13 dicembre 2005

Perché ho scritto un libro sul traffico d'organi?

Quando – nell’aprile del 2005 – proposi al mio editore di scrivere un libro sull’argomento l’accoglienza fu fredda, contrariamente a quanto era avvenuto per i precedenti che avevo pubblicato sulla questione medio orientale, sugli equilibri strategici dell’area, su Al-Qaeda e sul petrolio. La ragione – per un editore – era sensata: l’argomento “non era sul mediatico”, vale a dire che nessuno si stava interessando alla faccenda, e scrivere un libro in materia rischiava di rivelarsi il classico buco nell’acqua, oppure poteva scivolare via leggero – come una goccia su una foglia – senza che nessuno se n’accorgesse. E poi, perché mai uno scrittore di politica estera voleva affrontare un argomento così lontano dai suoi consueti ambiti? La risposta – altrettanto speculare – era proprio perché l’argomento “non era sul mediatico”, ossia perché nessuno ne parlava.
Il traffico d’organi è il più turpe mercato che si possa immaginare, ma è un mercato che segue anch’esso le regole del liberismo: si compra dove le materie prime costano poco, e si opera sapientemente affinché le condizioni di povertà mantengano quelle aree come serbatoi di materie prime a basso costo. Quanto vale la vita di un africano che vive con gli aiuti internazionali? E quella di un bambino abbandonato in una metropoli brasiliana? Chi li protegge? Chi s’accorge se spariscono? Ecco da dove inizia il cammino della nuova schiavitù, interi od a pezzi: oggi sei utile per raccogliere pomodori, domani potresti fornire un cuore a chi ne ha bisogno. E’ una novità? Assolutamente no: dal punto di vista giuridico, abbiamo soltanto restaurato – di fatto – il diritto di vita e di morte sugli schiavi, come avveniva nel mondo antico e nelle piantagioni americane. Le nostre analisi sono estreme, poco credibili, fastidiose? Chiedetelo ai bambini del Mozambico od a quelli afgani: chiedete loro se si sentono una “leggenda metropolitana”, oppure se hanno letto “Hansel e Gretel”. Non l’hanno letto, l’hanno vissuto.
Carlo Bertani "Ladri di Organi" - Malatempora - 2005 www.malatempora.com

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