La prima cosa che salta alla mente – osservando le immagini della stazione di Viareggio, simili a quelle di un bombardamento aereo – è che qualcuno mente.
Tutto si è svolto nella norma: i controlli sono stati eseguiti, le normative rispettate, le ferrovie italiane – senti, senti! – sono addirittura considerate (da Trenitalia, ovviamente[1]) le più sicure d’Europa. La Procura competente ha aperto un’inchiesta per disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo e incendio colposo. Contro ignoti, ovvio. Il ministro Matteoli ha aperto anch’egli la sua, personale inchiesta: se vorrà farci sapere qualcosa, troverà il nostro indirizzo di posta nel profilo del blog. Dubitiamo.
La seconda cosa che salta alla mente sono alcuni nomi, che vorremmo sottoporre all’attenzione dei lettori: Riccardo Poggi, Vito Belfiore ed altri 11 dipendenti delle Ferrovie, i quali furono ritenuti “colpevoli” d’aver svelato le magagne di una delle linee più disastrate d’Italia, la Torino-Savona. E’ importante ricordare i nomi (purtroppo siamo riusciti a ritrovarne solo due) di quei ferrovieri ch’ebbero il coraggio di svelare, per la trasmissione Report, nel 2003, i tanti scheletri nell’armadio delle Ferrovie Italiane.
Furono licenziati in tronco dall’azienda, che – invece di dedicarsi all’analisi delle sue mancanze – scatenò degli “007” interni[2], per riconoscere chi erano stati i “traditori”. Per loro fortuna, dopo una lunga lotta giudiziaria e sindacale, sono riusciti a riottenere il loro posto di lavoro.
C’è poi l’altro “indiziato” – oggi più conosciuto – ossia Dante de Angelis, un macchinista addetto alla sicurezza dei treni, che è stato anch’egli licenziato proprio per aver reso pubblico il drammatico stato del materiale rotabile italiano.
Della serie: quando si denunciano le inefficienze, si rischia la persecuzione ed il licenziamento. Quando, invece, si procurano le stragi si finisce in un fascicolo “contro ignoti”. Il quale si trasformerà – il giorno del mai e l’anno del poi – in una sentenza all’acqua di rose, con tante scuse per averla disturbata: eccellenza, torni pure alla sua scrivania ed al suo stipendio da nababbo.
Purtroppo per il capoccione di turno alle Ferrovie Italiane, chi scrive conosce benissimo la situazione a dir poco agghiacciante della linea Torino-Savona e di quelle limitrofe, perché le frequenta.
Sera d’Inverno, squilla il cellulare: è mia moglie.
«Dove sei?»
«A Savona, sono ancora a Savona perché il treno non parte.»
«E perché?»
«Perché c’è una lite in corso fra quello che deve controllare le ruote…quello che le batte con il martello ed una paio di capoccioni che minimizzano…poi lo hanno minacciato di qualcosa…non ho capito bene…e quello s’è incazzato…ha detto che un treno in quelle condizioni, lui, non lo faceva partire. Roba di ruote, di carrelli…»
«E adesso?»
«Ci hanno fatti scendere ed aspettiamo un altro vagone…»
Morale: quattro ore per fare 35 chilometri.
Sempre Inverno, questa volta è mio figlio.
«Papà, puoi venire a prendermi a Ceva?»
«Perché?»
«Hanno soppresso il treno.»
«Come “soppresso”?»
«Sì, l’hanno tolto, non c’è più…»
«E il prossimo?»
«Era l’ultimo della sera: fino a domattina…»
Morale: corsa notturna perché le Ferrovie “sopprimono” i treni, manco fossero scarafaggi (con tante scuse alla confraternita degli insetti).
Stazione di Santhià (VC) Estate, ore 16 di un giorno feriale. Parlo con il capostazione.
«Scusi, la biglietteria è chiusa e sul tabellone automatico non c’è la mia destinazione…non c’è nell’elenco per fare il biglietto…»
«Che vuole che le dica…qui non si capisce più niente: basta che manchi una persona e loro chiudono, capisce? Chiudono! E se manca il personale viaggiante…sopprimono i treni! Una volta, per sopprimere un treno, bisognava riempire moduli su moduli, chiedere autorizzazioni…adesso, basta una telefonata ed il treno è soppresso! Guardi, chiamo il controllore sul cellulare: lei salga, vedrà che non le chiederà nulla. Per fortuna, fra due anni andrò in pensione: questo non è più lavorare, questo è un inferno…»
Difatti, il controllore non mi chiese nulla.
Basta così, perché sono certo di descrivere una goccia nel mare.
Quando succedono vicende come quella di Viareggio, non è stata la sfiga a colpire: semplicemente, uno dei tanti incidenti che avvengono quotidianamente capita in un luogo abitato. Invece di rompersi il carrello di un vagone carico di tondini di ferro in aperta campagna, capita ad un carro-cisterna pieno di GPL sotto pressione in una cittadina.
L’inferno, a quel punto, inevitabilmente si materializza. Punto.
