24 ottobre 2007

Il tempo del Gattopardo è scaduto

Ieri sera avevo meditato d’accendere il televisore e di guardare Ballarò: confesso d’aver resistito soltanto una mezzora, ma è bastato per farmi correre un brivido lungo la schiena, Parossismo allo stato puro.
Non dilunghiamoci ma, un Diliberto che consegna “metaforicamente” alla telecamera un disegno di legge per ridurre i costi della politica, mi fa letteralmente cagare. Dov’eri negli ultimi 15 anni?
Gli risponde un Maroni che cita la “debacle” economica del governo Prodi: rapporto deficit/PIL al 4,3%...debito al tot%...e continua: dati dell’Unione Europea del 2006. Dimentica che i dati erano quelli della sua ultima Finanziaria, stesa nell’ultimo anno del centro destra. Sorvoliamo sui minuetti fra sindacalisti ed imprenditori: in Italia si guadagna poco. “Mo’ me lo segno”, avrebbe risposto Troisi.
Sale quindi sul desktop l’icona di una ragazzina rossa come un semaforo: mi chiedo se vicino ci sia anche Roger Rabbit. Poi comprendo che quella Michela Vittoria Brambilla – nome ben scelto, complimenti, suona bene…Publio Virgilio Marone…Quinto Fabio Massimo… – dovrebbe essere il Veltro del centro destra. Che fu da Feltre a Montefeltro?
No, la ragazza non è il Veltro – mi correggo – perché è “nuova”. Ma chi c’è dietro?
Se non è un Veltro allora è un “gratta e vinci”, un’icona da grattare con la monetina.
Sì, perché penso a cosa succederà domani, quando un povero “marun” (piemontese: sfigato) Prodi porterà i libri in tribunale e tornerà a Bologna. Gratteranno la Michela ed apparirà il viso di Tremonti – dopobarba al mentolo – che ci ammansirà sui decimali del nuovo deficit, della nuova manovra, che non ha ragione l’UE ma non ha nemmeno torto lui. Che tutti sanno tutto e noi niente. Perché, figli miei – risponderebbe il Marchese del Grillo – io so’ io e voi non siete un cazzo.
Basta, premo sul pulsante del frullatore e li sbatto oltre l’orbita del teletrasporto: zoooooooooom! Telecomando. Spento. Come sarà l’alba del giorno dopo?
L’alba del giorno dopo, nella quale sto scrivendo, è grigia e simile a tante altre ma ha un che di diafano, e una vena d’angoscia ha tinto anche i platani della piazza. Questi – rifletto – stanno per lasciarci un’eredità di quelle che stramazzano un toro, e noi non siamo pronti. Le cose stanno accelerando improvvisamente, con Diliberto che non consegna – metaforicamente – un disegno di legge al cameraman, ma le dimissioni di un’intera classe politica allo sbando. Che cerca conforto nel viso dolce e un po’ smarrito di una ragazzina appena uscita dal casco del parrucchiere.
Chi mi riparlerà di domani luminosi, dove i muti canteranno e taceranno i noiosi” cantava Fabrizio 40 anni fa: chi potrà risarcirci di tanto sfascio?
Riflettiamo che non c’è voluto molto: è bastato l’8 settembre, il V-day, per innescare tutto, una spirale di parossismo che ha condotto un Ministro della Giustizia (noi non toccheremo mai un giudice che indaga!) a licenziare un magistrato.
Il dramma è che tutto questo sta per cascarci addosso e non siamo pronti. Dobbiamo correre ai ripari, e in fretta.
Non penso che chi ha partecipato al V-day chiedesse cose tanto diverse rispetto al milione di persone che sabato scorso sono scese in piazza per urlare a Prodi “ma che vai facendo?”, non credo che Veltri, Beha & Co, la pensino poi così diversamente. Perché qui, amici miei, non ci si sente solo più dei poveracci quando si varca il confine francese: oramai, ci si sente disgraziati quando si va in Slovenia.
Abbiamo bisogno di persone che la smettono di presentare proposte di legge ai cameraman, e ringraziamo le ragazzine acqua e sapone: necessitano persone che sappiano cosa fare per un prezzo del petrolio che s’impenna di 10 dollari ogni 4-5 mesi, che decidano cosa fare dei nostri poveri fantaccini in Libano, quando Bush vaneggia oramai come Hitler nel bunker.
