Devo confessare che, quando me lo sono trovato di fronte, sulla soglia, ho trasalito. Non m’aspettavo certo di vederlo comparire, dalle nebbie dei lontani anni ’70, sulla mia porta. Eppure è proprio lui: i capelli alla “Jimi Hendrix” sono diventati una zazzera grigiastra, gli occhi sono cerchiati e le rughe scorrazzano sul viso ma, nel profondo degli occhi, il lampo è il medesimo.
Avevo saputo, da amici comuni, che era partito per il Sudamerica prima del 1980: lo immaginavo oramai nonno nella sua fazenda sul Rio Negro e invece no, era diventato un cercatore di smeraldi sul Rio Urubamba. Si sa, leggere “I fiumi scendevano a Oriente” in gioventù, può fare brutti scherzi.
Nemmeno poi tanto brutti, però, a giudicare dalla fiammante AUDI posteggiata sotto casa.
I convenevoli durano appena un paio di birre, quel tanto che basta per raccontare il lungo viaggio da Manaus fino alla mia porta. Poi, l’elenco di chi se n’è andato: oramai solo per età, non perché “già dottore”, per dirla alla Guccini.
Qualche curiosità da raccontare e, quando si passa alla bottiglia di Calvados, gli occhi cadono sul giornale, quello che ho lasciato abbandonato sul divano.
Non è così ingenuo da non sapere che il nostro mondo – quel mondo che immaginava l’Italia un Paese che poteva evolvere verso destini più gradevoli e libertari – non esiste più, e che l’Italia è diventata per metà Berlusconia e per l’altra metà checazzonesò.
Sulla prima pagina, campeggia l’immagine – appena ritoccata dalla modernità – di un milite delle SA in divisa kaki, con sul berretto nero l’Aquila Imperiale e, sulle spalline, lo Schwarze Sonne, il Sole Nero che compone il mosaico, nella “Sala dei Generali”, del pavimento nel castello di Wewelsburg, il famoso “ritrovo” mistico delle SS. Un “nipotino” di Horst Vessel sulla prima pagina di un quotidiano italiano?
La foto lo stupisce: anche in Brasile è giunta l’eco delle “veline” e delle mascalzonate di Berlusconi, ma che mettessimo per strada gente del genere questo no, proprio non se l’aspettava.
Nemmeno io attendevo roba del genere, ma non c’è mai fine al peggio: il discorso scade nei luoghi comuni, fin quando non scende e riparte per Milano.
Appena salito in casa, però, mi casca nuovamente l’occhio sulla foto e mi chiedo se sia proprio così scontato che, fra le varie “Ronde” che si vanno costituendo, qualcuno ne abbia immaginata una d’ispirazione – almeno iconica – nazista. Ha senso? Deve essere proprio un tizio che non vedevo da una vita, che giunge dall’Amazzonia, a farmelo notare?
Ovviamente, tutti prendono le distanze dall’evento e, il Sottosegretario Mantovano (ex AN, ex magistrato), assicura che le ronde non potranno essere l’espressione di forze politiche. Gli risponde, a stretto giro di posta, il Ministro dell’Interno da Pontida: Maroni, assicura che alle “Camicie Verdi” non rinunceranno per nessuna ragione. E, quelle, sono di nome e di fatto la “milizia” della Lega Nord.
Così, avremo per le strade Camicie Verdi e Camicie Nere: le “Camicie Rosse” – anche senza divisa – non si faranno attendere. Potremo così assistere a “ronde” nere e verdi che daranno la caccia a presunti tagliaborse, mentre le ronde rosse, a loro volta, cacceranno camicie verdi e nere. Roba da matti. O no?
Volto la pagina e compare il volto affilato di “Baffino”: D’Alema ci rende edotti sui pericoli di una “scossa”, un “tracollo” o roba del genere. Messaggio in codice: compagni! Tenetevi pronti! Peccato che, i “compagni”, siano soltanto più “compagni di merende” nelle lobby affaristiche.
“Baffino”, però, è il più furbo della nidiata, inutile raccontare frottole: se manda un simile avvertimento in codice, qualcosa deve aver fiutato. Forse un messaggio cifrato, una pergamena dentro ad una bottiglia che è andata ad adagiarsi proprio al mascone del suo incrociatore a vela, quello che – guarda a caso – s’è comprato dopo la guerra del Kosovo? Lui dice che ha fatto un leasing: due miliardi di lire per fare un leasing, ovviamente, li abbiamo tutti. Come no.
Più probabilmente, quel messaggio gli è giunto dai contatti che aveva pazientemente intessuto – quando era Presidente del Consiglio – nella city londinese, nei “templi” dell’alta finanza.
Cosa pensano, nelle lobby finanziarie internazionali di Silvio Berlusconi, ce lo fanno sapere addirittura dalle colonne del “Times”, mica dai tabloid del sabato, quelli che ancora cercano qualche “pilu” di Diana.
Considerano fallito “l’esperimento Berlusconi”, poiché incapace d’essere un vero liberista con le zanne – sempre che simili aggeggi nel Belpaese possano campare a lungo poiché, un Paese che ha il 30% dell’economia sommersa, quale “liberismo” può perseguire? – e “Papi” non è solo impelagato con le sue storie di veline, processi, gite sugli aerei di Stato, festini dionisiaci e quant’altro.
L’uomo di Arcore poggia su una maggioranza numericamente consistente, ma politicamente troppo eterogenea e non bastano più “veline” e minacce per tenere a bada chi sta scomparendo nel nulla (la ex Alleanza Nazionale). Anche chi naviga a gonfie vele (Lega Nord) scalpita, ed aggiunge ogni giorno un tassello alla strategia “bonapartista” che persegue una “secessione lenta”, costruita giorno dopo giorno con qualche legge e tanti messaggi nell’etere, “pizzini” che il Nord, sempre più povero e deindustrializzato, accetta come la manna. Se, poi, il pudding viene da una formazione politica dichiaratamente antieuropeista, chi se ne frega.
Nonostante i numeri parlamentari, D’Alema ha ragione nel definire il governo Berlusconi un malato terminale, poiché i record negativi che va inanellando sul fronte economico sono da brivido: PIL a -5,3%, debito/PIL salito al 115%, disoccupazione al 10%, consumi a -2,4%[1]. Cifre da stramazzare un toro, soprattutto se non si ha una strategia per uscire dall’impasse che – precisiamo – non si riferisce ai frutti della crisi internazionale (che ha colpito meno l’Italia d’altri Paesi, per la ricchezza ancora detenuta dalle famiglie italiane), bensì trae origine dall’incapacità strutturale italiana di ritagliarsi un futuro nell’economia internazionale.
Perdiamo settori di mercato, ma non sappiamo crearne di nuovi né valorizzare l’esistente: e, nonostante i malaugurati “sogni ad occhi aperti” destri/sinistri, nessuna riforma del mercato del lavoro o previdenziale riuscirà a scalfire il pessimo andazzo. Ci vorrebbero ben altri “colpi di reni”, e non certo quelli che progettano nella city.
