24 aprile 2013

I ladri di Pisa al lavoro



Può essere, può darsi che l’offerta di Bersani a Grillo fosse viziata da malafede: nemmeno io sono poi così sicuro che non lo fosse. In quale modo, però, mi è difficile comprenderlo dato che il M5S aveva la possibilità – viste le carte nel dettaglio, ossia un programma di governo particolareggiato – di non accettare.

Oppure, potremmo affermare che il fesso è stato Bersani: che ci voleva a votare Rodotà? I voti, sommati fra PD e M5S, c’erano alla grande.

Così, per i prossimi anni, ci godremo ancora i terzi incomodi, ossia Berlusconi, Monti ed i democristiani del PD, più qualche renziano e frattaglie varie.

Il PD galleggerà come al solito (vedi Friuli), il M5S non sfonderà da nessuna parte (vedi Friuli, e non raccontate la storia politiche/amministrative: l’hanno inventata i democristiani quando non sapevano cosa dire) e Berlusconi ed i suoi sodali terranno sotto controllo il Paese per conto dei vari potentati, legali ed illegali.



Ma andiamo un po’ oltre a queste facezie.

Dove si fanno i governi?

In Parlamento, direte voi: sbagliato.



Per prima cosa si telefona a Washington: bisogna aspettare la linea, certo, perché Obama è occupato da tutti i presidenti che devono eleggere un governo, un ministro, comprare armi, vendere petrolio, ecc.

Dopo aver atteso il giusto – “non riattaccate per non perdere la priorità acquisita” – il buon Napolitano (sono le undici di sera – mannaggia che sonno... – ma c’è ‘sto fuso orario) finalmente viene messo in linea con Obama in persona: pochi minuti, due dritte veloci (ho il ministro del petrolio saudita in linea, capirà...) e le istruzioni vengono date. Probabilmente, Obama legge un foglietto preparatogli dal segretario agli esteri mentre il ministro saudita aspetta: quello sì che può riattaccare...Napolitano, Napolitano...uff...

Ricevute le dritte del caso – compresa quella, se ha qualche dubbio, di rivolgersi a D’Alema – riattacca: manco la buonasera, mannaggia ‘sto cafone...ma si sa, da lì bisogna passare.



Bevuta la camomilla, finalmente si sdraia e prende sonno ma i sogni lo tormentano: un carro armato sovietico che danza nel cortile del Quirinale, avanti e indietro, al ritmo di Funiculì Funiculà...jamme, jamme, jamme jamme jà...

Percorre saltellando il cortile sotto lo sguardo dei corazzieri: sembra fatto di gomma tanto è elastico, bonario, comico...ma è un carro armato sovietico!

Poi si ferma e scende un uomo. Nello stesso istante, il segretario entra in camera da letto visibilmente allarmato, ancora respira affannosamente per lo spavento e le scale: “Il generale Ivan Alexandrovic Parakulienko le vuole parlare...”

Mannaggia...ma stavo al telefono con Obama...chi cavolo è ‘sto Parakulienko?

Niente, la scena torna ad impazzare e diventa veloce, irrefrenabile: accompagnato da una fanfara che suona “It’s a long way, for Tipperary” – che lui ricorda cantata...da chi? A Napoli! 1944, il reggimento britannico! Già... – fa il suo ingresso il generale Parakulienko. Ma è D’Alema.

“Massimo, che ci fai qua?”

D’Alema parla russo, anzi, per la precisione moldavo ma si sa, in sogno tutte le lingue sono comprensibilissime.

“Sono venuto a prendere le consegne per occupare il Parlamento – ricorda? Budapest 1956? – anzi...facciamo anche la RAI, il Senato e il Governo, insomma, tutto...basta che lei mi firmi un ordine, qui, ed il maggiore Soporiferov muoverà i suoi carri armati...lei tanto è d’accordo, no? Ricorda Budapest, 1956?”

