Giuseppe Grillo e Davide Casaleggio |
La notizia del passaggio al gruppo liberale, a Bruxelles,
del M5S non ha stupito soltanto i simpatizzanti o gli stessi deputati europei,
ha destabilizzato l’universo grillino in Italia che si sono scoperti, da
domani, alleati in Europa col gruppo di Mario Monti.
C’è da dire che le regole europee richiedono l’affiliazione
ad un gruppo politico, pena la quasi “scomparsa” dal panorama parlamentare,
ossia diritti d’intervento, votazioni e roba del genere. Con questa scusante,
potremmo approvare la scelta di Grillo.
Ma, sull’opposto versante, c’è la constatazione che
l’appartenenza ad un gruppo già c’era – ossia quello di Farage, che sarebbe
sopravvissuto anche alla defezione degli inglesi – e, quindi, è da altre parti
che dobbiamo cercare la risposta a questa, improvvisa, scelta di campo.
“Dillo a Bruxelles per farlo capire a Roma”, verrebbe da
dire.
Forse non tutti sono informati degli effettivi poteri del
parlamento di Bruxelless: nulli. Il Parlamento Europeo non nomina nessun
governo, a questo ci pensano i “commissari” nominati dai capi di Stato delle
varie nazioni. E’, in sostanza, un’istituzione di facciata, uno dei tanti
non-sense di questa Europa, nata male ed invecchiata peggio.
Per farli star buoni, tutto ha l’apparenza di un vero
parlamento, ossia si producono dei buoni documenti programmatici (“le famose
“Carte” o “Libri Bianchi” dell’UE) che, successivamente, nessuno legge o
adopererà più, e vengono passati, allo scadere, nel tritarifiuti (con recupero
della carta, per carità!)
Nel tempo – dopo i regolamenti sulla curvatura delle banane,
quella dei cetrioli, sul diametro di fragole e piselli (oh, ma sono tutti
ortolani?) – hanno prodotto anche buoni documenti, come “Il libro bianco sui
trasporti 2001-2010”
che lessi attentamente prima di scrivere un libro.
Il problema è la colossale finzione che esiste nelle
istituzioni europee, la cesura fra il segmento elettori/Parlamento e quello
commissari/Nazioni: è qui che il potere economico si fonda per dettare le
regole.
Ora, che Grillo non fosse a conoscenza di questi andazzi ci
sembra perlomeno stravagante, e non ce la sentiamo d’accomunare il comico
genovese al suo grande concittadino, Gian Domenico Fracchia.
Per questa ragione, pensiamo ad altro.
Le stesse modalità del voto sono state strambe: il destino
europeo del M5S – per quel che vale, d’accordo – è stato deciso da 40.000 voti
favorevoli (circa) su 60.000 (circa) votanti. Un movimento che dovrebbe
rappresentare più di 8 milioni d’italiani e che è stato, alle ultime elezioni
politiche, la forza che ha ricevuto più voti?
Anche i tempi sono stati sospetti: dalla sera alla mattina,
due giorni per votare, nessun dibattito – anzi, nessuna informazione che la
decisione fosse da prendere – al punto che gli stessi parlamentari europei non
sapevano nulla. Spediti come francobolli, da una parte all’altra del
parlamento, dal voto on-line che “uno vale uno”. A noi, sembra che uno + uno
faccia due, ossia Giuseppe Grillo e Davide Casaleggio, che (forse) erano gli
unici a sapere.
Una simile decisione ci sembra arruffata: oltretutto (dai
commenti sul blog) si nota una decisa avversione di molti sostenitori per una
forma di democrazia interna inesistente, ancora tutta da inventare. Non a caso,
il gruppo Verde europeo, prima dell’accettazione dei liberali, ha motivato la
negazione all’ingresso dei 5S nel suo gruppo proprio per i non chiari rapporti
del M5S con la Casaleggio & Associati.
Sembra, dallo schema seguito, non tanto una scelta di campo
(quella europeista) quanto un’affermazione di sovranità su un partito politico:
è roba nostra, decidiamo noi (Beppe & Davide) come vogliamo e cosa
vogliamo. Che è una posizione un poco assurda per chi pretende di governare un
Paese.
Con questa scelta, Grillo ha voluto rimarcare l’inclinazione
fideista del proprio (a questo punto, nel senso del “di lui”) movimento,
lontano mille miglia da un’ispirazione democratica e da un dialogo interno.
Vuote parole d’ordine: “uno vale uno”, ossia io e Davide decidiamo per tutti,
la Raggi va bene, Pizzarotti no.
Poco importa l’appartenenza a questo o quel gruppo europeo:
l’importante è stato rimarcare un concetto per la politica nazionale, il
dopo-Raggi.
Con un colpo di testa, Grillo ha voluto scegliere fra la
“destra” e la “sinistra” interne – ossia una possibile alleanza con la Lega o
con le forze a sinistra del PD – compiendo una non-scelta, ossia pigiando
ancora di più sull’acceleratore fideista.
