l’insulsaggine del nulla. Chi governa non sa come governare e chi s’oppone non sa più a cosa opporsi, ma se tornasse a governare proporrebbe le medesime cose in salsa tartara, cosa ben diversa che farle in salsa piccante. Ovvio.
Quelli che vanno al mare osservano i visi dei cartelloni elettorali: foto truccate e ringiovanite con Photoshop, volti di giovani già pelati come il “Papi” e vecchi rinfanciulliti al Viagra. Tanto c’è la coda, e qualcosa devi pur guardare.
Quelli che vanno a votare non guardano quei manifesti, altrimenti sceglierebbero la coda che va al mare.
Passi la frontiera e scopri d’esser uscito dal regno del nulla: anche là c’è la crisi economica, ma la gente continua a ballare, la sera, nei café chantant della Costa Azzurra, al suono di un’orchestrina. Da noi, nessun albergatore, ristoratore, bar o stabilimento balneare riesce più a permettersi qualcosa di più che un semplice campionatore, un organetto tuttofare con un tizio che preme tasti e ripete musichette pre-registrate. La musica per finta: intanto, chiudiamo le orchestre.
Grandi giochi internazionale decretano che l’Italia debba rilevare un pezzo di Germania in salsa statunitense, che Kaiserslautern dovrà diventare una sottospecie del Lingotto. Ma i tedeschi non ci stanno e, pur di non correre il rischio di precipitare nel regno del nulla, scelgono russi e canadesi: costruiranno auto per l’ex URSS. Marchionne, Auf Wiedersehen. A mai più: il nulla fa paura, e le auto costruite per finta non convincono più nessuno.
La nuova strategia? Vendere le Panda 4x4 nel mercato americano facendo credere che siano delle jeep, dei veri fuoristrada: vai, sulle strade che costeggiano il confine canadese, oppure sulle piste presso quello messicano, e corri non il tuo nuovo “SUV” mignon, made in Mirafiori, Torino, Italy.
Perché non abbiamo rilevato la Trabant, già che c’eravamo?
Intanto, nello Stivale, la benzina costa circa 1,30 euro, e quelli che vanno al mare o a votare sacramentano, perché sanno che – con il prezzo del petrolio intorno ai 60 $/barile ed il cambio euro/dollaro intorno ad 1,40 – la benzina dovrebbe costare, per davvero, 1,20. Invece, costa “per finta” 1,30, perché con quei soldi devono pagare la Robin Tax. Ovviamente, i 10 centesimi in più sono per davvero, mica per finta.
Una rossa con calze a rete gira lo Stivale per dire che sì, questo è il Paese del turismo, del rispetto per l’arte e per la natura: qui, sì che si rispettano gli esseri viventi! Per davvero, mica per finta!
Intanto, un montanaro con calzettoni di lana ha già depositato una proposta di legge per far sparare anche i sedicenni, a tutto, ma proprio a tutto: vuoi sparare alle specie protette, nei parchi, ai passerotti, alle lucertole, ai girini? Volta l’auto, esci dalla coda che va al mare ed immettiti in quella che va al seggio. Nel frattempo, carica la doppietta.
Passi il confine – questa volta ad Est, in quello che un tempo era un regno “comunista” – e scopri che alle Kornati, parco naturale, una semplice legge recita “E’ proibito trarre dalle acque qualunque essere vivente”. Fine della legge: nessun comma truffaldino.
La legge è ancora di Tito ma nessuno, dai nazionalisti a scacchi ai socialdemocratici in salsa americana, ha osato cambiarla: mica sono fessi, dopo si ritroverebbero un gioiello naturale per finta.
Da noi, ci ha provato Soru a fare qualcosa del genere e lo hanno impallinato da più fronti: mentre il maggiordomo di Arcore guidava l’assalto frontale, le truppe cammellate dei rais democristi di un tempo, diligentemente migrati nel PD, gli toglievano la terra sotto i piedi. Adesso, andate in Sardegna: andateci in tanti, stampatene il ricordo nella mente finché ancora esiste, prima che arrivi la promessa mannaia del cemento!
Sui teleschermi va in onda a reti unificate la pubblicità dell’ENEL che far girar le pale, ossia gli aerogeneratori, ma l’Italia ha rifiutato alla grande di costruire aerogeneratori in mare, l’unico posto dove non ci sarebbero rompiscatole “esteti” come Sgarbi. Di più: ci sarebbe vento in abbondanza. Non s’ha da fare.