Sul sito delle Ferrovie, contano i giorni che mancano all’apertura della tratta ad alta velocità Torino-Salerno: noi, contiamo i morti e preghiamo per i feriti.
Fin qui, tutti sappiamo oppure immaginiamo, anche se è doveroso sottolineare anche le ovvietà.
Il vero girone infernale riguarda, invece, la gestione dei trasporti nel Belpaese: per cosa hanno fatto, Matteoli e tutti i suoi predecessori, dovrebbero non solo dimettersi, bensì emigrare in qualche isola lontana. Con un pedalò, l’unico mezzo che saprebbero condurre.
Come si suol dire, il problema “è nel manico”: quel vagone carico di GPL non doveva transitare a 90 Km orari nel bel mezzo di una stazione in zona urbana, poiché la statistica (o la legge di Murphy) indicano che, prima o dopo, l’inevitabile si manifesta.
Mettete insieme una manutenzione a dir poco trascurata, l’attenzione centrata solo sui treni ad alta velocità – sorvolando che si schiantano pure quelli (vedi Piacenza, 1997) – più un sistema di trasporto anacronistico e persino cassato dall’UE, e lo stillicidio degli incidenti ferroviari è certo. Chi vorrà, potrà farsene un’idea leggendo la nota[3]: per i trasporti, siamo un Paese forse del Terzo Mondo, più probabilmente del Quarto.
Le ragioni?
Non sono certo un estimatore delle burocrazie europee, perché so bene che sono bravissimi a predicare: meno a razzolare. Però, almeno a leggere i loro documenti ufficiali, le cose che raccontano sui trasporti sono sensate: il vero problema è che, dopo, a nessuno frega un emerito picchio se non si fa nulla.
Ma torniamo a noi ed a quel maledetto vagone: era partito dalla raffineria di Trecate (fra Novara e Milano) e doveva giungere a Gricignano (Caserta).
La prima curiosità è che l’impianto di Trecate viene rifornito mediante un oleodotto che parte da Quiliano (Savona), il quale viene a sua volta rifornito dalle superpetroliere che attraccano ai moli di Vado Ligure. In altre parole, scarichiamo il petrolio a Savona, lo portiamo a Trecate, lo distilliamo, ricaviamo il GPL, poi lo carichiamo sui vagoni ferroviari e lo rimandiamo nel Sud. Già che c’eravamo, potevamo fargli fare pure tre volte il giro della Sicilia.
Ci risulta che nel Sud ci siano parecchie raffinerie [4], e che tanto affanno per portare il GPL da Trecate ci sembra un po’ eccessivo: come ebbe a dire Beppe Grillo riguardo all’import-export di biscotti Italia-USA (pressappoco identico per quantità), “Non facevano prima a scambiarsi la ricetta?”
Ma tant’è: nel liberissimo mercato dei liberi produttori, consumatori, costruttori e muratori, viene riconosciuta ai boiardi dell’energia la potestà di vendere, comprare e trasportare come loro meglio aggrada. Viene riconosciuta anche la libertà di morire per nulla, in una tranquilla notte dell’Estate italiana: viene riconosciuta solo ai paria, ovviamente.
E non si venga qui a parlare di fatalità, poiché la “libertà” di trasportare sulle strade (asfaltate o ferrate) migliaia di tonnellate d’acido cloridrico, fluoridrico o cianidrico, ammoniaca, perossidi, ossiacidi minerali, prodotti petroliferi d’ogni tipo, è una caratteristica precipua italiana.
Persino le comuni bombole del GPL per uso di cucina, in Italia, possono solo essere vendute già confezionate, mentre in Francia è espressamente proibito: invece di far circolare camion colmi di bombole (ferro più GPL), portano il GPL direttamente nelle stazioni di servizio con le autobotti, ove le bombole sono ricaricate. Il tutto, comporta un evidente risparmio e minor materiale infiammabile in circolazione.
C’è da aggiungere che una considerevole parte di questi prodotti, nel Nord Europa, circola sui canali: il vettore più sicuro per questo tipo di trasporti, al punto che l’UE stessa lo raccomanda per sicurezza e per l’abbattimento dei costi e delle emissioni di gas combusti.
Queste raccomandazioni sono contenute in un testo che è oramai “in scadenza” – il Libro Bianco, La politica europea dei trasporti fino al 2010: il momento delle scelte – ed è una gran brutta “scadenza”, poiché l’Italia non ha fatto praticamente nulla di quanto veniva raccomandato.
Ad esempio, l’UE caldeggiava il superamento delle barriere naturali – ove possibile – sempre a quota zero, ossia in mare: e la TAV? Perché arrampicarci per monti e gallerie, invece d’usare la rete dei porti mediterranei?
E’ altrettanto vero che i vari “corridoi” sono anch’essi il parto delle burocrazie europee, ma l’Italia ha solo letto quello che interessava ad Impregilo et similia, e tranquillamente ignorato tutto il resto. Basti pensare all’orribile ed inutile orpello che voglio appiccicare alla punta della Penisola.