Volto ancora una pagina e ci sono le dichiarazioni di Gaetano Saya, il “creatore” della futura Guardia Nazionale Italiana. Afferma che sono già duemila i “militi” pronti ad entrare in servizio – moltissimi ex militari – al comando di un ex ufficiale dell’Esercito.
E chi paga?
A suo dire, l’MSI-Destra Nazionale, ovvero il partitucolo che è rimasto dopo la “svolta” di Fiuggi. Un partito che non ha rappresentanza parlamentare né in Italia e né in Europa, e che non ha certo soldi da buttare.
Eh sì, perché “armare” – nel senso marinaresco del termine – duemila persone per mandarle in giro per le strade italiane non è proprio una cosa da nulla. Automobili, radio, telefoni…e poi…saranno proprio tutti “volontari”?
Gaetano Saya è uno di quegli strani tizi che non si sa bene come campano: ovvero, si sa, ma solo se consideriamo che di tipi del genere – diciamo “a mezzo servizio” con gli apparati di polizia e con i servizi segreti – in circolazione ce ne sono parecchi. E non sono proprio degli idealisti, bensì gente che è molto attenta alla pecunia: un bel ritratto del nostro “rondarolo” – compresi i suoi “trascorsi” d’organizzatore di viaggi in Iraq per i contractors (dove Fabrizio Quattrocchi ci lasciò la pelle) – lo hanno tratteggiato su Global Projet, consigliata la lettura[2].
Questo Saya, probabile massone, sembra uno che – per tutta la vita – non ha fatto altro che buttarsi a pesce dove c’era da far soldi organizzando qualcosa di losco, oppure pronto a far da zerbino ai potenti delle lobby militari e finanziarie. Che, questa volta, si sia ricreduto ed abbia deciso di “donarsi alla Patria”? Difficile crederlo.
Ma, anche immaginando che abbia ricevuto il “salarium” del legionario, è difficile ipotizzare che quei soldi siano giunti dall’area del governo: a ben vedere, un tizio come Saya – per Berlusconi & soci – è più una tegola sulla testa che altro. Lui e le sue divise paramilitari, da SA a Camicia Nera in poltrona – dalle foto a Youtube[3] – finiscono per aggiungere altra benzina al fuoco, nell’incendio di un regime da operetta. Noemi, i voli di Stato, Apicella e la sua chitarra, adesso la Patrizia pugliese che afferma d’essere stata “convogliata” a Palazzo Grazioli per il solito rito dionisiaco: ci manca solo un tizio come Saya che – nella sua intervista su Youtube – adula Berlusconi fino al delirio, e la frittata è fatta.
Già, ma chi sta mescolando la frittata?
Volto nuovamente la pagina del giornale – questa volta indietro – e ricompare la smorfia sibillina di “Baffino”: “scosse”, lui le definisce, e tutti corrono a credere che D’Alema sapesse qualcosa sulla belloccia pugliese. Dopo tutto il can can di Noemi e di Veronica Lario, che “Baffino” si scomodi per così poco?
In fin dei conti, quando Berlusconi evoca misteriosi intrighi contro di lui ed il suo governo – sempre citato come “volontà degli elettori” – finisce per fare la figura del fesso. Ma come, dopo che ci hai insegnato come si fa a diventare presidente del Consiglio – da Presidente del Milan a Fininvest, da Mediaset a palazzo Chigi, con un percorso che della democrazia ha solo la sopraveste – ti meravigli se qualcuno usa i tuoi stessi mezzi (od equivalenti) per farti la festa?
Dai, non fare l’ingenuo: quella della democrazia parlamentare come rito assoluto valla a raccontare alle Elementari. Ma alle Elementari di qualche paesello sperduto, altrimenti manco quelli ci cascano.
Perché qualcuno si sta scomodando, al fine di mandare a quel paese Berlusconi? Non certo per fare un piacere alla Binetti, a D’Alema o a Di Pietro: i grandi film non si progettano partendo dalle comparse.
Avevamo avvertito per tempo che c’era qualcuno, che aveva lasciato ombrello e bombetta a Londra, pronto ad insediarsi nel Belpaese: per salvarlo, ovviamente.
Ci riferiamo a Mario Draghi[4], del quale avevamo indagato le trame – neppure poi così nascoste – già nel lontanissimo Ottobre del 2007, quando regnava un altro governo e Bush ancora mangiava noccioline nello Studio Ovale. In tempi, veramente, “non sospetti”.
Che l’uomo sia legato a filo doppio alla finanza anglo-americana è un segreto di Pulcinella: chi fa il “relatore” sul Britannia, per illustrare come appropriarsi dell’industria pubblica italiana, non lavora certo per le Dame di San Vincenzo.
Nella sua recente relazione[5], Draghi ha riportato le pessime cifre dell’economia italiana, al punto d’irritare molto Silvio Berlusconi: quella relazione, è quasi un j’accuse.
Il problema è che Berlusconi, già nella legislatura 2001-2006, si dedicò più alla difesa del proprio elettorato – quella fascia di borghesia che ancora possiede ricchezza, all’incirca 1/3 degli italiani, senza considerare il “sommerso”[6] – ma al prezzo di un generale impoverimento del Paese. Ne è un lampante esempio la riduzione delle aliquote fiscali per i redditi medio alti, che ha spostato ricchezza dal “circolante” alla finanza, con pesanti ripercussioni sui consumi interni e, dunque, sulla produzione industriale.
Mario Draghi non è certo un filantropo: come già spiegavamo ne “Le preoccupazioni del Drago”[7], l’assillo dei banchieri è principalmente quello di poter “tosare” regolarmente e con profitto le pecore, ossia la popolazione. Se il sistema va in crisi – ovvero vengono introdotti elementi che lo rendono troppo squilibrato, al punto da mettere “in forse” le future “tose” – paradossalmente, i banchieri s’adoperano per riportare la situazione in equilibrio, ossia “tosare” di più dove c’è abbondanza di lana.
Non ci sarebbe da stupire se Draghi proponesse una maggior differenziazione del prelievo fiscale, per “captare” anche la quota di ricchezza che, approssimativamente, quel terzo d’italiani ancora detiene. Per “tosare” meglio – ossia far rientrare ricchezza da Wall Street a Main Street – è necessario lavorare di più: per questa ragione sono richieste “serie e vigorose riforme” del lavoro e della previdenza. Così, per par condicio, si tosano tutti ed i banchieri contano sempre più balle di lana.
E, qui – in modo assolutamente acritico – incontriamo sulla stessa barricata tanti pappagallini ripetenti, da Casini a Di Pietro, i quali non aspettano altro che il “collasso” per mettersi a servire il Drago.
Quali scelte ha ancora, oggi, Silvio Berlusconi?
A giudicare dal tono del colloquio con Barack Obama alla Casa Bianca, poche. Osservando la mimica facciale del Presidente americano[8] non si notano particolari segni d’empatia: in genere, nei minuti concessi alle telecamere durante questi incontri, i partecipanti si sforzano almeno d’apparire cordiali.