Le cose da fare non sono poi tantissime, e sappiamo anche quali sono: non capiamo perché si debba fare una riforma per decidere che farai il precario “soltanto” per 51 mesi (e dopo?), oppure perché si “migliorano” le pensioni per andarci da 60 anni a 62.
Abbiamo bisogno di ristrutturare la nostra forma di Stato – nessuno ha Stato, Regioni, Province, Comuni, Circoscrizioni e Comunità Montane, non c’è nazione che possa farcela a reggere un simile fardello! – le alternative sono poche: lo stato napoleonico (Stato – Province) oppure “simil-federale” con Stato e Regioni.
E poi, via i comuni con meno di 5.000 abitanti: non ce la possono fare, con pochi mezzi, a svolgere i loro compiti. Sono degli inutili Fort Apache!
Smettiamola di raccontare che c’è una “crescita economica”, perché ogni aumento dell’economia lo consegniamo ai banchieri con il signoraggio. Paradossalmente, ci converrebbe non crescere per niente, almeno non aumenteremmo il debito!
E poi un colpo di spugna sull’infinità sequela di cazzate e ciarpami: come si fa ad introdurre nuovamente l’esame di riparazione ad anno scolastico già in corso! Perché De Magistris non ci può raccontare quel che è successo? Perché Rete4 non va sul satellite? Perché i manager ingrassano sfasciando le aziende pubbliche e le vecchiette devono campare con 512 euro il mese?
Le cose le sappiamo, inutile continuare.
Oggi abbiamo a disposizione il Web: usiamolo.
Lancio da queste pagine una proposta operativa: a Grillo, a Beha, a Veltri, oserei dire alle “buonevoglie”, ovunque siano, basta che non siano i soliti marpioni riciclati.
Iniziamo a stendere un programma organico ed a costituirci in qualcosa di più tangibile dei blog: se dobbiamo chiamarlo “partito” non fa niente, non facciamoci spaventare, basta chiarire anzitempo – con un programma chiaro – cosa vogliamo fare e, per questo, un mese di dibattito organizzato sul Web è sufficiente. Con tanto di voti alle varie proposte.
Dopo, facce nuove che raccontano cose nuove, che non abbiano paura di prestare la propria faccia non per una nuova stagione politica – il tempo del Gattopardo è scaduto – ma per una nuova Italia. Basta con l’inno di Mameli: meglio quello di De Gregori.
Un nuovo partito non raccoglierebbe abbastanza consensi per farcela da solo a governare? Non fa niente. Entrerebbe comunque in Parlamento e restringerebbe le aree di manovra dei centro/destra/sinistra, che si vedrebbero costretti ad evidenziare sul proscenio quelle alleanze “innaturali” che già sappiamo esserci.
Farebbero di tutto per rimanere attaccati alla poltrona – questo è certo – ma agendo in quel modo non sortirebbero altro effetto che salire ancor più sulla berlina e mostrare a tutti – ma proprio a tutti – il sedere nudo. Accelerando esponenzialmente la loro caduta.
Facciamo in fretta, però, perché le mie “antenne” mi dicono che il tempo è agli sgoccioli. Non vorrei che si realizzasse la profezia di Gianni Agnelli, ossia che saremmo stati salvati la prima volta da un Cardinale, e la seconda da un Generale. E io, di generali con o senza stellette, non ne voglio sentir parlare, anche perché i Cardinali – sotto mentite spoglie – sono già sfilati.
Se ritenete che questa sia soltanto una sequela di cazzate, un brutto risveglio, un torpore della mente che si è tramutato in uno sfogo, non temete e rassicuratemi. Tranquillo, Bertani: hai solo fatto un brutto sogno.
Altrimenti, serriamo le scotte, chiudiamo i boccaporti e cerchiamo un buon locale in porto dove poter discutere su come reggere alla tempesta. Estote parati.

