“Voi svolazzate in aria i vostri frizzi, come le loro spade gli smargiassi.”
William Shakespeare – Molto rumore per nulla – Atto Quinto – Scena Prima.
Devo confessare che di giorni “14” ce ne sono altri che m’attizzano di più: siccome il 14 Luglio è anche il compleanno di una cara amica, non passa anno che non ricordi la presa della Bastiglia.
A noi italiani, invece, toccherà un 14 Dicembre: la differenza non è soltanto fra Messidoro e Frimaio, bensì fra un fatto storico eclatante ed una scoreggia cosmica.
Tutti aspettano questo 14 Dicembre 2010 come una liberazione oppure un incubo: mi sa che, a parte qualche modesto cambio della guardia, fra un anno l’avremo belle che dimenticato. Ma andiamo con ordine.
La mia, personale opinione è che l’attuale governo non avrà la maggioranza alla Camera, ma potrebbe anche averla per una manciatina di voti in più e non cambierebbe niente.
Lo sa benissimo anche Berlusconi, il quale ha più volte ricordato che serve una maggioranza “solida” per andare avanti: d’altro canto, la Lega sa benissimo che non può continuare a tirare troppo la corda con il suo elettorato, giacché oggi potrebbe averne dei vantaggi, domani non si sa, soprattutto se (com’è prevedibile) dovesse saltare tutto l’ambaradan del federalismo.
Che Berlusconi si mostri sicuro d’avere quei voti è ovvio: chiunque, nelle sue condizioni, farebbe lo stesso e – non dimentichiamo – la sua è sempre stata un politica di marketing e d’immagine. La realtà è diversa: il governo “va sotto” un giorno e l’altro pure, l’abbiamo constatato negli ultimi mesi.
La preoccupazione di Berlusconi non è quella di scendere dal carro (lo è anche, ma sa di poterci fare poco), bensì quella – più temibile – che nei due rami del Parlamento ci siano i “numeri” per una altro governo con una diversa guida: il cosiddetto governo “di transizione”, “tecnico”, ecc.
Difatti, già a Settembre – all’inizio della crisi – ebbe a dire che si sarebbe trincerato nella “ridotta del Senato”: paragone storico non felicissimo, ma comprensibile.
Le carte, in questo momento, non sono nelle mani di Berlusconi o di Fini: l’avvenire politico italiano è nelle mani di Napolitano, per questo oggi viene attaccato senza troppi riguardi (a nostro avviso, peggiorando la situazione per l’attuale governo).
E’ possibile che Berlusconi, per il 14 Dicembre, “compri” una manciata di “malati” per abbassare il quorum ed avere una maggioranza risicata, ma non dimentichiamo che – oggi – la principale preoccupazione dei nostri parlamentari, ridotti ad una pletora di pigiapulsanti (quindi con scarsa visibilità personale), è quella di riuscire a prenotare un posto per il prossimo treno elettorale, che partirà probabilmente in Primavera. E, questo, vale per tutti gli schieramenti: anche per quelli del centro sinistra o del centro che si dessero malati per il 14 Dicembre.
Anche se Berlusconi riuscisse nell’alchimia dei “malati”, dopo non potrebbe più rischiare di mettere la fiducia su nessun provvedimento, con il rischio di vedersi cassata ogni legge con percorso ordinario: bastano pochi emendamenti ed il senso viene totalmente snaturato.
L’attuale opposizione centrista (FLI, UDC, ecc), inoltre, si qualifica per una forte componente meridionalista – e quindi il percorso “federale” è oramai oltre l’orbita di Saturno – mentre per le leggi ad personam Fini sconterebbe la rivolta dei suoi, soprattutto dell’elettorato che potenzialmente lo seguirebbe.
Se Berlusconi non riuscisse ad avere la fiducia, come io ritengo, dovrebbe salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni, ma sarebbe probabilmente obbligato a farlo anche nel caso riuscisse in una sorta di “pareggio”, poiché gli sarebbe poi impossibile governare. La differenza? Credere, con quel “pareggio”, d’obbligare Napolitano a confermargli l’incarico per un nuovo governo.
Allora, rechiamoci metaforicamente nelle stanze di Napolitano e cerchiamo di capire cosa pensa il Presidente dell’inquilino di Palazzo Chigi.
In alcune occasioni, ministri che s’erano recati dal Presidente per consultazioni insieme a Berlusconi, avevano successivamente dichiarato che “temevano, per i toni dei colloqui, che li avrebbe sbattuti fuori”.
D’altro canto, concetti come quello della “costituzione materiale” vagano da tempo nell’aere mediatico, e non sono astrazioni molto gradite al Colle, mentre Berlusconi ne ha fatto il suo cavallo di battaglia: il berlusconismo è proprio questo, il (supposto, sognato, preteso) primato del risultato elettorale sulle regole. In altre parole, per Berlusconi chi vince le elezioni deve poter cambiare tutto a suo piacimento, regole costituzionali comprese, oppure invalidarle con percorsi tortuosi, giungendo addirittura alla corruzione ed al ricatto.
Si dà il caso, però, che il Presidente sia immune da qualsiasi ricatto o da “trattamenti Boffo”, poiché la vicenda dell’Ungheria non attizza più nessuno e perché non ci sono altre trame da tessere per Belpietro, Feltri & soci. Inoltre, un simile attacco alla Presidenza della Repubblica – da parte di un pluri-indagato come Berlusconi – sarebbe la classica situazione nella quale il bue dà del cornuto all’asino, e sarebbe l’ennesimo boomerang per il suo claudicante governo.
Tirando le somme, di là degli strombazzamenti mediatici e dei richiami populisti (i “milioni” d’italiani che si ribellano sono soltanto nei sogni di Bossi), Silvio Berlusconi non ha armi per mettere sotto scacco la Presidenza della Repubblica: sa, inoltre, di non essere gradito a Washington, Berlino e Bruxelles.
Di fronte a questa situazione, Berlusconi sa che rassegnare le dimissioni (il 14 Dicembre, Gennaio o Febbraio poco importa: a breve così sarà) per lui significa dare l’addio alla Presidenza del Consiglio, poiché Napolitano non vede l’ora di toglierselo di torno.
Può tentare la carta di farsi eleggere ministro (degli Esteri, ad esempio), ma non può – una volta iniziato il tourbillon delle consultazioni – avere la certezza, la nomina in tasca: oltretutto, dopo il can can sollevato da Wikileaks, la somiglianza di un “tandem” Tremonti-Berlusconi con quello Medvedev-Putin farebbe ridere i polli e non sembra che Napolitano abbia tanta voglia di ridere, soprattutto dopo le tante grane che gli sono state calate dall’uomo di Arcore.
Si è parlato molto di pressioni internazionali, soprattutto per quanto riguarda le questioni energetiche: a mio parere sbaglia chi osserva la situazione soltanto attraverso queste lenti. In fin dei conti, Berlusconi non ha esposto l’Italia al “pericolo” energetico – può essere che abbia intascato qualcosa da Putin, è nel personaggio – mentre ha esposto il Paese al ben peggiore rischio di non avere futuro.
Gli USA vogliono la sua testa? Può essere, ma gli USA non sono un monolite, nemmeno l’amministrazione democratica lo è: se ci sono elementi di strategia energetica che infastidiscono gli USA, ce ne sono altri (leggi: Afghanistan) che fanno pendere la bilancia a suo favore. Perciò, ci andrei piano a gridare al complotto “demo-pluto-giudaico-massonico”, perché la “rivolta” nasce in primis dai settori economici interni: oppure, il “licenziamento” da parte di Confindustria e Montezemolo che lo attacca ad ogni piè sospinto, sono soltanto fanfaluche?
Vogliamo credere che tutti questi “attori” – aggiungiamo la querelle interna, da Letta che lo definisce “malato” in poi – siano in combutta con Washington, prendano direttamente ordini dal Dipartimento di Stato e basta? Oppure, più prosaicamente, guardano al loro portafogli?
C’è probabilmente una convergenza d’interessi – nessuno lo nega – ma le ragioni sono da ricercare più nella disastrosa situazione interna piuttosto che nei diktat delle diplomazie.
Tutte le rilevazioni degli istituti di ricerca definiscono l’Italia un Paese ancora ricco, dove le famiglie esercitano un ruolo di supplenza al penoso welfare nazionale, ma indicano anche una nazione “congelata”: più che economicamente in senso stretto, sembrerebbe una stasi mentale, un atteggiamento di rinuncia, un fatalismo senza speranza.
Per superare questa impasse servirebbe anzitutto un diverso pensiero economico, una diversa impostazione sociale: in fin dei conti, un’altra cultura.
Ma, la cultura del personaggio Berlusconi – di là dei suoi eccessi sessuali e delle sue guasconate – è improntata da valori vetusti: sembra un condensato fra la lettura del Reader’s Digest, i film di Don Camillo ed il Catechismo delle Orsoline.
Appena s’avvede che un incremento della banda larga sul Web intacca i suoi interessi – quelli economici e politici – giunge a negare quel necessario progredire nella comunicazione planetaria. A scuola si va per studiare: e dopo? Cosa ne facciamo dei ricercatori? Non lo riguarda, il suo catechismo non cita nulla sul “dopo”.
In definitiva, Berlusconi vorrebbe “ripianare” l’Italia ad un modello che è fumosamente quello della sua giovinezza, senza comprendere che quegli anni sono definitivamente tramontati, che quei valori non sono più compresi dalla gran parte degli italiani: difatti, il suo elettorato è nella sezione più anziana e meno istruita della popolazione.
Anche il dopo Berlusconi, però, non è mica da ridere.
Di questi tempi, molti sono affaccendati al pallottoliere per scrutare le possibili, future maggioranze: vorrei sottolineare l’inutilità di tanti, astrusi calcoli. Perché?