Invece, Barack Obama sembra recitare una requisitoria, mentre Silvio Berlusconi ha più la faccia di uno che ascolta una condanna che quella di un capo di Stato durante un colloquio. Eppure, Obama ha dimostrato in molte occasioni d’essere una persona che sa trovare “canali empatici” di comunicazione.
Anche quel buffetto finale sulla spalla, ha più l’apparenza di un “togliti dai piedi” che quella di un “vai avanti così”. Non c’è, in tutto il colloquio, un solo sorriso: anche le strette di mano sono ammantate da una evidente freddezza.
Non si tratta quindi, come afferma Berlusconi, di un “complotto” contro di lui: questa è politica, baby. Poi, qualcuno preferirà scomodare gli “Illuminati” oppure i think tank di Harvard, ma la sostanza non muta: il giudizio dei potentati internazionali su Silvio Berlusconi, è un evidente pollice verso. Dal Times a Draghi, da Obama alla Merkel.
La “manifestazione” evidente del disagio si sostanzia nelle strane “ronde fasciste” – cosa che, a Londra, serve molto per impressionare la popolazione – e nello stillicidio, oramai quotidiano, di “gole profonde” e di bardi che cantano la medesima canzone: sei inadeguato, lascia.
A questo punto, ad occhio e croce da qui alla fine del 2009, a Berlusconi verranno probabilmente recapitati dei “pizzini”: te ne vai da solo, oppure…
All’uomo di Arcore rimarranno due scelte:
1) Salvare il salvabile, ossia giungere ad un accordo per salvare il suo impero mediatico (ovviamente, “devitalizzato” da personaggi “ingombranti”) per dedicarsi ad un’altra, spinosa questione: il futuro di Mediaset. Mentre “Papi” immagina una divisione 50/50 fra i due figli nati dalla prima moglie, ed i tre avuti dalla Lario, Veronica Lario chiederà una suddivisione paritaria, 20-20-20-20-20 ai cinque figli. Non sfuggirà al lettore che la richiesta dell’attuale moglie, in procinto di divorziare, consegnerebbe la maggioranza della holding nelle mani dei suoi figli. E se Noemi fosse un’altra figlia? Dio, che casino.
2) Non mollare, combattere lo strapotere degli Angli fino alla “ridotta della Valtellina”. Difficile ipotizzare, in questo frangente, cosa potrebbe accadere ma – la Storia insegna – le “ridotte della Valtellina” non sembrano portare bene: si rischia di ritrovarsi soli, con una mano davanti e l’altra dietro, per coprire alla meglio le proprie nudità.
Silvio Berlusconi è uomo d’affari scaltro, e siamo certi che capirà e non si getterà in avventure sconsiderate: porta la camicia nera ed acconsente a qualche saluto romano per compiacere i “bimbi sperduti” della ex Alleanza Nazionale, ma non è certo un Mussolini. Altri tempi ed altra storia.
Chi “servirà il Drago”?
Qui, non c’è che l’imbarazzo della scelta: da Casini a Di Pietro, più un buon numero di “transfughi”, “comprenderanno” la necessità di “mettersi al servizio della Patria” per salvarla dagli scogli incombenti. Un “governo tecnico” d’antica memoria: chissà se Capezzone farà il portavoce anche per Draghi? Lo ha fatto per tutti: è un “portavoce on demand”.
E per noi, cosa riserverà il futuro?
Niente di nuovo, perché – a comandare – saranno soltanto spezzoni differenti del capitalismo internazionale, che si riuniranno in quella che Marx già definì la “sostanziale unitarietà delle borghesie”.
Potremo aspettarci anche qualche elemosina, quel tanto che basta per consentirci di fare la spesa al supermercato ma – già immagino – “Baffino” e Damiano che chiedono “sacrifici” per rimettere a posto i “disastri” lasciati da Berlusconi.
Le vie per uscire veramente da questa crisi sarebbero altre e bisognerebbe iniziare su due fronti: sfoltire – ma di brutto – la pletora d’inconcludenti politici che occupano le amministrazioni, eliminando parecchi livelli decisionali. In fin dei conti, cinque livelli decisionali – Stato, Regioni, Province, Comuni e Comunità Montane – servono solo a riempire le greppie di quelli che vi siedono.
In seconda battuta, ci sono decine di miliardi d’esborso petrolifero che potrebbero diventare ricchezza per gli italiani, se solo qualcuno iniziasse a captare i miliardi di Watt che ruotano intorno a noi, dall’eolico al solare, dalle biomasse all’idroelettrico.
Ma, questa, sarebbe un’altra storia e – oggi – non siamo in grado d’organizzarci per chiedere un serio cambiamento: ci hanno rubato anche le sedie, altro che riuscire ad infastidirli.
Chissà se, al “Corriere di Manaus”, hanno bisogno di un giornalista per la cronaca? L’amico m’ha lasciato il numero di cellulare…magari chiamo…
Avevo saputo, da amici comuni, che era partito per il Sudamerica prima del 1980: lo immaginavo oramai nonno nella sua fazenda sul Rio Negro e invece no, era diventato un cercatore di smeraldi sul Rio Urubamba. Si sa, leggere “I fiumi scendevano a Oriente” in gioventù, può fare brutti scherzi.
Nemmeno poi tanto brutti, però, a giudicare dalla fiammante AUDI posteggiata sotto casa.
I convenevoli durano appena un paio di birre, quel tanto che basta per raccontare il lungo viaggio da Manaus fino alla mia porta. Poi, l’elenco di chi se n’è andato: oramai solo per età, non perché “già dottore”, per dirla alla Guccini.
Qualche curiosità da raccontare e, quando si passa alla bottiglia di Calvados, gli occhi cadono sul giornale, quello che ho lasciato abbandonato sul divano.
Non è così ingenuo da non sapere che il nostro mondo – quel mondo che immaginava l’Italia un Paese che poteva evolvere verso destini più gradevoli e libertari – non esiste più, e che l’Italia è diventata per metà Berlusconia e per l’altra metà checazzonesò.
Sulla prima pagina, campeggia l’immagine – appena ritoccata dalla modernità – di un milite delle SA in divisa kaki, con sul berretto nero l’Aquila Imperiale e, sulle spalline, lo Schwarze Sonne, il Sole Nero che compone il mosaico, nella “Sala dei Generali”, del pavimento nel castello di Wewelsburg, il famoso “ritrovo” mistico delle SS. Un “nipotino” di Horst Vessel sulla prima pagina di un quotidiano italiano?
La foto lo stupisce: anche in Brasile è giunta l’eco delle “veline” e delle mascalzonate di Berlusconi, ma che mettessimo per strada gente del genere questo no, proprio non se l’aspettava.
Nemmeno io attendevo roba del genere, ma non c’è mai fine al peggio: il discorso scade nei luoghi comuni, fin quando non scende e riparte per Milano.
