Strano mese quello delle calure agostane, già bilanciate dai
primi rovesci di pioggia, dai primi avventi d’Autunno, ma lasciati ancora oltre
la porta d’ingresso, in silente attesa. Pare una forma di sospensione del
tempo, quasi la timidezza d’osservare il dopo, il rendersi conto, anzitempo, di
ciò che avverrà.
L’Agosto più colmo di sorprese fu senz’altro quello del 1943,
durante il quale i canti di guerra mutarono senso: “La guerra continua”, fu
l’incipit di Badoglio al 26 Luglio del 1943: già, ma da che parte si continuava
ancora non era stato raccontato agli italiani. C’era il fatidico Agosto di
mezzo – il mese delle vacanze – il mese nel quale tutto viene deciso.
La coreografia dell’epoca è interessante: il gran teatro
definito “Gran Consiglio del Fascismo” dormiva sonni profondi – a volte sereni,
altre funerei – dal Dicembre del 1939. Ohibò: c’è una nuova guerra: che
facciamo?
Meglio starne fuori: vediamo come butta. Poi, decideremo se
giocare la parte di Gengis Khan oppure quella di “Una Svizzera moltiplicata per mille”(1).
Mussolini, un socialista, sa bene che, nel 1922, era stato
chiamato al potere dal Re per debellare la rivoluzione bolscevica che s’era
installata nelle fabbriche italiane, ed aveva svolto il compito con diligenza.
Ma oggi?
Nel 1943 sa di essere finito – chissà quante volte avrà
rimpianto l’altra soluzione, quella di essere semplicemente spettatore (e
fornitore d’armi) per le potenze in guerra: l’aveva prospettata lui stesso,
“Una Svizzera moltiplicata per mille”. In fin dei conti, Spagna, Portogallo e
Turchia ne sono rimasti fuori, con notevoli vantaggi.
“Fuori”, adesso, può solo osservare il quartiere di San Lorenzo
raso al suolo dai B-17 americani e sa perfettamente che è stato soltanto un
avvertimento: a parte il Vaticano ed il Quirinale, in poche settimane tutto
sarà ridotto in briciole.
Ripensa agli avvertimenti di Badoglio, Ciano, Umberto, Balbo,
in quel lontano Giugno del 1940…e tanti altri…”Potremo essere pronti a fine 1942, non prima”…ma ha sbagliato, ed
oggi non può più farci niente. Perciò, conscio della ribellione latente nel
Gran Consiglio, lo convoca ugualmente, per andare incontro al suo destino:
pensava forse di vincere i riottosi consiglieri? Poteva non sapere che Dino
Grandi – ex ambasciatore a Londra e grande amico di Winston Churchill – non
avesse preparato la trappola? Poteva sperare che il Re, suo grande nemico da
anni, lo rimettesse in sella? No, Mussolini sapeva: non era il grande statista
che alcuni ancora pensano, ma un uomo di parola sì. Lo convocò apposta, per
uscire di scena potendo dare la colpa ai “traditori” e salvare, in qualche
modo, il suo “onore”. Il che, poi, è tutto da dimostrare.
Il grande pasticcio nel quale ci aveva infilati – sapendo di
non poter scendere in guerra senza armi moderne, senza carri armati, con i
biplani, con una Marina nella quale le cariche di lancio dei proiettili non
erano precise, senza una strategia per l’utilizzo dei sommergibili, senza
radar, senza ecogoniometri, senza bombardieri di “peso”…insomma, con un’industria
non all’altezza dei tempi – terminò con un Paese, prima, ancora indipendente in
politica estera, dopo, colonizzato come tuttora continua ad essere.
Poteva resistere?
Nei primi giorni di Luglio incontra Hitler a Feltre e lo
scongiura di cercare una pace separata con l’URSS, ma il tedesco non lo ascolta
nemmeno. Resistere all’invasione? E con che cosa?
L’avventura africana, appena conclusa, ha decimato l’esercito:
i prigionieri si contano a centinaia di migliaia, mentre molte divisioni sono
sparse in Francia, in Grecia, in Russia, in tutti i Balcani. L’industria aeronautica
ha appena iniziato a produrre caccia di qualità: la Reggiane sforna il Re-2005
Sagittario, che è superiore ai caccia britannici ed americani, ma ne entreranno
in linea 6 (sei!). La Marina non può fare niente: appena uscita dai porti,
sarebbe stata immediatamente assalita da centinaia di aerei e decine di
sommergibili. La Sicilia, in meno di un mese, è perduta: sbarcati il 10 Luglio,
gli americani entrano a Palermo il 22. Il 3 Settembre gli angloamericani
sbarcavano in Calabria, l’8 Settembre a Salerno: fin qui, la cronaca.