Pochi sapranno che l’UE era disposta a finanziare a fondo perduto il 50% delle spese di progettazione, ed il 10% di quelle di realizzazione, per rendere il bacino del Po navigabile per le nuove navi fluviali/marine europee della classe V° (2.000 t. di portata, circa 110 metri di lunghezza e 10 di larghezza). Anzi, sottolineava l’urgenza di quelle realizzazioni per due bacini: il Po ed il Tago (SP).
La ragione?
Il 50% della richiesta di trasporto, in Italia, è concentrata nella valle padana e nella pianura veneta: con 200 milioni di euro, sarebbe stato possibile rendere navigabile il Po fino a Pavia con diramazione per Milano. Sì, avete letto bene: 200 milioni, senza considerare i contributi europei. Una novità?
Per niente: si trattava soltanto di riprendere l’antica impostazione italiana nei trasporti, che prevedeva il Po come asse mediano della Pianura Padana e la navigazione di cabotaggio per il rifornimento della parte peninsulare.
Noi, invece, più trasportiamo e più intasiamo le corsie delle autostrade, più le riempiamo e sempre di nuove dovremo costruirne, in un parossistico, continuo “rilancio” su un fasullo piatto di poker. Il territorio, violentato, ci sopporta sempre di meno.
Da studi effettuati – rimando dunque al documento europeo facilmente reperibile, oppure al libro che ho pubblicato sull’argomento[5] – utilizzando il Po come “asse mediano” dei trasporti e la rete dei porti (anche minori, dato lo scarso pescaggio dei “Tipi V°”) – da Trieste ad Imperia – la maggior parte delle merci con percorrenze superiori a 50 Km sarebbero entrate in quel “circuito”.
Senza considerare che, una sola di quelle navi, trasporta l’equivalente di 84 autotreni, utilizzando un terzo del carburante, con minori costi di personale e d’esercizio e – la tragedia di Viareggio dovrebbe farci meditare – quasi senza rischi, giacché gli incidenti nelle acque interne sono praticamente nulli ed anche quelli in mare (sabotaggi a parte, vedi Moby Prince[6]), piuttosto rari.
Purtroppo, questa impostazione cozza violentemente contro gli assiomi del liberismo imperante, poiché – invece di “spingere sull’acceleratore” del produci/consuma – calca sul freno: minor consumo di combustibile per tonnellata trasportata, meno personale, minor usura dei mezzi, ecc.
Quel GPL, se fosse stata usata questa impostazione, sarebbe stato raffinato in uno stabilimento del Meridione, sarebbe giunto via mare nel più vicino porto ed avrebbe proseguito via terra per una breve tratta.
Una seconda, perfida impostazione della globalizzazione è quella che narra: “produci e vendi ovunque, fregatene del trasporto”.
Tutto ciò è possibile soltanto perché le normative non sono mai rispettate: qualcuno ha mai sentito parlare dei limitatori di velocità per gli autotreni? E degli elettrauto i quali, quando li montano, sistemano anche un pulsante nascosto per disattivarli? Altrimenti, come potrebbero correre ben oltre i 100 Km/h?
Giochi e giochetti sui dischi che registrano tempo e velocità, giorni di ferie mai goduti, “riposi” mai effettuati formano il “pudding” che consente – frodando la legge – di far correre gli autotreni ben oltre i limiti di legge. E quando si schiantano? Eh, fatalità…
Se non ci credete, fate la vostra, piccola inchiesta personale: domandate ad un camionista se, all’estero, si permette di fare quello che fa in Italia, oppure se gli chauffeur esteri corrono, nei loro Paesi, come in Italia. Fatevi raccontare: c’è da farsi rizzare i capelli in testa.
Per quanto riguarda il trasporto ferroviario, utilissimo per “cucire” il territorio, c’è da chiedersi perché l’Officina Manutenzione Ciclica di Foligno, che da sempre ha svolto compiti di manutenzione al parco rotabile, sia passata dai 1374 dipendenti del 1985 ai 645 del 2007, dei quali solo 450 utilizzati in produzione[7].
Se la principale struttura italiana – con tutto il know-how che raggruppa per quel settore – viene lasciata morire, chi s’occuperà di mantenere in efficienza i treni? Difatti, perdono ruote e carrelli: “fatalità”.
Il “furore” per l’alta velocità, poi, conduce le Ferrovie a dimettere tratti di linea, a prolungare all’infinito lavori di manutenzione – oh, prima o dopo si stuferanno di prendere il treno… – per sostituire le tratte con mezzi gommati.
I lavori per riattare la galleria del Belbo (la costruì Cavour…) durarono per un intero Inverno, quattro anni fa: tutto a posto. Lo scorso anno, ripresero perché bisognava “portarla allo standard europeo”: ma, prima, non c’era l’Europa? Mah…
Infine, già affermano che i lavori proseguiranno anche nel prossimo Inverno, poiché non ce l’hanno fatta a finire…eh, la neve… (in galleria?!?)
In realtà, a microfono spento, riconoscono che la linea – durante la stagione invernale – è frequentata soltanto da studenti e lavoratori, gente che viaggia con l’abbonamento, poveracci. Magicamente, in Primavera i lavori vengono sospesi: ci sono i turisti che vanno al mare! Quelli, qualcosa rendono!