Appena salito in casa, però, mi casca nuovamente l’occhio sulla foto e mi chiedo se sia proprio così scontato che, fra le varie “Ronde” che si vanno costituendo, qualcuno ne abbia immaginata una d’ispirazione – almeno iconica – nazista. Ha senso? Deve essere proprio un tizio che non vedevo da una vita, che giunge dall’Amazzonia, a farmelo notare?
Ovviamente, tutti prendono le distanze dall’evento e, il Sottosegretario Mantovano (ex AN, ex magistrato), assicura che le ronde non potranno essere l’espressione di forze politiche. Gli risponde, a stretto giro di posta, il Ministro dell’Interno da Pontida: Maroni, assicura che alle “Camicie Verdi” non rinunceranno per nessuna ragione. E, quelle, sono di nome e di fatto la “milizia” della Lega Nord.
Così, avremo per le strade Camicie Verdi e Camicie Nere: le “Camicie Rosse” – anche senza divisa – non si faranno attendere. Potremo così assistere a “ronde” nere e verdi che daranno la caccia a presunti tagliaborse, mentre le ronde rosse, a loro volta, cacceranno camicie verdi e nere. Roba da matti. O no?
Volto la pagina e compare il volto affilato di “Baffino”: D’Alema ci rende edotti sui pericoli di una “scossa”, un “tracollo” o roba del genere. Messaggio in codice: compagni! Tenetevi pronti! Peccato che, i “compagni”, siano soltanto più “compagni di merende” nelle lobby affaristiche.
“Baffino”, però, è il più furbo della nidiata, inutile raccontare frottole: se manda un simile avvertimento in codice, qualcosa deve aver fiutato. Forse un messaggio cifrato, una pergamena dentro ad una bottiglia che è andata ad adagiarsi proprio al mascone del suo incrociatore a vela, quello che – guarda a caso – s’è comprato dopo la guerra del Kosovo? Lui dice che ha fatto un leasing: due miliardi di lire per fare un leasing, ovviamente, li abbiamo tutti. Come no.
Più probabilmente, quel messaggio gli è giunto dai contatti che aveva pazientemente intessuto – quando era Presidente del Consiglio – nella city londinese, nei “templi” dell’alta finanza.
Cosa pensano, nelle lobby finanziarie internazionali di Silvio Berlusconi, ce lo fanno sapere addirittura dalle colonne del “Times”, mica dai tabloid del sabato, quelli che ancora cercano qualche “pilu” di Diana.
Considerano fallito “l’esperimento Berlusconi”, poiché incapace d’essere un vero liberista con le zanne – sempre che simili aggeggi nel Belpaese possano campare a lungo poiché, un Paese che ha il 30% dell’economia sommersa, quale “liberismo” può perseguire? – e “Papi” non è solo impelagato con le sue storie di veline, processi, gite sugli aerei di Stato, festini dionisiaci e quant’altro.
L’uomo di Arcore poggia su una maggioranza numericamente consistente, ma politicamente troppo eterogenea e non bastano più “veline” e minacce per tenere a bada chi sta scomparendo nel nulla (la ex Alleanza Nazionale). Anche chi naviga a gonfie vele (Lega Nord) scalpita, ed aggiunge ogni giorno un tassello alla strategia “bonapartista” che persegue una “secessione lenta”, costruita giorno dopo giorno con qualche legge e tanti messaggi nell’etere, “pizzini” che il Nord, sempre più povero e deindustrializzato, accetta come la manna. Se, poi, il pudding viene da una formazione politica dichiaratamente antieuropeista, chi se ne frega.
Nonostante i numeri parlamentari, D’Alema ha ragione nel definire il governo Berlusconi un malato terminale, poiché i record negativi che va inanellando sul fronte economico sono da brivido: PIL a -5,3%, debito/PIL salito al 115%, disoccupazione al 10%, consumi a -2,4%[1]. Cifre da stramazzare un toro, soprattutto se non si ha una strategia per uscire dall’impasse che – precisiamo – non si riferisce ai frutti della crisi internazionale (che ha colpito meno l’Italia d’altri Paesi, per la ricchezza ancora detenuta dalle famiglie italiane), bensì trae origine dall’incapacità strutturale italiana di ritagliarsi un futuro nell’economia internazionale.
Perdiamo settori di mercato, ma non sappiamo crearne di nuovi né valorizzare l’esistente: e, nonostante i malaugurati “sogni ad occhi aperti” destri/sinistri, nessuna riforma del mercato del lavoro o previdenziale riuscirà a scalfire il pessimo andazzo. Ci vorrebbero ben altri “colpi di reni”, e non certo quelli che progettano nella city.
Volto ancora una pagina e ci sono le dichiarazioni di Gaetano Saya, il “creatore” della futura Guardia Nazionale Italiana. Afferma che sono già duemila i “militi” pronti ad entrare in servizio – moltissimi ex militari – al comando di un ex ufficiale dell’Esercito.
E chi paga?
A suo dire, l’MSI-Destra Nazionale, ovvero il partitucolo che è rimasto dopo la “svolta” di Fiuggi. Un partito che non ha rappresentanza parlamentare né in Italia e né in Europa, e che non ha certo soldi da buttare.
Eh sì, perché “armare” – nel senso marinaresco del termine – duemila persone per mandarle in giro per le strade italiane non è proprio una cosa da nulla. Automobili, radio, telefoni…e poi…saranno proprio tutti “volontari”?
Gaetano Saya è uno di quegli strani tizi che non si sa bene come campano: ovvero, si sa, ma solo se consideriamo che di tipi del genere – diciamo “a mezzo servizio” con gli apparati di polizia e con i servizi segreti – in circolazione ce ne sono parecchi. E non sono proprio degli idealisti, bensì gente che è molto attenta alla pecunia: un bel ritratto del nostro “rondarolo” – compresi i suoi “trascorsi” d’organizzatore di viaggi in Iraq per i contractors (dove Fabrizio Quattrocchi ci lasciò la pelle) – lo hanno tratteggiato su Global Projet, consigliata la lettura[2].
Questo Saya, probabile massone, sembra uno che – per tutta la vita – non ha fatto altro che buttarsi a pesce dove c’era da far soldi organizzando qualcosa di losco, oppure pronto a far da zerbino ai potenti delle lobby militari e finanziarie. Che, questa volta, si sia ricreduto ed abbia deciso di “donarsi alla Patria”? Difficile crederlo.
Ma, anche immaginando che abbia ricevuto il “salarium” del legionario, è difficile ipotizzare che quei soldi siano giunti dall’area del governo: a ben vedere, un tizio come Saya – per Berlusconi & soci – è più una tegola sulla testa che altro. Lui e le sue divise paramilitari, da SA a Camicia Nera in poltrona – dalle foto a Youtube[3] – finiscono per aggiungere altra benzina al fuoco, nell’incendio di un regime da operetta. Noemi, i voli di Stato, Apicella e la sua chitarra, adesso la Patrizia pugliese che afferma d’essere stata “convogliata” a Palazzo Grazioli per il solito rito dionisiaco: ci manca solo un tizio come Saya che – nella sua intervista su Youtube – adula Berlusconi fino al delirio, e la frittata è fatta.