“Ancora ‘sta storia di Budapest? Ma allora, per muovere uno sgabello a Botteghe Oscure, si doveva telefonare a Mosca, lo sai anche tu...Massimo...che mi vieni a dire...occupare la Camera...Madonna Benedetta...”



“Vuole salutare il maggiore Soporiferov? E’ in cortile ed è ansioso di renderle omaggio!”

“ E andiamo da ‘sto tranquillante...” Spalancata la finestra, nella luce del mattino s’ode uno sbattere di tacchi ed un ufficiale coperto di medaglie scatta sull’attenti. Napolitano risponde con un cenno timoroso della mano. Sta per tornare indietro, quando...quando...mannaggia a me, ma quello lo conosco...torna alla finestra, altro sbattere di tacchi...ma è Berlusconi!

“Massimo, ma che ci fa Berlusconi in quella divisa...e tu...”

“Il maggiore Soporiferov oggi è al mio comando: solite storie dell’Armata, debiti di gioco, vodka, donnine...non si preoccupi, però, è savio e sveglio. Allora: me lo controfirma l’ordine o devo eseguire il Piano B?”

“Ma quale piano...”

Lo sguardo di D’Alema/Parakulienko s’è fatto truce: “Firma o non firma? Il Comitato centrale, a Mosca, aspetta!”

“Madonna mia...”

Si sveglia.



“Dio mio che incubo, Cleo, Cleo...”

“Ma che vuoi? Dormi che sono le due di notte...”

“D’Alema e Berlusconi in divisa russa...quel carro armato...”

“Uè, ma sei tutto sudato...cambiati la canottiera, mi raccomando, che ti prendi qualcosa...fino a 95 anni, ricorda eh? Hai dato la parola...”

“Va beh, se non trovano una soluzione prima...”

“Ma quando mai l’hanno trovata una soluzione quelli? Non sono manco capaci a decidere se è ora di cambiare lo scopettino del cesso...piantala Giorgio, va, che adesso mi tocca rifare tutto il trasloco...mannaggia a te e a quei...quei malavitosi che t’hanno convinto! Glielo hai detto, almeno, in faccia che sono dei guappi, ‘na sola guapparia? Glielo hai detto?”

“Beh, sì...nel discorso era celato, nelle pieghe del discorso c’era...”

“Sì, buonanotte: “celato”...“le pieghe”...quelli non capiscono nemmeno se glielo urli in faccia...si voltano dall’altra parte...se ne fottono assai...Giorgio mio...ancora vivi nelle nuvole...”

“Sì, ma quell’incubo...”

“Ch’ai mangiato ieri sera? Quell’orata al cartoccio?”

“Sì...”

“Eh, te l’avevo detto io che quella era pesante...con la salsa di peperoni, mannaggia...se vuoi campare fino a 95 anni la mi ne stri na devi mangiare, la sera, e a mezzogiorno due spaghetti con poco sugo, appena un’ombra...”

“Sì, come a Mathausen...”

“E tu mica ci sei stato, no? E poi, lascia che ti dia un consiglio: licenzia quel dottore, è uno iettatore! Chill’ è nu iettatore, dai retta a me! Smettila di prendere tutte quelle pastiglie: per la pressione, per il fegato, per dormire, per stare sveglio...mannaggia...sei un impianto chimico ambulante! Piantala e cerca di dormire adesso, che io già al trasloco devo pensare. Lo sapevi che il centrino di mamma tua era finito in mezzo agli stracci da buttare?”

“Il centrino di mamma...com’è possibile...”

“Eh, perché ci sono io che sorveglio...mannaggia a te, doppio trasloco, sempre che il terzo non ce lo facciano le pompe funebri...”

“E smettila!” rispose facendo le corna sotto le coperte.

Cleo non rispose, e provò ad addormentarsi.



Per riprendere sonno, si fece tornare alla mente un comitato centrale del PCI...uno di quelli vecchi...c’era Togliatti che parlava di “fiducia assoluta nel PCUS”, mentre Amendola sosteneva “convergenze parallele”...non sappiamo come andò a finire perché il sonno – non si sa se per le pasticche o per la noia del ricordo – lo accolse subito.