Che poi il fronte italiano, dopo la caduta del Fascismo,
avrebbe preso un andazzo sonnacchioso fu una decisione politica, dettata dalla
necessità di mediare ogni decisione fra Gran Bretagna, USA e, soprattutto,
URSS, la quale aveva retto – da sola – l’impatto col Terzo Reich per quasi tre
anni.
Domandiamoci: chi avrebbe mai impedito agli alleati di sbarcare
– ancora nel 1944 – sul litorale romagnolo, indisturbati, e di mettere fine
alla faccenda un anno prima? Lo impedì Stalin che temeva l’invasione dei
Balcani.
Appena le calure agostane si chetano, ecco che riprende il gran
movimento: c’è da stupirsi che il Re – in fuga verso Brindisi per fare il
“reuccio” di uno Stato inesistente e Mussolini, che scende dalla sua
“prigionia” sul Gran Sasso per andar a fare il sotto-Gauleiter per l’Italia di
Hitler – non finissero per incontrarsi? Le loro strade quasi s’incrociarono, ma
non avvenne: sarebbe stato un bell’incontro delle reciproche vergogne, mai
confessate.
Questo per concludere, per chiarire ancora una volta a coloro
che ancora credono al “tradimento” od alla felice conclusione di una guerra
(già persa) a fianco dell’alleato germanico: Hitler, nelle sue memorie, giunse
a dire che “sarebbe stato meglio che gli
italiani non fossero mai entrati in guerra”.
Del resto, nella porzione d’Italia conquistata era normale che
tutte le persone abili ad un qualsiasi lavoro diventassero operai al servizio
dei nuovi padroni. Come, del resto, avvenne al Nord: i pochi reparti di Salò
non parteciparono quasi mai alla difesa al fronte, e la famosa divisione
“Monterosa” – addestrata ed equipaggiata in Germania – non sparò mai un colpo
sulla linea gotica.
Addirittura, le navi per lo sbarco in Sicilia furono caricate
da migliaia di prigionieri italiani, che non avevano scelta: almeno,
mangiavano.
Eppure, ancora oggi, ci sono persone che pensano a quegli
eventi come un colossale tradimento ai danni del popolo italiano, non alla
inevitabile nemesi di scelte sbagliate ed avventate, compiute nel 1940.
Siamo un Paese colonizzato, inutile girarci attorno. Fra le
grandi potenze planetarie – USA, Cina, Russia ed Europa – non contiamo una
cippa, giacché l’Europa è quella definita ad Aquisgrana, ossia un potentato
franco-tedesco con ammennicoli vari, come il Benelux od il Lussemburgo.
Già sappiamo che l’assassino del Carabiniere di Roma, prima o
poi, sarà estradato negli USA e là sarà liberato dopo un po’ di galera a
tarallucci e vino. Siamo l’unico Paese che ha partecipato ad una guerra (Libia)
contro un suo alleato e contro i propri interessi!
Ma, adesso, siamo nell’Agosto del limbo: divertitevi, mangiate,
bevete, andate a ballare, in spiaggia, nei locali…tanto altro non si può fare…la
cronologia italiana è sempre la stessa: dopo le decisioni prese in zona
Cesarini nella calura di Luglio, si devono lasciar passare le mollicce vacanze
agostane.
Solo un anno fa, s’era appena insediato un governo: una
compagine difficile da gestire, anche se i due partiti erano ferocemente
contrari all’euro ed all’Europa, entrambi contrari alla TAV ed anche la Lega
difendeva la lotta dei Comuni della Val di Susa:
E' il 7 dicembre del 2005 quando la Padania intervista Maroni
sulla questione e titola col suo virgolettato: "Non sono i no global. La protesta della Val Susa non va ignorata,
bisogna comprendere le ragioni della gente". Per l'allora Ministro del
Welfare "il problema non si risolve
con strumentalizzazioni o con l'intervento delle forze dell'ordine"
(2)
Accorpano persone come Borghi e Bagnai, che stanno trascorrendo
una sonnacchiosa legislatura, ben lontana dalle ire antieuropee di un solo anno
fa: anche Paolo Savona s’acquieta e non si fa più sentire. Di Battista, almeno,
è stato onesto: ha capito, ha sbattuto la porta e se ne è andato.