I sindaci della zona – destri e sinistri – non fanno assolutamente nulla: raccolgono con un sorriso le petizioni dei cittadini con migliaia di firme e poi, poi…mah: il trituratore o il fondo dell’archivio?
Ho assistito, personalmente, allo scempio di chiudere le piccole stazioni, ma non basta! Addirittura, dov’erano presenti tratti di binario doppio su linee a binario unico, venne rimossa la seconda linea aerea di rifornimento elettrico! Come a dire: un pezzo per volta, demoliamo tutto! Freccia Rossa über alles!
In compenso, alcune aziende del trasporto su gomma che lavorano per le Ferrovie – qui da noi la Troiani di Roma – sembrano viaggiare a gonfie vele, salvo qualche pullman che si schianta ogni tanto. Sono i soliti studenti ed operai, carne da cannone.
Perciò, in mancanza di una persona di fiducia alla quale affidare il dicastero dei Trasporti (o Infrastrutture, tanto un emerito c…fanno in entrambi i casi) lanciamo pubblicamente la petizione affinché tale Ministero sia affidato ad una persona sicuramente competente. Licenziato come macchinista, chiediamo che Dante de Angelis sia riassunto in qualità di Ministro. Almeno, ne avremo uno che di balle non ne racconta e che, di faccia, sa metterci la sua, senza temere.
E per i “globalizzatori ad oltranza”? Che se ne vadano: in pedalò, e senza rumoreggiare.
Copyright 2009 © Riproduzione vietata, salvo assenso scritto dell'autore da richiedere a info@carlobertani.it
Tutto si è svolto nella norma: i controlli sono stati eseguiti, le normative rispettate, le ferrovie italiane – senti, senti! – sono addirittura considerate (da Trenitalia, ovviamente[1]) le più sicure d’Europa. La Procura competente ha aperto un’inchiesta per disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo e incendio colposo. Contro ignoti, ovvio. Il ministro Matteoli ha aperto anch’egli la sua, personale inchiesta: se vorrà farci sapere qualcosa, troverà il nostro indirizzo di posta nel profilo del blog. Dubitiamo.
La seconda cosa che salta alla mente sono alcuni nomi, che vorremmo sottoporre all’attenzione dei lettori: Riccardo Poggi, Vito Belfiore ed altri 11 dipendenti delle Ferrovie, i quali furono ritenuti “colpevoli” d’aver svelato le magagne di una delle linee più disastrate d’Italia, la Torino-Savona. E’ importante ricordare i nomi (purtroppo siamo riusciti a ritrovarne solo due) di quei ferrovieri ch’ebbero il coraggio di svelare, per la trasmissione Report, nel 2003, i tanti scheletri nell’armadio delle Ferrovie Italiane.
Furono licenziati in tronco dall’azienda, che – invece di dedicarsi all’analisi delle sue mancanze – scatenò degli “007” interni[2], per riconoscere chi erano stati i “traditori”. Per loro fortuna, dopo una lunga lotta giudiziaria e sindacale, sono riusciti a riottenere il loro posto di lavoro.
C’è poi l’altro “indiziato” – oggi più conosciuto – ossia Dante de Angelis, un macchinista addetto alla sicurezza dei treni, che è stato anch’egli licenziato proprio per aver reso pubblico il drammatico stato del materiale rotabile italiano.
Della serie: quando si denunciano le inefficienze, si rischia la persecuzione ed il licenziamento. Quando, invece, si procurano le stragi si finisce in un fascicolo “contro ignoti”. Il quale si trasformerà – il giorno del mai e l’anno del poi – in una sentenza all’acqua di rose, con tante scuse per averla disturbata: eccellenza, torni pure alla sua scrivania ed al suo stipendio da nababbo.
Purtroppo per il capoccione di turno alle Ferrovie Italiane, chi scrive conosce benissimo la situazione a dir poco agghiacciante della linea Torino-Savona e di quelle limitrofe, perché le frequenta.
Sera d’Inverno, squilla il cellulare: è mia moglie.
«Dove sei?»
«A Savona, sono ancora a Savona perché il treno non parte.»
«E perché?»
«Perché c’è una lite in corso fra quello che deve controllare le ruote…quello che le batte con il martello ed una paio di capoccioni che minimizzano…poi lo hanno minacciato di qualcosa…non ho capito bene…e quello s’è incazzato…ha detto che un treno in quelle condizioni, lui, non lo faceva partire. Roba di ruote, di carrelli…»
«E adesso?»
«Ci hanno fatti scendere ed aspettiamo un altro vagone…»
Morale: quattro ore per fare 35 chilometri.
Sempre Inverno, questa volta è mio figlio.
«Papà, puoi venire a prendermi a Ceva?»
«Perché?»
«Hanno soppresso il treno.»
«Come “soppresso”?»
«Sì, l’hanno tolto, non c’è più…»
«E il prossimo?»