Noi li costruiamo in posti “sicuri”, solo dove i mammasantissima concedono il placet.
E la pubblicità, l’ENEL, le pale che girano? Gli investimenti sull’eolico, l’ENEL, è andata a farli in Texas: e allora…la pubblicità? Mandiamo la pubblicità che fa girar le pale…mentre c’appressiamo a ricevere tutta l’archeologia nucleare che nessuno, nel Pianeta, sa più a chi vendere! Se non esistessero gli italiani, così fessi – si fregano le mani nelle grandi holding dell’ingegneria nucleare – chi ci salverebbe la scrivania?
Anche la rumenta, la comune immondizia, è vera o falsa secondo i casi. Quando ci sono da vincere delle elezioni la rumenta spunta come i funghi a Napoli, per poi scomparire (nascosta in periferia) quando le elezioni le hai vinte. Non c’aspettavamo che ricomparisse a Palermo: ah, già…un Presidente di Regione ha messo alla porta proprio gli assessori del capoccia di Arcore…chissà perché. Roba loro: forse paura per lo strapotere della Lega, per la ventilata riforma federale…chissà..
Un tempo, ti recapitavano la testa di un maiale sotto casa: adesso, qualche tonnellata di rumenta. Eh, i tempi cambiano, e il copione della gran finzione viene aggiornato.
Nel gran can can elettorale vanno di moda i terremotati, perché il terremotato fa audience, fa notizia: se ti giochi bene il terremotato, è come calare un tris con tre jolly. E allora, vai con le interviste! Scava nel volto del terremotato per cavargli un anelito di speranza – a chi vive sotto una tenda, non è rimasto altro – per fargli dire che sì, che spera in Autunno di ricevere le chiavi di una casa. Ma è una casa per finta, perché nel decreto per l’Abruzzo – mica per scherzo soprannominato “Abracadabra” – c’è scritto che la ricostruzione terminerà nel 2032, e non si dice nemmeno dove prenderanno il becco di un quattrino. E quando inizierà? Ah saperlo…l’importante è superare queste elezioni: per quelle da qui al 2032 ci penseremo dopo.
Terminato il festival elettorale, noi insegnanti prenderemo posto nei banchi degli allievi, in una qualsiasi aula dell’istituto e faremo finta di fare gli scrutini. Apriremo i registri, consulteremo i colleghi, ascolteremo la solita tiritera dei Dirigenti Scolastici sulla “prevenzione dell’abbandono scolastico” ed inizieremo il magico rito della transustanziazione, quello che trasforma i quattro in sei. In caso contrario, i giornalisti delle testate locali e nazionali saranno già pronti, matita con punta affilatissima, per vergare e diffondere la notizia con toni allarmati: “Strage al Liceo xy” “Decimazione all’Istituto yz”.
Non sia mai che qualcuno osi correggere il copione, mutare l’abitudine alla finzione, perché nella gran commedia italiana devi vivere rispettando le regole: non importa se, nel frattempo, hanno falcidiato la scuola e più di quello non riesci a fare. Ciò che conta, è rispettare il copione: almeno, non la farai pagare ai ragazzi, quelli che di colpe ne hanno meno di tutti.
Anni fa, quando ero segretario del Consiglio d’Istituto, per un banale errore di battitura scrissi, nel verbale di una seduta, “facente finzione” al posto di “facente funzione”. Nessuno se n’accorse: in modo del tutto inconsapevole, avevo soltanto scritto la verità.
Usciremo di casa con la tessera elettorale come un tempo con la tessera annonaria: qualcuno convinto, tanti senza un perché. Pochi ci credono, tanti ci contano. E ci conteranno fino ai centesimi di percentuale: sospirando, gioendo, fregandosi le mani per l’ennesimo risultato raggiunto.
Domani sarà un altro giorno e nuovi visi, adombrati di vecchie abitudini, entreranno in sale che sanno di fumo e di cera per sedersi, finalmente, negli agognati posti dove qualcuno dirà loro cosa decidere.
Gli altri, andranno al mare. Ma non c’è mare.
C’è coda, tanta coda, un’interminabile coda che inizia già dai passi appenninici e poi giù per la discesa: “Genova-Voltri 10 Km”, ma sono 10 Km interminabili, a passo d’uomo. Fermi. Fa caldo. I bambini chiedono dov’è il mare, perché non arriva, e giocano sui sedili dell’auto con secchiello e paletta. Finalmente: il mare.