Già, ma chi sta mescolando la frittata?
Volto nuovamente la pagina del giornale – questa volta indietro – e ricompare la smorfia sibillina di “Baffino”: “scosse”, lui le definisce, e tutti corrono a credere che D’Alema sapesse qualcosa sulla belloccia pugliese. Dopo tutto il can can di Noemi e di Veronica Lario, che “Baffino” si scomodi per così poco?
In fin dei conti, quando Berlusconi evoca misteriosi intrighi contro di lui ed il suo governo – sempre citato come “volontà degli elettori” – finisce per fare la figura del fesso. Ma come, dopo che ci hai insegnato come si fa a diventare presidente del Consiglio – da Presidente del Milan a Fininvest, da Mediaset a palazzo Chigi, con un percorso che della democrazia ha solo la sopraveste – ti meravigli se qualcuno usa i tuoi stessi mezzi (od equivalenti) per farti la festa?
Dai, non fare l’ingenuo: quella della democrazia parlamentare come rito assoluto valla a raccontare alle Elementari. Ma alle Elementari di qualche paesello sperduto, altrimenti manco quelli ci cascano.
Perché qualcuno si sta scomodando, al fine di mandare a quel paese Berlusconi? Non certo per fare un piacere alla Binetti, a D’Alema o a Di Pietro: i grandi film non si progettano partendo dalle comparse.
Avevamo avvertito per tempo che c’era qualcuno, che aveva lasciato ombrello e bombetta a Londra, pronto ad insediarsi nel Belpaese: per salvarlo, ovviamente.
Ci riferiamo a Mario Draghi[4], del quale avevamo indagato le trame – neppure poi così nascoste – già nel lontanissimo Ottobre del 2007, quando regnava un altro governo e Bush ancora mangiava noccioline nello Studio Ovale. In tempi, veramente, “non sospetti”.
Che l’uomo sia legato a filo doppio alla finanza anglo-americana è un segreto di Pulcinella: chi fa il “relatore” sul Britannia, per illustrare come appropriarsi dell’industria pubblica italiana, non lavora certo per le Dame di San Vincenzo.
Nella sua recente relazione[5], Draghi ha riportato le pessime cifre dell’economia italiana, al punto d’irritare molto Silvio Berlusconi: quella relazione, è quasi un j’accuse.
Il problema è che Berlusconi, già nella legislatura 2001-2006, si dedicò più alla difesa del proprio elettorato – quella fascia di borghesia che ancora possiede ricchezza, all’incirca 1/3 degli italiani, senza considerare il “sommerso”[6] – ma al prezzo di un generale impoverimento del Paese. Ne è un lampante esempio la riduzione delle aliquote fiscali per i redditi medio alti, che ha spostato ricchezza dal “circolante” alla finanza, con pesanti ripercussioni sui consumi interni e, dunque, sulla produzione industriale.
Mario Draghi non è certo un filantropo: come già spiegavamo ne “Le preoccupazioni del Drago”[7], l’assillo dei banchieri è principalmente quello di poter “tosare” regolarmente e con profitto le pecore, ossia la popolazione. Se il sistema va in crisi – ovvero vengono introdotti elementi che lo rendono troppo squilibrato, al punto da mettere “in forse” le future “tose” – paradossalmente, i banchieri s’adoperano per riportare la situazione in equilibrio, ossia “tosare” di più dove c’è abbondanza di lana.
Non ci sarebbe da stupire se Draghi proponesse una maggior differenziazione del prelievo fiscale, per “captare” anche la quota di ricchezza che, approssimativamente, quel terzo d’italiani ancora detiene. Per “tosare” meglio – ossia far rientrare ricchezza da Wall Street a Main Street – è necessario lavorare di più: per questa ragione sono richieste “serie e vigorose riforme” del lavoro e della previdenza. Così, per par condicio, si tosano tutti ed i banchieri contano sempre più balle di lana.
E, qui – in modo assolutamente acritico – incontriamo sulla stessa barricata tanti pappagallini ripetenti, da Casini a Di Pietro, i quali non aspettano altro che il “collasso” per mettersi a servire il Drago.
Quali scelte ha ancora, oggi, Silvio Berlusconi?
A giudicare dal tono del colloquio con Barack Obama alla Casa Bianca, poche. Osservando la mimica facciale del Presidente americano[8] non si notano particolari segni d’empatia: in genere, nei minuti concessi alle telecamere durante questi incontri, i partecipanti si sforzano almeno d’apparire cordiali.
Invece, Barack Obama sembra recitare una requisitoria, mentre Silvio Berlusconi ha più la faccia di uno che ascolta una condanna che quella di un capo di Stato durante un colloquio. Eppure, Obama ha dimostrato in molte occasioni d’essere una persona che sa trovare “canali empatici” di comunicazione.
Anche quel buffetto finale sulla spalla, ha più l’apparenza di un “togliti dai piedi” che quella di un “vai avanti così”. Non c’è, in tutto il colloquio, un solo sorriso: anche le strette di mano sono ammantate da una evidente freddezza.
Non si tratta quindi, come afferma Berlusconi, di un “complotto” contro di lui: questa è politica, baby. Poi, qualcuno preferirà scomodare gli “Illuminati” oppure i think tank di Harvard, ma la sostanza non muta: il giudizio dei potentati internazionali su Silvio Berlusconi, è un evidente pollice verso. Dal Times a Draghi, da Obama alla Merkel.
La “manifestazione” evidente del disagio si sostanzia nelle strane “ronde fasciste” – cosa che, a Londra, serve molto per impressionare la popolazione – e nello stillicidio, oramai quotidiano, di “gole profonde” e di bardi che cantano la medesima canzone: sei inadeguato, lascia.
A questo punto, ad occhio e croce da qui alla fine del 2009, a Berlusconi verranno probabilmente recapitati dei “pizzini”: te ne vai da solo, oppure…
All’uomo di Arcore rimarranno due scelte:
1) Salvare il salvabile, ossia giungere ad un accordo per salvare il suo impero mediatico (ovviamente, “devitalizzato” da personaggi “ingombranti”) per dedicarsi ad un’altra, spinosa questione: il futuro di Mediaset. Mentre “Papi” immagina una divisione 50/50 fra i due figli nati dalla prima moglie, ed i tre avuti dalla Lario, Veronica Lario chiederà una suddivisione paritaria, 20-20-20-20-20 ai cinque figli. Non sfuggirà al lettore che la richiesta dell’attuale moglie, in procinto di divorziare, consegnerebbe la maggioranza della holding nelle mani dei suoi figli. E se Noemi fosse un’altra figlia? Dio, che casino.
2) Non mollare, combattere lo strapotere degli Angli fino alla “ridotta della Valtellina”. Difficile ipotizzare, in questo frangente, cosa potrebbe accadere ma – la Storia insegna – le “ridotte della Valtellina” non sembrano portare bene: si rischia di ritrovarsi soli, con una mano davanti e l’altra dietro, per coprire alla meglio le proprie nudità.