«Era l’ultimo della sera: fino a domattina…»
Morale: corsa notturna perché le Ferrovie “sopprimono” i treni, manco fossero scarafaggi (con tante scuse alla confraternita degli insetti).
Stazione di Santhià (VC) Estate, ore 16 di un giorno feriale. Parlo con il capostazione.
«Scusi, la biglietteria è chiusa e sul tabellone automatico non c’è la mia destinazione…non c’è nell’elenco per fare il biglietto…»
«Che vuole che le dica…qui non si capisce più niente: basta che manchi una persona e loro chiudono, capisce? Chiudono! E se manca il personale viaggiante…sopprimono i treni! Una volta, per sopprimere un treno, bisognava riempire moduli su moduli, chiedere autorizzazioni…adesso, basta una telefonata ed il treno è soppresso! Guardi, chiamo il controllore sul cellulare: lei salga, vedrà che non le chiederà nulla. Per fortuna, fra due anni andrò in pensione: questo non è più lavorare, questo è un inferno…»
Difatti, il controllore non mi chiese nulla.
Basta così, perché sono certo di descrivere una goccia nel mare.
Quando succedono vicende come quella di Viareggio, non è stata la sfiga a colpire: semplicemente, uno dei tanti incidenti che avvengono quotidianamente capita in un luogo abitato. Invece di rompersi il carrello di un vagone carico di tondini di ferro in aperta campagna, capita ad un carro-cisterna pieno di GPL sotto pressione in una cittadina.
L’inferno, a quel punto, inevitabilmente si materializza. Punto.
Sul sito delle Ferrovie, contano i giorni che mancano all’apertura della tratta ad alta velocità Torino-Salerno: noi, contiamo i morti e preghiamo per i feriti.
Fin qui, tutti sappiamo oppure immaginiamo, anche se è doveroso sottolineare anche le ovvietà.
Il vero girone infernale riguarda, invece, la gestione dei trasporti nel Belpaese: per cosa hanno fatto, Matteoli e tutti i suoi predecessori, dovrebbero non solo dimettersi, bensì emigrare in qualche isola lontana. Con un pedalò, l’unico mezzo che saprebbero condurre.
Come si suol dire, il problema “è nel manico”: quel vagone carico di GPL non doveva transitare a 90 Km orari nel bel mezzo di una stazione in zona urbana, poiché la statistica (o la legge di Murphy) indicano che, prima o dopo, l’inevitabile si manifesta.
Mettete insieme una manutenzione a dir poco trascurata, l’attenzione centrata solo sui treni ad alta velocità – sorvolando che si schiantano pure quelli (vedi Piacenza, 1997) – più un sistema di trasporto anacronistico e persino cassato dall’UE, e lo stillicidio degli incidenti ferroviari è certo. Chi vorrà, potrà farsene un’idea leggendo la nota[3]: per i trasporti, siamo un Paese forse del Terzo Mondo, più probabilmente del Quarto.
Le ragioni?
Non sono certo un estimatore delle burocrazie europee, perché so bene che sono bravissimi a predicare: meno a razzolare. Però, almeno a leggere i loro documenti ufficiali, le cose che raccontano sui trasporti sono sensate: il vero problema è che, dopo, a nessuno frega un emerito picchio se non si fa nulla.
Ma torniamo a noi ed a quel maledetto vagone: era partito dalla raffineria di Trecate (fra Novara e Milano) e doveva giungere a Gricignano (Caserta).
La prima curiosità è che l’impianto di Trecate viene rifornito mediante un oleodotto che parte da Quiliano (Savona), il quale viene a sua volta rifornito dalle superpetroliere che attraccano ai moli di Vado Ligure. In altre parole, scarichiamo il petrolio a Savona, lo portiamo a Trecate, lo distilliamo, ricaviamo il GPL, poi lo carichiamo sui vagoni ferroviari e lo rimandiamo nel Sud. Già che c’eravamo, potevamo fargli fare pure tre volte il giro della Sicilia.
Ci risulta che nel Sud ci siano parecchie raffinerie [4], e che tanto affanno per portare il GPL da Trecate ci sembra un po’ eccessivo: come ebbe a dire Beppe Grillo riguardo all’import-export di biscotti Italia-USA (pressappoco identico per quantità), “Non facevano prima a scambiarsi la ricetta?”
Ma tant’è: nel liberissimo mercato dei liberi produttori, consumatori, costruttori e muratori, viene riconosciuta ai boiardi dell’energia la potestà di vendere, comprare e trasportare come loro meglio aggrada. Viene riconosciuta anche la libertà di morire per nulla, in una tranquilla notte dell’Estate italiana: viene riconosciuta solo ai paria, ovviamente.
E non si venga qui a parlare di fatalità, poiché la “libertà” di trasportare sulle strade (asfaltate o ferrate) migliaia di tonnellate d’acido cloridrico, fluoridrico o cianidrico, ammoniaca, perossidi, ossiacidi minerali, prodotti petroliferi d’ogni tipo, è una caratteristica precipua italiana.