Non è più mattina e già il sole volge ad Occidente, ma non importa: c’è il mare. Ma una bottiglia d’acqua costa quanto un’ora di lavoro, mangiare un po’ di pesce il salario di una giornata e non ci sono posteggi: devi lasciare l’auto sui primi contrafforti della collina e poi rifarti a piedi, all’indietro, la medesima strada. I bambini, intanto, frignano e chiedono dov’è il mare e perché non abbiamo portato anche il salvagente, quello grosso a forma di delfino.
Quelli che vanno al mare incrociano quelli che vanno a votare, ma tutti hanno stampato sul viso l’identico punto interrogativo: perché sono qui? Perché devo andare là?
Così, il dubbio si diffonde come il Festival di Sanremo e valica monti e vallate, mari e città: ma non c’è riva alla quale approdare, né mare per salpare.
C’è solo un grande Stivale colmo di gente che s’incrocia, in una terra dove non c’è più lavoro ma il succedaneo del lavoro, dove la cultura la fa solo più l’avanspettacolo, l’istruzione la fanno i passacarte, la spiritualità gli attori, la politica le comparse.
Costruiamo tante case per gente che non c’è, importiamo tanto petrolio per bruciarlo nelle code in autostrada, fingiamo una campagna elettorale per idee che mancano: c’inginocchiamo, preghiamo, c’arrabbiamo, difendiamo, imponiamo, raccontiamo. Ma che cosa?
Il velario delle veline copre l’insulsaggine del nulla. Chi governa non sa come governare e chi s’oppone non sa più a cosa opporsi, ma se tornasse a governare proporrebbe le medesime cose in salsa tartara, cosa ben diversa che farle in salsa piccante. Ovvio.
Quelli che vanno al mare osservano i visi dei cartelloni elettorali: foto truccate e ringiovanite con Photoshop, volti di giovani già pelati come il “Papi” e vecchi rinfanciulliti al Viagra. Tanto c’è la coda, e qualcosa devi pur guardare.
Quelli che vanno a votare non guardano quei manifesti, altrimenti sceglierebbero la coda che va al mare.
Passi la frontiera e scopri d’esser uscito dal regno del nulla: anche là c’è la crisi economica, ma la gente continua a ballare, la sera, nei café chantant della Costa Azzurra, al suono di un’orchestrina. Da noi, nessun albergatore, ristoratore, bar o stabilimento balneare riesce più a permettersi qualcosa di più che un semplice campionatore, un organetto tuttofare con un tizio che preme tasti e ripete musichette pre-registrate. La musica per finta: intanto, chiudiamo le orchestre.
Grandi giochi internazionale decretano che l’Italia debba rilevare un pezzo di Germania in salsa statunitense, che Kaiserslautern dovrà diventare una sottospecie del Lingotto. Ma i tedeschi non ci stanno e, pur di non correre il rischio di precipitare nel regno del nulla, scelgono russi e canadesi: costruiranno auto per l’ex URSS. Marchionne, Auf Wiedersehen. A mai più: il nulla fa paura, e le auto costruite per finta non convincono più nessuno.
La nuova strategia? Vendere le Panda 4x4 nel mercato americano facendo credere che siano delle jeep, dei veri fuoristrada: vai, sulle strade che costeggiano il confine canadese, oppure sulle piste presso quello messicano, e corri non il tuo nuovo “SUV” mignon, made in Mirafiori, Torino, Italy.
Perché non abbiamo rilevato la Trabant, già che c’eravamo?
Intanto, nello Stivale, la benzina costa circa 1,30 euro, e quelli che vanno al mare o a votare sacramentano, perché sanno che – con il prezzo del petrolio intorno ai 60 $/barile ed il cambio euro/dollaro intorno ad 1,40 – la benzina dovrebbe costare, per davvero, 1,20. Invece, costa “per finta” 1,30, perché con quei soldi devono pagare la Robin Tax. Ovviamente, i 10 centesimi in più sono per davvero, mica per finta.
Una rossa con calze a rete gira lo Stivale per dire che sì, questo è il Paese del turismo, del rispetto per l’arte e per la natura: qui, sì che si rispettano gli esseri viventi! Per davvero, mica per finta!