Silvio Berlusconi è uomo d’affari scaltro, e siamo certi che capirà e non si getterà in avventure sconsiderate: porta la camicia nera ed acconsente a qualche saluto romano per compiacere i “bimbi sperduti” della ex Alleanza Nazionale, ma non è certo un Mussolini. Altri tempi ed altra storia.
Chi “servirà il Drago”?
Qui, non c’è che l’imbarazzo della scelta: da Casini a Di Pietro, più un buon numero di “transfughi”, “comprenderanno” la necessità di “mettersi al servizio della Patria” per salvarla dagli scogli incombenti. Un “governo tecnico” d’antica memoria: chissà se Capezzone farà il portavoce anche per Draghi? Lo ha fatto per tutti: è un “portavoce on demand”.
E per noi, cosa riserverà il futuro?
Niente di nuovo, perché – a comandare – saranno soltanto spezzoni differenti del capitalismo internazionale, che si riuniranno in quella che Marx già definì la “sostanziale unitarietà delle borghesie”.
Potremo aspettarci anche qualche elemosina, quel tanto che basta per consentirci di fare la spesa al supermercato ma – già immagino – “Baffino” e Damiano che chiedono “sacrifici” per rimettere a posto i “disastri” lasciati da Berlusconi.
Le vie per uscire veramente da questa crisi sarebbero altre e bisognerebbe iniziare su due fronti: sfoltire – ma di brutto – la pletora d’inconcludenti politici che occupano le amministrazioni, eliminando parecchi livelli decisionali. In fin dei conti, cinque livelli decisionali – Stato, Regioni, Province, Comuni e Comunità Montane – servono solo a riempire le greppie di quelli che vi siedono.
In seconda battuta, ci sono decine di miliardi d’esborso petrolifero che potrebbero diventare ricchezza per gli italiani, se solo qualcuno iniziasse a captare i miliardi di Watt che ruotano intorno a noi, dall’eolico al solare, dalle biomasse all’idroelettrico.
Ma, questa, sarebbe un’altra storia e – oggi – non siamo in grado d’organizzarci per chiedere un serio cambiamento: ci hanno rubato anche le sedie, altro che riuscire ad infastidirli.
Chissà se, al “Corriere di Manaus”, hanno bisogno di un giornalista per la cronaca? L’amico m’ha lasciato il numero di cellulare…magari chiamo…
[1] Fonte: OCSE, http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/economia/crisi-34/ocse-17-giu/ocse-17-giu.html
[2] Fonte: http://archive.globalproject.info/art-5316.html
[3] http://www.youtube.com/watch?v=a9NGxMlcoRA
[4] Le preoccupazioni del Drago, http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=3908
[5] http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/relann/rel08/rel08it
[6] Vedi: http://carlobertani.blogspot.com/2009/05/non-puo-che-finire-cosi-prima-parte.html e http://carlobertani.blogspot.com/2009/05/non-puo-che-finire-cosi-parte-seconda.html
[7] Ibidem.
[8] Vedi: http://www.youtube.com/watch?v=k55Fvzth-xg&feature=popular
Caro Bertani,
RispondiEliminala conclusione che traggo dal mio punto di vista e dalla sua lucidissima analisi é la seguente.
Una volta tolto di mezzo Berlusconi,la Lega,venuto meno il suo garante a Roma,deciderá di tagliare finalmente gli ormeggi.Lo stesso faranno gli autonomisti siciliani.
Se saremo fortunati,puó darsi che la secessione avvenga come in Cecoslovacchia,in modo indolore.Ma la presenza di milizie di partito che iniziano a formarsi con la scusa dell´ordine pubblico mi porta a prevedere una svolta di tipo jugoslavo,con tutto quel che ne segue.
Scadenza temporale di tutto ció?Secondo me,al massimo cinque anni.
Saluti da Stoccarda
Caro Carlo,
RispondiEliminasul Berluska inviso ai poteri forti avrei qualche dubbio.
Mi spiego meglio: Berluska è forse inviso ai Poteri Forti, ma non perché ci troviamo di fronte ad un novello Maresciallo Tito alfiere dell’autonomia dei Paesi non allineati o ad un propugnatore comunque di Terze Vie/sostenitore di un nuovo Policentrismo alternativo all'Impero dello Zio Sam, come talvolta parrebbe leggersi ad esempio fra le righe di Ripensare Marx: a mio avviso, il Berluska è sempre e solo stato un propugnatore dei c**** propri!
Il "mutande giù" e "a 90 gradi" visto nei giorni scorsi a Washington sono la riprova della "politica non allineata" "a tutto campo" dell'itaGLietta (Gheddafi serve solo a fare in Libia il lavoro sporco che non vogliamo fare in Italia).
Tant'è che fino ad oggi non mi pare che i Poteri Forti, fosse Berluska al governo (lungamente) o all'opposizione, non gli abbiano consentito di curare i propri interessi (e il ciclo Berlusconiano è molto lungo, nascendo negli anni ’70).
Ritengo che i Poteri Forti, nel loro anglo-saxon style, non amino tanto le macchiette all’itaGLiana maniera, questo clima da basso impero pecoreccio-style che sta suscitando un eccessivo clamore a livello internazionale.
Il Berluska ha evidentemente esagerato nel circo di nani e ballerine, che è incommensurabilmente più “sfavillante” di quello di craxiana memoria, con la pretesa di traslocarlo in massa, armi e bagagli, sui più alti scanni nazionali ed europei; a questo ha aggiunto una indigesta macedonia di camicie multicolori (verdi, nere, kaki etc), destinata facilmente ad andare a male.
Un saluto
Carissimo Carlo, non ti ho mai scritto prima ma oggi lo faccio. Perché l turo articolo "A quando la camicia di Forza" è davvero giudizioso. berlusconi non lo voglionio più e poiché non lo possono smontare politicamente in quanto eletto dal popolo (sic) italiano, gli smontano l'immagine che lui si è costruito... Obama, anche lui esegue degli ordini... è evidente, non parliamo della Merkel... anche io temo che puntino su Draghi... chissà cosa ne verrebbe fuori... tutti massoni, certo, tutti impelagati e con le mani in pasta... e noi? chissà, aspettando che le cose cambino, credo che quando il pane costerà 10 euro al Kg scenderemo finalmente in piazza...
RispondiEliminaMolto sinteticamente, potremmo affermare che l'opzione "Lega-secessione" è sempre sul tavolo, ed io stesso l'avevo messa a fuoco in miei precedenti articoli.
RispondiEliminaPer questa ragione, visto che è oramai la forza egemone - in senso di proposizione politica - del centro destra, si spiega la ricerca di una nuova possibilità per l'Italia, che non comprenda un destino jugoslavo.
Ricordiamo che, in Jugoslavia, fu la struttura federale a consentire al FMI d'intimare la ripartizione del debito fra le Repubbliche. In Italia, la situazione è diversa, anche se i rischi ci sono, eccome.
Per quanto riguarda il rapporto fra Berlusconi e i poteri forti, se consideriamo la cosa sotto l'aspetto ideologico, c'è completa sintonia.
