Basta osservare la cartina geologica, per capire chi è messo
meglio e chi peggio: in Italia, i terremoti altamente distruttivi – solo
dall’età Moderna in poi – sono stati perlomeno una ventina, nemmeno si contano
quelli minori, tanto per capirci quelli dell’Aquila o di Amatrice. Solo “roba
grossa”, come l’Irpinia (1980) o Avezzano (1915), per quel che possiamo
ricordare personalmente o da qualcuno che ce ne ha parlato.
Sempre dall’età Moderna ad oggi, in Germania sono avvenuti
circa 8 terremoti, di magnitudo minore, nemmeno paragonabili a quelli italiani
o balcanici: basti pensare che, in Germania, non si contano vittime per
terremoto dal lontano 1629.
Allo stesso tempo, vivere in una zona di “faglia”, per gli
aspetti socioculturali, ci deve far pensare che Lampedusa si trova più a Sud di
Tunisi e fa già parte della “zolla” geologica africana: un centinaio di km
dalla Tunisia e 200 dalla Sicilia.
Per quanto riguarda la “faglia” socioculturale, invece, la
Germania ha sempre potuto (oltre che saputo) regolare i flussi migratori
secondo le richieste del suo apparato produttivo. Dal dopoguerra, mezza Turchia
si è trasferita in Germania.
I morti per terremoto, nei secoli – in Italia – sono stati
centinaia di migliaia: e i danni?
Non si possono quantificare i danni dei terremoti più
antichi (ed altamente distruttivi): per avere qualche ragguaglio, basti pensare
che “modesti” (su scala storica) terremoti come L’Aquila hanno condotto a danni
per 14 miliardi di euro, mentre un “grande” terremoto come l’Irpinia (1980)
causò danni pari (attualizzati) a 66 miliardi di euro, anche se – quasi
certamente – vi furono eccessi e ruberie di varia natura.
La domanda che si pone è, allora (visto che facciamo parte
dell’UE): una “Unione” – termine vago, che non precisa nulla – come può
decidere, in termini economici, che una singola Nazione sovrana debba
sottostare a dei vincoli comuni di bilancio? Soprattutto alla luce delle grandi
differenze, sia in termini geologici, sia in termini di politica
dell’accoglienza (solo per citare due esempi calzanti).
Vediamo i due tipi di Stato più comunemente citati: lo Stato
Federale e quello Confederale.
“La confederazione si
basa sul principio della "rappresentanza degli Stati", non dei
cittadini, e attribuisce infatti il voto solo agli Stati, escludendo in tal
modo il popolo dalle decisioni che riguardano i rapporti interstatali.
l'Unione europea è già
qualcosa di più di una confederazione, in quanto i suoi cittadini sono
rappresentati al Parlamento europeo ma, dato che i suoi stati membri hanno
ancora poteri in politica estera e nella difesa (che non sono neppure
coordinate dall'Unione stessa, ma sono lasciate completamente agli stati), non
è ancora la Federazione europea
auspicata dai movimenti federalisti in Italia come nel resto d'Europa. In
realtà è una via di mezzo tra confederazione e Stato federale.” (Wikipedia)
Si deve però aggiungere, alla definizione di Wikipedia, che
il Parlamento Europeo ha sì potere legislativo, ma lì s’arresta tutto: nessuna
“legge” può essere emanata direttamente dal Parlamento Europeo, perché i veri
“padroni del vapore” sono i Commissari, nominati dai vari Paesi pesando tutti
gli interessi nazionali con il bilancino del farmacista.
Quindi, l’UE è più correttamente una Confederazione di Stati
Sovrani, un po’ come la C.S.I. del dopo URSS: una specie d’insalata mista,
condita con misure di bilancio da gulag.
Perché l’UE non può essere considerata uno stato federale?
Poiché lo stato federale ha, oltre i bilanci dei singoli Stati, un bilancio federale, mentre quello confederale non ce l’ha.
A cosa serve il bilancio federale?
Dal punto di vista puramente teorico, per le esigenze comuni
di politica estera e difesa, ma così non è.