Intanto, un montanaro con calzettoni di lana ha già depositato una proposta di legge per far sparare anche i sedicenni, a tutto, ma proprio a tutto: vuoi sparare alle specie protette, nei parchi, ai passerotti, alle lucertole, ai girini? Volta l’auto, esci dalla coda che va al mare ed immettiti in quella che va al seggio. Nel frattempo, carica la doppietta.
Passi il confine – questa volta ad Est, in quello che un tempo era un regno “comunista” – e scopri che alle Kornati, parco naturale, una semplice legge recita “E’ proibito trarre dalle acque qualunque essere vivente”. Fine della legge: nessun comma truffaldino.
La legge è ancora di Tito ma nessuno, dai nazionalisti a scacchi ai socialdemocratici in salsa americana, ha osato cambiarla: mica sono fessi, dopo si ritroverebbero un gioiello naturale per finta.
Da noi, ci ha provato Soru a fare qualcosa del genere e lo hanno impallinato da più fronti: mentre il maggiordomo di Arcore guidava l’assalto frontale, le truppe cammellate dei rais democristi di un tempo, diligentemente migrati nel PD, gli toglievano la terra sotto i piedi. Adesso, andate in Sardegna: andateci in tanti, stampatene il ricordo nella mente finché ancora esiste, prima che arrivi la promessa mannaia del cemento!
Sui teleschermi va in onda a reti unificate la pubblicità dell’ENEL che far girar le pale, ossia gli aerogeneratori, ma l’Italia ha rifiutato alla grande di costruire aerogeneratori in mare, l’unico posto dove non ci sarebbero rompiscatole “esteti” come Sgarbi. Di più: ci sarebbe vento in abbondanza. Non s’ha da fare.
Noi li costruiamo in posti “sicuri”, solo dove i mammasantissima concedono il placet.
E la pubblicità, l’ENEL, le pale che girano? Gli investimenti sull’eolico, l’ENEL, è andata a farli in Texas: e allora…la pubblicità? Mandiamo la pubblicità che fa girar le pale…mentre c’appressiamo a ricevere tutta l’archeologia nucleare che nessuno, nel Pianeta, sa più a chi vendere! Se non esistessero gli italiani, così fessi – si fregano le mani nelle grandi holding dell’ingegneria nucleare – chi ci salverebbe la scrivania?
Anche la rumenta, la comune immondizia, è vera o falsa secondo i casi. Quando ci sono da vincere delle elezioni la rumenta spunta come i funghi a Napoli, per poi scomparire (nascosta in periferia) quando le elezioni le hai vinte. Non c’aspettavamo che ricomparisse a Palermo: ah, già…un Presidente di Regione ha messo alla porta proprio gli assessori del capoccia di Arcore…chissà perché. Roba loro: forse paura per lo strapotere della Lega, per la ventilata riforma federale…chissà..
Un tempo, ti recapitavano la testa di un maiale sotto casa: adesso, qualche tonnellata di rumenta. Eh, i tempi cambiano, e il copione della gran finzione viene aggiornato.
Nel gran can can elettorale vanno di moda i terremotati, perché il terremotato fa audience, fa notizia: se ti giochi bene il terremotato, è come calare un tris con tre jolly. E allora, vai con le interviste! Scava nel volto del terremotato per cavargli un anelito di speranza – a chi vive sotto una tenda, non è rimasto altro – per fargli dire che sì, che spera in Autunno di ricevere le chiavi di una casa. Ma è una casa per finta, perché nel decreto per l’Abruzzo – mica per scherzo soprannominato “Abracadabra” – c’è scritto che la ricostruzione terminerà nel 2032, e non si dice nemmeno dove prenderanno il becco di un quattrino. E quando inizierà? Ah saperlo…l’importante è superare queste elezioni: per quelle da qui al 2032 ci penseremo dopo.
Terminato il festival elettorale, noi insegnanti prenderemo posto nei banchi degli allievi, in una qualsiasi aula dell’istituto e faremo finta di fare gli scrutini. Apriremo i registri, consulteremo i colleghi, ascolteremo la solita tiritera dei Dirigenti Scolastici sulla “prevenzione dell’abbandono scolastico” ed inizieremo il magico rito della transustanziazione, quello che trasforma i quattro in sei. In caso contrario, i giornalisti delle testate locali e nazionali saranno già pronti, matita con punta affilatissima, per vergare e diffondere la notizia con toni allarmati: “Strage al Liceo xy” “Decimazione all’Istituto yz”.