Piccole manovrine crescono: il governatore della Liguria Toti –
ex direttore del TG4 di Mediaset – all’ultimo istante, prima che i riflettori
si spengano e si dia l’avvio ufficiale alle vacanze, lascia Forza Italia con
qualche lacrimuccia agli occhi. Già da un anno masticava la scelta, quella di
una sorta di Forza Italietta “depurata” dal fantasma ingombrante del Cavaliere,
per associarsi alla Lega stravincente (per ora) ed alla pallida Meloni, che sa
di un melone acerbo. Speriamo nella tintarella. Un esito ampiamente previsto:
Berlusconi abbozzerà o s’incazzerà? Mah…eppure, in qualche modo, bisognerà
fermare la riforma di Bonafede…
Quello che gli italiani, spesso, dimenticano è la Parte Seconda
della Costituzione e, in particolare, il Titolo Secondo, ossia gli art. 83-91:
la sezione che descrive i poteri del Presidente della Repubblica.
Pochi sapranno che la figura, nel 1946, fu ricopiata quasi pari
passo da quella del Re.
Lo abbiamo visto in opera un anno or sono, quando al posto di
Savona andò Tria: un ministro del governo Monti!
Con un sapiente e misurato uso di verbi, avverbi ed aggettivi –
“sentito il…”, “nei casi previsti…”, “qualora…”
et similia, il presidente fa il cavolo che vuole: un anno fa ci provò il povero
Di Maio a pronunciare il famoso termine “impeachment” (che non esiste nella
lingua italiana), per poi dover genuflettersi 550 volte e dire trecento Pater,
Ave e Gloria ogni mattina appena sceso dal letto.
In effetti, l’ultimo, grave dissidio fra la figura di garanzia
(Presidente/Re) ed il Governo fu proprio quello fra re Vittorio e Mussolini: un
dissidio profondo, ma mantenuto allo stato latente per un intero ventennio:
scoppiato poi, evidentemente, quando la situazione era diventata insostenibile
per i motivi sopra esposti.
La velleità di parte del panorama politico d’andare rapidamente
ad elezioni si scontra proprio con il Presidente, che mai e poi mai
acconsentirà ad andare ad elezioni “al buio” senza una legge Finanziaria da
definire e promulgare nel prossimo Autunno. Senza considerare anche un dato
curioso, ma che gli importa assai poco: la maggioranza degli italiani vuole che
questo governo vada avanti, cosa mai accaduta nella storia della Repubblica ad
un anno dall’insediamento.
In qualche modo, si stanno scontrando due modi d’interpretare
la politica e l’azione di Governo ed il servaggio americano: quello che ha
regnato per 70 anni – da Gelli a Sindona, da Calvi a Marcinkus, da Cagliari a
Gardini, da Moro ad Andreotti, da Prodi a Berlusconi, da D’Alema ad Amato, da
Monti alla Fornero, da Renzi a Gentiloni…senza contare i “comprimari” che hanno
insanguinato e gettato nel mistero ogni loro azione: da De Pedis al Vaticano,
da Pippo Calò a Woitila, dai Bontade ai Messina Denaro, dai Bertone ai
Ratzinger… – perché questa è l’Italia che ha contato e che, ancora oggi,
vuole contare. Difatti, ogni azione giudiziaria di un certo
peso va a scontrarsi, precisa come un orologio, con eventi e persone che la
storia di questo Paese hanno diretto, cambiato, insanguinato: Massoneria,
Mafie, Servizi Segreti. Qui c’è la vera continuità.
Sinceramente, osservando questo sconfortante scenario, poco
c’azzeccano i movimenti di un Toti o di un Di Battista nel mefitico panorama
delle istituzioni, quando anche il CSM è stato raggiunto dal puzzo di cloaca.
E l’altro modo d’intendere la politica? E’ perduto, sconfitto,
nella penosa parabola dei Borghi e dei Bagnai, dei Savona e dei Di Maio, dei di
Battista e dei Salvini. Le promesse elettorali? Aria fritta, alle quali il
Quirinale sorride, sornione.
Scomposti burattini, messi in scena da abili mani: sempre le
stesse, ogni anno che passa. Come narrava Guccini, “Diverso tutti gli anni, ma
tutti gli anni eguale”.
(1) Dichiarazione di Benito Mussolini.
(2) https://www.fanpage.it/politica/tav-in-val-di-susa-quando-la-lega-diceva-no/
Grazie, come sempre...Vedere i nostri pensieri inconsci ed incompleti messi nero su bianco è confortante e chiarificatore. Quelli che a Roma sono iscritti all'anagrafe come nati il 14 agosto 1943 hanno due compleanni: il 13 ed il 14 agosto. Come Mia Nonna, che se n'è resa conto dopo aver APPRESO in internet delle date dei bombardamenti degli USA ai Romani: 19 luglio 1943 e 13 agosto 1943. Però, “azzo” ci hanno portato la demoNIOcrazia !
RispondiEliminaLa nostra sembra una discesa verso un profondo abisso che non conosce mai un fondo!
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