Il sogno successivo fu più tranquillo, rilassante: giocavano a carte, lui, Amato, Prodi e Rodotà. L’unica stranezza era che Rodotà non riceveva mai le carte, lo saltavano ad ogni giro. Mah...

La voce del maggiordomo lo svegliò: “Presidente, Presidente...”

Cleo s’era già alzata...quella povera donna, alla sua età, doppio trasloco...

“Presidente, il segretario m’ha incaricato di ricordarle che alle 9 ha quella telefonata.”

“Sì grazie”, rispose tanto per toglierselo di torno.

Ma a chi dovevo telefonare, a Breznev? No, a Draghi! Certo, avevano fissato un appuntamento il giorno prima...che sbadato...



Fatta colazione – approfittò dell’assenza di Cleo per spazzarsi un maritozzo alla crema, non prima però d’aver raccomandato fegato, cuore e polmoni a Sant’Antonio de Curtis – iniziò la lettura dei giornali: Napolitano qui, Napolitano là...ma che dicono quelli...sapessero in che guaio mi sono cacciato...io speravo di tornarmene a Napoli per trascorrere qualche anno tranquillo, se la Provvidenza me lo concedeva...

“Presidente: c’è il presidente Draghi al telefono.”

“Pronto, sei tu Mario?”

“Buongiorno Presidente, com’è lì il tempo?”

“Qualche nuvola...freddo non fa...piuttosto, dimmi: come va con lo spread? Tutto a posto?”

“Sì, si...tutto tranquillo, oggi lo teniamo intorno a 300, ma siamo pronti – qualora lei desse l’incarico ad un uomo di fiducia – a farlo scendere...dunque, diciamo verso i 250...così daremmo un bel segnale, non trova?”

“Eh sì, sarebbe veramente un bel gesto...gli italiani, la mattina, prima del meteo guardano sempre lo spread...perché è importante, vero Mario?”

“E’ importantissimo, come le spiegavo la volta scorsa: è il termometro della salute, dell’economia di una nazione, della fiducia...”

“Sì, va beh, me lo hai già spiegato l’altra volta ma dimmi: Angela? Che ne pensa? La devo chiamare?”

“No, non è il caso...e poi lo sa: ci sono le elezioni di mezzo, in Germania...lei vorrebbe vincere, però...in ogni modo in Germania siamo tranquilli, che vinca uno o che vinca l’altro...piuttosto, a che punto è la soluzione in Italia?”

“Oramai il pericolo è passato: quell’intestardirsi di Bersani con Grillo...mi dispiace per Bersani ma è troppo grullo, credulone...secondo te avrei dato in mano l’Italia a quei due, uno più fesso dell’altro? Grillo, quando è stato qui, sembrava un agnellino tosato: sono bastati un po’ di sbattere di tacchi e la coreografia per intimidirlo...ha persino promesso che non mi chiamerà più Morfeo...adesso inizia la parabola discendente, per fortuna che ha sparato a salve l’unica cartuccia che aveva...”

“Ma chi sarà il candidato?”

“Stiamo rifinendo le ultime pedine...Amato non sarebbe male...però Letta il Giovane, con Letta il Vecchio di supporto, sarebbero graditi ad entrambi: in fondo, il PD è quello che ha vinto le elezioni, Berlusconi però non le ha perse...insomma, la facciamo andare così...tanto ci sarà il tuo omonimo a vegliare sull’economia, stai tranquillo!”

“Come da accordi, Presidente, come dai vecchi accordi di un anno e mezzo fa...”

“Certo, quelli sono sempre validi! E Bruxelles? Dovrò sentirli?”

“Ma chi, Barroso?”

Ci fu un brevissimo sorriso, quasi impercettibile che però forò la distanza e corse veloce, sui cavi telefonici e persino negli spazi siderali dove, muti, ruotano i satelliti.

