03 dicembre 2018

L’Europa ha ragione: non è finita la pacchia


Una sera, discorrevo con un sindaco: un bravo sindaco, uno che fa pagare l’acqua (pubblica, del Comune) ai suoi abitanti una ventina di euro l’anno, che fa pagare poco la spazzatura…insomma, un bravo sindaco. Della Lega.
Ciò che mi disse, mi meravigliò. Parlando di bilanci, mi confessò che lo Stato aveva tagliato non ricordo più quante decine di migliaia di euro per il suo Comune (come per gli altri) e di come fosse arduo mantenere le promesse fatte agli elettori. Poi, sbottò in una frase che mi colpì: “Però, se non si ruba, ci sono i soldi per fare tutto”.

Già…si ruba…però ci sono leggi precise, ci sono la Magistratura, i Carabinieri, La Finanza, la Polizia…come si fa a rubare? Molto semplice.

In Italia ci sono (Aprile 2017) 7982 Comuni: ogni comune un consiglio comunale, ogni consiglio comunale un assessore al Lavori Pubblici. L’assessore ai Lavori Pubblici è molto spesso un Geometra, un Ingegnere o un Architetto ed è quasi sempre supportato da uno o più Geometri comunali.
C’è da asfaltare una strada. Che si fa?

Non si può certo “razziare” una parte del denaro stanziato – roba d’altri tempi – oppure farsi beccare con la classica “bustarella”. No, ci vuole finezza, “ci vuole orecchio” – come narrava Gaber – per non farsi beccare.
Il nostro bravo assessore, che chiameremo Caio, apre uno studio, nel quale la gente sa che sarà più facile ottenere l’approvazione di un progetto…ma queste sono cose di poco conto…pubblicità elettorale. Di cosa si occupa lo studio?
Accatastamenti, restauri, costruzioni…gli architetti aprono gli studi, i politici le fondazioni: stessa roba.

Il nostro assessore può benissimo fare un po’ di compravendita d’immobili in proprio: e chi glielo può proibire?
Caio ha appena acquistato un rudere od un vecchio fabbricato, sapendo che in quella zona ci saranno possibili acquirenti. Lo compra per quattro soldi, ad esempio 30.000 euro ma…dopo…quanto costerà rimetterlo a posto? Mettiamo 20.000 euro. Spenderà in totale 50.000 euro: dovrà venderlo almeno ad 80.000 se vorrà guadagnarci qualcosa, tenendo conto delle spese accessorie, burocrazia…eccetera.
Il signor Tizio, ad esempio, ha un’impresa in grado di restaurare l’immobile, mettere a norma gli impianti, insomma, quello che serve. Ed è anche in grado d’asfaltare una strada. Bene, anzi, benissimo.

C’è un appalto comunale di – poniamo – 50.000 euro per asfaltare la strada: sono previsti tot ore di lavoro per eseguire l’opera, tot di materiali…ma, in realtà, non c’è nessun controllo su tempi e costi. E nemmeno sulla durata nel tempo dell’opera. L’appalto, come si fa di norma, è al ribasso: chi fa l’offerta minore, a parità di servizio, vince.
Tizio, ovviamente, ci tiene a quell’appalto e allora…cerca di sapere quali sono le offerte della concorrenza…ma…come si fa?
S’interpella Caio, il quale potrebbe conoscere anzitempo le offerte – giacché giungono sulla sua scrivania – e potrebbe dunque spifferare qualcosa. Immaginiamo il colloquio?

L’assessore fa presente quei ventimila euro che deve spendere per la ristrutturazione…eh, un bel problema…e Tizio, ovviamente, si propone d’eseguire il lavoro…in economia, certo…però una fattura ci vuole, mica si può fare tutto in nero! La concorrenza non sta a guardare! Ed è pronta a denunciare.
Giungono ad un accordo: lavori per 20.000 euro e fattura, reale, di 4.000. L’appalto, sarà dato a Tizio per 49.000 euro.

L’assessore è contento, perché il costo totale del suo immobile non supererà i 35.000 euro…quindi: o più guadagno, oppure una vendita più veloce (la scelta più gettonata) per far rientrare i soldi in circolo e metterli su un altro affare. Una scuola, un ponte, un’altra casa…non importa: il sistema è questo.
Anche Tizio è contento, perché ha vinto l’appalto e, armandosi di pazienza, è  certo, prima o poi, d’incassare 49.000 euro. Il lavoro?
Beh, per la casa non sarà difficile: qualche ora in più in “nero” da parte di gente fidata e competente e, soprattutto, qualche albanese, moldavo, senegalese…o quant’altro che lavori in fretta e per poco. In nero? Una buon parte sì.
Ma non basta.