11 commenti:

  1. A dire il vero io vedrei bene un general Bertani, senza offesa!
    Preferirei una persona di fiducia, su cui mi sento di poter contare, piuttosto che un'accozzaglia (presunta) democratica di pareri, compromessi, sgomitamenti virtuali, che forse rischierebbero di riprodurre o mantenere l’attuale status quo.
    Se a Mosca si fosse affermato un modello cosiddetto "democratico", la Russia oggi sarebbe probabilmente in mano ai capitalisti occidentali, mentre Putin, pur con tutti i suoi difetti, ha rimesso in piedi un paese con la forza della sua leadership (e forse un minuscolo frammento di amore per la sua patria e la sua gente).
    Il rischio di consegnare il potere nelle mani di un solo leader è alto, ma a mali estremi estremi rimedi, e le sfide del nostro tempo, in fatto di energia, ambiente, squilibri sociali ed economici sono davvero notevoli.
    Se Cesare non avesse imposto la sua “pax dittatoriale” i veterani si sarebbero trovati senza niente e il popolo avrebbe continuato ad essere affamato e sottomesso al clientelismo dilagante e alla corruzione della res publica dei senatori.
    La cosa importante è che siano ben chiari gli obiettivi che il premier (re, generale, dittatore o presidente che dir si voglia) si pone, e che questi obiettivi siano buoni e realistici.
    E’ anche importante che chi prende le redini del paese abbia a cuore la democrazia, intesa come la prerogativa del singolo individuo di seguire la sua strada e poter decidere della propria vita (ma non necessariamente di quella degli altri). Questo può sembrare paradossale, ma chi ha a cuore la libertà individuale in tempi non sospetti, secondo me, può anche esserne un degno custode “assoluto”.
    La differenza tra un premier Bertani e un premier Veltroni è che nel primo caso il premier sarebbe eletto dal popolo con pieni poteri in base alle sue idee e proposte, mentre nel secondo caso il premier è PRIMA approvato e sostenuto dai poteri forti, POI si occuperà di cercare il consenso tra gli elettori, e in caso di “conflitto di interessi” tra poteri forti e popolo non è difficile capire chi sarà tutelato.
    La responsabilità dell’incarico è troppo grande? Se hanno potuto sostenerla tanti governanti imbecilli e corrotti, ho fiducia che il buon Bertani se la caverà, magari con un buon sistema federale, magari con un’assemblea di tecnici, consulenti e rappresentanti vari, magari facendo qualche errore (capita).
    Quello che conta è che si vada nella direzione giusta.
    -Bertani ha speso del suo tempo e della sua energia per capire come le cose potrebbero andare meglio
    -Bertani ha buon senso, realismo ma anche voglia di cambiamento ed il coraggio di chi si interessa ai problemi e vuole risolverli
    -Bertani ha a cuore la democrazia e la libertà individuale, e per questo ora si starà chiedendo chi è quell’imbecille che sta postando questo messaggio; proprio per questo vorrei che Carlo Bertani decidesse delle sorti dell’Italia, piuttosto che un Walter Veltroni o un Silvio Berlusconi assieme ad un’assemblea di parlamentari alienati dai problemi reali del paese

    Io mi chiamo Simone Torreggiani e la gestione dello Stato la darei in mano a Carlo Bertani, con pieni poteri.
    Chi la pensa come me non si tiri indietro, sia disposto a dare fiducia ad una persona che con tutta probabilità ne è degna ed esprima il suo consenso.

    P.S.: io NON conosco Carlo Bertani se non per alcuni suoi articoli pubblicati su questo blog e su disinformazione.it. Non mi sono mai messo in contatto con lui, non ho, fino ad oggi, postato nulla sul suo blog, non abbiamo amici comuni, e tutto ciò che ho scritto l’ho scritto solo ed esclusivamente di mia iniziativa. Se ho scritto questo messaggio è solo perché, tra le persone che si interessano a problemi di ambiente, politica, società e sviluppo, Carlo Bertani è la persona che più mi convince, in termini di buon senso, proposte concrete, spirito di iniziativa ed impegno personale.
    Non pretendo di avere la verità in mano, ma mi sentirei (molto) più a mio agio se sapessi che a tenere le redini dell’Italia fosse Bertani piuttosto che l’attuale classe dirigente, e ringrazio internet per fornirmi (almeno per ora) la possibilità di esprimere la mia opinione. Con buona pace della democrazia delle lobbies e delle multinazionali.

