Stemma dei Rothschild |
La vicenda dell’antisemitismo, che per noi giunge solo ad Hitler o poco oltre, ha invece origine in tempi molto lontani: i primi a praticarlo furono gli antichi Romani.
Oddio, per i Romani non si distingueva molto fra Ebrei e Cristiani e, dunque, le due vicende ebbero parecchie interconnessioni: la prima, evidente, è che Gesù nacque ebreo.
I Giudei avevano combattuto duramente contro i Romani e non furono sconfitti definitivamente che nel 70 d.C. dopo l’assedio di Tito, figlio di Vespasiano: lì, iniziò la diaspora ebraica. E’ plausibile pensare che, dopo una lunga e sanguinosa guerra, non corresse proprio buon sangue fra Romani e Giudei…ma si trattava di scenari comuni a tante altre conquiste.
I Cristiani, almeno storicamente, quasi non esistevano: Giuseppe Flavio – ex generale giudeo poi diventato molto amico di Vespasiano, al punto di prendere il nome della sua stessa gens – riporta (tramite Plinio il Giovane) qualche notizia su un certo Gesù Cristo che afferma essere un maestro molto ben voluto e, soprattutto, un essere “pacificatore” (e quindi molto lontano dalla ideologia dei guerriglieri Zeloti). Su questi resoconti, però, cala il dubbio degli amanuensi medievali: quanto dell’originale, veramente scritto proprio dal giudeo/romano, è stato ri-scritto fedelmente?
E Ponzio Pilato?
Altro bell’affare: carnefice per alcuni, santo per i cristiani ortodossi etiopi. Vacci a capire.
Insomma, anche prendendo per buona la descrizione degli Evangelisti (postuma d’ameno mezzo secolo dopo la morte di Gesù), si giunge ad un risultato di poca rilevanza storica: fece frustare o fustigare Gesù? C’è una bella differenza.
Ciò che appare fra le righe è che a Ponzio Pilato importasse poco di quella vicenda: però, nessuna esecuzione capitale poteva essere comminata se non dal potere romano. Insomma, dire che c’è buio pesto su quella storia è ancora poco: si dà per certo che un tizio di nome Gesù fu crocifisso, ma nessuno conosceva all’epoca un certo Barabba. E allora?
La vera pietra angolare del Cristianesimo fu Paolo di Tarso: ebreo ellenizzato che mai conobbe Gesù, però cittadino romano di lingua greca. Il quale, dopo la morte di Gesù, fu la persona che tracciò le indicazioni per la nuova fede la quale, così, dall’origine medio-orientale, si “munì” di una filosofia greca “d’appoggio” e di una liturgia latina, ovvia per avere diffusione nel vasto impero. Un bel pudding, presentato secoli dopo come un tutt’uno.
In fin dei conti, dopo queste premesse, possiamo fidarci – prendendola con le molle – solo della storiografia dell’Età Moderna, ad esser già larghi.
La religione Romana era un Paganesimo complesso ed era, in definitiva, una religione civile: era il Senato Romano a decidere quali culti e quali Dei andassero onorati, in seguito anche le bolle imperiali. Man mano che nuovi territori venivano conquistati, nuovi Dei comparivano per l’approvazione senatoriale: non c’era una Casellati a dirigere il simposio, e fu certamente una gran fortuna.
Siccome c’erano molti Dei, fra i popoli sottomessi, che riguardavano la salute e la malattia furono accolti come Dei “corollari” al Dio Esculapio, il quale già era il Dio greco Asclepio…insomma…nella domus medicorum ci potevano stare tutti…così i vari Dei virili e bellicosi, che erano tutti discepoli di Marte…così ognuno poteva continuare a venerare i propri Dei se “inscritti” dal Senato Romano fra quelli che erano “compresi” anche dai Romani. Il sistema, bene o male, funzionava.