Ad esempio, il governo federale USA ha concesso recentemente
uno stanziamento di 35 milioni di $ alla Aeros Craft per la costruzione del
dirigibile Pelican, ritenendo il progetto
d’importanza nazionale. A New Orleans, dopo l’uragano Katrina, Obama dichiarò
lo stato di emergenza federale che
consentiva lo sblocco di fondi federali per destinarli all’area colpita. Ci
sono molti di questi esempi: identica situazione in altri, grandi stati
federali quali la Russia o la stessa Germania (che, al suo interno, è diventata
sempre meno “federale”).
Come si può notare, non è solo politica estera e difesa: lo
Stato, centrale o federale, interviene in economia quando vuole imprimere una
“accelerazione” in determinati settori, oppure rimediare a catastrofi naturali
le quali, domani, assorbirebbero ugualmente risorse, depauperando aree della Nazione,
anche se federale, poiché concepita di parti, ma di un solo insieme.
Oggi, (lunedì 23 gennaio 2017) Romano Prodi ha dichiarato
che la Germania potrebbe anche “voler fare da sola” e per qualcuno sarebbe,
questa, la sibillina risposta alle disperate grida d’aiuto del PD, che ha
dovuto sfoderare addirittura un Gentiloni “nipote” per restare, almeno, a galla
nel panorama politico internazionale. Oramai, conta la buona discendenza, lo
ius sanguinis: sono veramente alla frutta.
Lasciando però perdere queste marcescenti vettovaglie, da
mercato rionale della politica nostrana, si potrebbe ipotizzare un’uscita della
Germania, prima o dopo: qui sta il punto. Potrà tirare la corda ancora, per
essere ben certa che i competitori – Italia e Francia, soprattutto – siano ben
cotti e stracotti: la Francia non lo è ancora, De Gaulle seppe imporre la
potenza nucleare anche per la nazione sconfitta fra le vittoriose.
Ma è su quanto abbiamo prima sottolineato che l’Europa con
tedeschi/senza tedeschi ha fallito e si è ritrovata in un cul de sac: perché
l’Europa, è soltanto un’imputazione geografica.
Oh sì...ci hanno detto e ridetto che, con la riunificazione
tedesca, un’Europa disunita sarebbe finita, inevitabilmente, verso le III
Guerra Europea, con o senza partecipanti di corollario.
Fu una balla colossale: quel pod/simulatore nucleare,
agganciato centralmente ai Mirage – che chiunque sia stato un poco in Francia
non ha potuto fare a meno di notare – è ciò che garantisce da una futura
“Sedan” nucleare.
La vera “ruina” – impossibile da scapolare – è stata
l’impossibilità di un bilancio federale, ossia quello che avrebbe considerato
l’Appennino Centrale Italiano una zona ad alto rischio sismico e pertanto –
inevitabilmente – apportatore di sciagure “europee”, non solo italiane.
Sono trascorsi circa 20 anni dal terremoto in Umbria e
Marche del 1997, ed il movimento delle faglie ha colpito quasi ovunque, da
Perugia all’Aquila, in un territorio abitato da milioni di persone.
Come, del resto, è molto improbabile che i migranti che
partono dall’Africa raggiungano su quei gusci di noce Kiel, Brema o Rotterdam:
più facile che trovino approdo a Lampedusa, Pantelleria, oppure in Sicilia. O,
ancora, in Grecia.
Sembrerebbe quasi una difesa, postuma, di Matteo Renzi: non
è così. Nessuno doveva andare col cappello in mano ad elemosinare qualche 0,
per un terremoto o per l’invasione da parte di 180.000 migranti in Italia e di 170.000 in Grecia: in
totale, 350.000 persone che hanno preso terra in Europa, nel solo 2016.
Qualcuno, invece, doveva avere il coraggio di sbattere la
porta ed andarsene, affermando a chiare lettere che quel concetto di “Unione” è
vago e, sottilmente, fraudolento, perché non indica a chiare lettere qual è il
significato di essere “uniti”.
Romano Prodi può sì lamentarsi perché l’Europa non sa
parlare una sola lingua in politica estera ma, di controbalzo: sa parlare una
sola lingua in politica interna? Facendo finta che quelle 350.000 persone siano
approdate nella mitica Shangri-là, oppure che a tremare sia la catena degli
Appennini Atlantidei?
Oltretutto, questo strano sovra-stato confederale costa, e
costa parecchio. L’Italia (fonte: l’Inkiesta) paga a Bruxelles quasi 15
miliardi l’anno e ne riceve, sotto varie forme, 11. Quindi, ci costa 4 miliardi
l’anno solo per il suo funzionamento: accipicchia che “paghetta”!
