Leggiamo sulla stampa che il segretario del PD, Franceschini, ha oggi lanciato le “linee guida” per i prossimi appuntamenti elettorali: vere forche caudine per il neo segretario, giacché oggi non si tratta di vincere o di perdere, bensì di limitare i danni. Insomma, se finirà 5-3 il PD potrà riflettere su quale futuro inventarsi mentre, se finirà 5-1, probabilmente la “deriva” del PD sarà inarrestabile. Il risultato è tutto nella “forbice” fra il 20% ed il 30%.
A parziale giustificazione dell’attuale segretario (parziale, perché prima era vice segretario), c’è da dire che “l’eredità” politica di Veltroni è paragonabile all’Italia del 1945 od alla Germania del 1918: un incubo.
Il partito, in pochi anni, ha “bruciato” nella mai ammessa lotta fratricida fra Veltroni e D’Alema tutte le sue energie: basti pensare che, per uscire dalla “guerra civile”, ha dovuto nominare un segretario di provenienza democristiana.
Ora, i due sono completamente fuori gioco: D’Alema giocò male le sue carte nel 1999 – Kosovo e Bicamerale – mentre Veltroni ha distrutto, con la sua idea bislacca di “chiudere” a sinistra, l’unica opposizione possibile. Ricordiamo che il governo Prodi cascò per i voti contrari di Dini e Mastella: il primo rapidamente migrato nel PdL, mentre il secondo è ancora là che bussa alla porta di Berlusconi. Invece, la “colpa” ricadde sulla sinistra: mistero.
“Cosa fatta, capo ha” – recita il proverbio – ed è oggi inutile rimestare quelle acque.
Ci ha negativamente sorpreso, invece, il ritorno di un tormentone chiamato “quote rosa”: il 40% delle liste, nel PD, sarà riservato al gentil sesso.
Ci spiace dover riconoscere che il Ministro Mara Carfagna, riguardo alle “quote rosa”, ha ragione: non si può promuovere per editto il gentil sesso, senza riconoscere che la partecipazione in politica delle donne, in Italia, sconta un ritardo abissale. Qui, una Angela Merker od una Segolène Royal sono impensabili perché manca il retroterra, ovvero un “sostanzioso” numero di donne in politica, dalle quali possano emergere personalità di spicco. Quando, però, (in casi rari) una personalità emerse – ricordo, una per tutte, Tina Anselmi – la falce manovrata dalle segreterie fece subito piazza pulita.
Ovviamente, la nostra “concordia” con Mara Carfagna termina qui, poiché le donne dell’attuale governo – si pensi all’acclarata incompetenza della Gelmini, il vero Ministro dell’Istruzione è Brunetta (sic!) – sono indubbiamente ben al di sotto del già scarso livello dei loro colleghi maschi.
Inoltre – nel PD – per metter fine all’improponibile candidatura di un certo Bassolino in Campania, saranno “azzerate” tutte le candidature di amministratori già in carica. Chi metteranno?
I due argomenti – “quote rosa” e “azzeramento” – sono collegati e rimandano ad un problema più generale, ovvero alla formazione di una classe politica.
Non potrei, purtroppo, che ripetere quanto già scrissi nel mio “Storia di lucidatori di sedie” (http://www.carlobertani.it/storia_di_lucidatori_di_sedie.htm ) – ed invito i lettori a leggerlo, non per spocchia o per “io l’avevo detto”, ma soltanto per risparmiarmi la fatica della ripetizione – laddove spiegavo la genesi della classe politica italiana, partendo dagli anni ’60.
Franceschini invita il partito ad un forte rinnovamento, ad inserire nelle liste personalità provenienti dal mondo della cultura e delle professioni, ma dubitiamo che il suo appello avrà successo: sono troppe le persone, all’interno del PD, ad essere il “lista d’attesa” da anni. Sgomitano da decenni, nell’attesa di un “posto”.