Poiché, chi li fa, finisce per credere che esista in qualche modo una “appartenenza” di stampo, se non proprio ideologico, almeno ideale a valori riferiti ad un partito. Nulla di più falso.
L’effetto della “porcata” elettorale di Calderoli è stato quello di creare dei veri e propri “dipendenti” dei partiti, non dei rappresentanti eletti sulla base, almeno, di un legame con l’elettorato: oggi, quella liaison non esiste più, e tutti i parlamentari italiani potrebbero essere sostituiti dal primo all’ultimo (salvo i leader) senza che nessuno s’accorgesse di niente.
Come per Italia-Corea del Nord del 1966, quando Edmondo Fabbri dichiarò: “se i coreani avessero cambiato tutti i giocatori durante l’intervallo, nessuno se ne sarebbe accorto: tutti uguali e tutti Kim!”
Proprio come i giocatori di calcio, i nostri parlamentari stanno oggi alla finestra, attenti a percepire anche il minimo refolo di vento che suggerisca una decisione da prendere: oggi un debole Maestrale sembra spingere la barca verso Est, ma subito si tramuta in Libeccio, squassa un poco il Transatlantico e fa correre l’imbarcazione verso Nord. Poi, lunghe giornate di bonaccia: brezze di terra e di mare che si contrastano ma nessuna indicazione valida per stimare una rotta.
Cosa cercano?
Un ingaggio, una casacca per il prossimo campionato, ma un contratto sicuro, senza troppe clausole e postille: chi, oggi, lo può garantire? Per questa ragione s’affastellano le notizie di “assenze” per il 14 Dicembre subito smentite, poi altre di segno opposto: è il segno dell’instabilità, ma dopo il 14 Dicembre una rotta apparirà.
In quel momento, inizieranno i giochi: quelli seri, di chi ha qualcosa di solido da offrire. Chi potrà essere?
Chiunque sarà, avrà l’appoggio del Quirinale, che non è mica cosa da poco: un Quirinale che tornerà a compiere scelte di stampo politico, e non saranno scelte che favoriranno di certo Berlusconi, oramai fuori piazza (ed odiato).
Napolitano – lo dimostra il nervosismo del PdL, l’inconcepibile “me ne frego” di Verdini – ha già probabilmente iniziato a sondare da più parti, discretamente, chi sarà disponibile per una nuova maggioranza: alcuni parlamentari lo sanno, temono, sono consci di valere tanto o poco, secondo la scelta che faranno non il 14 Dicembre, ma nei giorni che seguiranno.
In fin dei conti, a questa gente non importa un fico secco cosa dovranno votare – sono soltanto manovalanza parlamentare profumatamente pagata – il problema è trovare un sicuro approdo e, il Quirinale, potrebbe essere proprio l’ago della bussola, quello che indicherà la direzione da prendere per non finire nelle secche.
Non riteniamo – alla situazione cui siamo giunti – che Napolitano consentirà a Berlusconi (in caso di sfiducia) un passaggio parlamentare di riscontro, perché la situazione è sin troppo degenerata già oggi: nel caso avesse una striminzita maggioranza e si dimettesse ugualmente, sarebbe la situazione stessa a negarne la necessità.
Perciò, l’unica speranza che ha Berlusconi è quella di giungere ad elezioni anticipate, ossia che con l’attuale Parlamento non si riesca a formare una maggioranza diversa per un differente governo. Domandiamoci, allora: appena Berlusconi rassegnerà le dimissioni (rimanendo in carica per l’ordinaria amministrazione), sarà identico, maggiore o minore il suo potere nei confronti del PdL?
Qualora Napolitano incaricasse una personalità del PdL o del centro – i nomi oggi sono tanti, ma Beppe Pisanu pare che voglia votare la fiducia a Berlusconi (strano, vero?) e sembrerebbe quindi smarcarsi dall’area dei “traditori”, per un “dopo” senza possibilità d’attacco su quel fronte – quale potrà essere il “vento” che soffierà in Transatlantico?
Ogni parlamentare penserà: se questo governo riesce a decollare, il giorno seguente Silvio Berlusconi sarà un comune cittadino, con una differenza, quella d’avere una sfilza di procedimenti penali pendenti. I quali – c’è da giurarci – appena lui scenderà le scale di Palazzo Chigi riprenderanno con vento portante in poppa, che spingerà la barca di Arcore verso pericolose condanne.
Il secondo pensiero del parlamentare medio – 20.000 euro il mese, una vita dorata da fancazzista – sarà: quello non rimane a beccarsi legnate dai giudici, quello scappa ad Antigua. E io?
Una conferma per questi scenari giunge da una fonte inaspettata: Fedele Confalonieri. Ecco cosa raccomanda il “Fedele” amico di sempre:
“L'amico di una vita si è fatto portavoce del pensiero e delle preoccupazioni dei figli di Berlusconi, Marina e Pier Silvio, invitandolo a muoversi con maggiore cautela. Perché incaponirsi?, è stato il ragionamento: un tracollo politico metterebbe “a rischio la tenuta del gruppo”. Il suggerimento insistente è quello di cedere lo scettro a un uomo di fiducia, sia Gianni Letta o Giulio Tremonti o Angelino Alfano. Purché “Silvio” si tiri fuori da un gioco che si fa “pericoloso”.”[1]
Insomma – dicono Marina e Pier Silvio – è meglio ragionare: papà, qui ci stanno facendo la pelle! Se crolli come uomo politico, se lotti come un leone senza giungere ad accordi di salvaguardia, dopo t’azzanneranno nella polvere come una belva ferita! Ti finiranno! E, dopo di te, s’abbufferanno nel piatto delle tue aziende, delle televisioni…come? Un giudizio dietro l’altro, una multa dopo l’altra, un risarcimento…cause perse… banche che si sfilano…papà, cerca di capire dove stai conducendo non la tua carriera politica – in fin dei conti, che ci frega dell’Italia – ma la tua famiglia ed il tuo impero finanziario!
Tornando al nostro parlamentare incerto, qualcuno dopo il 14 Dicembre lo avvicinerà e gli dirà: stiamo creando un gruppo interno al PdL per cercare d’uscire da questa situazione d’impasse…in fondo il futuro Presidente del Consiglio è uno dei nostri…si tratta della sopravvivenza del nostro partito…per avere un futuro…proprio per non invalidare il tanto lavoro di Silvio Berlusconi…per continuare nella nostra missione…per non lasciare il Paese nelle mani della sinistra…
Come pensate che reagirà?
Poi, ci sarà il “dopo”: cosa c’aspetta?
Qualcosa ha lasciato intendere Pierferdinando Casini, in un’intervista a Repubblica[2]:
“L’UE, poi, probabilmente ci imporrà una manovra aggiuntiva. Vogliamo affrontare di petto il macigno del debito pubblico? Non parlo di una Finanziaria, ma del fatto che stiamo vivendo al di sopra delle nostre possibilità. La risposta può essere il voto anticipato? A Bruxelles ci prendono per matti.
Servono scelte. Non i tagli lineari che deprimono la ricerca e non intaccano gli enti inutili. Servono le liberalizzazioni. Per tutto questo c'è bisogno di un “grande armistizio”. Sono scelte durissime che vanno prese tutti insieme.”
Alla domanda sul nome di chi potrà essere il nuovo presidente del Consiglio, Casini risponde che Letta, Tremonti od Alfano per lui vanno bene. Quando gli chiedono, invece, cosa pensa di una possibile candidatura di Draghi o di Monti risponde parzialmente e – a nostro avviso – in modo sibillino:
“Rientrano in una logica diversa. Tecnici che svolgono un ruolo di supplenza.”
Tiriamo le somme.
A Casini non piacciono candidature “tecniche”: ritiene che un “asse” Fini-Casini sia in grado d’attrarre consistenti settori del centro e della destra, una sorta di “autosufficienza”. Sembra voler affermare: “è giunta, per gli errori di Berlusconi, la possibilità di prendere le redini del paese a noi 50-60enni, e non ce la lasciamo scappare”. Un anno di governo di transizione, poi elezioni senza più l’ingombrante fantasma di Berlusconi (e con una legge elettorale che diminuisca il “peso” della Lega), nuovi giochi, nuove cariche da assegnare, nuovi posti da occupare: perché dovremmo rinunciare a tutto questo? Per chi? Per Draghi?
Mario Draghi sembra, invece, più “gettonato” dal PD, anche se Bersani si schernisce e nega[3]:
“Non faccio nomi né indico incarichi. Questo spetta farlo soltanto al presidente Napolitano e nella fase giusta.”
Sembrerebbe strano questo appoggio al Governatore della Banca d’Italia, soprattutto nell’ottica di un PD che – per vincere eventuali elezioni o per aumentare i consensi – dovrà allearsi con il “ciclone” Vendola e sarà quindi obbligato a rivolgersi nuovamente alla sua sinistra, dove c’è un’area di comunisti od ex comunisti che raggiunge e probabilmente supera il 10%. E c’è la “tempesta” Grillo in arrivo: per gli ex democristiani pare esserci poca trippa per gatti, ma c’è sempre l’accogliente porto di Casini & Rutelli.
La cosa più strana, però, è la “risposta” di Mario Draghi.
Draghi va ad Ancona a tenere una lectio magistralis presso la locale Facoltà di Economia, che è intitolata a Giorgio Fuà, sostenitore di quel “capitalismo illuminato” che fu di Adriano Olivetti, oltre che consigliere economico di Enrico Mattei.
Cosa racconta Draghi?