In fin dei conti, il Paganesimo Romano ha molti punti di connessione con il Pantheon induista e qualche connessione col successivo buddismo, laddove però gli “dei” non godono di una esistenza inerente, bensì come manifestazioni “esplicative” di sentimenti e pulsioni presenti anche nell’animo umano: una formazione più “psichica” rispetto a quella tradizionale induista.
Il problema, per i senatori romani – fra una visita alle terme ed una al lupanare – era quello di garantire, agli Dei “accettati” il medesimo trattamento degli Dei tradizionali: insomma, a Roma si doveva accettare tutto in blocco e, se non accettavi, erano ceci.
Il Senato aveva anche regole curiose, quale che per alcuni riti c’era il “vietato ai minori”, mentre altri – perché apertamente in conflitto con l’etica Romana – erano addirittura proibiti.
Per questo motivo l’imperatore Adriano – ma s’era già nel II secolo d.C. – decise di mettere un poco d’ordine nelle faccende religiose e pubblicò un “Rescritto” nel quale indicava anche i Cristiani: ossia, se non c’erano altre ragioni (ad esempio il rifiuto palese d’altri riti) nessuno poteva condannare una persona, o spargere maldicenze, soltanto per la sua fede. Gli ebrei erano lontani: popolavano soprattutto Alessandria d’Egitto ed Antiochia, la seconda e la terza città dell’Impero.
Il problema erano che i primi a non accettare altre fedi erano proprio i Cristiani.
La figura del Dio unico (ma “trino”, e questo in seguito condusse a guai a non finire) cozzava violentemente contro una concezione poliedrica della religione, giacché sostituiva alle mille pulsioni “condivise” fra mortali ed immortali una figura unica che tutto sapeva e conosceva, ma aveva attributi così lontani da quelli umani dal finire per essere una figura esterna al vivere umano. Ossia, da quel momento “l’umanità” era più un dovere che un piacere e tutti divennero “schiavi” di un padrone sconosciuto con attributi extra-umani e, dunque, superiori.
La cosa non fu presa tanto bene da molti pagani, ma come andarono a finire le cose lo sappiamo e con Costantino il Cristianesimo divenne religione di Stato: difatti, già verso la metà del millennio, iniziarono le prime persecuzioni verso gli ebrei.
La questione era semplice: i Giudei hanno ammazzato Gesù Cristo.
A parte che Gesù, senza il consenso dell’autorità Romana mai avrebbero potuto crocifiggerlo ma, soprattutto, sarebbe come se oggi decidessimo che gli americani sono tutti da eliminare perché hanno ucciso Sacco e Vanzetti. Oppure gli inglesi, che impiccarono gratuitamente a Napoli l’ammiraglio Caracciolo dopo aver invitato la moglie per un tè a bordo dell’ammiraglia di Nelson, giusto per vedere con i suoi occhi il marito appeso.
Insomma: le colpe dei singoli non possono generare ritorsioni che finiscono addosso ad etnie, razze o religioni dopo secoli.
Il problema della ritorsione si diluisce con le generazioni: in Europa più nessuno può avercela a morte con i tedeschi, ma chiedetelo ai nostri genitori o nonni. Nei Balcani, quando la diluizione dei dolori cominciava a scomparire, capitò un’altra guerra dove i croati tornarono ustascia…i serbi cetnici, ecc…il tempo diluisce e cancella, ma con fatica.
Come mai nel caso dell’antisemitismo non è accaduto?
Perché i cristiani decisero – e questa proibizione fu valida per tutto il Medio Evo, quando “ricchezza” era quasi sinonimo di “terra” – che la proprietà immobiliare agli ebrei era proibita. Per più di mille anni! Vi rendete conto di quale affronto fu verso persone che magari non erano nemmeno parenti dei cosiddetti “assassini” di Gesù? Di certo non lo erano gli askenaziti, poiché popolazioni d’origine georgiana che si convertirono all’ebraismo nel VIII secolo d.C. e poi migrarono a Nord, verso l’Ucraina e la Polonia. Anche i sefarditi…sì, almeno sulla carta erano i discendenti degli ebrei di Gerusalemme…passati poi ad Alessandria d’Egitto, poi in Marocco, quindi in Spagna ed infine nelle Fiandre dove gli spagnoli li avevano cacciati.