Riflettiamo sul colossale fallimento della “Fabbrica del programma” di Romano Prodi – quando l’Ulivo poteva essere vincente – e portiamola all’oggi: quante possibilità ha Franceschini?
Le “personalità” che dovrebbero rinnovare il PD, saranno ovviamente ricercate sulla base della fedeltà elettorale – dimenticando che anche il coriaceo PCI promuoveva le candidature esterne al partito – e qui cascherà l’asino, poiché persone “allevate” per decenni in questo andazzo non potranno che riproporre schemi e strategie già conosciute, utilizzate e perdenti.
La prova?
Nel 2004, il sottoscritto inviò a Romano Prodi la copia di un suo libro con allegata la proposta per un piano energetico basato sulle rinnovabili: la risposta (che conservo) mi chiedeva d’appoggiare la trasformazione di sei centrali da petrolio a carbone. Ovviamente, rifiutai.
Chi accettò, ballò un grazioso minuetto suonato dall’orchestra del Titanic, finì per diventare “consulente” dell’uno o dell’altro (non ci riferiamo, ovviamente, al prof. Rubbia, fuori della mischia) e per due anni scaldò le sedie, nel loggione del secondo governo Prodi.
Rassegniamoci: l’Italia vivrà fino in fondo questo “para- fascismo” berlusconiano – precisiamo, con virgolette e “para” – e non ci sarà più opposizione. Non vorrei essere nei panni di chi erediterà l’Italia, nel 1945 che verrà.
A parziale giustificazione dell’attuale segretario (parziale, perché prima era vice segretario), c’è da dire che “l’eredità” politica di Veltroni è paragonabile all’Italia del 1945 od alla Germania del 1918: un incubo.
Il partito, in pochi anni, ha “bruciato” nella mai ammessa lotta fratricida fra Veltroni e D’Alema tutte le sue energie: basti pensare che, per uscire dalla “guerra civile”, ha dovuto nominare un segretario di provenienza democristiana.
Ora, i due sono completamente fuori gioco: D’Alema giocò male le sue carte nel 1999 – Kosovo e Bicamerale – mentre Veltroni ha distrutto, con la sua idea bislacca di “chiudere” a sinistra, l’unica opposizione possibile. Ricordiamo che il governo Prodi cascò per i voti contrari di Dini e Mastella: il primo rapidamente migrato nel PdL, mentre il secondo è ancora là che bussa alla porta di Berlusconi. Invece, la “colpa” ricadde sulla sinistra: mistero.
“Cosa fatta, capo ha” – recita il proverbio – ed è oggi inutile rimestare quelle acque.
Ci ha negativamente sorpreso, invece, il ritorno di un tormentone chiamato “quote rosa”: il 40% delle liste, nel PD, sarà riservato al gentil sesso.
Ci spiace dover riconoscere che il Ministro Mara Carfagna, riguardo alle “quote rosa”, ha ragione: non si può promuovere per editto il gentil sesso, senza riconoscere che la partecipazione in politica delle donne, in Italia, sconta un ritardo abissale. Qui, una Angela Merker od una Segolène Royal sono impensabili perché manca il retroterra, ovvero un “sostanzioso” numero di donne in politica, dalle quali possano emergere personalità di spicco. Quando, però, (in casi rari) una personalità emerse – ricordo, una per tutte, Tina Anselmi – la falce manovrata dalle segreterie fece subito piazza pulita.
Ovviamente, la nostra “concordia” con Mara Carfagna termina qui, poiché le donne dell’attuale governo – si pensi all’acclarata incompetenza della Gelmini, il vero Ministro dell’Istruzione è Brunetta (sic!) – sono indubbiamente ben al di sotto del già scarso livello dei loro colleghi maschi.
Inoltre – nel PD – per metter fine all’improponibile candidatura di un certo Bassolino in Campania, saranno “azzerate” tutte le candidature di amministratori già in carica. Chi metteranno?