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  2. E' roba vecchia, Bertani... dura almeno dall'epoca della Rete di Orlando...

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  3. "Roba" vecchia? A me non sembra proprio. A parte la definizione buffa, direi che tante delle proposte di Bertani sono rimaste tali forse perchè troppi sono invecchiati dentro e sono rigidi nei confronti di qualsiasi possibilità di cambiamento, anche molto ragionevole e sensato.
    Chi sarebbero gli uomini "nuovi"? Berlusconi, Veltroni? Sono questi che cambieranno l'Italia? Forse, nel senso gattopardesco del termine, però (tutto cambia affinchè nulla cambi).
    Se qualcuno ha qualche obiezione più circostanziata alla mia proposta o è a conoscenza di qualche altarino sono tutto orecchi. In caso contrario rinnovo la mia fiducia nel general Bertani (con cui mi scuso per questa mia iniziativa che lo coinvolge suo malgrado).
    Come dice un proverbio, perchè il male si diffonda basta che i buoni non facciano nulla.

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  4. Invece ci hanno provato in molti, ma senza sortire effetto... "i partiti ci hanno deluso! Facciamone uno noi, presentandoci alle elezioni, entrando in parlamento e nei consigli comunali, provinciali, regionali, e stilando un bel programma"... e prendendo una volta entrati le diarie e gli stipendi e le pensioni del caso, più il finanziamento pubblico, aggiungo io. E diventando anche peggio di quelli di prima, mentre il declino del paese e del continente aumentava. E quelli che "di generali non ne voglio sentir parlare!" hanno votato le guerre umanitarie e le bombe sulla Serbia, sull'Iraq e sull'Afghanistan.
    Il punto è che, almeno a mio avviso, certe faccende devono essere interiorizzate a livello culturale, prima di fare breccia sul piano politico. E questo richiede tempo e pazienza, e forse anche di sopravvivere alle tempeste che verranno, se se ne avrà la forza e la fortuna.
    Ciao
    Luca

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  5. MI SEMBRA UN GRAVE ERRORE QUELLO DI TENTARE LA COSTITUZIONE DI UN PARTITO CON UN PROGRAMMA.
    PER QUANTO RAGIONEVOLE, IL PROGRAMMA VA DISCUSSO ED APPROVATO...DA TUTTI I POSSIBILI ELETTORI...LA COSA E' IMPOSSIBILE.
    NOI ABBIAMO PENSATO AD UNA SOLUZIONE E CI PARE DI AVERE TROVATO QUELLA BUONA...NON AVERE UN PROGRAMMA.
    BASTA PASSARE ALLA DEMOCRAZIA DIRETTA E FARE COME VIENE DECISO DALLA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI...CHE SENZA DUBBIO SONO PIU' REALISTICI DEI PARASSITI DELLA CASTA.
    I DETTAGLI SUL NOSTRO SITO www.democrazia-federale.it.

    IL NOSTRO MOVIMENTO PROPONE UN SISTEMA POLITICO DOVE NON ESISTONO CAPI, MA SOLO RAPPRESENTANTI LOCALI.
    SI ELIMINANO IN UN COLPO SOLO ENORMI SOVRASTRUTTURE CON I RELATIVI COSTI.
    SI EVITA QUALUNQUE STRUTTURA POLITICA CENTRALIZZATA...OGNUNO RAPPRESENTA IL MOVIMENTO NELLA SUA CITTA'
    MI PIACEREBBE LEGGERE I VOSTRI COMMENTI DOPO CHE AVRETE LETTO SUL NOSTRO SITO.
    UN SALUTO
    TOBUZ

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  6. x Luca:
    che cosa intendi esattamente con: "quelli che "di generali non ne voglio sentir parlare!" hanno votato le guerre umanitarie e le bombe sulla Serbia, sull'Iraq e sull'Afghanistan"?