Riflettiamo su un dato nuovo e dirompente (per un movimento
come il M5S): un terzo degli “elettori certificati” (a questo punto, “Grandi
Elettori”), ha votato contro il Capo. Perché Grillo ha compiuto questo passo?
Evidentemente, la partita delle prossime elezioni è
cominciata e il M5S vuole tenersi le mani libere per future alleanze
parlamentari, da decidere – ovviamente – con i soli Grandi Elettori nel volgere
di ventiquattr’ore.
Così gli avranno raccontato gli spin doctor della Casaleggio
& Associati, che la scelta meno dolorosa era una non-scelta, ossia porre
soltanto il proprio carisma a garanzia delle future operazioni politiche del
movimento. O del gruppo Casaleggio?
Sia come sia, il M5S ha compiuto ugualmente una scelta: ha
perso probabilmente parecchi consensi – non fidatevi delle proiezioni
elettorali...basta avere soldi... – e domani avremo, come classe dirigente, gli
epigoni del no-euro confluiti nel gruppo con Mario Monti.
Per chi si accontenta...
mi lancio in un pronostico: alle prossime elezioni prenderanno una batosta colossale e si ridurranno a fare la politichetta dei partiti del "uno virgola percento" (nella storia della Repubblica abbiamo innumerevoli esempi)
RispondiElimina
RispondiEliminaCarlo,
sono mestamente d'accordo con te. Ed invece ci sarebbe voluto un partito nuovo, energico, che si opponesse alla marea montante di liberticidi.
Ho fiducia nella buona fede di deputati, senatori ed attivisti 5Stelle, è l'operazione che è un fake.
Però è un fake carino, garbato, come si conviene ad un paese che è stato culla di civiltà, artisti e musicisti. Voglio dire, meglio Virginia Raggi di Hamid Karzai od al-Sisi.
Meglio Beppe Grillo di Marine Le Pen.
Meglio Truffolo da Rignano, col suo seguito di giullari, sicofanti e madonnine infilzate, di Donald Trump. Il secondo è molto più pericoloso.
Ciao.
Eli
RispondiEliminaCari lettori di questo bel blog
ho dato il mio voto al M5S nelle precedenti consultazioni elettorali e anche alle ultime comunali a Torino, dove al momento non si vede il minimo cambiamento in positivo.
Sono sempre strato molto sospettoso della totale mancanza di democrazia interna al movimento che ritengo fondamentale per avere una classe dirigente che esegua le volontà della base che la sceglie e che non faccia la fine degli attuali partiti di governo, senza il più minimo collegamento con i loro elettori e con il solito programma elettorale fatto carta straccia il giorno dopo le consultazioni.
Ho in passato militato a livello di segreteria locale in un partito della prima repubblica poi travolto dal golpe di tangentopoli e senza, nascondere alcune difficoltà per la base di fare valere le proprie posizioni, ricordo però che la stessa aveva una enorme voce in capitolo.
L’organizzazione di qualunque movimento politico non può prescindere dalla partecipazione attiva degli iscritti e sopratutto dal controllo democratico che le loro scelte siano poi verificabili.
Qui invece si assiste a qualcosa di totalmente irreale che mi lascia profondamente turbato e senza parole. Ma chi certifica per esempio l’esito delle votazioni on-line e sopratutto dove è il precedente dibattito interno, il confronto fra i militanti ? Ma queste cose non si possono fare solo col web, dovrebbe essere chiaro a chiunque. Non si capisce poi perché i grandi comizi si possono fare in pubblico, dove chi parla è chi controlla il movimento stesso e invece non sia possibile un dibattito interno fra gli iscritti(seguito però anche da successive decisioni vincolanti altrimenti a che servirebbe).
Ora qualcuno mi potrà chiedere : perché hai votato M5S ? Ma perché l’inizio era perfetto e il web era l’ideale per catalizzare e informare rapidamente senza passare per costose operazioni di informazioni tradizionali. Ora però ci sarebbero tutte le risorse per radicare il movimento in organizzazione democratica che sia effettivamente controllabile dalla base, se questo non avviene è perché la strategia dei fondatori era e rimane un’altra.
I due capi del M5S ben comprendono che ormai il gioco è stato scoperto e pensano bene di passare immediatamente all’incasso prima che le percentuali di consenso scendano a picco verso formazioni con posizioni pressoché identiche ma che però hanno dato prova di dibattito interno e ricambio della classe dirigente e addirittura anche dello stesso storico fondatore, credo che abbiate capito a chi alludo vero ?
Con stima e affetto.
Come avrete forse saputo, pare che i sondaggi politico-elettorali dicano che nulla è cambiato. Me lo aspettavo: qualcuno disposto a sondare c'è sempre. Il vero sondaggio ci sarà, purtroppo, alle prossime elezioni quando il PD e FI si coalizzeranno nel nome del "non passi lo straniero" e continueremo così. D'altro canto, il M5S o si evolveva, oppure così non ha probabilità di governare questo Paese.
RispondiEliminaGrazie a tutti
Carlo