I due argomenti – “quote rosa” e “azzeramento” – sono collegati e rimandano ad un problema più generale, ovvero alla formazione di una classe politica.
Non potrei, purtroppo, che ripetere quanto già scrissi nel mio “Storia di lucidatori di sedie” (http://www.carlobertani.it/storia_di_lucidatori_di_sedie.htm ) – ed invito i lettori a leggerlo, non per spocchia o per “io l’avevo detto”, ma soltanto per risparmiarmi la fatica della ripetizione – laddove spiegavo la genesi della classe politica italiana, partendo dagli anni ’60.
Franceschini invita il partito ad un forte rinnovamento, ad inserire nelle liste personalità provenienti dal mondo della cultura e delle professioni, ma dubitiamo che il suo appello avrà successo: sono troppe le persone, all’interno del PD, ad essere il “lista d’attesa” da anni. Sgomitano da decenni, nell’attesa di un “posto”.
Riflettiamo sul colossale fallimento della “Fabbrica del programma” di Romano Prodi – quando l’Ulivo poteva essere vincente – e portiamola all’oggi: quante possibilità ha Franceschini?
Le “personalità” che dovrebbero rinnovare il PD, saranno ovviamente ricercate sulla base della fedeltà elettorale – dimenticando che anche il coriaceo PCI promuoveva le candidature esterne al partito – e qui cascherà l’asino, poiché persone “allevate” per decenni in questo andazzo non potranno che riproporre schemi e strategie già conosciute, utilizzate e perdenti.
La prova?
Nel 2004, il sottoscritto inviò a Romano Prodi la copia di un suo libro con allegata la proposta per un piano energetico basato sulle rinnovabili: la risposta (che conservo) mi chiedeva d’appoggiare la trasformazione di sei centrali da petrolio a carbone. Ovviamente, rifiutai.
Chi accettò, ballò un grazioso minuetto suonato dall’orchestra del Titanic, finì per diventare “consulente” dell’uno o dell’altro (non ci riferiamo, ovviamente, al prof. Rubbia, fuori della mischia) e per due anni scaldò le sedie, nel loggione del secondo governo Prodi.
Rassegniamoci: l’Italia vivrà fino in fondo questo “para- fascismo” berlusconiano – precisiamo, con virgolette e “para” – e non ci sarà più opposizione. Non vorrei essere nei panni di chi erediterà l’Italia, nel 1945 che verrà.
"para"
RispondiEliminaqualcuno potrebbe metterci anche
un'altra parola al posto di 'fascismo'
ed il significato non cambierebbe
(ogni riferimento alla parte che serve per sederci è voluto)
ma io -invece- vorrei metterci un accento: "parà"
non vorrei fare una ironia troppo 'sottile' ma ci si possono leggere molti significati...interessanti...
Per il resto, sai bene che sono di Fede Cattolica, sono anche iscritto al PD (ci ho messo un bel po', ci ho pensato molto, pensa che io vengo ideologicamente, pari pari, dal Partito Popolare di Don Sturzo e mi ero, solo temporaneamente, venduto a Prodi) e quindi, nel PD ci sto mettendo tutta la mia Fiducia.
Il primo governo Prodi, forse, non fu fatto cadere da Mastella e quella 'caduta' è stata l'inizio della discesa sia dell'Italia che della Sinistra Italiana...ma tant'è, evidentemente Bertinotti non sa cosa sia il contrappasso...
E' certo che il buon D'Alema ha fatto di tutto per affossare il PD e non capisco perché qualcuno si ostini a chiamarlo (il D'Alema da Galli-Polli) 'di sinistra'.
Del resto un Pollo (cioè senza mandato elettorale) che si mette a fare il Gallo ed in più, da galletto, si mette anche a fare la guerra, non è proprio un bell'esempio di sinistra italiana ovvero europea...-(mah!)-
Caro Carlo, non ci crederai, ma il fatto che Franceschini sia ex 'democristiano' mi da un po' fastidio, non fosse altro perché lui, attualmente è in realtà il vero nuovo 'possibile' e con questa etichetta lo si vuole solo 'catalogare' per, magari fra poco, archiviarlo.