Sapendo d’averla fatta sporca entrambi, i due sono legati da un patto segreto – a volte addirittura “di sangue”, perché potrebbe esserci di mezzo una lupara – e dunque, beh…l’assessore non farà fare controlli…magari darà al Geometra del Comune del lavoro per il suo studio – in nero, ovviamente – cosicché non dovrà affaticarsi a controllare.

Adesso, però, Tizio dovrà ridurre le spese all’osso: meno centimetri d’asfalto da grattare e poi da ri-asfaltare, minor qualità dell’asfalto…insomma, un lavoro più “veloce”, una “passata” e via. Tutto funziona così: dagli appalti per i lavori stradali allo sgombero della neve. Ogni appalto ha la sua “cresta”.

Chiedetevi, adesso, come mai è comparso l’adesivo che ho letto sul retro di un’automobile: “Non sono ubriaco, sto cercando di scansare le buche”. E perché, anni or sono, le strade duravano il doppio.
Chiedetevi anche perché il consumo di cemento pro-capite, in Italia, era di 801 kg negli anni ’80: il doppio del consumo europeo (1). Quattro volte la superficie vergine ricoperta ogni anno rispetto alla Germania. Ecco cosa scrissi anni fa ne “La guerra di Cementland”:

Nel 1998, in Germania, ad esempio, una nota rivoluzionaria proveniente dalla ex DDR – tale Angela Merkel, all’epoca Ministro per l’Ambiente, oggi Cancelliere – fissava per decreto la massima cifra di 30 ettari/giorno da concedere a Cementland, contro i 120 di prima. In Gran Bretagna, Cementland fu fermata nel 1946 con il New Towns Act, che sostanzialmente ricalcava lo stesso principio: la comunità definita “Stato” decide il massimo (in superficie) che può essere concesso all’invasore depotenziandone, così, le mire.” (2)

L’hanno fatto in Germania ed in Gran Bretagna: noi, invece, abbiamo aree industriali abbandonate per anni mentre, accanto, un bel prato o campo sarà cementato per costruire capannoni.

Adesso, moltiplicate il tutto per 7982 Comuni, 100 ex Province, 20 Regioni ed un Governo: quanto fa? Non lo sappiamo.
Ci sono cifre vaghe, che raccontano di una forbice che parte da 10 ed arriva a 60 miliardi l’anno (3): anche perché la corruzione sull’edilizia presa in esame è appariscente: ponti che crollano, strade che cedono appena dopo l’inaugurazione, scuole che dopo tre anni sono da buttare. Il Sole24 Ore definisce la cifra di 60 miliardi “una bufala” poiché proviene da una rilevazione media internazionale che, sulla base del PIL italiano, ricava questa cifra: non vorrete mica dire che l’Italia sia corrotta come le repubbliche delle banane! Cosa non si fa per accontentare i propri lettori…
Solo per avere un raffronto, il sistema scolastico costa sui 70 miliardi l’anno, quello sanitario sui 100. Tutta la lite per il RDC verte su una decina di miliardi.

Meno appariscenti sono le corruzioni in campo medico – convegni (leggi: vacanze) pagati dalle case farmaceutiche in cambio di prescrizioni a valanga sul solito antibiotico – oppure, gli stessi farmaci che costano pochi centesimi a Cuba (documentato da Michael Moore nel film “Sicko”) mentre da noi costano decine e decine di euro o dollari: perché? Poiché i prezzi dei prodotti chimici per sintetizzarli vanno a tonnellate, non a milligrammi! E finisce (con poche eccezioni) che i principali preparati farmaceutici, nel mercato all’ingrosso, non costano quasi niente. Tutta scatoletta, blister, colori e…pubblicità! Legale od occulta. La ricerca? L’acetilsalicilico (Aspirina) ha più di un secolo!

Sui prodotti petroliferi e chimici, poi, è un tripudio: il gasolio per uso agricolo (agevolato) che nelle cisterne torna ad essere gasolio per autotrazione (cambia il colore, ed il prezzo), oppure l’alcool denaturato per le pulizie che non viene denaturato (con l’aggiunta di colorante), e diventa spirito per liquori (gravato da 10 euro il litro d’imposta, che viene così elusa)…ci sono mille contraffazioni che sfuggono, mascherate con mille trucchi, chimici e contabili. Anni fa, alcune note raffinerie, in Sardegna, incameravano il famoso contributo “CIP6”, che pagavamo sulla bolletta dell’ENEL per le energie rinnovabili, perché “riciclavano” le frazioni più pesanti del greggio: operavano una semplice operazione di cracking, del tutto normale nelle raffinerie petrolifere, e lo facevano passare per un “recupero ecologico”. Dopo quella vicenda, l’ENEL “rinominò” il “CIP6” in qualche altro modo. Confondere, per offendere.