“No, Presidente, non s’incomodi: ci penso io ad una telefonata di circostanza...quello ha una paura folle di dover gestire la prossima crisi del Portogallo...sa, lui è costretto a giocare in casa...in quel frangente potremo anche sostituirlo...”

“Eh già, un bel guaio per Barroso...”

“Va bene Presidente, tutto è a posto per il futuro...allora, se lei permette, la saluto...”

“Arrivederci Mario, arrivederci...”



Posò il ricevitore e rimase un attimo pensieroso. In fondo, non era molto diverso dai plenum del PCUS: anche là decideva un gruppo ristretto, senza storie di maggioranza ed opposizione...che avessero ragione le cariatidi di Mosca? “Sostituiscono” Barroso, la Merkel “non ha importanza”...la democrazia...va beh...lasciamola ai gonzi che ci credono, va bene fin quando tutto fila liscio...e poi?

Anche la Costituzione...quella si può anche rispettarla...però ci sono degli spazi dove va riempita, fare delle aggiunte...eh, i padri costituenti mica avevano tutti i guai che abbiamo oggi con ‘sto Internèt...perciò è giusto che io nomini chi cavolo mi pare e che il Parlamento lo voti: che c’è di male? In realtà, sto facendo il bene della nazione che, senza una guida, andrebbe a perdersi...ci vuole una guida autorevole, senza dubbio.

Improvvisamente, si ricordò che il giorno dopo era il 25 Aprile: già, una “guida autorevole” o autoritaria? Mannaggia quanto me li scasseranno coi discorsi, fare presenza...ci penserò domani...e se telefonassi a Massimo per sapere cosa ne pensa?

Detto fatto: “mi chiami il presidente D’Alema”, ordinò al segretario. Presidente dde che? Mah, siamo stati tutti presidenti di qualcosa...magari del circolo della vela di Vattelapesca...



“Pronto, Presidente? Sono il primo ad augurarle un buon 25 Aprile? Eh, quelli della vostra leva se lo ricordano...meglio oggi, vero? 68 anni fa...magari era su un carro armato preso ai tedeschi a festeggiare...”

Mannaggia, ma che c’à ‘sto parac...da ricordarmi il carro armato? Che me l’abbia mandato lui il sogno? Ma si possono mandare i sogni?

“Ehm, ciao Massimo...siamo alle prese col governo, ancora una volta...tu che pensi?”

“Mah, caro Presidente, la scelta è stata quella giusta...mica si poteva lasciare l’Italia nelle mani di quei due pazzi...Bersani che vagheggiava non si capisce che cosa e Grillo che bestemmiava, e bestemmia, contro tutto e tutti...no, così siamo tutti più tranquilli...adesso basta spartire bene le poltrone e il gioco è fatto!”

“Già, le poltrone...e gli italiani? Quelli giudicano, sentenziano su Internèt, s’à pigliano cu’ mme...”

“Ma stia tranquillo Presidente, stia tranquillo: ha l’85% del consenso con lei! Non ce l’ha manco Obama! Gli italiani sono così...fra un po’ arrivano le vacanze, l’Estate...certo, non hanno i soldi per andarci...però s’accontenteranno, si faranno una pizza in compagnia in casa e tutto filerà liscio. Ce l’avranno un governo? E allora! Potranno pure dire “Piove, governo ladro!”...state tranquillo, mi raccomando, all’età vostra...”

“E, però, quelli che s’ammazzano...pure voi, mannaggia...”

Ho sentito Berlusconi stamattina...lui è contento...non forzerà troppo se gli concediamo un po’ di tranquillità...insomma...come faceva a sapere che quella Ruby era minorenne? Andiamo, su...ma l’ha vista?”

“Sì, pure a me pareva almeno una venticinquenne...”

“E allora! Diamo un po’ una calmata ai giudici...lui è tranquillo ed ha promesso che non romperà troppo le scatole...magari, se si troverà qualche briciola, riusciremo anche a darla ai disoccupati, agli esodati...guardi: Berlusconi è diventato mansueto, mica è più quel carro armato del ’94!”