Mette in discussione il PIL: sì, avete letto bene, Mario Draghi afferma[4]:
"Ad esempio, nell’indice di sviluppo umano del Development Programme delle Nazioni Unite, forse il primo indicatore a sfidare la supremazia del PIL pro capite, entrano con peso uguale tre componenti: il reddito pro capite, il livello di istruzione e la speranza di vita alla nascita. "
Si rivolge poi alla stampa[5], raccomandando genericamente di tenere sotto controllo i conti pubblici, accoppiando al primo punto il secondo – la crescita, ovvio – ma sono stranamente spariti dal suo lessico termini come “previdenza” e “pensioni”, che citava ad ogni piè sospinto soltanto qualche mese fa[6]. Che magia.
Come sempre in Italia – ricordando Flaiano – “la situazione politica è grave ma non è seria”: alcuni sondaggi si felicitano, perché sembra che gli italiani vogliano tornare felicemente al voto, attizzati magicamente dallo scontro, dalla partita di calcio fra Guelfini e Ghibelloni. Corroborata da una campagna acquisti in Parlamento che dovrebbe soltanto aggiungere conati di vomito allo stato, permanente, di prostrazione nel quale versa gran parte della popolazione.
William Shakespeare – Molto rumore per nulla – Atto Quinto – Scena Prima.
Devo confessare che di giorni “14” ce ne sono altri che m’attizzano di più: siccome il 14 Luglio è anche il compleanno di una cara amica, non passa anno che non ricordi la presa della Bastiglia.
A noi italiani, invece, toccherà un 14 Dicembre: la differenza non è soltanto fra Messidoro e Frimaio, bensì fra un fatto storico eclatante ed una scoreggia cosmica.
Tutti aspettano questo 14 Dicembre 2010 come una liberazione oppure un incubo: mi sa che, a parte qualche modesto cambio della guardia, fra un anno l’avremo belle che dimenticato. Ma andiamo con ordine.
La mia, personale opinione è che l’attuale governo non avrà la maggioranza alla Camera, ma potrebbe anche averla per una manciatina di voti in più e non cambierebbe niente.
Lo sa benissimo anche Berlusconi, il quale ha più volte ricordato che serve una maggioranza “solida” per andare avanti: d’altro canto, la Lega sa benissimo che non può continuare a tirare troppo la corda con il suo elettorato, giacché oggi potrebbe averne dei vantaggi, domani non si sa, soprattutto se (com’è prevedibile) dovesse saltare tutto l’ambaradan del federalismo.
Che Berlusconi si mostri sicuro d’avere quei voti è ovvio: chiunque, nelle sue condizioni, farebbe lo stesso e – non dimentichiamo – la sua è sempre stata un politica di marketing e d’immagine. La realtà è diversa: il governo “va sotto” un giorno e l’altro pure, l’abbiamo constatato negli ultimi mesi.
La preoccupazione di Berlusconi non è quella di scendere dal carro (lo è anche, ma sa di poterci fare poco), bensì quella – più temibile – che nei due rami del Parlamento ci siano i “numeri” per una altro governo con una diversa guida: il cosiddetto governo “di transizione”, “tecnico”, ecc.
Difatti, già a Settembre – all’inizio della crisi – ebbe a dire che si sarebbe trincerato nella “ridotta del Senato”: paragone storico non felicissimo, ma comprensibile.
Le carte, in questo momento, non sono nelle mani di Berlusconi o di Fini: l’avvenire politico italiano è nelle mani di Napolitano, per questo oggi viene attaccato senza troppi riguardi (a nostro avviso, peggiorando la situazione per l’attuale governo).
E’ possibile che Berlusconi, per il 14 Dicembre, “compri” una manciata di “malati” per abbassare il quorum ed avere una maggioranza risicata, ma non dimentichiamo che – oggi – la principale preoccupazione dei nostri parlamentari, ridotti ad una pletora di pigiapulsanti (quindi con scarsa visibilità personale), è quella di riuscire a prenotare un posto per il prossimo treno elettorale, che partirà probabilmente in Primavera. E, questo, vale per tutti gli schieramenti: anche per quelli del centro sinistra o del centro che si dessero malati per il 14 Dicembre.
Anche se Berlusconi riuscisse nell’alchimia dei “malati”, dopo non potrebbe più rischiare di mettere la fiducia su nessun provvedimento, con il rischio di vedersi cassata ogni legge con percorso ordinario: bastano pochi emendamenti ed il senso viene totalmente snaturato.
L’attuale opposizione centrista (FLI, UDC, ecc), inoltre, si qualifica per una forte componente meridionalista – e quindi il percorso “federale” è oramai oltre l’orbita di Saturno – mentre per le leggi ad personam Fini sconterebbe la rivolta dei suoi, soprattutto dell’elettorato che potenzialmente lo seguirebbe.
Se Berlusconi non riuscisse ad avere la fiducia, come io ritengo, dovrebbe salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni, ma sarebbe probabilmente obbligato a farlo anche nel caso riuscisse in una sorta di “pareggio”, poiché gli sarebbe poi impossibile governare. La differenza? Credere, con quel “pareggio”, d’obbligare Napolitano a confermargli l’incarico per un nuovo governo.
Allora, rechiamoci metaforicamente nelle stanze di Napolitano e cerchiamo di capire cosa pensa il Presidente dell’inquilino di Palazzo Chigi.
In alcune occasioni, ministri che s’erano recati dal Presidente per consultazioni insieme a Berlusconi, avevano successivamente dichiarato che “temevano, per i toni dei colloqui, che li avrebbe sbattuti fuori”.
D’altro canto, concetti come quello della “costituzione materiale” vagano da tempo nell’aere mediatico, e non sono astrazioni molto gradite al Colle, mentre Berlusconi ne ha fatto il suo cavallo di battaglia: il berlusconismo è proprio questo, il (supposto, sognato, preteso) primato del risultato elettorale sulle regole. In altre parole, per Berlusconi chi vince le elezioni deve poter cambiare tutto a suo piacimento, regole costituzionali comprese, oppure invalidarle con percorsi tortuosi, giungendo addirittura alla corruzione ed al ricatto.
Si dà il caso, però, che il Presidente sia immune da qualsiasi ricatto o da “trattamenti Boffo”, poiché la vicenda dell’Ungheria non attizza più nessuno e perché non ci sono altre trame da tessere per Belpietro, Feltri & soci. Inoltre, un simile attacco alla Presidenza della Repubblica – da parte di un pluri-indagato come Berlusconi – sarebbe la classica situazione nella quale il bue dà del cornuto all’asino, e sarebbe l’ennesimo boomerang per il suo claudicante governo.
Tirando le somme, di là degli strombazzamenti mediatici e dei richiami populisti (i “milioni” d’italiani che si ribellano sono soltanto nei sogni di Bossi), Silvio Berlusconi non ha armi per mettere sotto scacco la Presidenza della Repubblica: sa, inoltre, di non essere gradito a Washington, Berlino e Bruxelles.
Di fronte a questa situazione, Berlusconi sa che rassegnare le dimissioni (il 14 Dicembre, Gennaio o Febbraio poco importa: a breve così sarà) per lui significa dare l’addio alla Presidenza del Consiglio, poiché Napolitano non vede l’ora di toglierselo di torno.
Può tentare la carta di farsi eleggere ministro (degli Esteri, ad esempio), ma non può – una volta iniziato il tourbillon delle consultazioni – avere la certezza, la nomina in tasca: oltretutto, dopo il can can sollevato da Wikileaks, la somiglianza di un “tandem” Tremonti-Berlusconi con quello Medvedev-Putin farebbe ridere i polli e non sembra che Napolitano abbia tanta voglia di ridere, soprattutto dopo le tante grane che gli sono state calate dall’uomo di Arcore.
Si è parlato molto di pressioni internazionali, soprattutto per quanto riguarda le questioni energetiche: a mio parere sbaglia chi osserva la situazione soltanto attraverso queste lenti. In fin dei conti, Berlusconi non ha esposto l’Italia al “pericolo” energetico – può essere che abbia intascato qualcosa da Putin, è nel personaggio – mentre ha esposto il Paese al ben peggiore rischio di non avere futuro.
Gli USA vogliono la sua testa? Può essere, ma gli USA non sono un monolite, nemmeno l’amministrazione democratica lo è: se ci sono elementi di strategia energetica che infastidiscono gli USA, ce ne sono altri (leggi: Afghanistan) che fanno pendere la bilancia a suo favore. Perciò, ci andrei piano a gridare al complotto “demo-pluto-giudaico-massonico”, perché la “rivolta” nasce in primis dai settori economici interni: oppure, il “licenziamento” da parte di Confindustria e Montezemolo che lo attacca ad ogni piè sospinto, sono soltanto fanfaluche?
Vogliamo credere che tutti questi “attori” – aggiungiamo la querelle interna, da Letta che lo definisce “malato” in poi – siano in combutta con Washington, prendano direttamente ordini dal Dipartimento di Stato e basta? Oppure, più prosaicamente, guardano al loro portafogli?
C’è probabilmente una convergenza d’interessi – nessuno lo nega – ma le ragioni sono da ricercare più nella disastrosa situazione interna piuttosto che nei diktat delle diplomazie.
Tutte le rilevazioni degli istituti di ricerca definiscono l’Italia un Paese ancora ricco, dove le famiglie esercitano un ruolo di supplenza al penoso welfare nazionale, ma indicano anche una nazione “congelata”: più che economicamente in senso stretto, sembrerebbe una stasi mentale, un atteggiamento di rinuncia, un fatalismo senza speranza.
Per superare questa impasse servirebbe anzitutto un diverso pensiero economico, una diversa impostazione sociale: in fin dei conti, un’altra cultura.
Ma, la cultura del personaggio Berlusconi – di là dei suoi eccessi sessuali e delle sue guasconate – è improntata da valori vetusti: sembra un condensato fra la lettura del Reader’s Digest, i film di Don Camillo ed il Catechismo delle Orsoline.
Appena s’avvede che un incremento della banda larga sul Web intacca i suoi interessi – quelli economici e politici – giunge a negare quel necessario progredire nella comunicazione planetaria. A scuola si va per studiare: e dopo? Cosa ne facciamo dei ricercatori? Non lo riguarda, il suo catechismo non cita nulla sul “dopo”.