Persino le comuni bombole del GPL per uso di cucina, in Italia, possono solo essere vendute già confezionate, mentre in Francia è espressamente proibito: invece di far circolare camion colmi di bombole (ferro più GPL), portano il GPL direttamente nelle stazioni di servizio con le autobotti, ove le bombole sono ricaricate. Il tutto, comporta un evidente risparmio e minor materiale infiammabile in circolazione.
C’è da aggiungere che una considerevole parte di questi prodotti, nel Nord Europa, circola sui canali: il vettore più sicuro per questo tipo di trasporti, al punto che l’UE stessa lo raccomanda per sicurezza e per l’abbattimento dei costi e delle emissioni di gas combusti.
Queste raccomandazioni sono contenute in un testo che è oramai “in scadenza” – il Libro Bianco, La politica europea dei trasporti fino al 2010: il momento delle scelte – ed è una gran brutta “scadenza”, poiché l’Italia non ha fatto praticamente nulla di quanto veniva raccomandato.
Ad esempio, l’UE caldeggiava il superamento delle barriere naturali – ove possibile – sempre a quota zero, ossia in mare: e la TAV? Perché arrampicarci per monti e gallerie, invece d’usare la rete dei porti mediterranei?
E’ altrettanto vero che i vari “corridoi” sono anch’essi il parto delle burocrazie europee, ma l’Italia ha solo letto quello che interessava ad Impregilo et similia, e tranquillamente ignorato tutto il resto. Basti pensare all’orribile ed inutile orpello che voglio appiccicare alla punta della Penisola.
Pochi sapranno che l’UE era disposta a finanziare a fondo perduto il 50% delle spese di progettazione, ed il 10% di quelle di realizzazione, per rendere il bacino del Po navigabile per le nuove navi fluviali/marine europee della classe V° (2.000 t. di portata, circa 110 metri di lunghezza e 10 di larghezza). Anzi, sottolineava l’urgenza di quelle realizzazioni per due bacini: il Po ed il Tago (SP).
La ragione?
Il 50% della richiesta di trasporto, in Italia, è concentrata nella valle padana e nella pianura veneta: con 200 milioni di euro, sarebbe stato possibile rendere navigabile il Po fino a Pavia con diramazione per Milano. Sì, avete letto bene: 200 milioni, senza considerare i contributi europei. Una novità?
Per niente: si trattava soltanto di riprendere l’antica impostazione italiana nei trasporti, che prevedeva il Po come asse mediano della Pianura Padana e la navigazione di cabotaggio per il rifornimento della parte peninsulare.
Noi, invece, più trasportiamo e più intasiamo le corsie delle autostrade, più le riempiamo e sempre di nuove dovremo costruirne, in un parossistico, continuo “rilancio” su un fasullo piatto di poker. Il territorio, violentato, ci sopporta sempre di meno.
Da studi effettuati – rimando dunque al documento europeo facilmente reperibile, oppure al libro che ho pubblicato sull’argomento[5] – utilizzando il Po come “asse mediano” dei trasporti e la rete dei porti (anche minori, dato lo scarso pescaggio dei “Tipi V°”) – da Trieste ad Imperia – la maggior parte delle merci con percorrenze superiori a 50 Km sarebbero entrate in quel “circuito”.
Senza considerare che, una sola di quelle navi, trasporta l’equivalente di 84 autotreni, utilizzando un terzo del carburante, con minori costi di personale e d’esercizio e – la tragedia di Viareggio dovrebbe farci meditare – quasi senza rischi, giacché gli incidenti nelle acque interne sono praticamente nulli ed anche quelli in mare (sabotaggi a parte, vedi Moby Prince[6]), piuttosto rari.
Purtroppo, questa impostazione cozza violentemente contro gli assiomi del liberismo imperante, poiché – invece di “spingere sull’acceleratore” del produci/consuma – calca sul freno: minor consumo di combustibile per tonnellata trasportata, meno personale, minor usura dei mezzi, ecc.
Quel GPL, se fosse stata usata questa impostazione, sarebbe stato raffinato in uno stabilimento del Meridione, sarebbe giunto via mare nel più vicino porto ed avrebbe proseguito via terra per una breve tratta.
Una seconda, perfida impostazione della globalizzazione è quella che narra: “produci e vendi ovunque, fregatene del trasporto”.
Tutto ciò è possibile soltanto perché le normative non sono mai rispettate: qualcuno ha mai sentito parlare dei limitatori di velocità per gli autotreni? E degli elettrauto i quali, quando li montano, sistemano anche un pulsante nascosto per disattivarli? Altrimenti, come potrebbero correre ben oltre i 100 Km/h?
Giochi e giochetti sui dischi che registrano tempo e velocità, giorni di ferie mai goduti, “riposi” mai effettuati formano il “pudding” che consente – frodando la legge – di far correre gli autotreni ben oltre i limiti di legge. E quando si schiantano? Eh, fatalità…
Se non ci credete, fate la vostra, piccola inchiesta personale: domandate ad un camionista se, all’estero, si permette di fare quello che fa in Italia, oppure se gli chauffeur esteri corrono, nei loro Paesi, come in Italia. Fatevi raccontare: c’è da farsi rizzare i capelli in testa.