Un altro capitolo a tinte fosche è, invece, in parte
italiano ma anche europeo: ci riferiamo ai famosi “finanziamenti” che
riceviamo, ossia il Fondo di Sviluppo Regionale, Fondo di Coesione ed il Fondo
Sociale Europeo.
Le istituzioni europee versano i fondi a strutture
politico/amministrative italiane, le quali devono poi fornire rendiconti di
come sono stati spesi: circa la metà ritorna in Europa, perché non viene spesa.
Perché questa stranezza?
Poiché i fondi per i quali non si trova l’accordo politico
di spartizione, semplicemente, tornano al mittente.
Personalmente, ho avuto esperienze del genere e mi è stato
detto, sulla faccia: “Voi potrete chiedere quanto volete, ma noi avremo il
finanziamento, voi no”. Era il solito presidente di cooperativa, mezzo bianco e
mezzo rosso, che aveva tutti gli intrallazzi necessari. Seppi in seguito che,
con i finanziamenti del FSE, furono acquistate anche due Jaguar
d’epoca...eh...magari servivano per rappresentanza! So anche di stazioni
radio-televisive mobili (furgoni attrezzati), mai usate da chi doveva
adoperarle, e (penso) dormienti in qualche garage abbandonato: già, ma per i
cingolati da neve i soldi non ci sono...eh, che sfortuna...
Ogni volta che qualcuno si reca presso associazioni di
categoria con idee da realizzare, riceve sempre ampie rassicurazioni: la legge
c’è...appena arrivano i fondi...i quali, appena giunti, finiscono subito perché
già “prenotati” da chi aveva santi in paradiso. Capito mi hai?
L’Europa, fa finta d’esser pura come una vergine: siamo
certi che sono molto, molto dispiaciuti quando tornano loro i miliarduzzi non
usati dall’Italia...oh, come soffrono...
Senza considerare che le banche europee sono controllate con
il contagocce da Francoforte, e non smenano un centesimo senza il placet dei
soliti noti: sono queste le cose da sapere quando si disserta di Europa...restiamo,
andiamo via...questa è materia nella quale il M5S dovrebbe fornire risposte
precise, parole chiare, altrimenti è la solita fuffa. Solo dall’euro o via
dall’Europa? Chiarezza ci vuole.
L’Europa dei mercanti anseatici, se questo è ciò che
sottende la sigla “UE”, non c’interessa: ha già dato abbastanza prove
fallimentari di se stessa: ora, è il tempo di richiudere le frontiere, di
lasciar “lavorare” i dazi doganali e le limitazioni alla circolazione dei
capitali, che ci hanno regalato – quelli sì! – cinquant’anni di pace e di
prosperità, dal 1945 in
poi.
L’Europa dei mercanti anseatici non c’appartiene, non è per
noi: latini e luterani possono convivere, ma ciascuno a casa propria. A meno
che qualcuno, per appoggiare Berlino, non sventoli ancora lo spauracchio, le
vecchie bandiere di una guerra europea senza nessun senso, che soltanto delle
menti malate possono concepire, un babau per allocchi.
Lasci perdere, Prodi, sarà stato un sogno per qualcuno ed
una colossale truffa per altri, ma l’unica cosa saggia è metter fine a questa
commedia europea: facciamolo tutti insieme, come fecero in Cecoslovacchia,
senza sparare un colpo, senza inutili tiritere. Basta riabbassare la sbarra e
non permettere le “giravolte” dei capitali.
Errare humanum est: perseverare, diabolicum.
Sarebbe banale dedurre che (ma la pratica ha dimostrato che banale non è) : se le nazioni contribuiscono economicamente al mantenimento della UE, la Ue deve contribuire, almeno economicamente, direttamente a risolvere i problemi dei singoli stati. Specialmente per eventi straordinari con effetti economici che diventano di fatto discriminanti per le nazioni che li subiscono.
RispondiEliminaDa ciò è evidente, ma lo era fin dagli anni 90, che questa UE non può e nè deve interessarci.