In definitiva, Berlusconi vorrebbe “ripianare” l’Italia ad un modello che è fumosamente quello della sua giovinezza, senza comprendere che quegli anni sono definitivamente tramontati, che quei valori non sono più compresi dalla gran parte degli italiani: difatti, il suo elettorato è nella sezione più anziana e meno istruita della popolazione.
Anche il dopo Berlusconi, però, non è mica da ridere.
Di questi tempi, molti sono affaccendati al pallottoliere per scrutare le possibili, future maggioranze: vorrei sottolineare l’inutilità di tanti, astrusi calcoli. Perché?
Poiché, chi li fa, finisce per credere che esista in qualche modo una “appartenenza” di stampo, se non proprio ideologico, almeno ideale a valori riferiti ad un partito. Nulla di più falso.
L’effetto della “porcata” elettorale di Calderoli è stato quello di creare dei veri e propri “dipendenti” dei partiti, non dei rappresentanti eletti sulla base, almeno, di un legame con l’elettorato: oggi, quella liaison non esiste più, e tutti i parlamentari italiani potrebbero essere sostituiti dal primo all’ultimo (salvo i leader) senza che nessuno s’accorgesse di niente.
Come per Italia-Corea del Nord del 1966, quando Edmondo Fabbri dichiarò: “se i coreani avessero cambiato tutti i giocatori durante l’intervallo, nessuno se ne sarebbe accorto: tutti uguali e tutti Kim!”
Proprio come i giocatori di calcio, i nostri parlamentari stanno oggi alla finestra, attenti a percepire anche il minimo refolo di vento che suggerisca una decisione da prendere: oggi un debole Maestrale sembra spingere la barca verso Est, ma subito si tramuta in Libeccio, squassa un poco il Transatlantico e fa correre l’imbarcazione verso Nord. Poi, lunghe giornate di bonaccia: brezze di terra e di mare che si contrastano ma nessuna indicazione valida per stimare una rotta.
Cosa cercano?
Un ingaggio, una casacca per il prossimo campionato, ma un contratto sicuro, senza troppe clausole e postille: chi, oggi, lo può garantire? Per questa ragione s’affastellano le notizie di “assenze” per il 14 Dicembre subito smentite, poi altre di segno opposto: è il segno dell’instabilità, ma dopo il 14 Dicembre una rotta apparirà.
In quel momento, inizieranno i giochi: quelli seri, di chi ha qualcosa di solido da offrire. Chi potrà essere?
Chiunque sarà, avrà l’appoggio del Quirinale, che non è mica cosa da poco: un Quirinale che tornerà a compiere scelte di stampo politico, e non saranno scelte che favoriranno di certo Berlusconi, oramai fuori piazza (ed odiato).
Napolitano – lo dimostra il nervosismo del PdL, l’inconcepibile “me ne frego” di Verdini – ha già probabilmente iniziato a sondare da più parti, discretamente, chi sarà disponibile per una nuova maggioranza: alcuni parlamentari lo sanno, temono, sono consci di valere tanto o poco, secondo la scelta che faranno non il 14 Dicembre, ma nei giorni che seguiranno.
In fin dei conti, a questa gente non importa un fico secco cosa dovranno votare – sono soltanto manovalanza parlamentare profumatamente pagata – il problema è trovare un sicuro approdo e, il Quirinale, potrebbe essere proprio l’ago della bussola, quello che indicherà la direzione da prendere per non finire nelle secche.
Non riteniamo – alla situazione cui siamo giunti – che Napolitano consentirà a Berlusconi (in caso di sfiducia) un passaggio parlamentare di riscontro, perché la situazione è sin troppo degenerata già oggi: nel caso avesse una striminzita maggioranza e si dimettesse ugualmente, sarebbe la situazione stessa a negarne la necessità.
Perciò, l’unica speranza che ha Berlusconi è quella di giungere ad elezioni anticipate, ossia che con l’attuale Parlamento non si riesca a formare una maggioranza diversa per un differente governo. Domandiamoci, allora: appena Berlusconi rassegnerà le dimissioni (rimanendo in carica per l’ordinaria amministrazione), sarà identico, maggiore o minore il suo potere nei confronti del PdL?
Qualora Napolitano incaricasse una personalità del PdL o del centro – i nomi oggi sono tanti, ma Beppe Pisanu pare che voglia votare la fiducia a Berlusconi (strano, vero?) e sembrerebbe quindi smarcarsi dall’area dei “traditori”, per un “dopo” senza possibilità d’attacco su quel fronte – quale potrà essere il “vento” che soffierà in Transatlantico?
Ogni parlamentare penserà: se questo governo riesce a decollare, il giorno seguente Silvio Berlusconi sarà un comune cittadino, con una differenza, quella d’avere una sfilza di procedimenti penali pendenti. I quali – c’è da giurarci – appena lui scenderà le scale di Palazzo Chigi riprenderanno con vento portante in poppa, che spingerà la barca di Arcore verso pericolose condanne.
Il secondo pensiero del parlamentare medio – 20.000 euro il mese, una vita dorata da fancazzista – sarà: quello non rimane a beccarsi legnate dai giudici, quello scappa ad Antigua. E io?
Una conferma per questi scenari giunge da una fonte inaspettata: Fedele Confalonieri. Ecco cosa raccomanda il “Fedele” amico di sempre:
“L'amico di una vita si è fatto portavoce del pensiero e delle preoccupazioni dei figli di Berlusconi, Marina e Pier Silvio, invitandolo a muoversi con maggiore cautela. Perché incaponirsi?, è stato il ragionamento: un tracollo politico metterebbe “a rischio la tenuta del gruppo”. Il suggerimento insistente è quello di cedere lo scettro a un uomo di fiducia, sia Gianni Letta o Giulio Tremonti o Angelino Alfano. Purché “Silvio” si tiri fuori da un gioco che si fa “pericoloso”.”[1]
Insomma – dicono Marina e Pier Silvio – è meglio ragionare: papà, qui ci stanno facendo la pelle! Se crolli come uomo politico, se lotti come un leone senza giungere ad accordi di salvaguardia, dopo t’azzanneranno nella polvere come una belva ferita! Ti finiranno! E, dopo di te, s’abbufferanno nel piatto delle tue aziende, delle televisioni…come? Un giudizio dietro l’altro, una multa dopo l’altra, un risarcimento…cause perse… banche che si sfilano…papà, cerca di capire dove stai conducendo non la tua carriera politica – in fin dei conti, che ci frega dell’Italia – ma la tua famiglia ed il tuo impero finanziario!
Tornando al nostro parlamentare incerto, qualcuno dopo il 14 Dicembre lo avvicinerà e gli dirà: stiamo creando un gruppo interno al PdL per cercare d’uscire da questa situazione d’impasse…in fondo il futuro Presidente del Consiglio è uno dei nostri…si tratta della sopravvivenza del nostro partito…per avere un futuro…proprio per non invalidare il tanto lavoro di Silvio Berlusconi…per continuare nella nostra missione…per non lasciare il Paese nelle mani della sinistra…
Come pensate che reagirà?
Poi, ci sarà il “dopo”: cosa c’aspetta?
Qualcosa ha lasciato intendere Pierferdinando Casini, in un’intervista a Repubblica[2]:
“L’UE, poi, probabilmente ci imporrà una manovra aggiuntiva. Vogliamo affrontare di petto il macigno del debito pubblico? Non parlo di una Finanziaria, ma del fatto che stiamo vivendo al di sopra delle nostre possibilità. La risposta può essere il voto anticipato? A Bruxelles ci prendono per matti.
Servono scelte. Non i tagli lineari che deprimono la ricerca e non intaccano gli enti inutili. Servono le liberalizzazioni. Per tutto questo c'è bisogno di un “grande armistizio”. Sono scelte durissime che vanno prese tutti insieme.”
Alla domanda sul nome di chi potrà essere il nuovo presidente del Consiglio, Casini risponde che Letta, Tremonti od Alfano per lui vanno bene. Quando gli chiedono, invece, cosa pensa di una possibile candidatura di Draghi o di Monti risponde parzialmente e – a nostro avviso – in modo sibillino:
“Rientrano in una logica diversa. Tecnici che svolgono un ruolo di supplenza.”
Tiriamo le somme.
A Casini non piacciono candidature “tecniche”: ritiene che un “asse” Fini-Casini sia in grado d’attrarre consistenti settori del centro e della destra, una sorta di “autosufficienza”. Sembra voler affermare: “è giunta, per gli errori di Berlusconi, la possibilità di prendere le redini del paese a noi 50-60enni, e non ce la lasciamo scappare”. Un anno di governo di transizione, poi elezioni senza più l’ingombrante fantasma di Berlusconi (e con una legge elettorale che diminuisca il “peso” della Lega), nuovi giochi, nuove cariche da assegnare, nuovi posti da occupare: perché dovremmo rinunciare a tutto questo? Per chi? Per Draghi?
Mario Draghi sembra, invece, più “gettonato” dal PD, anche se Bersani si schernisce e nega[3]:
“Non faccio nomi né indico incarichi. Questo spetta farlo soltanto al presidente Napolitano e nella fase giusta.”
Sembrerebbe strano questo appoggio al Governatore della Banca d’Italia, soprattutto nell’ottica di un PD che – per vincere eventuali elezioni o per aumentare i consensi – dovrà allearsi con il “ciclone” Vendola e sarà quindi obbligato a rivolgersi nuovamente alla sua sinistra, dove c’è un’area di comunisti od ex comunisti che raggiunge e probabilmente supera il 10%. E c’è la “tempesta” Grillo in arrivo: per gli ex democristiani pare esserci poca trippa per gatti, ma c’è sempre l’accogliente porto di Casini & Rutelli.
