Conobbi Beha una sera di tanti anni fa, in una Torino
uggiosa, circoncisa dalla nebbia ed immersa in quell’umidore che t’attanaglia
la pelle e ti strema il respiro.
Eravamo una cinquantina d’anime dannate che sognavano una
“Repubblica dei Cittadini”, qualcosa di molto diverso dai cybernauti che oggi
vanno per la maggiore: un po’ per fideismo, un po’ per depressione e sfiducia.
Uscivamo a fumare fuori, dalle parti del Palazzo delle
Facoltà Umanistiche – terra di Bobbio e di Abbagnano – che ci rammentavano un
po’ una Torino smagata da tempo, dall’altra il senso della misura, oggi perduto
nelle risse da balera televisive.
Eppure, Oliviero c’aveva raccontato tante, troppe cose,
soprattutto quella ventura di scoprire una partita di calcio fottuta,
combinata, comprata…chissà…una come tante, in un campionato dove se ti chiami
Fiorentina, per lo stesso reato, vai in serie D, se ti chiami Juventus vai solo
in B. Vai a capire: no, non c’è niente da capire.
Quello scoop fu maledetto. Se tocchi il calcio oppure l’ENI,
in Italia, sei fottuto per sempre.
Gli lasciarono quel posto in RAI – così mi raccontò – tanto
per sbeffeggiarlo, per fargli capire che uno bravo non lo vogliamo, se non è
disposto a chinarsi a novanta a comando. Lo lasciamo lì, a rimirare la sua
impotenza.
Per questo volevamo un repubblica fatta da cittadini – non
da cafoni suburbani – che oggi si litigano per capire chi ti ha telefonato per
dirti che non dovevi comprare quella banca…oppure no…che la dovevi
comprare…madonna mia, che schifo.
In questo senso eravamo più Bobbio od Abbagnano: sempre
meglio che giocare alla capra con Sgarbi. Che finisce, irrimediabilmente, sotto
una panca fatta di scoregge e rutti, in un’osteria di periferia.
Dal televoto di Sanremo al cyber voto per dichiarare che 20.000 persone hanno
deciso che tutto va bene, così hanno sentenziato a Milano, e Genova ha
approvato.
Hai preferito vivere da signore un po’ scapigliato, con
quell’andazzo dal quale lasciavi intendere di vedere le cose un po’ più in là
degli altri, con un orizzonte più lasco, meno imbrattato dai verminai politici o
dalle madonnine cibernetiche.
Non mi viene in mente altro che la frase della (ipotetica)
figlia di Marco Aurelio ne Il Gladiatore:
“E’ stato un giornalista italiano.
Onoriamolo.”
Dopo lo scoop sulla partita truccata, ho cominciato a seguirlo; e poi ho letto qualche suo libro. Ultimamente mi piaceva ancora di più, nel senso le sue idee, le analisi sulla società italiota convergevano fino a coincidere (sono un po presuntuoso??!!). Cmq, sì è stato un giornalista e come tale va onorato.
RispondiEliminaBuon viaggio Oliviero, a tutti buon Cammino
Doc
Grazie a Beha e a Bertani.
RispondiEliminaSono portato a pensare che l'interesse del Sig. Oliviero per il calcio si riassumesse nella metafora che quest'ultimo fornisce della societa'.
RispondiEliminaOvio e banale mi si contestera': innegabile.
Avrei amato poterlo conoscere di persona, come poche altre persone al mondo.
RispondiEliminaUn Uomo libero!
In cui si fondevano sensibilità e professionalità, autonomia ed onestà intellettuale.
Ci mancherà molto...
La fotografia che ho scelto per l'articolo racconta molto della personalità di Beha. Anche se l'ho incontrato in una sola occasione , capii che era una persona dal pessimismo che rasenta il cinismo, soprattutto sul pessimo giudizio che aveva sulla classe politica italiana. Era un sentimento che ci accomunava.
RispondiEliminaSpesso ho riflettuto su questo fatto, per me incomprensibile: sembra che la classe politica si stia distanziando da ogni forma d'intelligenza e di critica, che è la sana parte di un dibattito. E pensano d'andare avanti così all'infinito: tiriamo avanti ancora un giorno, fino al prossimi stipendio, fino alla prossima occasione di lucro.
Non solo gli attuali politici, è una tradizione tutta italiana quella di non ascoltare nessuno. Oggi, poi, con i grandi potentati internazionali che non trovano più barriere nello stato e nella classe intellettuale...
Non è un caso se Gentiloni è il nipote di quel Gentiloni che riportò i cattolici al voto...ne ho conosciuti parecchi, qualcuno molto importante, e non m'hanno mai dato l'impressione d'essere svegli, solo occhi bolliti. i "grandi" peggio: lì c'è anche la furbizia di prestare la propria intelligenza a fini, che poi... ... ... ...
Lo sguardo di Beha illumina.
Saluti a tutti
Carlo