Per quanto riguarda il trasporto ferroviario, utilissimo per “cucire” il territorio, c’è da chiedersi perché l’Officina Manutenzione Ciclica di Foligno, che da sempre ha svolto compiti di manutenzione al parco rotabile, sia passata dai 1374 dipendenti del 1985 ai 645 del 2007, dei quali solo 450 utilizzati in produzione[7].
Se la principale struttura italiana – con tutto il know-how che raggruppa per quel settore – viene lasciata morire, chi s’occuperà di mantenere in efficienza i treni? Difatti, perdono ruote e carrelli: “fatalità”.
Il “furore” per l’alta velocità, poi, conduce le Ferrovie a dimettere tratti di linea, a prolungare all’infinito lavori di manutenzione – oh, prima o dopo si stuferanno di prendere il treno… – per sostituire le tratte con mezzi gommati.
I lavori per riattare la galleria del Belbo (la costruì Cavour…) durarono per un intero Inverno, quattro anni fa: tutto a posto. Lo scorso anno, ripresero perché bisognava “portarla allo standard europeo”: ma, prima, non c’era l’Europa? Mah…
Infine, già affermano che i lavori proseguiranno anche nel prossimo Inverno, poiché non ce l’hanno fatta a finire…eh, la neve… (in galleria?!?)
In realtà, a microfono spento, riconoscono che la linea – durante la stagione invernale – è frequentata soltanto da studenti e lavoratori, gente che viaggia con l’abbonamento, poveracci. Magicamente, in Primavera i lavori vengono sospesi: ci sono i turisti che vanno al mare! Quelli, qualcosa rendono!
I sindaci della zona – destri e sinistri – non fanno assolutamente nulla: raccolgono con un sorriso le petizioni dei cittadini con migliaia di firme e poi, poi…mah: il trituratore o il fondo dell’archivio?
Ho assistito, personalmente, allo scempio di chiudere le piccole stazioni, ma non basta! Addirittura, dov’erano presenti tratti di binario doppio su linee a binario unico, venne rimossa la seconda linea aerea di rifornimento elettrico! Come a dire: un pezzo per volta, demoliamo tutto! Freccia Rossa über alles!
In compenso, alcune aziende del trasporto su gomma che lavorano per le Ferrovie – qui da noi la Troiani di Roma – sembrano viaggiare a gonfie vele, salvo qualche pullman che si schianta ogni tanto. Sono i soliti studenti ed operai, carne da cannone.
Perciò, in mancanza di una persona di fiducia alla quale affidare il dicastero dei Trasporti (o Infrastrutture, tanto un emerito c…fanno in entrambi i casi) lanciamo pubblicamente la petizione affinché tale Ministero sia affidato ad una persona sicuramente competente. Licenziato come macchinista, chiediamo che Dante de Angelis sia riassunto in qualità di Ministro. Almeno, ne avremo uno che di balle non ne racconta e che, di faccia, sa metterci la sua, senza temere.
E per i “globalizzatori ad oltranza”? Che se ne vadano: in pedalò, e senza rumoreggiare.
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[1] Fonte: http://www.ferroviedellostato.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=88e368ae9d50a110VgnVCM10000080a3e90aRCRD
[2] Fonte: http://www.coordinamentorsu.it/doc/altri2004/2004_0107fsliguria_rasstampa.htm
[3] Incidenti Ferroviari: 1997-2009. http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/?id=3.0.3486561452
[4] Vedi tabella: http://www.sacerpetroli.it/site/approfondimenti/raffinazioneItalia.htm
[5] C. Bertani: Il futuro dei trasporti, http://www.carlobertani.it/saggi_pubblicati.htm
[6] Anche sulla Haven, colata a picco 12 ore dopo il Moby Prince (!), rimane qualche dubbio giacché, quello squarcio di 5 metri di diametro appena a proravia del fumaiolo, insospettisce. Perché la poppa fu proprio l’ultima ad affondare? L’inchiesta fu chiusa a tempo di record… http://www.kon-tiki.biz/wp-content/uploads/2006/12/haven-oltre-40.jpg
[7] Fonte: http://www.micropolis-segnocritico.it/mensile/?p=66
Per quanto ne ho letto io, si trattava di carrozze cisterna polacche affittate da una multinazionale USA del trasporto merci su ferrovia, quindi in questo caso le officine di Foligno non c'entrano molto.
RispondiEliminaPer il resto, devo dire che la mia impressione sulle ferrovie è analoga alla tua. Ogni estate bene o male ricorro alle ferrovie per qualche giorno di vacanza (io non guido), e mi sembra che ogni anno vada peggio.
Per inciso: tuo figlio ha fatto bene a telefonarti quando a Ceva hanno soppresso il treno, ma secondo me in questi casi è d'obbligo una denuncia alla forza pubblica per interruzione di pubblico servizio.
Non esiste, porca puttana, che tu mi levi l'ultimo treno della sera e non predisponi un pulmann sostitutivo. Io potrei avere assoluta urgenza di tornare, magari per prendere una medicina o assistere una persona invalida.