La cosa più strana, però, è la “risposta” di Mario Draghi.
Draghi va ad Ancona a tenere una lectio magistralis presso la locale Facoltà di Economia, che è intitolata a Giorgio Fuà, sostenitore di quel “capitalismo illuminato” che fu di Adriano Olivetti, oltre che consigliere economico di Enrico Mattei.
Cosa racconta Draghi?
Mette in discussione il PIL: sì, avete letto bene, Mario Draghi afferma[4]:
"Ad esempio, nell’indice di sviluppo umano del Development Programme delle Nazioni Unite, forse il primo indicatore a sfidare la supremazia del PIL pro capite, entrano con peso uguale tre componenti: il reddito pro capite, il livello di istruzione e la speranza di vita alla nascita. "
Si rivolge poi alla stampa[5], raccomandando genericamente di tenere sotto controllo i conti pubblici, accoppiando al primo punto il secondo – la crescita, ovvio – ma sono stranamente spariti dal suo lessico termini come “previdenza” e “pensioni”, che citava ad ogni piè sospinto soltanto qualche mese fa[6]. Che magia.
Come sempre in Italia – ricordando Flaiano – “la situazione politica è grave ma non è seria”: alcuni sondaggi si felicitano, perché sembra che gli italiani vogliano tornare felicemente al voto, attizzati magicamente dallo scontro, dalla partita di calcio fra Guelfini e Ghibelloni. Corroborata da una campagna acquisti in Parlamento che dovrebbe soltanto aggiungere conati di vomito allo stato, permanente, di prostrazione nel quale versa gran parte della popolazione.
Poveri italiani: si rendessero conto che, alle pecore, non dovrebbe interessare un gran che come si chiama il lupo.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
[1] Vedi: http://www.repubblica.it/politica/2010/12/03/news/il_pressing_di_bossi_e_confalonieri_silvio_meglio_un_accordo_con_fini-9786335/
[2] Vedi: http://www.repubblica.it/politica/2010/12/05/news/il_pdl_indichi_un_nome_per_il_governo_d_armistizio_a_noi_vanno_bene_letta_tremonti_e_alfano-9850876/
[3] Fonte : http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Governo-Bersani-Draghi-premier-Ogni-decisione-spetta-al-Quirinale_311262979265.html
[4] Fonte: http://www.google.it/url?sa=t&source=web&cd=1&ved=0CBcQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.bancaditalia.it%2Finterventi%2Fintegov%2F2010%2Fdraghi_5nov10%2Fdraghi_51110_ancona.pdf&ei=ktL7TMmvEaeG4gbV4Ni1Bw&usg=AFQjCNHAVy3SFJVHarxizzQ1Yuhs6nKW4A
[5] Vedi: http://www.repubblica.it/economia/2010/12/06/news/draghi_la_crescita_fondamentale-9896564/?ref=HRER1-1
[6] Vedi: http://www.repubblica.it/economia/2009/10/13/news/pensioni_draghi_alzare_leta_inps_e_governo_no_non_serve-1821105/
L’Italia sta col fiato sospeso e le palle in un cappio di filo da pesca. Queste le possibilita’:
RispondiElimina1. Rimane Mussoloni
2. Succede qualcos’altro
Da quel che si legge in giro non sono molto chiare le ragioni per cui l’una sia preferibile all’altra ma poco importa. A noi interessa sapere se ce la fara’ o non ce la fara’ (dando per scontato che Mussoloni voglia rimanere in carica).
http://tnepd.blogspot.com/2010/12/14-12-2010-ce-la-fara-o-non-ce-la-fara.html
TNEPD
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RispondiEliminaAncora, el tiranno è pessimo quanto al governo, circa al quale principalmente attende a tre cose. Prima, che li sudditi non intendino cosa alcuna del governo, o pochissime e di poca importanzia, perché non si cognoschino le sue malizie. Secundo, cerca dimettere discordia tra li cittadini, non solamente nelle città, ma etiam nelle castelle e ville e case, e tra li suoi ministri, ed etiam tra liconsiglieri e familiari suoi; perché cosí come il regno di uno vero e iusto re si conserva per la amicizia delli sudditi, cosí la tirannia si conserva per la discordia delli uomini, però che il tiranno favorisce una delle parti, la quale tiene l’altra bassa e fa forte el tiranno. Terzio, cerca sempre di abbassare li potenti, per assicurarsi; e però amazza o fa male capitare li uomini eccellenti, o di roba, odi nobilità, o d’ingegno, o di altre virtú; e li uomini savii tiene senza reputazione, e fagli schernire per tôrgli la fama, acciò che non siano seguitati: non vuole avere per compagni li cittadini, ma per servi: proibisce le congregazioni e ragunate, acciò che li uomininon facciano amicizia insieme, per paura che non facessino coniura contra di lui; e si sforza di fare che li cittadini siano insieme piú salvatichi che si può, conturbando le amicizie loro, e dissolvendo li matrimonii e parentadi, volendoli fare a suo modo, e, dipoiche sono fatti, cerca di mettere discordia tra li parenti, e ha li esploratori e le spie in ogni loco, che li referiscono ciò che si fa o che si dice, cosí maschi come femine, cosí preti e relligiosi come seculari: onde fa che la sua donna e le figliuole, o sorelle e parente, abbino amicizia e conversino con le altre donne, acciò che cavino li secreti delli cittadini da loro e tutto quello che fanno o dicono in casa.
RispondiEliminaStudia di fare ch’el popolo sia occupato circa le cose necessarie alla vita; e però, quanto può, lo tiene magro con gravezze e gabelle. E molte volte, massime in tempo di abondanzia e quiete, lo occupa in spettaculi e feste, acciò che pensi a sé e non a lui: e che similmente li cittadini pensino al governo della casa propria, e non si occupino nelli secreti dello Stato, acciò che siano inesperti e imprudenti nel governo della città, e che lui solo rimanga governatore, e para piú prudente di tutti. Onora li adulatori, acciò che ognuno si sforzi di adularlo e di essere con lui; e ha in odio chi dice la verità, perché non vuole che li sia repugnato; e però ha a sdegno li uomini liberi nel parlare e non li vuole appresso di sé. Non fa conviti molto con li suoi cittadini, ma piú tosto con li estranei. E tiene le amicizie de’ signori e gran maestri forestieri, perché li cittadini reputa suoi avversarii e di loro ha sempre paura; e però cerca di fortificarsi contra di loro con li forestieri.
Nel governo suo vuole essere occulto, dimonstrando di fuora di non governare, e dicendo e faccendo dire alli complici suoi, che lui non vuole alterare el governo della città, ma conservarlo; onde cercadi essere dimandato conservatore del bene commune, e dimonstrasi mansueto ancora nelle cose minime, dando qualche volta audienzia a fanciulli e fanciulle, o a persone povere, e difendendole molte altre volte etiam dalle minime iniurie. E di tutti li onori e dignità, che si distribuiscono alli cittadini, lui se ne monstra autore, e cerca che ognuno le ricognosca da lui; ma le punizioni di quelli che errano, o che sono incolpati dalli suoi complici per abbassarli, o farli mal capitare, le attribuisce alli magistrati, e si escusa di non potere aiutarli, per acquistare fama e benivolenzia nel popolo e per fare che quelli, che sono nelli magistrati, sieno odiati da quelli che non intendono le sue fraude.
(--2-continua--)
Similmente cerca di apparire relligioso e dedito al culto divino; ma fa solamente certe cose esteriori, come andare alle chiese, fare certe elimosine, edificare templi e cappelle, o fare paramenti, e simile altre cose, per ostentazione. Conversa etiam con relligiosi, e simulatamente si confessa da chi è veramente religioso, per parere di essere assoluto; ma, dall’altra parte, guasta la relligione, usurpando li beneficii e dandoli alli suoi satelliti e complici, e cercandoli per li suoi figliuoli; e cosí si usurpa li beni temporalie spirituali. Non vuole che alcuno cittadino faccia alcuna cosa eccellente, come maggiori palagi, o conviti, o chiese, o maggiori opere nel governo o nelle guerre di lui, per parer lui solo singulare. E molte volte abbassa occultamente li uomini grandi, e, poiche li ha abbassati, li esalta manifestamente ancora piú che prima, acciò che loro si reputino obligati a lui, e che el popolo lo reputi clemente e magnanimo, per acquistare piú favore.
RispondiEliminaNon lascia fare iustizia alli iudici ordinarii, per favorire e per amazzare o abbassare chi piace a lui. Usurpasi li denari del commune, e truova nuovi modi di gravezze e angherie, per congregare pecunia; della quale nutrisce li suoi satelliti, e con essa conduce al soldo principi e altri caporali, molte volte senza bisogno della communità, per dare loro qualche guadagno e farseli amici, e per potere piú onestamente aggravare el popolo, dicendo che bisogna pagare li soldati. E per questa cagione ancora muove e fa muovere guerre senza utilità, cioè che per quelle non cerca né vuole vittoria, né pigliare le cose d’altri, ma solamente lo fa per tenere il popolo magro e per stabilirsi meglio nel stato suo. Ancora delle pecunie del commune molte volte edifica palazzi grandi e templi, e le arme sue appicca per tutto: e nutrisce cantori e cantatrice, perché cerca di essere solo glorioso. A’ suoi allevati, che sono di bassa condizione, dà la figliuole delli cittadini nobili per donne, per abbassare e tôrre la reputazione a’ nobili ed esaltare tale persone vile, le quali sa che li saranno fidele, perché non hanno generosità d’animo, ma hanno bisogno di lui, essendo communementetali persone superbe, e reputando tale amicizia essere grande beatitudine. Li presenti riceve volentieri, per congregare roba, e però rare volte presenta li cittadini, ma piú tosto li principi e li forestieri, per farsegli amici. E quando vede qualche cosa di uno cittadino, che li piaccia, la lauda e guarda, e fa tali gesti, che dimostra di volerla, acciò che quel tale o per vergogna o per paura gliele doni; e ha appresso di sé li adulatori, che eccitano quel tale ed esortano a fargliene un presente: e molte volte le cose che li piacciono se le fa prestare, e poi non le rende mai. Spoglia le vedove e pupilli, fingendo di volerli difendere; e toglie le possessionie campi e case ai poveri per fare parchi, o pianure, o palazzi, o altre cose da darsi piacere, promettendo di pagarli el giusto prezzo, e poi non ne paga la metà. Non rende ancora la mercede a chi li serve in casa, come merita, volendo che ognuno abbia di grazia a servirlo. Li suoi satelliti cerca di pagarli della roba d’altri, dando loro officii o beneficii, che non meritano, e togliendo ad altri li officii della città e dandogli a loro. E se qualche mercatante ha grande credito, cerca di farlo fallire, acciò che niuno abbia credito come lui.