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  7. Per esempio, gli esponenti del Partito dei Comunisti italiani, dei Verdi e di Rifondazione comunista che si opposero negli anni '80 all'installazione dei missili della Nato in Italia e che oggi avallano le cosiddette missioni di pace.

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  8. Più che avallare le cosiddette missioni di pace mi sembra che le tollerino per avere una possibilità di influire su altri aspetti della vita politica e raggiungere un compromesso.
    Sono sempre stato estraneo al mondo dei partiti, ma l'impressione che ho è che si cerchi una "via di mezzo" tra le diverse posizioni e ideologie politiche. Insomma, qualcosa del tipo: via dall'Iraq ma restiamo in Afghanistan.
    Se fossi nei loro panni, con l'attuale sistema dei partiti e la loro relativamente modesta base elettorale, non saprei che altro fare.
    Restando "duri e puri" finirebbero per essere totalmente esclusi dal governo e favorire i loro avversari politici.
    Si opta, insomma, per il male minore, con risultati del tutto mediocri, facendo spesso un passo avanti e due indietro.
    E' per questo che io vedo più di buon occhio un "general Bertani" piuttosto che "il partito di Bertani", perchè il general Bertani, almeno teoricamente, qualche cambiamento visibile potrebbe cercare di attuarlo.
    Altrimenti si troverebbe a dover concertare con i soliti noti, che controllano i soliti mass media e sono nati, cresciuti e probabilmente moriranno nel tentativo di conservare ed espandere i propri privilegi facendo credere a tutti gli altri di essere campioni del bene e della democrazia... e beccandosi sempre e comunque la maggioranza dei voti in virtù dell'ottusità della massa (o di brogli).

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  9. Mah, qui c'è tanta carne al fuoco. Un "general" Bertani - francamente - è un'ipotesi che non mi era mai passata per la testa.
    Se riflettiamo su Putin, ad esempio, non possiamo pensare che abbia fatto tutto da solo: nacque da una costola del KGB, fu circondato da persone fidate (gli Ivanov, ad esempio) e giocò bene le sue carte. Ma in Russia.
    In Italia - e nell'UE - queste soluzioni non sono praticabili, in pochi mesi da Bruxelles arriverebbero strali e fulmini (e forse altro).
    L'ipotesi che io credo più realistica - ricordando la Rete di Orlando - è quella di un partito che sia direttamente collegato ai suoi elettori tramite il Web.
    Insomma, qualcosa di meno "incasinato" del blog di Beppe Grillo e che sia in grado di esprimere in tempo reale le opinioni degli elettori di fronte al mondo, senza censura, ma in modo organizzato, così da poter fruire dello strumento senza perdere in genuinità Ho qualche idea in merito. Orlando, al tempo, non ebbe a disposizione questo strumento di democrazia diretta, controllo e progettualità politica.
    D'altro canto, il nostro ordinamento costituzionale non consente altre vie: può essere auspicabile una "maturazione" delle coscienze (peraltro in atto) ma, da sola, non cambia nulla.
    Anche sull'ipotesi di federalismo estremo mi sorgono dubbi, giacché il momento della sintesi politica (soprattutto nello scenario internazionale) non è eludibile.
    Certo, se partiamo dal fatto che tutti quelli che fanno un partito finiscono inevitabilmente nella corruzione romana, parliamo di letteratura e di cinema che è meglio. Ci divertiamo di più.
    Nè si può accusare chi come me votò nel 1996 la sinistra della guerra del Kosovo: fregato una volta, non li ho più votati.
    Insomma, io ritengo che uno spazio d'onestà e di pragmatismo, che partisse dal web per arrivare ad una rappresentanza parlamentare, potrebbe avere senso, soprattutro considerando che Grillo ha lanciato la pietra ma ha sempre detto di non essere disponibile ad altro.
    Se l'attuale crisi politica si avviluppasse su sé stessa al punto da mettere in crisi le "basi" del sistema paese, ma non come oggi, in modo più profondo, che si fa?
    Comunque, penso che scriverò un nuovo post per raccogliere meglio le idee e proseguire il dibattito, che è veramente interessante, di là delle diverse opinioni.Fra l'altro, questo post non è stato ripreso (come spesso avviene) da altri siti di controinformazione, e non riesco a trovare una ragione plausibile.
    Un grazie a tutti
    Carlo Bertani