Pensa, Donato, che lo diceva già Craxi: "dobbiamo fare molta attenzione", mormorava, sibillino. C'è il video su Youtube. Ciao
RispondiElimina
RispondiEliminaMi sembra che richiedere 3,4 miliardi per pareggiare il bilancio ad un paese in ginocchio per eventi geo-atmosferici, e che contiene e mantiene l'onda d'urto dell'emigrazione perché tutti, e sottolineo tutti gli altri paesi hanno chiuso le loro preziose frontiere, sia da meschini e pidocchiosi usurai.
Poi sai, io ragiono come una casalinga, non di Voghera, ma insomma, di quel genere lì.
A quando l'Italexit?
Scherzo, ma non del tutto.
Ciao.
E.
Questo sono, Eli, solo degli usurai...ma il capitalismo luterano è ben diverso dal nostro...il pastore è soltanto un coordinatore, non investito d'autorità quasi divina come il prete.
RispondiEliminaPer questa ragione, la ricchezza è percepita come benevolenza di Dio, visto che nel Protestantesimo il rapporto è diretto, uomo-Dio, senza intermediazioni.
Siccome noi siamo dei Latini che si vendono le indulgenze, non meritiamo nessuna pietà: è la punizione divina. Anche nell'ebraismo le cose sono abbastanza simili.
Per questa ragione ho rifiutato in blocco le tre religioni monoteiste: affari loro. Però, quando la buttano in politica, l'anima luterana si scorge, e bene!
Ciao
Carlo
RispondiEliminaCarlo,
saranno anche luterani, ma più che altro sono massoncini delle logge sovranazionali, e la religione che professano è quella dell'oro sotto la coda del Drago, hai presente i Nibelunghi?
Tu poi sai che un mio antenato di Stoccarda era un pastore luterano. Per fortuna il figlio si trasferì a Roma, così il mio bisnonno nacque in un paese più civile.
E ringrazio anche mio nonno abruzzese di Amatrice, e mia nonna marchigiana di Visso e Pievetorina per essersi trasferiti a Roma all'inizio del secolo scorso, i quali nei paesi d'origine non avevano più neanche una casa familiare. Altrimenti, forse, a quest'ora sarei stata sotto una valanga di neve in una magione avita ma terremotata.
Qui continuiamo a sentire le scosse, a volte avvengono ogni cinque minuti.
Quando superano il 3° grado le sento nelle zampe mia seggiola, mentre sono al computer.
Anche se la scossa è stata a Piacenza, Terni, Perugia o L'Aquila.
Quella del terremoto è una sensazione che, una volta conosciuta, sperimentata, non ti abbandona più, la riconosci sempre.
Comunque mi sento di consigliare a tutti, anche a Donato ed Augusto, la lettura de Il risveglio del Leone, di David Icke.
Lui ha una cultura mostruosa, e spiega benissimo come e da chi furono inventate le religioni, tutte le religioni, per dividere gli uomini, asservirne le coscienze, e dunque dominarli con più facilità.
Un abbraccio.
E.
RispondiEliminaSecondo me, Augusto,
le religioni servono a fornire consolazione a tutti coloro che hanno paura della morte.
E poiché sono una nota estremista, affermo anche che chi si sottomette ad una qualsiasi religione è uno psicolabile.
Altrimenti non si spiegherebbe come facciano a credere a cose impossibili, tipo una che partorisce restando vergine (!), o che un essere umano sia santità solo perché papa o lama.
Altra cosa è lo Spirito e la spiritualità, roba per sciamani e studiosi dell'essere umano nella sua totalità.
Saluti.
E.
RispondiEliminaAugusto,
complimenti a tua figlia, Master di Reiki!
Io mi sono fermata ai due primi livelli, ma non è detto, la vita è lunga e piena di sorprese.
Ogni strada è valida, purché sia la tua Via, come diceva Don Juan, lo Sciamano di Castaneda.
Le prove tangibili e misurabili saziano la nostra mente, ma cosa serve per saziare il Cuore?
Il dubbio alimenta il dubbio, la Consapevolezza alimenta lo Spirito.
Lo ammetto, ogni volta che ho sentito parlare delle settanta Urì, ho pensato che Mohammed è stato furbo, poiché sapeva che il sogno di ogni uomo è l'harem. Anche gli italiani sono così.
Le donne, ça va sans dire, non vanno in Paradiso!
Tutt'al più finiscono nel sottoscala, a preparare il tè e il caffè con i datteri.
Ciao.
E.