Esalta li cattivi uomini, li quali senza la sua protezione seriano puniti dalla iustizia, acciò che lo difendino, difendendo in questo modo ancora sé medesimi: e se pure esalta qualche uomo savio e buono, lo fa per dimonstrare al popolo che è amatore delle virtú: nientedimeno a tali savii e buoni sempre tiene l’occhio adosso, e non si fida di loro, e però li tiene per tale modo, che non li possino nuocere.
(--3-continua--)
Chi non lo corteggia e chi non si presenta alla casa sua o quando è in piazza, è notato per inimico; e ha li suoi satelliti in ogni luogo, che vanno sviando li giovani e provocandogli al male, etiam contra li padri proprii, e conducongli a lui, cercando di implicare tutti li giovani della terra nelli suoi malvagi consigli e farli inimici a tutti quelli che lui reputa suoi avversarii, etiam al padre proprio; e si sforza di farli consumare la roba in conviti e in altre voluttà, acciò che diventino poveri, e lui solo rimanga ricco.
RispondiEliminaNon si può fare officiale alcuno, che lui non voglia sapere, anzi, che lui non voglia fare; e insino alli cuochi del palazzo e famigli de’ magistrati non vuole che senza suo consentimento si faccino. Esalta nelli officii molte volte il minore fratello, o el minore della casa, o che sia di manco virtú e bontà, per esaltare li maggiori e migliori ad invidia e odio, e mettere tra loro discordia. Non si può dare sentenza né lodo, né fare alcuna pace, senza lui, perché lui sempre cerca di favorire una parte e abbassare l’altra, che non è cosí secondo la sua voluntà.
Tutte le buone legge cerca con astuzia di corrompere, perché sono contrarie al suo governo iniusto; e fa continuamente nuove legge a suo proposito. In tutti li magistrati e officii, cosí dentro della città come di fuori, ha chi vigila, e chi referisce ciò che si fa e dice, e chi dà legge da sua parte a tali officiali come hanno a fare: onde lui è il refugio di tutti li uomini scelerati e lo esterminio delli iusti. Ed è sommamente vendicativo, in tanto che etiam le minime iniurie cerca con grande crudelità di vindicare, per dare timore alli altri, perché lui ha paura di ognuno.
E chi sparla di lui, bisogna che si asconda, perché lo perseguita etiam insino nelle estreme parti del mondo; e con tradimenti, o con veneni, o altri modi, fa le sue vendette, ed è grande omicida, perché desidera sempre di rimovere li ostaculi del suo governo, benché sempre monstri di non essere quello, e che li rincresca della morte di altri. E simula molte volte di volere punire che ha fatto tale omicidio, ma poi lo fa fuggire occultamente; il quale, simulando dopo un certo tempo di chiedere misericordia, lo ripiglia e tienlo appresso di sé.
Ancora el tiranno in ogni cosa vuole essere superiore, etiam nelle cose minime, come in giucare, in parlare, in giostrare, in farcorrere cavalli, in dottrina; e in tutte le altre cose, nelle quale accade concorrenza, cerca sempre di essere el primo; e quando per sua virtú non può, cerca di essere superiore con fraude e con inganni.
(--4-continua--)
Il 14 dicembre e nei giorni seguenti si confermerà lo strapotere di Berlusconi, che come tutti stanno vedendo, si sta comprando i voti a suon di sonanti euro. Poi rimarrà al potere, non facendo niente, ma facendo credere, grazie alle sue televisioni, che sta lavorando per l'Italia. Questa previsione sono mesi che la porto avanti, mi avete preso in giro, con sufficienza, mi avete letto con fastidio, ma alla fine sto avendo ragione io. Vedrete come dopo natale si comincerà a parlare di Marina Berlusconi futuro capo del governo e papà Silvio presidente della repubblica per almeno due settennati. 2013 7+7 uguale 2027. Sono mesi che dico queste cose e mi ridete dietro. Ma il 15 dicembre riderò io, ma riderò amaro.
RispondiEliminaCiao a tutti
p.s. rimando la parte iniziale che è saltata
RispondiEliminaGirolamo Savonarola (1452 – 1498)
DELLA MALIZIA E PESSIME CONDIZIONI DEL TIRANNO
Trattato sul governo di Firenze - Trattato secondo - Capitolo secondo
Tiranno è nome di uomo di mala vita, e pessimo tra tutti gli altri uomini, che per forza sopra tutti vuole regnare, massime quello che di cittadino è fatto tiranno. Perché, prima, è necessario dire che sia superbo, volendo esaltarsi sopra li suoi equali, anzi sopra li migliori di sé e quelli a’ quali piú tosto meriteria di essere subietto: e però è invidioso, e sempre si contrista della gloria delli altri uomini, e massime delli cittadini della sua città; e non può patire di udire laudare altri, benché molte volte dissimuli e oda con cruciato di core; e si allegra delle ignominie del prossimo per tal modo, che vorria che ogni uomo fussi vituperato, acciò che lui solo restassi glorioso. E per le gran fantasie e tristizie e timori, che sempre lo rodono dentro, cerca delettazioni come medicine delle sue afflizioni: e però si truova rare volte, o non forse mai, tiranno che non sia lussurioso e dedito alle delettazioni della carne. E perché non si può mantenere in stato, né dare li piaceri che desidera, senza moltitudine di danari, seguita che inordinatamente appetisca la roba: onde ogni tiranno, quanto a questo, è avaro e ladro, però che non solamente ruba el principato, che è di tutto el popolo, ma ancora si usurpa quello che è del commune, oltra le cose che appetisce e toglie delli particulari cittadini con cautele e vie occulte, e qualche volta manifeste.
(--1a-continua--)
E da questo seguita, ch’el tiranno abbia virtualmente tutti li peccati del mondo. Prima, perché ha la superbia, lussuria e avarizia, che sono le radice di tutti li mali. Secondo, perché avendo posto el suo fine nel stato che tiene, non è cosa che non faccia per mantenerlo; e però non è male che lui non sia apparecchiato a fare, quando fusse al proposito del stato, come la esperienzia dimostra, chè non perdona il tiranno a cosa alcuna per mantenersi in stato; e però ha in proposito, o in abito, tutti li peccati del mondo. Terzio, perché dal suo perverso governo ne seguitano tutti li peccati nel popolo; e però lui è debitore di tutti, come se lui li avessi fatti: onde seguita che ogni parte dell’anima sua sia depravata. La memoria sua sempre si ricorda delle iniurie, e cerca di vendicarsi, e dimenticasi presto li beneficii delli amici; lo intelletto sempre adopera a machinare fraude e inganni e altri mali; la voluntà è piena di odii e perversi desiderii, la imaginazione di false e cattive representazioni; e tutti li sensi esteriori adopera male o in proprie concupiscenzie, o in detrimento e derisione del prossimo, perché è pieno di ira e di sdegno. E questo a lui interviene, perché ha posto el fine suo in tale stato, che è difficile, anzi impossibile a mantenerlo longamente; però che niuno violento è perpetuo: onde, cercando di mantenere per forza quello che per sé rovina, bisogna che sia molto vigilante. Ed essendo elfine cattivo, ogni cosa a lui ordinata bisogna che sia cattiva; e però non può mai pensare il tiranno, né ricordarsi, né imaginarsi, né fare se non cose cattive; e se pure ne fa qualcuna buona, non la fa per far bene, ma per acquistare fama e farsi amici, per potersi meglio mantenere in quello perverso stato: onde è come el diavolo, re delli superbi, che mai non pensa altro che male; e se pure dice qualche verità e fa qualche cosa che ha specie di bene, tutto ordina a cattivo fine, e massime alla sua gran superbia. Cosí el tiranno tutti li beni che fa, ordina alla sua superbia, nella quale per ogni modo e via cerca di conservarsi: e però quanto il tiranno di fuori si dimonstra piú constumato, tanto piú è astuto e piú cattivo e amaestrato da maggiore e piú sagace diavolo, el quale si transfigura nello angelo della luce per dare maggiore colpo.
RispondiElimina(--1b---)
DRAGHI...
RispondiEliminaQuando sento parlare di Draghi mi viene sempre in mente il Britannia
Cossiga a proposito dell'ipotesi di Draghi presidente del consiglio:
http://wn.com/mario_draghi__un_vile_affarista_a_bankitalia
http://altravocedelsannio.webnode.it/news/cossiga-goldman-sachs-prodi-draghi-e-le-privatizzazioni-del-1992/
iri ha detto...
RispondiEliminaDRAGHI...
Quando sento parlare di Draghi mi viene sempre in mente il Britannia
Ma che Draghi e draghi non capisci che Berlusconi vincerà la conta e le aziende di stato, quelle che ci sono rimaste, le venderà lui.
Apprezzo Savonarola, meglio di Machiavelli che va per la maggiore, mentre come finirà al 90° minuto della partita non m'attizza per niente.