Senza terra per sostentarsi è ovvio che si dedicarono dapprima all’artigianato ed al commercio e, infine, all’usura: perché? Poiché i nobili del XVII-XVIII secolo non avevano altro modo per procurarsi i soldi che, senza pensarci troppo, perdevano ai tavoli da gioco. E, il prestito ad interesse, era considerato peccato sia per i musulmani e sia (in modo molto meno rispettato) per i cristiani.
Il famoso “scudo rosso” dei Rothschild altro non era che l’insegna convenzionale dove si poteva trovare un prestito ad Amburgo: in realtà, pare che la famiglia si chiamasse Muller o qualcosa di simile.
Poi, la Storia ci racconta di ebrei “maledetti” che prestarono soldi agli inglesi durante la Prima Guerra Mondiale, ottenendo in cambio le “basi” per creare in futuro lo Stato d’Israele (dichiarazione di Balfour)…ma dove avevano preso tutti quei soldi, al punto da finanziare una guerra?
Dalle ferrovie.
Il grande sviluppo delle ferrovie europee, nella seconda metà dell’Ottocento, fu possibile solo grazie a enormi prestiti ottenuti sia da prestatori ebrei, sia da banche ebraiche.
Così, furono proprio gli ebrei a mettere da parte i soldi dei giocatori d’azzardo del Settecento per poi darli alle nazioni europee per costruire le ferrovie nell’Ottocento e, infine, agli inglesi per fare una guerra. Ma, domandiamoci: la guerra la decisero gli ebrei o gli squattrinati inglesi?
Non diamo la colpa agli ebrei per le scellerate guerre europee del Novecento, quando francesi ed inglesi si svenarono per non concedere alla Germania un posto di primaria importanza nelle vicissitudini del continente: tanto, oggi, ci sono arrivati lo stesso.
Durante la Prima Guerra Mondiale, però, gli ebrei combatterono e morirono su entrambi i fronti senza distinzioni e nel 1938, quando Mussolini promulgò le leggi razziali, proprio nella medesima “tranche” di provvedimenti, infilò anche la promozione a Generale di Corpo d’Armata del gen. Levi (!). Ma Mussolini l’aveva già detto precedentemente che i combattenti della Grande Guerra sarebbero stati sempre rispettati.
E’ curiosa, comunque, l’abitudine italiana ad infilare nel medesimo corpus di provvedimenti approvati (Fascismo o dopo, non c’è differenza) leggi che c’entrano come i cavoli a merenda. Anzi, se c’è un provvedimento di primaria importanza, le altre “leggine” passano inosservate. Andiamo avanti.
In Germania, però, c’era la necessità di creare un “vulnus” che doveva essere sanato, giacché le popolazioni non vivevano proprio tanto bene: arbeit ed ancora arbeit, ma soldi pochi. La ragione era semplice e da ricercare nelle clausole pazzesche inserite a Versailles per punire la Germania, soprattutto da parte della Francia.
“In termini economici,
la fissazione degli indennizzi di guerra a favore di Francia e Belgio aprì un
lungo contenzioso con il regime di Weimar. Furono valutati prima in 269
miliardi di marchi-oro, poi ridotti a 132
miliardi, una cifra ingentissima che oggi sarebbe prossima ai 2.000 miliardi di
dollari. La Germania
perse inoltre tutti i suoi brevetti industriali (tra cui quello dell’aspirina
detenuto dalla Bayer), e la navigazione lungo Reno, Oder ed Elba fu
internazionalizzata. Infine, la
Germania dovette rinunciare al proprio impero coloniale, cioè
a Camerun, Togo, Tanzania, Rwanda, Burundi, Namibia (in Africa), NuovaGuinea,
Nauru e Samoa (nel Pacifico).”