Ancora con ‘stu carrarmato...Madonna do’ Carmine, ma che vuole questo?

“Presidente” il segretario sembrava agitato “il dottor Amato in linea!”

“Va beh, Massimo...scusa, mi chiamano sull’altra linea...”

“Certo, certo Presidente, ancora auguri...”



“Pronto, Giuliano?”

“Buonasera Presidente, buonasera.”

“Allora, che hai da dirmi?”

“Che ci ho pensato un po’, sa...ma riprendere in mano il governo...in questa situazione – oddio, se lei me lo domanda, sono pronto – ma non credo che ci convenga: ci sono troppe voci pronte a battere sul tamburo...sarebbe meglio che a guidare il governo fosse un parlamentare...lei cosa pensa?”

“Eh, che penso...che le caselle sono sempre troppe e le persone valide poche...tu chi consiglieresti?”

“Mah...Letta – quello giovane – non sarebbe male...è un PD, ma di scuola democristiana, e poi c’è lo zio che potrebbe dargli una mano...basta che ci sia qualche mastino all’economia ed il governo è pronto, il resto...sono quisquilie, solo roba da manuale Cencelli...”

“Se funzionasse sarei contento, perché ti tengo sempre in conto per la mia successione...chi meglio di te...”

“Troppo buono, Presidente, troppo buono...”

“Sì...adesso rifletto ancora un po’ e poi, poi...”

“La lascio riflettere, Presidente, buonasera.”



Si sentiva stanco: mamma mia, altri 7 anni...meno male che c’è questo Amato che, che...appena ‘sti quattro mariuoli si mettono d’accordo io me la filo, e come no...

In quel momento entrò Cleo “Cleo, che stavi facendo?”

“Eh, sempre ‘sto trasloco, devo sorvegliare tutto, tutto...”

“Ehm, dunque...volevo chiederti una cosa...dunque...”

“E dai, che ci vuole? C’hai messo meno a chiedermi in sposa...”

“Secondo te, Cleo, i sogni si possono inviare?”

“Ma che, ti sei scimunito?”

“Ecco: lo sapevo, mai che ti possa chiedere una cosa, un consiglio...”

“Vuoi dire quel sogno del carro armato?” Giorgio fece cenno col capo “C’era la zia Ester...la zia Ester raccontava che qualcuno ci riesce...”

“Ma chi è ‘sta Ester?”

“Chi era...ma la zia Ester, la sorella di mia madre, quella che aveva sposato quel medico di Benevento...non ti ricordi?”

“Ah, sì, adesso mi ricordo...era venuto quando ero stato male, dopo la guerra...”

“La zia Ester era sempre attenta ai sogni, diceva che non stare attenti ai sogni porta guai...poi, non mi ricordo più...sono passati così tanti anni...”

“Scusami se ti lascio sai, ma stanno sballando i comodini...”

“Sì, ciao, grazie...”



Rimasto solo, Giorgio Napolitano, Presidente al secondo mandato, rifletté che nominando Letta il Giovane avrebbe accontentato tutti: D’Alema, Berlusconi, Amato, Obama e Draghi. Niente da temere dall’Europa, dall’America e dai sogni “sovietici”.

“Segretario, mi chiama l’onorevole Enrico Letta!”



E’ una storia romanzata, che ci ricorda un po’ Eduardo, qualcosa di De Crescenzo e molto Totò: è una storia italiana, vera come lo sono le promesse dei politici, le certezze dei filosofi, le previsioni del tempo.

Eppure, questa sarà la nostra storia nei prossimi anni: presto ci saranno nuove “emergenze”, “progetti”, “infrastrutture non rinviabili”, altre intercettazioni e nuovi avvisi di garanzia che finiranno – dopo anni di sosta nelle procure – in prescrizione, come sempre.

Forse la colpa è solo nostra che non sappiamo ribellarci: ben ci sta, verrebbe da dire, perché non siamo mai stati capaci a ribellarci senza fare dei macelli inutili.