RispondiEliminaCarlo
Ciò che sta avvenendo in queste ore è un fatto storico che ha una discreta importanza: a tutti coloro che s'informano, appare chiaro che il Parlamento è soltanto più un posto dove circolano mazzette.
RispondiEliminaV per Vendetta!
Carlo
Hey, Orazio...
RispondiEliminaPreso in giro? Veramente, non mi sembra. Letto con fastidio, nemmeno, almeno parlando a titolo personale.
Che i Berlusconi riescano a creare una specie di dinastia monarchica, lo trovo difficile, visto che il capostipite comincia a stare sui cabasisi agli USA, a quasi tutto il resto d'Europa e anche a una discreta parte di italiani, che però temo siano quelli che contano di meno. Poi, che in Italia si viva una situazione del tutto particolare (volendo parlare per eufemismi) e che per questo ciò che altrove sarebbe impossibile, da noi “non si sa mai”, è anche vero.
Se si fanno due conti con l'anagrafe e con la biologia, un doppio settennato da Presidente della Repubblica, che inizierebbe all'età di 75 anni, porta alle soglie dei 90. Tra l'altro per un soggetto che di certo non evita gli stress e che probabilmente dorme assai poco. Ora, non vorrei fare l'uccello del malaugurio, neanche per Mr.B., però al suo posto sarei seriamente tentato di patteggiare una “exit-strategy” e di andare a godermi i miliardazzi in qualche posto dimenticato da Dio e dai giudici...
Comunque, il 15 dicembre è mercoledì della settimana prossima, ancora poco e vedremo.
Non ve la prendete per mister B: è cotto, e non ne vale la pena.
RispondiEliminaCi risentiamo Domenica sera.
Carlo
Orazio ha detto "Berlusconi vincerà la conta e le aziende di stato, quelle che ci sono rimaste, le venderà lui."
RispondiEliminaMi sa che si stanno gettando le basi per una vendita dell'Eni.
In Italia le finte fughe di notizie di Wikileaks hanno colpito l'Eni, la cui immagine è stata associata a quella di Berlusconi, in modo da trascinarla nello stesso discredito e, forse, nella stessa caduta.
Oggi 10 dicembre una pagina intera del Corriere su
"Eni, i segreti di South Stream
nella scatola svizzera di Zug".[1]
Fino ad oggi il Corriere nei confronti dell'Eni e dei suoi scandali ha sempre tenuto un atteggiamento molto molto discreto, distaccato e signorile, praticamente omissivo (vedi il caso dell'industria chimica italiana).
Qualche tempo fa ho finalmente capito perché: il direttore Ferruccio de Bortoli è stato socio della Fondazione Eni Enrico Mattei.[2]
Oggi la sorpresa del paginone.
Secondo qualcuno un Eni descritto dai media ufficiali come allo sbando sarebbe "preparato" per essere ceduto gratis alle multinazionali anglo-americane. [3]
Quindi il dubbio è il seguente: non è che sono i vertici stessi dell'Eni che stanno organizzando la campagna pre vendita?
E visto che Scaroni è stato messo lì all'Eni dal duo Berlusconi-Tremonti, forse Orazio ha ragione.
---------------------
Cosa bolle in pentola
[1]
http://www.corriere.it/economia/10_dicembre_10/Eni-i-segreti-di-South-Stream-nella-scatola-svizzera-di-zug_85b3527a-043c-11e0-b06d-00144f02aabc.shtml
[2]
http://www.feem.it/getpage.aspx?id=84&sez=About%20us&padre=24&sub=26
[3]
http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o22947:e1
http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=5407
Nel 2011 bisogna rinnovare molte cariche importanti che gestiranno una fetta importante del pil italiano.
RispondiEliminaE' ovvio che AlzodiTacco ha un interesse enorme a rimanere in sella almeno per un altro pò, nonostante le suppliche della "famiglia", estesa a confalonieri, a farsi da parte.
Il rinvio della decisione sul legittimo impedimento gli ha tolto un'altro strumento da usare mediaticamente;
la stronzata linguistica - forse un lapsus...psichiatrico- gli ha alienato l'uomo che venne da lontano che non ha gridato e chiedera' il conto;
Scodinzolin guardian se l'ha sta vedendo brutta e a breve...sloggera';
idem l'insetto genuflesso con la scorreria nel...paese di cenerentola.
Certo gli e' rimasto un grosso alleato il tal Bertone di s.romana chiesa, ma secondo me troppo poco.
Restano pero' i mantristi del pdl in continua sovra-esposizione televisiva, con a capo, e non poteva essere diversamente per storia e per come si cognoma: il capezzone.
In definitiva gli rimane solo la campagna acquisti e la speranza dei peones per il lauto vitalizio da conquistare a qualunque ...prezzo di compra-vendita...
In quanto a wikilekkas basta seguire il filo della convenienza e della logica...per approdare a chi serve.
Buona serata
Doc
Il 14 dicembre accadrà che qualcuno ex idv si ritroverà il mutuo pa gato altri, come i radicali, non avranno più bisogno di fare lo sciopero della fame e noi saremo sempre più schiavi di un governo filo europeista con Draghi probabile successore di Trichet e Montezemolo o Tremonti a trainare il carro dei buoi( PD,UDC,FLI ecc..)sempre più vincolati al potere bancario che ci rifilerà un' altra sventagliata di privatizzazioni e un nuovo innalzamento dell' età pensionabile in modo che potremmo tutti finalmente morire debitori e contenti.E Berlusconi? Quando potremmo finalmente ritornare a vivere nel sogno del debito finalmente potremmo dimenticarci del suo pseudo liberismo e vivere felicemente in un nuovo ed accattivante "Pseudo Socialismo".Grazie Carlo di avermi trasportato fuori dal carrozzone della politica Vomitate gente, vomitate gente, scusate volevo dire meditate un saluto a tutti!!
RispondiEliminaCiao, anche io ho lasciato un pensiero sull' attuale situazione sul mio blog. Conclusione: il governo non cade. Qui il resto:
RispondiEliminahttp://giantrick.wordpress.com/2010/12/08/mercante-in-fiera/
E se la maggioranza fosse, anzichè di 3-4 voti, fosse di 20-30?
RispondiEliminache succede?
ipotesi remota?
Altra considerazione: sarà pure cotto, ma tra una fiducia risicata, il governo di ordinaria amministrazione, e qualche altro cavillo, magari si arriva a fine 2011.
Per Orazio:
io personalmente non penso di averti deriso; qualche volta il tuo mantra ossessivo sarà stato "pesante", forse anche per il fatto che mancava un'analisi, delle argomentazioni, per quanto concise.
Ma forse mercoledì mattina avrai un'overdose di caffè...
E se la maggioranza fosse, anzichè di 3-4 voti, fosse di 20-30?
RispondiEliminache succede?
ipotesi remota?
Altra considerazione: sarà pure cotto, ma tra una fiducia risicata, il governo di ordinaria amministrazione, e qualche altro cavillo, magari si arriva a fine 2011.
Per Orazio:
io personalmente non penso di averti deriso; qualche volta il tuo mantra ossessivo sarà stato "pesante", forse anche per il fatto che mancava un'analisi, delle argomentazioni, per quanto concise.
Ma forse mercoledì mattina avrai un'overdose di caffè...
Qualche post fa avevo scritto che è fondamnelatale l'insegnamento della Storia: pochi l'hanno capito e l'hanno approfonditamente fatta propria.
Per Orazio:
RispondiEliminaio personalmente non penso di averti deriso; qualche volta il tuo mantra ossessivo sarà stato "pesante", forse anche per il fatto che mancava un'analisi, delle argomentazioni, per quanto concise.
Ti ringrazio, ma non c'era e non c'è molto da analizzare, Berlusconi con la legge elettorale da lui voluta ha abbassato il livello del personale politico a livelli minimi di intelligenza politica ed ad un'etica pressoché azzerata , oramai ogni deputato o senatore risponde solo a se stesso e al capo banda che meglio lo paga. Tira a campare e a portare a casa il massimo del bottino, La sua regola è oggi sono deputato e sfrutto al massimo le possibilità, domani non si sa. Altre analisi arzigogolate e apparentemente profonde sono inutili e non aggiungono niente al fatto che chi sta nel palazzo sa che ci sta per poco e cerca di sfruttare il massimo in poco tempo. Tirare a campare prima che altri ti tirino le cuoia questa è la regola e Berlusconi lo sa e sfrutta mirabilmente questo. Ripeto la dittatura del nano avanza a grandi passi, non c'è nessuna provvidenza divina ne umana nessuno lo
potrà fermare.
Ciao a tutti
Chi ha letto attentamente l'articolo avrà compreso che non è centrato sulla caduta di Berlusconi, bensì nel "imbuto" nel quale sta passando la politica italiana.
RispondiEliminaDopo questo voto, ci sarà soltanto un governo debole (l'ha riconosciuto anche B.) perché non si governa pagando mutui.
Fra l'altro, mi sono preso il divertimento di leggere la scheda di questo Razzi dell'IDV.
Faceva l'operaio in Svizzera, è del 1948 (particolare importante! La pensione per i parlamentari è a 60 anni! Ha due legislature alle spalle!) perciò si sarà consultato con la moglie. Avranno pensato: quanto ci manca per il mutuo?
Il resto sono solo ovvietà: Razzi se ne andrà in pensione con 3000 e passa euro al più presto: del resto, non gliene frega nulla.
Il problema è che a lui e ad altri non fregherà più un accidente d'andare a votare per B. o per qualcun altro: sono già dei pensionati in pectore.
E la legge sul federalismo fiscale?
Alla fine, sarà Bossi a staccare la spina.
Altra vicenda è quella dell'ENI: una storia complessa, legata alla lunga politica estera "andreottiana" dell'Italia.