(Fondazione Micheletti)
Questo, oltre alla perdita del 10% della popolazione ed il 15% del territorio, spartiti fra gli stati confinanti e creando ampie zone di lingua tedesca all’interno della Polonia, cosa che poi fu fra i fattori scatenanti della Seconda Guerra Mondiale.
Nella Germania così fortemente offesa non poteva che nascere il revanscismo hitleriano ma, andare al nocciolo della questione, non era possibile: le forze armate tedesche erano fortemente controllate da trattati internazionali che le tenevano ai minimi vitali. E, quindi, era necessario creare delle nuove “direzioni” ove dirigere il malcontento popolare. Gli ebrei, giacché commercianti, medici od altri laureati, erano perfetti.
I nazisti non sono certo stati gli unici: nel film “La grande scommessa” sulla crisi economica del 2008, al termine, quando il trader Mark Baum (personaggio inventato, ma che richiama la figura di Steve Eisman ed interpretato da Steve Carell) deve finalmente incassare un miliardo di dollari dalle sue operazioni finanziarie e sa che quei soldi saranno realmente pagati dalla classe media americana, dice senza mezzi termini “I media incolperanno gli immigrati, i messicani…”.
Cose che osserviamo ogni giorno anche nella politica nostrana, con lo slogan “prima gli italiani” il quale, in termini pratici, non significa niente: la Lega, anzi, vorrebbe eliminare il Reddito di Cittadinanza, che è proprio principalmente diretto agli italiani più poveri.
Allo stesso tempo, chiudendo le frontiere, finiamo per impoverire proprio l’agricoltura italiana la quale, senza una forza-lavoro di 300-400.000 persone annue nei campi, non può fare altro che ridursi alle meno remunerative coltivazioni di cereali (come sta succedendo), e non può più dedicarsi alle colture ortofrutticole di maggior pregio. Facendo credere, inoltre, che quei 300-400.000 potrebbero essere sostituiti da italiani il che è drammaticamente falso: almeno 100-150.000 italiani lasciano il Paese ogni anno per recarsi a lavorare all’estero, molti laureati, ma anche cuochi o gente che lavora nella moda, ecc.
In definitiva, la “notte dei cristalli” (autunno 1938) fu un’operazione abilmente orchestrata dal regime nazista per spostare l’attenzione della povertà, a fronte di tanto lavoro, solo per pagare i debiti di guerra: la successiva conferenza di Wannsee del 1942, in una situazione completamente diversa – frequentata, furbescamente, soltanto dalle seconde e terze linee del potere hitleriano – sancì definitivamente la “soppressione” del popolo ebraico.
Dopo la guerra, gli inglesi offrirono una parte del Tanganika per costituire lo stato ebraico ma gli ebrei rifiutarono colpendo sia gli inglesi e sia le popolazioni arabe residenti con attentati e bombe a mano.
Seppur fosse comprensibile la disperazione ebraica per quanto era successo durante il nazismo, è un bel rebus chiedere di tornare in una terra dove si era vissuti 2.000 anni prima e fondarci uno stato solo per loro.
Senza eccedere, potremmo solo dire – comparando – che noi italiani dovremmo avere l’intera Dalmazia perché l’abitavamo 2.000 anni or sono oppure, per la medesima ragione, affermare che la Turchia dovrebbe essere dei Persiani, il Montana dei Pellerossa, la Scozia dei Norvegesi (Vichinghi) e l’Australia degli aborigeni.
Insomma: la vicenda non funziona e non funzionerà mai.
Nel 1952 Ben Gurion offrì ad Albert Einstein la presidenza d’Israele che rifiutò, adducendo di non averne le capacità essenziali. E, si dice, che quando rifiutò il premier tirò un bel sospiro di sollievo.
Conosciamo oramai bene la storia d’Israele e, questo, ha condotto ad una nuova stagione d’antisemitismo la quale, però, rimarrà sterile e confinata a quattro assatanati da tastiera per secoli, fin quando lo stato d’Israele esisterà e rimarrà il ricordo di Auschwitz.