Non sia mai che qualcuno osi correggere il copione, mutare l’abitudine alla finzione, perché nella gran commedia italiana devi vivere rispettando le regole: non importa se, nel frattempo, hanno falcidiato la scuola e più di quello non riesci a fare. Ciò che conta, è rispettare il copione: almeno, non la farai pagare ai ragazzi, quelli che di colpe ne hanno meno di tutti.
Anni fa, quando ero segretario del Consiglio d’Istituto, per un banale errore di battitura scrissi, nel verbale di una seduta, “facente finzione” al posto di “facente funzione”. Nessuno se n’accorse: in modo del tutto inconsapevole, avevo soltanto scritto la verità.
Forse qualcuno che vale la pena di non andare al mare c'è.
RispondiEliminaVedi:
Luigi De Magistris
Sonia Alfano
Insomma Italia dei Valori sta provando ad arginare questa commedia, quindi diamogli una mano.
Come sempre bravo a Carlo. Vorrei aggiungere che quando qualsiasi categoria di lavoratori rialza la testa si mette in moto il manganello mediatico, li fa passare per pericolosi irresponsabili che vogliono la luna e convince il popolo dei telespettatori che tutto va bene e sono solo limitati gruppi di operai, insegnanti e impiegati che si fanno strumentalizzare dalla sinistra. Il sistema mediatico colpisce i lavoratori in lotta ed essi in pochi giorni escono dalle cronache, dopo essere stati messi alla berlina. Un giornale estero due giorni fa faceva notare che gli italiani riconoscono che c'è la crisi, ma pensano che non li riguardi più di tanto, pensano questo mentre passano con il telecomando da RAI 1 a Canale 5 in cerca di veline e tronisti. Stanno bene?, Stanno male? Forse semplicemente consumano il grasso di famiglia, (casa di proprietà, risparmi in banca o alla posta, ecc). Diceva Totò: "oh! tutto grasso che cola". Si il grasso cola e finchè cola Berlusconi e i suoi dominano, quando finirà di colare vedremo.
RispondiElimina"La nuova strategia? Vendere le Panda 4x4 nel mercato americano facendo credere che siano delle jeep, dei veri fuoristrada: vai, sulle strade che costeggiano il confine canadese, oppure sulle piste presso quello messicano, e corri non il tuo nuovo “SUV” mignon, made in Mirafiori, Torino, Italy."
RispondiElimina...e invece è proprio questa la strategia, gli Americani devono capire che è finito il tempo dei SUV da tre km al litro!
Per quanto riguarda la vicenda FIAT-OPEL qui ti riporto due post che commentano la vicenda in modo diverso come la penso anche io
http://www.wolfstep.cc/1195/alitopel/
e poi
http://www.wolfstep.cc/1202/italia-erwachen/
Caro Carlo, tempo fa ti illustrai la mia amarezza dopo aver partecipato a Roma all' inizio della campagnia elettorale dell' IDV dove tra bandiere e pubblico finto fatto di nonne, mamme e figli mi annoiai da morire. La settimana scorsa ho partecipato insieme al gruppo della mia circoscrizione al primo meeting municipale dell' IDV che aveva lo scopo di promuovere l' opera del territorio e naturalmente il candidato per l'europee Niccolo Rinaldi, bè, ognuno pensi ciò che vuole, sono rimasto sorpreso dalla novità di questo personaggio ai più sconosciuto, uomo di sicuro valore che opera da anni nell' ambito dell' unione.Questo movimento fa fatica a radicarsi e a divenire partito però è l' unico dove il suo creatore è stato capace di imporre un codice etico che funzioni insieme a dei candidati che non abbiano un portafoglio di voti clientelari ma solo un loro bagaglio professionale.Io una chance glie la darei se non altro percè Di Pietro è stato l' unico a metterci la faccia rispondendo sempre davanti allo stato e alla magistratura delle sue iniziative.Fare una mozione di sfiducia nei confronti del presidente del consiglio citato come corruttore in una sentenza sarebbe d' obbligo in ogni paese democratico (in svezia è caduto un ministro per non aver pagato l' abbonamento tv) nessuno l' ha firmata e questo forse più di ogni altra cosa da il senso della politica e di quello che sta facendo Di Pietro.Chiedo scusa a tutti per quello che può sembrare uno spot elettorale in un blog dove ascolto con gioia espressioini differenti tutte stimabilissime, però il mio invito a dare una chance a questo movimento voglio darlo se non altro per aver cercato di portare uno senso di trasparenza nella politica.Ciao a tutti.