All'interno della vecchia DC ogni riunione di partito aveva in ordine del giorno il rinnovamento, non so se per 'facciata', ma tutte le volte che si provava a rinnovare non ci si riusciva. Quei giovani, oggi vecchi, hanno aspettato che i vecchi di allora tirassero le cuoia (almeno politicamente) visto che di 'lasciare' il passo non se ne parlava.
Adesso, quei vecchi/giovani, dovrebbero, loro, lasciare il passo, senza averlo mai avuto...hai di nuovo centrato il problema, solo un sacrificio delle attuali 'dirigenze' potrà -magari non domani- salvare il Pd e con esso, forse, l'Italia.
Bene, ti informo -per quel che vale la mia opinione di stampo fideistico- che, Franceschini "é" l'uomo giusto in questo momento. Anche a me è mancato il Congresso, il non essere ripartiti almeno da lì, ma la scelta è la migliore in assoluto...farà errori, compromessi non condivisi da tutti, ma...lasciamolo lavorare, non solo in pace, ma e sopratutto con la nostra fiducia in tasca...
ciao
RA
Su D'Alema sono d'accordo, ma su Veltroni e "la sua bislacca idea di chiudere a sinistra" non molto.
RispondiEliminaParliamoci chiaro, Carlo: lo sbarramento al 4 per cento poneva delle difficoltà, ma non così insormontabili. Insomma, se hai uno straccio di consenso e di radicamento nell'elettorato al 4 per cento ci arrivi, visto e considerato che oltretutto questi signori partecipavano al governo di diverse amministrazioni locali e regioni italiane.
Certo che se parli solo di diritti delle coppie di fatto, delle coppie gay e degli immigrati non tutelando i diritti sociali della generalità dei salariati, allora sì che diventi irrilevante. Tanto più se a livello di politica estera di fronte all'ideologia americanista non sei capace di fare altro che agitare un'insignificante retorica dei diritti umani e un generico pacifismo. Veltroni ha fatto esattamente la stessa cosa che avrebbero fatto altri al posto suo, dando il colpo di grazia a un partito che si stava già squagliando di suo.
Il punto è che la seconda parte del piano non va in porto: il PD non attira i voti degli ex elettori della sinistra radicale, e non toglie voti all'astensionismo e al centrodestra.
Personalmente non l'ho mai votato, ma sinceramente comincio a pensare che forse la cosa migliore sarebbe se perdesse ancora alle prossime elezioni per il parlamento europeo.
Tutto ciò, pur non votando né per il centrodestra al governo né per quello che rimane della destra radicale.
Il vero problema, cari amici, è che questi sessantenni che non hanno guidato nulla non hanno, nemmeno loro, dei successori. Pensate un po' Berlusca cos'ha dovuto inventarsi per mettere qualcuno in parlamento.
RispondiEliminaI sessantenni che non hanno fatto politica, oggi, vanno in pensione ed è lontana da loro l'idea di prendersi le rogne solo quando gli altri non ce la fanno più (e questo vale per il PD).
Il compromesso "alto" di Moro e Berlinguer ha lasciato il posto a quello basso, ma veramente molto basso, della pura spartizione.
Franceschini è persona valida - ricordo quando minacciò Berlusconi di "non toccare uno solo dei ragazzi dell'Onda" - ma è la situazione ad essere troppo degenerata.
Io non voto da molto, e non penso che farò più altro che il cronista, distaccato, di questo disastro.
Ciao a tutti
Carlo
Ho scoperto per caso un Suo articolo sul sito Disinformazione e ora sto iniziando a leggere tutto quello che di Lei esiste sul web. Sono, già fin d'ora, un Suo sincero ammiratore.
RispondiEliminaSaluti,
p. patti (dalla germania)