Una soluzione ci potrebbe essere, ossia creare un solo Stato che comprende anche i territori arabi e governato come un qualsiasi stato democratico, ma questo si scontra con la ferma opposizione degli integralisti israeliani.
Perciò, dal primo antisemitismo d’origine cristiana siamo passati quello delle tastiere nascoste, che vomitano insulti senza ragione, se non quella – che ho sempre sostenuto – della strana definizione di “stato democratico” che si fonda, in realtà, su una concezione di stato confessionale, che in nessun luogo del mondo civilizzato sopravvive ancora oggi.
La Storia è anche questo: la possibilità di definire, con precisione, degli eventi e le loro cause. Che rimane, purtroppo, un ben misero conforto e sempre sofferenze, ora all’uno, ora all’altro.
Buongiorno Carlo,
RispondiEliminaMayer Amshel Bauer era il capostipite deI Rothscild; ha preso il nome dall'insegna sulla sua porta di presta soldi raffigurava un scudo rosso.
Un abbraccio.
René
Ciao René, altre fonti davano Muller...comunque non è questo l'importante.
RispondiEliminaUn abbraccio anche a te
Carlo
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RispondiEliminaLei Bertani sembra quei prof che ti parlano per delle ore del Nulla, di una vacuità 'da lasciare a metà lo scritto per stacco dello scroto improvviso ex abrupto
RispondiEliminaEffetto morfina
per forza che i giovani si disaffezionano e poi si danno a pratiche Gender ideate dal Suo amato Mario mieli pure lui apoartenente alla tribù da lei difesa in modo sciagurato xche 'difendere oggigiorno gli ebrei come Elkann i Soros ecc e' una faticaccia,
Ormai lo sanno tutti che gli ebrei Hanno il monopolio di Tutto anche del Coglionavirus,
Comunque Bertani se il suo mestiere e' quello del prof come il Melis allora si spiega la inettitudine a ribellarsi dei giovani italiani mezzi checché e mezzi lobotomizzati
Bellissimo post, come sempre, però mi scusi stavolta pare si sia dimenticato dell'antisemitismo in molti paesi comunisti.
RispondiEliminaBuon lavoro
Intanto saluto Sed Vaste: non potevi mancare in questo articolo!
RispondiEliminaE' vero, casualissimo, non l'ho fatto perché nell'URSS la situazione era molto diversa. Anzitutto, gli ebrei fecero la guerra in ben due brigate ebraiche, ma la questione è più sottile. Se torniamo alla sciagurata riforma agraria di Lenin, incontriamo la figura del Kulako, cioè del contadino arricchito, che spesso era un ebreo. E, dunque, quel contadino arricchito era da biasimare, per nascondere che la riforma di Lenin era ideologia pura e non poteva reggere. Si dovette arrivare a Krusciov perché cambiassero un po' le cose. Insomma, non era un antisemitismo come quello tedesco, era una forma di lotta contro la ricchezza che comprendeva anche i kulaki, spesso ebrei. Ciao
"...senza il consenso dell’autorità Romana mai avrebbero potuto crocifiggerlo"
RispondiEliminano, ma avrebebro potuto lapidarlo, come avrebebro fatto, senza consenso dei romani per l'adultera e come fecero poi con Stefano.
Gesù fu condannato da Pilato per decisione propria. Era stato consegnato come cospiratore politico (autoprclamato Re dei Giudei) dai sacerdoti ebrei che non avrebbero potuto condannarlo per motivi religiosi, ma non per mancanza di potere, solo per inopportunità. Gesù attaccava il Tempio con argomenti religiosamente validi.
La folla che invocava la crocefissione, se mai c'è stata, era solo una claque, non certo il "popolo" che aveva ascoltato e apprezzato Gesù e prima di lui Giovanni Battista.
Fu la predicazione paolina ad aver bisogno di scaricare la colpa sui giudei, per evitare che il figlio di Dio apparisse un fuorilegge, regolarmente condannato da un funzionario ramano.