Non scommetterei sulla privatizzazione dell'ENI, perché è una riserva di caccia già privata. Della casta politica.
Ciao a tutti
Carlo
Qual è il numero per televotare al reality che si sta svolgendo in parlamento??
RispondiEliminaL'unico che può televotare in Parlamento è Berlòusconi con i suoi denari acquista molti deputati e vincerà la conta.
RispondiEliminaBellissimo Mozart, perché non c'è altro da dire.
RispondiEliminaOrazio: la tua è depressione od innamoramento?
Carlo
Dopo l'ultima rivelazione di wikileaks sulla legge Romani sul web in Italia e le sue possibili ripercussioni sulla Cina e l'Iran, propongo un articolo di ringraziamento ad Assange che con la sua meritoria azione sta svelando le porcate del potere, ora non più immaginate, ma provate.
RispondiEliminaCiao Carlo
Orazio ma perchè dovrremmo ringraziare wikilekkas per averci fatto "conoscere" (secondo te) la porcata di Romani?
RispondiEliminaChiunque poteva saperlo se appena si sforzava un poco per informarsi: di porcate che ad esempio riguardano l'esproprio, meglio lo stupro fatto dal trattato di lisbona contro la nostra Costituzione il Wikilekkas ne parla?
Doc
wikileaks ha confermato ipotesi.
RispondiEliminamagari ha confermato ipotesi di cui poco importa e che non hanno grande ripercussioni anche se confermata, almeno per l'Italia.
Ma la domanda che sorge spontanea è:
cui prodest?
Ovvero, in altenativa, chi ne esce danneggiato?
Forse il presidente americano? Probabilmente sì, visto che adesso si trova a gestire una grana non da poco:
segretezza dei documenti di stato ridicola,
diplomazia internazionale esposta oltre misura e poco presentabile a seguito della fuga di notizie.
L'errore è la visione "italio-centrica":
a wikileaks, e a chi s'è dietro, non importa alcunchè dell'Italia, lo scopo era colpire il Presidente... ma statunitense.
wikileaks ha confermato ipotesi.
RispondiEliminamagari ha confermato ipotesi di cui poco importa e che non hanno grande ripercussioni anche se confermata, almeno per l'Italia.
Ma la domanda che sorge spontanea è:
cui prodest?
Ovvero, in altenativa, chi ne esce danneggiato?
Forse il presidente americano? Probabilmente sì, visto che adesso si trova a gestire una grana non da poco:
segretezza dei documenti di stato ridicola,
diplomazia internazionale esposta oltre misura e poco presentabile a seguito della fuga di notizie.
L'errore è la visione "italio-centrica":
a wikileaks, e a chi s'è dietro, non importa alcunchè dell'Italia, lo scopo era colpire il Presidente... ma statunitense.
Ma un'altra domanda che nasce spontanea è:
wikileaks come è venuta in possesso di tutti questi documenti? Da infiltrati? E se sì, come li paga? Oppure sono tutti dediti ala causa della Verità?
Ma veramente si può pensare che la sicurezza dei documenti sia così debole?
I fatti: per quanto riguarda l'Italia, wikileaks ha solo confermato quello che tutti, o molti, pensavano e pensano.
Che sia un merito, una colpa, o che lasci indifferenti sono opinioni.
Per gli USA è tutt'altra cosa.
Questo e' il ballo del qua qua
RispondiEliminae di un papero che sa
fare solo qua qua qua
più qua qua qua...
da cui definizione del Parlamento
QUAQUAMENTO
ciao a tutti
B.S.
HO AVUTO RAGIONE ORA ASPETTATEVI BERLUSCONI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E LA FIGLIA MARINA CAPO DEL GOVERNO.
RispondiEliminaACCETTO QUALSIASI SCOMMESSA
CIAO CARLO
P.S.
RispondiEliminaIo disprezzo Belrusconi ma disprezzo di più il 1/3 degli italiani che amma farsi sodomi.... da lui e tiene il restante 2/3 in scacco.
ciao
Vorrei dire al buon Orazio che già quello di oggi è un buon risultato, anche se B. ha vinto…Cmq ora B. si trova più o meno nelle condizioni di Prodi a suo tempo, anche se lì al momento non c’è un Mastella a dare il colpo di grazia…Io invece sarei curioso di approfondire la questione del Grande Oriente Democratico, con gli avvertimenti massonici del tale Gioele Magaldi…staremo a vedere. Quindi nel programma di B. già da domani c’è la riforma della Giustizia, sulla quale, appunto già da domani rischia di scornarsi, e così via per innumerevoli avventure. Per ora il primo obiettivo è rimandato, ma bisogna insistere, mandare a casa B. prima di tutto, poi nuova legge elettorale e poi il resto.
RispondiEliminaIn tutto questo un po’ mi sorprende Casini, non ce lo facevo così risoluto, alla fine ne esce meglio di tanti altri.
Per casini mi sono dimenticato di aggiungere una cosa fondamentale: risoluto si, almeno finora, da domani si vedrà...
RispondiEliminaLa vittoria di pirla o la sconfitta degli incapaci? Parlo di quelli che volevano sfiduciarlo con 4-5 voti di vantaggio senza mettere in conto la capacità di spesa di B.
RispondiEliminaParafrasando Shakespeare: "Bruto e Cassio sono uomini d'onore, ma cazzo, almeno gli avevano dato 44 coltellate!"
Sarebbe stata una vittoria (politica) se alla camera avesse avuto almeno i 316 voti per considerarsi maggioranza assoluta.
RispondiEliminaE lo sarebbe stato indipendentemente dal mercato....delle vacche.
Questa maggioranza (relativa) quindi non puo' reggere in nessun modo, specie se si tiene conto che oltre 30 parlamentari sono ministri o cmq hanno impegni istituzionali (sic!!).
E questo, almeno credo, indipendentemente dall'appoggio avuto da AlzodiTacco dal capo del governo vaticano.
Sembra banale la mossa di condizionamento per Casini per attirarlo (di nuovo) nella morsa del caimano.
Ma...ma Maroni (nuovo aspirante leader/Premier della lega) e (ancora) Bossi apriranno veramente all'udc?
Oppure gli canteranno alla prima occasione ...il requiem?
Intanto puntualmente e' arrivato il nuovo record sul debito...
E le dimostrazioni dei giovanni cominciano a diventare sempre più dure...
E le entrate diminuiscono sempre di più...
Mentre sui privilegi, che - per contrappasso- sono sempre più evidenti e numerosi, sempre più persone ne diventano consapevoli, per cui la gente e' costretta a farne un termine di paragone con la sua condizione e quindi ad inkazzarsi sempre di più...
Insomma sembra proprio che siamo sempre di più di fronte ad una farsa...
comunque sia c'e' da preoccuparsi.
E seriamente pure. O no?
Doc
Doc e quant'altri che in questi momenti arzigigolano sui fatti successi. Lo dico con molta chiarezza Berlusconi ha inaugurato un nuovo modo di far politica, ben diverso da quello della prima repubblica tutto fatto di tatticismi e sofismi. Egli ha dimostrato in 16 anni di potere che la politica si pratica e si vince con il denaro e le forze armate (LEGGASI ARMATE MEDIATICHE), con il ricatto e la carota. Con questi sistemi si appresta a divenire presidente a vita della repubblica italiana e a lasciare il grato compito di governare a sua figlia Marina. Carlo ammettilo hai sbagliato tutte le analisi su di lui. L'Italia fa schifo, temo che verrà chiamata a votare nel 2013 con candidato premier Marina e Belrusconi alla presidenza della repubblica. Un po' di rispetto e considerazione per me che queste cose le avevo previste da quasi un anno.
RispondiEliminaCiao Carlo
Qui Roma è Marco che vi parla. Oggi ho vissuto una delle giornate più vomitevoli della mia storia personale, caro Orazio e cari amici del blog oggi la politica ha commesso il suo ennesimo omicidio devastando la democrazia per una azienda (la Cepu che serve a pochi visto il modesto livello culturale) un mutuo, ma soprattutto ha risaltato ancora una volta la funzione che svolge in questo paese, ovvero di ufficio di collocamento per poveri dementi alla ricerca del favore di turno. Orazio a mio modo di vedere Carlo non ha sbagliato in una virgola nelle sue analisi ( eccetto il risultato odierno comunque insignificante se non per le nostre tasche e i nostri animi), il problema Berlusconi è solo e unicamente figlio di una politica trasversale che viene interpretata con parole diverse ma con i medesimi fini di poltrona (vedi Di Pietro e il richiamo a Noriega quando nel suo partito di dittatori scalda poltrone ne ha diversi).Oggi mentre lavoravo a un km dal mio ristorante avvenivano duri e male organizzati tafferugli figli di un malcontento oramai non più nascosto da quei giovani che non vedono più futuro. Vedete oggi l' Italia e l' Italiano medio dovrebbe chiedere scusa a quella gente e a chi come me era costretta a servire un Senatore della PDL festante per l' impresa che gli permetterà di continuare nei suoi loschi affari di termovalorizzatori in Abruzzo per i quali ha già ricevuto avviso di garanzia.Vi avrei fatto vedere come gli scodinzolavano dietro certi miei colleghi mentre gli servivo le fettuccine riflettendo su quanto mi sarebbe costato a me e agli scodinzolatori questo pranzo. Carlo ha ragione quando sottolinea che questa gente può scomparire solo se noi non la sovvenzioniamo più, se la ignoriamo, se non gli chiediamo più nulla. Facciamo gruppo ragazzi divulghiamo le nostre idee, incontriamoci, questo è l' unico modo per spazzar via questa marmaglia (TUTTA!!!!!! Pd,Pdl, Fli, Udc, Mpa, Lega, Idv ecc..). La protesta deve rimanere alta e senza coscienza può nascere e morire in un alito di vento.
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