RispondiEliminaCari amici,
RispondiEliminanon sono qui per convincere nessuno, per votare o non votare. Credo che voterò solo per le comunali (forse) perché c'è una lista di giovani che mi convince (un paio d'ex allievi in gamba) ed abbiamo parlato a quattr'occhi di cosa vogliono fare. Siamo un paesino di 1500 abitanti, e forse vale la pena di dare loro una mano, ma non sono ancora certo se andrò, perché m'aspetto mille problemi per ritirare una sola scheda. Vedrò.
Per quanto riguarda vicenda Opel, non credo che si sia trattato di una scelta relativa ai piani industriali, bensì di una scelta geopolitica.
La Germania ha troppi affari con l'ex URSS per voltarsi dall'altra parte.
Inoltre, mi crea qualche brivido la filippica di Wolf contro la corruzione tedesca.
In parte avrà senz'altro ragione, ma...non è che andiamo a cercare la pagliuzza nell'occhio del vicino, e la trave nel nostro la ignoriamo?
Qualcuno sa come si vive in Germania? Quale stato sociale hanno i tedeschi? Come si comportano per l'energia? Un terzo dei trasporti sulle vie d'acqua interne?
Beh, aspetterei a sparare a zero sui Lander, perché da noi le Regioni fanno molto di peggio.
Grazie a tutti
Carlo
ciao carlo
RispondiEliminaio vivo a berlino adesso.le cose funzionano,con uno stipendio di dottorato (1100€)ci si vive benissimo risparmiando anche per il futuro.i mezzi pubblici funzionano e sono sincronizzati tra metro e bus in funzione dei tragitti dei pendolari.la sanità è pubblicamente privata,nel senso che per legge ci si deve fare un'assicurazione economica che si occupa di tutto,che costa il 10% del salario lordo,copre parzialmente le spese mediche sotto una certa cifra,ma arrivati auna soglia di tipo 100 euro mensili di spes,copre tutto il necessario.tutti pagano le tasse e se non dichiari qualcosa l'anno successivo scali di fascia e paghi una percentuale tripla sulle entrate lorde.eolico ovunque,ancora ridono per come ci hanno venduto l'energia ottenuta riciclando i nostri rifiuti,che abbiamo pagato per trasportargli a casa...
questa è la situazione di berlino e del brandeburgo.
ho dimenticato di dire che il problema del riciclaggio del vetro è risolto:la bottiglia costa 10cent di più e sono ri-acquistate allo stesso costo in qualunque dei millemila supermercati o chioschetti in giro per la città.se la lasci in giro passano i barboni o gli studenti a raccoglierle,come in danimarca,con15 bottiglie riportate ti ci compri una bistecca...
Carlo non vedi che in Italia il P.I.L. crolla del -5,9% più della media dell'eurozona, -4,8% e Berlusconi vola nei sondaggi? Che deve accadere in Italia perchè il nano di villa certosa si mandato via?