Il problema è che Berlusconi non è capace di pelare l'asino senza farlo ragliare: per questa ragione Draghi sta "accumulando punti".
Credo che, senza intervenire - in senso socialdemocratico! - sulla ripartizione della tassazione) e, questo, Berlusconi non lo può fare) il rischio di default, per l'Italia, s'avvicini.
Non vedo solo una questione di nani e ballerine: temo che di nani e ballerine (veri, presunti, ecc) gliene getteranno addosso sempre di più. In fin dei conti, di cortigiane stiamo parlando, e le cortigiane sono sempre esistite. perché tanto clamore? La tizia che parte da Bari e registra tutto? Non vi sembra una storia da servizi?
Domani, con un sobrio Draghi alla testa di un esecutivo "blindato" dalla crisi, toseranno meglio e più in profondità.
La speranza? Poca.
Non credo che il pane arriverà a costare 10 euro il chilo e poi, anche se così fosse, direbbero che il pane fa ingrassare e gli italiani ci crederebbero...
Scherzi a parte, non osservo sussulti rivoluzionari: ci sono ancora troppi soldi in giro.
Grazie a tutti
Carlo
beh se fosse una questione di soldi come "teorizzate" secondo me siete fuori strada. secondo me nemmeno con il pane a 10€ al kg qualcuno potrebbe pensare di gridare "basta". eh sì perchè voglio dire... la mia esperienza di vita mi ha portato tante volte a "scontrarmi" con le persone. per la gente non esiste altro che la televisione come mezzo per affermare pure e sacrosante verità. e non sto parlando solo dei telegiornali e delle notizie e dell'informazione. no. sto parlando del modo di "essere", della cultura. riflettete un secondo: oggi possiamo dire che in italia risiedano degli individui? siamo tutti uguali incanalati per benino nelle nostre ideuzze da quattro soldi sullo stile di vita e sul cosa fare per vivere. non mi sento un beat hhahahah sia chiaro eh! però a guardare oggi i miei coetanei cosa trovo? tutta gente uguale. sì ok c'è il no-global. ma ne avete mai conosciuto uno? dicono frasi fatte e senza senso su un futuro nemmeno utopico, ma impossibile(perdonate l'errore. utopico a me fa venire in mente un certo senso di speranza). per come la vedo io siamo tutti quindi "incanalati" verso determinate scale di valore e di consumo. nessuno è più abituato tantomeno a pensare ad una vita priva di qualsiasi tipo di spreco o di "sacrificio". con questo cosa voglio dire? niente di che... un giorno quando le cose si metteranno peggio e la gente andrà in strada a combattere i carabinieri come già si preannuncia non succederà un bel niente. perchè quei quattro fessi che con orgoglio e spirito "umano" decideranno di dire, anzi ripeto, gridare "basta" saranno una minoranza bella e buona da essere prima di tutto derisi e poi spediti via a calci. il resto dell'italia farà quello che ha sempre fatto: chiederà favori, cercherà ottimi nascondigli, in cambio di voti e sottomissioni. come è sempre stato! ma scusate, dopo lo scandalo degli anni 80 e 90 nessuno dico nessuno ha anche soltanto osato dire "ma caxxo fate?" vi aspettate che oggi, i figli degli yuppies facciano qualcosa di sensato? mmmh. quando parlo alla gente delle mie sensazioni (mi piace dubitare di tutto. credo che la verità sia solo ed esclusivamente soggettiva. probabilmente i libri di storia sono stati scritti male e nemmeno di quella mi fido più di tanto vista la natura dell'uomo)(fondamentalmente non credo nell'uomo) tutti mi dicono che non capisco niente. perchè il metro di giudizio è il soldo. tutto qua
RispondiEliminaPenso che il quadro da te delineato sia per molti versi corretto. Comunque Berlusconi, per poche che fossero, alcune scelte strategiche condivisibili le aveva fatte: per i rapporti con i paesi del nord Africa, con la Russia, per la valorizzazione data all'Eni come testa di ponte della tutela degli interessi italiani (italiani!), con la tutela delle industrie di punta: Fincantieri, Finmeccanica, Enel.
RispondiEliminaIl quadro che si profila, oltre a toglierci quel poco di garanzie sociali che ancora abbiamo e a svilire il nostro sistema sanitario e previdenziale, temo che possa comprendere uno smembramento dell'Eni, con Scaroni (fatte le debite proporzioni) a fare l'Enrico Mattei della situazione (escluso il cosiddetto incidente, speriamo!).
In quanto ai draghi, in questo caso sono devoto a San Giorgio.
Sembra oramai chiaro che qualcosa o qualcuno ( che venga da fuori i nostri confini) abbia deciso che Berluska debba mettersi da parte e sicuramente la tua analisi è molto più realistica di quella fatta da Barnard anche presentando similitudine.Se la grande famiglia massona Britannica tenga le fila e abbia deciso di farlo fuori non ho ne la certezza ne i mezzi per riscontrarlo e tantomeno per combattere un mostro cosi grande il quale posso contrastarlo solo cambiando il mio stile di vita, però potrei in parte ringraziarlo perchè forse è meglio una falsa socialdemocrazia nel quale cercare di incunearsi e combatterla, che un totalitarismo bigotto di un folle pseudo liberista che non sa fare altro che pensare ai c...i suoi.Distinti saluti!!
RispondiEliminaComprendo il tuo pessimismo - Ladnag - ma con il nichilismo non si va da nessuna parte.
RispondiEliminaIn ogni modo, questo Paese un futuro l'avrà, e non potrà essere sempre questo: semplicemente, perché è un vicolo chiuso.
Quali saranno le vie, io, non le conosco, ma qualcosa per uscire da questo casino avverrà, e sarà nostra la scelta se parteciparvi da spettatori o da protagonisti.
Per quanto riguarda l'ENI - Luca - è la "cassaforte" di tutti i governi (dx e sx) e quindi Scaroni non corre rischi: basta fare quel che gli ordinano.
Il problema è che ENI ed ENEL sarebbero potute diventare le holding italiane per le nuove energie - e invece corrono proprio nell'opposto percorso - per i motivi di "vicinanza" politica sopra esposti.
Bellissima la chiusa sui draghi - ))
E' vero - Marco - che io e Barnard abbiamo, praticamente, fatto la stessa analisi. Non conosco Barnard personalmente, ma lo stimo molto: lui ha registrato in 8 interventi su Youtube la storia della Palestina io - in "Al-Quaeda", libro del 2004 - invitavo a cercare spiegazioni dalle parti di Thomas Edward Lawrence.
Evidentemente, percorriamo sentieri assai vicini, e ciò mi conforta.
Il percorso italiano che mi sembra d'intravedere - a parte una secessione - è proprio una presa di potere da parte dei banchieri, nel miglior stile del dopo Tangentopoli.
D'altro canto, riflettiamo: queste sono soltanto storie di cortigiane - che sono sempre esistite - e...allora...perché gettarci tanta benzina?
Per l'inadeguatezza - politica - del "fruitore ultimo".