Siamo un popolo di corrotti, ma non per lombrosiana memoria: semplicemente perché le leggi lo consentono e/o nessuno riesce a controllare. Fuori d’Italia le cose cambiano: in Danimarca, se non rispetti le norme ed i tempi sulle grandi opere, giungono a ritirare il passaporto ai dirigenti.

Basterebbe inserire nei codici degli appalti (e nel codice penale) ben poche righe di testo, e la corruzione diminuirebbe, e di molto: avete visto che fine ha fatto la legge sulla prescrizione? Sarà discussa insieme alla riforma del codice di procedura penale il prossimo anno…campa cavallo, che l’erba cresce. Non bastava annullare le famose leggi che Berlusconi fece approvare per se stesso?

Chiediamoci perché succede così, perché questo governo s’avvia al suo fallimento: perché quel terzo dei votanti italiani che votò i 5 Stelle, oggi storce il naso.
Hanno accolto con favore la fermezza sul fronte dell’immigrazione, per niente le buffonate di Salvini sul fatto che “finiva la pacchia”. Per chi? Per chi speculava sui barconi senz’altro, per quelli dei barconi…beh…almeno un po’ di comprensione…e poi si dicono cristiani…
Ma, di tutte le grandi promesse dei 5 Stelle, non ne è passata una: il RDC staremo a vedere cosa sarà e, soprattutto, se e quando arriverà. Intanto, Berlusconi e Renzi (più migliaia d’altri personaggi) si fregano le mani per la prescrizione “sfangata”, tranquilli: “non è finita la pacchia”.

Lo scorso anno, abbiamo pagato 64 miliardi d’interessi sul debito pubblico: sono stati scritti centinaia, migliaia di articoli per spiegare, capire, comprendere cos’è quel debito, se sia giusto o sbagliato pagarlo. Lo scorso anno, come tutti gli anni, abbiamo pagato 60 miliardi anche per il “debito” verso i nostri amministratori corrotti ed i loro sodali, ma niente è stato fatto. Niente di concreto, niente che non consenta loro di temere la legge, niente che faccia loro capire quel vecchio monito latino: “dura lex, sed lex”.
Centinaia di ore passate su Facebook a rassicurare, blandire, inseguire chi scappa o vorrebbe scappare, ancora una volta, dall’ultimo partito nel quale ha creduto: il decreto anti-corruzione, per quella gente è acqua fresca. Conoscono solo una legge: quella di chi ti viene a prendere, una mattina, e t’infila le manette ai polsi.
Se non riusciremo a mettere fine a questo andazzo, a nulla serviranno le alchimie finanziarie e monetarie: giusto chiedere una moneta sovrana, ma – se dovrai pagare il pizzo per ogni metro cubo di asfalto, cemento od altro – la tua moneta sovrana evaporerà, come neve al sole. 

Ci voleva poco a capirlo: Salvini poteva permettersi di rompere non con Berlusconi, ma con le decine di migliaia d’amministratori corrotti, con le migliaia di Tizio e Caio che fanno parte del suo elettorato? Cosa potrebbe rispondere a Cota e Molinari, a Bossi e Belsito, se passasse la legge sulla prescrizione?

Quel signor Sindaco, che mi raccontò questa (ed altre) storie, fu anche candidato alle elezioni regionali ed eletto: arrivò, però, una telefonata da Milano, da via Bellerio. “Sai…sarebbe meglio che tu rinunciassi, avevamo un accordo con…”. E lui, obbediente, rinunciò. Ma restò al suo posto, nella Lega e in Comune.
Avete capito com’è la faccenda? Se non l’avete capito, tornate a rileggere le mille alchimie su come fare, rifare, rifondare, riavere, la famosa “Nuova Moneta” che vi renderà liberi dal debito pubblico, liberi dalla schiavitù europea, liberi dalle basi americane, liberi dall’orso russo, liberi dal lavoro di m…Liberi tutti!
Come a nascondino.


1) Enrico Deaglio, Raccolto rosso: la mafia, l'Italia e poi venne giù tutto, Milano, Feltrinelli, 1993.

3 commenti:

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  2. Mi sembra dal tono del commento che il giudizio sul governo ed in particolare su i 5 stelle stia mutando?
    saluti Giuseppe Castronovo

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  3. Salve
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