E’ quasi il 25 Aprile: comunque la pensiate, questo era un giorno dedicato alla Liberazione, alla libertà, alla democrazia. Osservate oggi, con quali occhi possiamo guardarlo.



7 commenti:

  1. Carlo,

    penso che il M5S non abbia mai avuto realmente l'intenzione di governare, a meno di non avere una maggioranza bulgara che consentisse un impianto dittatoriale.
    Molto meglio stare all'opposizione, che ora è è anch'essa controllata dai padroni dell'Impero (vedi reiterate visite all'ambasciatore americano dei grullini).
    Ora all'Impero non basta più tenere in mano i governi, hanno cooptato anche l'opposizione.

    E poi l'opposizione è facile, è bella, ti consente di fare un figurone senza impegnarti a realizzare ciò che prometti, e soprattutto fa fare una figura di cacca agli altri, spostando voti.
    Rende molto sul piano dell'Immagine senza grosso dispendio energetico.
    Evvai!!!
    Meglio ridere, come fai tu.
    Ciao.
    e.

    RispondiElimina
  2. Grande Carlo
    sono contento che non hai ceduto allo sconforto ed hai scritto un bel "pezzo".
    Oggi sono stato a Fosdinovo (MS) ad una bella festa con pranzo sociale: "prendi quello che vuoi e offri quello che puoi" era il motto.
    Tanta gente,giovani e meno giovani, molti famosi partigiani compreso Fra diavolo,gruppi che suonavano.
    Ho raccolto un po' di umori:
    tra gli organizzatori molta delusione ed una certa rassegnazione
    un attivista storico del posto del pd ha espresso rabbia e la convinzione di imminenti elezioni
    un attivista del M5S preoccupato per qualche insulto e per "un'aria strana" mi voleva presentare una deputata presente la quale racconta di una rissa con tanto di botte tra giovanardi e non mi ricordo chi del pd.
    Ciao

    RispondiElimina
  3. Ciao Carlo, hai scritto una sceneggiatura gustosissima che potrebbe diventare un'ottima trasposizione teatrale. Bisognerebbe seriamente proporla a qualcuno che la interpretasse.

    RispondiElimina
  4. Complimenti Carlo, davvero un ottimo pezzo di scansonata,"malinconica", satira teatrale.Ed è molto verosimile

    E purtroppo nè "sò ccose e nient'" e nè che "addà passà a nuttate".

    Quello che mi pare giusto sottolineare è che il "Canovaccio per l'Italia", king george l'ha iniziato a scrivere quando, scoprendo la "drammaticità della crisi" - luglio 2011-, scendendo plateamente in campo a gambe tese, IN SOCCORSO del sistema, dettò, scandì i tempi delle mosse per dare scacco macco alla già decrepita democrazia ...

    Certo, è andato oltre il c.d "limite del ridicolo" da lui stesso indicato ma questo, si sà, per chi è lotofago non ha nessuna importanza.
    Doc





    RispondiElimina
  5. I comici, a volte, sono i maggiori custodi delle più grandi tristezze.
    Carlo

    RispondiElimina
  6. Il comico è sempre triste.
    Non ricordo se lo disse Petrolini o Totò. Ma tiene gli altri su di morale, crea un'energia vitale, è un benefattore dell'umanità.

    Berluscaz voleva il Ministero del Tesoro. Sarebbe come piazzarci Pietro Gambadilegno.
    Poi vuole una sanatoria amnistia-indulto per tutti i suoi processi. Insomma, una polizza Casco dalla Giustizia per il resto dei suoi giorni.
    Se Napisan lo facesse, passerebbe alla Storia come il Mongolino D'Oro. Una pernacchia vi seppellirà...

    RispondiElimina
  7. Pare che sarà l'opposizione a presiedere copasir e vigilanza rai,cioé lega e sel. Chi ha votato vendola deve farsi un bell'esame di coscienza. . . . .

    RispondiElimina