RispondiEliminaCiao
Orazio
Caro Orazio, scusa se mi permetto, ma credo che la tua domanda sia formulata male. Il problema non è "cosa deve accadere" ma cosa noi possiamo e dobbiamo fare per poter cambiare lo stato attuale delle cose. Secondo me le questioni fondamentali sono due: la prima, scusate la presunzione, è quella di credere ancora che ci siano partiti "eticamente corretti" che agiscano per il bene comune e per gli interessi della maggioranza della popolazione. A me è ormai chiaro da anni, e qui entra la mia presunzione, che il sistema politico e partitico italiano sia strutturato in maniera tale da poter mantere intatti i grandi interessi economici in ballo. Certo, Berlusconi farà sicuramente gli "affari suoi" essendo lui stesso un potere economico, ma è una pura illusione credere che gli altri partiti non agiscano in questa direzione. Litigano e si scannano per farci abboccare all amo!O per meglio dire fanno leva sulla nostra speranza che qualcosa un giorno cambi. è ovvio che a livello di politica locale le cose possano essere diverse in quanto nei piccoli comuni il rapporto è diretto e, come nel caso di Carlo, si possa avere la fortuna di conoscere personalmente i candidati e di poter valutare la loro integrità morale nonchè le loro capacità ed i loro programmi. La seconda questione, e qui vengo secondo me al nodo fondamentale, è quella della partecipazione attiva alla gestione della res publica. Siamo stati tutti più o meno educati al principio della delega ossia tu vota che poi al resto ci penso io, intendendo in quell io partiti etc. Ed è proprio attraverso questo meccanismo che i nostri interessi vengono messi da parte per essere soppiantati da i sopraccitati. Carlo nel suo post precedente ripropone o per meglio dire parla di un progetto politico da lui intrapreso e abbandonato qualche tempo fa, Italianova, chiedendo consigli per poterlo riavviare o vedere se ci sono le condizioni per poterlo fare. Forse è proprio lì che dovremmo concentrare tutti le nostre energie se veramente vogliamo provare a cambiare lo stato attuale delle cose.Certo, ora come ora, io credo che una forzatura "ideologica" vada fatta, nel senso che non possiamo pensare ed aspettare che tutti i cittadini italiani si risveglino all improvviso da un torpore intellettuale. La forzatura, secondo me, sta nell elaborare un progetto politico, e se non ho capito male credo che Carlo abbia già qualcosa di concreto tra le mani dovuto ad Italianova, per poi trasformarlo in un programma politico da presentare alle prossime elezioni poliche. Mi si dirà: ma come, critichi i partiti e poi vuoi fare la stessa cosa? Sono sempre stato un movimentista, sono più di 20 anni che mi interesso di questioni politiche, ne ho 37, ma non ho mai visto spostare una paglia aspettando che la gente da sola alzi la testa. Purtroppo una forzatura la ritengo necessaria. Il popolo, almeno inizialmente, va "imboccato". Internet è un mezzo potentissimo, basta saperlo usare. Possiamo sfruttarlo per i nostri obbiettivi! Credo che il periodo sia quello giusto per attuare grandi cambiamenti, forse mi illudo ma io ci credo. Beh, vi ho annoiato abbastanza e quindi chiudo qui. Un forte abbraccio a tutte e tutti Giorgio Messaggio privato: caro Carlo, circa 4 mesi fa ti ho mandato una mail privata con il mio numero di casa, se ti va ancora di fare una chiaccherata io sono sempre disponibile.
RispondiEliminaMa perché, Carlo, ritirare una sola scheda? Rischia di diventare una complicazione, e che al seggio vadano nel pallone o ti dicano, sic et simpliciter, che non si può.
RispondiEliminaFai come ho fatto io l'anno scorso: le ritiri tutte, poi quelle dove vuoi votare le barri, le altre le annulli.
Voglio anzitutto scusarmi con Giorgio: è vero, avevo promesso di chiamarti e non l'ho fatto. Renditi però conto che sono le 22.30 ed è il primo momento che ho per scrivere sul blog. Fra madre e suocera sole, due figli giovani (uno da accompagnare spesso a Cuneo, al Conservatorio), due figli più grandi ed un nipotino finito all'ospedale per una craniata, immaginatevi. Fai una cosa: rimandami il numero - info@carlobertani.it - e prometto che ti chiamerò.
RispondiEliminaIl punto sollevato da Orazio e Giorgio è importante.
I parametri scendono, inevitabilmente, perché non considerano le nostre finzioni. Possiamo raccontarla in tutte le salse, ma il quadro peggiora. Che fare?
In questo momento, a mio avviso, possiamo solo organizzare piccoli gruppi, lavorare sulle idee, chiarirci. Nulla più.
Appena terminata la scuola ri-pubblicherò Italianova come punto d'aggregazione: domani potrebbe essere una "stella" di una galassia che si potrà creare proprio dall'unione dei tanti "piccoli". Che possiamo fare d'altro?
Per quanto riguarda il consiglio di Luca, già lo avevo considerato ma ritengo che sia molto importante non votare proprio.
Se si annulla la scheda, si viene conteggiati fra i votanti: invece, oggi si gioca soltanto su un punto, ovvero la fedeltà al sistema. Non votare è l'unica arma rimasta. Mi spiace per la piccola lista, ma non andrò: non voglio impegnare un solo attimo del mio(scarsissimo) tempo per queste diatribe.
Buonanotte da uno stanchissimo Carlo
Il paese per finta contiene ancora anticorpi contro papi.
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