Grazie a tutti
Carlo
Carissimo Carlo,
RispondiEliminacredo che la massoneria-Illuminati che ha concesso a Berlusconi potere, ricchezze, donne, e tutto il ciarpame di cui si circonda, abbia deciso di sostituirlo. Hanno deciso che la sua parabola è arrivata al capolinea: ora diventa discendente. Veronica, allertata per tempo dai suoi "amici", ha chiesto il divorzio tre mesi fa, per salvare la sua immagine, la sua dignità e quella dei suoi figli.
Ecco, sarei molto curiosa di sapere in che cosa papi li ha scontentati. In fondo un periodo di quindici anni non è poco, stava quasi per diventare un ventennio...
Scusa, Carlo, se insisto.
RispondiEliminaAmmettiamo pure che la prospettiva di uno smembramento dell'Eni sia un po' eccessiva, e forse lo è (anche se le autorità europee e l'authority antitrust ogni tanto "scassano" con le bacchettate sulla concorrenza, c'è da dire), ed ammettiamo pure che sulle energie pulite si sia ridotta la potenzialità di investimento.
Ma non crederemo mica di poterci sottrarre alle conseguenze della diminuzione di gas e petrolio attraverso pannelli solari e turbine eoliche.
Non perché la soluzione possa essere ravvisata nelle centrali nucleari, ma perché se non disponi di un approvvigionamento adeguato di gas e petrolio le energie pulite vanno a farsi benedire.
Le chiamano energie alternative, ma sono alternative solo fino a un certo punto.
Va bene utilizzare il fotovoltaico per riscaldare la casa, va bene utilizzare le turbine eoliche e le centrali idroelettriche, ma occorre pur sempre ricordare che questi sistemi di produzione energetica sono tecnicamente molto sofisticati, richiedono l'impiego di materiali spesso molto rari e costosi, e hanno un'applicazione circoscritta.
Uno stabilimento industriale non puoi mica farlo andare a energia eolica o a fotovoltaico.
Un treno mica puoi farlo andare mettendoci sopra i pannelli solari.
In conclusione, per paradossale che possa sembrare, la condizione "sine qua non" per il potenziamento delle produzioni di energia pulita è una disponibilità congrua di energia da combustibili fossili.
E' noto, ed è ufficiale, che l'Unione Europea sostiene e appoggia la creazione del Nabucco, un metanodotto che arriverebbe fino in Azerbaidjan passando per la penisola balcanica ed evitando accuratamente il territorio russo (sembra di capire che gli Stati Uniti conservano tra i propri obiettivi strategici la riduzione della Russia in brache di tela e il suo smembramento).
E' altresì nota la preferenza dell'Eni e del governo italiano per la costruzione del metanodotto South Stream, che proverrebbe dalla Russia evitando l'arancione Ucraina.
Probabilmente gli illuminati (!) governanti che andranno a sostituire Berlusconi potrebbero mandare il South Stream a carte quarantotto.
Con quale vantaggio per l'interesse italiano è facile da vedere.
La questione - caro Eli - è semplice: anche per fare i capitalisti con le zanne, ci vogliono capacità. Che Berlusconi non ha. Bill Gates chiese a Bush di non diminuire le tasse per gli altissimi redditi - fra i quali il suo - perché sapeva che, dopo, sarebbe stato più difficile vendere i suoi prodotti. Berlusconi non ha la cultura dell'uomo di governo: servì, quando Occhetto mise su la patetica "gioiosa macchina da guerra": poi, s'andò avanti per inerzia.
RispondiEliminaOggi, il centro con qualche residuo di sinistra pentita, garantisce meglio gli interessi del capitalismo internazionale.
Luca - "mi consenta" - )) - ma sulle energie rinnovabili sei un poco fuori strada. L'ENEL stessa ha censito la fonte eolica come pari a 4 volte l'intero fabbisogno energetico mondiale.
Esiste già un locomotore con uno stack da 1 MW, ossia una cella a combustibile ad Idrogeno che fornisce 1.000 KW!
Prestissimo, avremo la nuova generazione di pannelli fotovoltaici funzionanti con pigmenti organici, che abbatteranno i costi e non ci sarà più il problema del Selenio od i costi di raffinazione del Silicio.
Poi, che gli USA lavorino sempre contro la Russia è ovvio: è l'unica in grado di produrre tecnologia militare al loro livello!
Il gioco degli oleodotti va avanti almeno dal 2000, dalla UNOCAL e dai finanziamenti USA ai taliban.
Può essere come dici tu, ma la geopolitica degli oleodotti è assai pericolosa, perché si basa su enormi impianti fissi e su accordi di lungo periodo.
Roba assai rara in questi anni.
Ciao a tutti
Regolare che si tratta di enormi impianti fissi, enorme impiego di manodopera, accordi di lungo periodo. Proprio per questo l'idea del Nabucco è suicida, perché passa attraverso una ventina di stati come la Serbia, il Kossovo, la Macedonia e la Zebrania Citeriore.
RispondiEliminaMolto, molto meglio stabilire accordi di lungo periodo con la Russia.
L'alternativa è cospargere il suolo italico di immensi (e pericolosi, e malsani) depositi di gas liquido da importare a prezzi altissimi. Oppure, nella migliore delle ipotesi, di essere ogni anno alla merce' dei ricattatori ucraini e dei loro mandanti americani.
Carlo,
RispondiElimina"cara Eli": sono un'amica di Roma di Cloro. :)
Scusa Eli: limiti del Web...salutami Barbara.
RispondiEliminaCiao
Carlo
ehm... io non sono nichilista. non lo sono mai stato e mai lo sarò. ho solo una vita, pare, di cui rendere conto e non la sprecherò certo passando il tempo a dire è tutto inutile. nichilista semmai sarà lo stato italiano. quello volevo dire. a noi (carina questa introduzione) basta poter pensare al campionato di calcio e alle sciògherl in amore per rinfrescare un anno passato a servire i nostri e gli altrui interessi per vivere. e non "pensare" (brutto verbo. quanti lo detestano? uff!) a quel che accade in italia o altrove. che barba utilizzare la propria testa eh! meglio restare in gruppo e additare chi invece prova a concepire un pensiero proprio. il gruppo è più forte. tutto qua. in quanto soggetto politico, nel mio piccolo, cerco di mostrare la realtà secondo il mio punto di vista a quanta più gente possibile.
RispondiEliminaPS
l'automobile elettrica, con pannello solare incorporato insomma, è stata inventata nel 1930
Domanda per Carlo..
RispondiEliminaMa se la Massoneria Anglo-Americana ora osteggia San Silvio da Arcore...
...Come si inquadra la sua iscrizione alla p2 (tessera 1816) che altro non era che una loggia di medesimo stampo?
E' forse un fratello che ha tradito? o una guerra tra logge? o q.cosa che non mi torna?
Grazie per tutte le spendide Analisi.
Dr.K.
(se q.cuno ti dice di essere diventato RICCO grazie al duro lavoro, tu chiedigli: "di chi?".)