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  10. Da quello che ho letto disinformazione.it ha preso una posizione abbastanza critica nei confronti di Grillo, e forse l'ipotesi di una sorta di alleanza tra le tante voci della rete (in un partito, poi...) spaventa molti.
    Quando si tratta di criticare l'establishment sono tutti d'accordo, ma quando si cerca di costruire un'alternativa concreta è facile incontrare diffidenza, almeno all'inizio.
    Il mio un po' utopistico (ma non troppo) general Bertani voleva anche essere una sorta di provocazione, per riflettere sulla gestione del potere (fermo restando che a me un general Bertani andrebbe di lusso).
    La democrazia, così come la propaganda tanto ce la pubblicizza a flusso continuo, contiene un inganno, basato sulla lusinga. Si illude il popolo che le cose possano funzionare bene se ciascuno partecipa "attivamente" alla vita politica, mentre ciò è semplicemente impossibile in un paese con decine di milioni di abitanti, se non in piccola misura a livello locale (e questo Grillo l'ha capito, infatti ha invitato "i suoi" ad organizzare liste civiche a livello comunale).
    A livello nazionale, quando si tratta di decidere di politica energetica, politica estera, equilibrata distribuzione dei redditi, infrastrutture, flussi migratori ecc. occorre una leadership forte e assennata, capace di opporsi agli interessi delle lobby e delle massonerie varie e di far valere le sue ragioni in Italia, in Europa e nel mondo.
    A questo livello è della massima importanza avere poche persone di fiducia e capaci. Ed è qui che la gente dovrebbe capire che ha senso un general Bertani (o una BUONA oligarchia), piuttosto che una baraccopoli di partiti, ognuno legato ai suoi finanziatori e ai suoi piccoli interessi contingenti e solo marginalmente all'interesse della collettività.
    In un certo senso la gente questo lo ha capito, quando ha votato in massa Berlusconi, chiaramente la scelta meno democratica e più "totalitaria" tra quelle disponibili (considerata la ricchezza personale e il controllo dei media). Insomma, il concetto era giusto ma il candidato era sbagliato (spero che qualcuno se ne sia accorto...). Lo stesso Berlusconi si è sentito come un topo in gabbia, e ha cercato di rilanciare il presidenzialismo per avere più spazio nella gestione del potere. Se la gente continuerà a dare fiducia a gente come Berlusconi, allora sono contento del sistema attuale e dell'immobilismo endemico (limitare i danni è già qualcosa). Ma se il presidente fosse Bertani o comunque una persona di buon senso che si interessa ai problemi reali del paese, allora viva il presidenzialismo.
    La difficoltà vera, per come la vedo io, sta nell'individuare e nel "far emergere" uno o più candidati che abbiano i requisiti essenziali per governare un paese, gente che abbia come priorità il benessere e la libertà della collettività e che sappia quello fa. Fatto questo non servirà un microscopio elettronico per verificare i progressi raggiunti.
    Come ultima nota vorrei riflettere su un fatto: per fare un buon tavolo occorre un buon falegname, per un buon concerto occorre un buon direttore d’orchestra con una buona orchestra, per dipingere un bel quadro occorre un bravo pittore.
    E per dirigere un paese?
    Cosa succederebbe se cinque falegnami con tecniche diverse lavorano sullo stesso tavolo? O se metà dei componenti di un’orchestra pretendono di dirigere? O se due pittori con una diversa sensibilità artistica dipingono sulla stessa tela?
    Occorre decidere a larga maggioranza la direzione di marcia e le priorità, ma poi a governare il timone, se si vuole arrivare da qualche parte, dovrebbero essere in pochi. Se quei pochi governano bene, vedendo i frutti, nessuno avrà poi nulla da ridire… chi è che si lamenta, dopo un intervento andato bene, che ad operarlo ci fosse un solo chirurgo?

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