D'altra parte, dobbiamo pur sempre pensare che questi cavolo di collegamenti regionali delle FS sono affidati alle regioni, e già con questo ho detto tutto.
Da noi nel Lazio ci sono collegamenti secondari che è già un miracolo se riescono a essere preservati, con una manutenzione al minimo della sopravvivenza.
Le regioni hanno l'80% del proprio budget sequestrato dalla spesa sanitaria, gli annessi e i connessi. Questi sono gli enti che dovrebbero garantire la gestione, ed eventualmente i lavori manutenzione ordinaria e straordinaria. E in più acquistare il rotabile nuovo quando quello vecchio è usurato (sulla Roma-Albano ci sono automotrici che hanno almeno trent'anni, e lo stesso sulla Roccasecca-Avezzano, ci ho scritto un articolo anni fa, dev'essere ancora reperibile in rete).
Peraltro, i treni locali non hanno, nel complesso, diminuito i propri viaggiatori, ma li hanno aumentati, almeno in prossimità delle aree urbane, specialmente a seguito del deflusso dalle grandi città di popolazione.
Ma se lo stato non fa investimenti in proprio non se ne esce. E figurarsi se li farà, Berlusconi o Draghi che siano.
Il fatto che fossero vagoni polacchi sposta solo di un po' il problema, perché nessuno accetta di morire perché il vagone non è italiano. La responsabilità, di qualcuno è: volevo solo sottolineare che a Foligno le competenze ci sono. E se le usassimo?
RispondiEliminaIl problema - caro Luca - è che, di là che come produttori/consumatori, siamo soltanto dei fastidiosi affanni. Per lor signori.
Ciao e grazie
Carlo
"produci, consuma, crepa" cantava anni or sono ferretti. ed è purtroppo l'imperativo categorico cui tutti sottostiamo. da sempre o solo recentemente? mmmh. la cosa che mi rattrista molto al di là della vicenda è l'approccio della politica alle famose "riforme". noi dobbiamo riformarci. ogni anno. la politica è come la pubblicità. dicono sempre le stesse cose per vendere sempre le stesse cose da anni. e ci sono parole che riescono, pur se ripetute all'infinito, a contenere al loro interno il germe del "nuovo" o "probabile nuovo" a tutti i costi. quasi a voler ricordare che stare fermi è "criminoso" (per dirla alla mr. b). a me sembra che anche muovendoci, e a velocità spropositate, sempre fermi stiamo (quando ho scoperto che pasolini si/ci chiedeva cosa vuol dire "progresso" sono letteralmente svenuto. cacchio se lo domandava 50 anni fa!!! e oggi?????? sic!). ma evito di dilungarmi troppo. quello che volevo dire è semplice. trattasi di una mia impressione/opinione. quando le persone come me, quelle insignificanti, decidono di discutere di temi politici (mi fa ridere sta cosa.. tutto è politica!) si affannano a catalogare tutto con "destra" e "sinistra". decidere di utilizzare la "natura" del suolo italico e valorizzarla invece di TAVizzare tutto è "destra" o "sinistra"??????? ha senso oggi parlare di destra e sinistra e di comunismo e di fascismo in scelte legate all'economia e al vivere bene?!?
RispondiEliminaPS
insignificante in quanto la mia visione del mondo non influenzerà mai chi deciderà poi sulla visione del mondo
Magari Carlo, potessimo dire che la responsabilità "di qualcuno è"! Sembra che la compagnia USA sostenga che la responsabilità della sicurezza è dei clienti che prendono in affitto i treni. Moretti sostiene che FS non ha responsabilità al riguardo. Questo caso somiglia un po' a quello del Cermis... nessuno pagherà, probabilmente.
RispondiEliminaE noi facciamo circolare sul nostro territorio nazionale i residuati di archeologia industriale di un ex paese socialista, oggi protettorato USA.
Non sfugga la dimensione internazionale e geopolitica del problema... come sostenne Kissinger, la "globalizzazione" è un modo per gestire il predomino americano.
Le tue considerazioni - Ladnag - sono interessanti perché i trasporti sono una specie di "cartina di tornasole" del nostro pessimo vivere, delle cattive organizzazioni, della malapolitica. Perché?
RispondiEliminaPoiché, fin quando si rimane sul "virtuale", tutto sembra appianabile con i soliti trucchi delle tre carte. Quando si scende nel territorio - nel "reale" - la cosa non funziona più.
I subprime, fin quando sono numeri elettronici nelle banche, non fanno danni: quando si materializzano nella casa perduta, sono sofferenza, difficoltà, vita perduta.
Destra e sinistra, in questo senso, non significano più nulla: entrambi hanno sposato le teorie economiche liberiste e globalizzatrici, mentre le popolazioni chiedono più tutele ed uno Stato non autoritario, ma autorevole.
Già Pasolini se lo domandava? Certo, e questo blog ricorda spesso Pier Paolo, De André, Volonté ed altri che hanno rappresentato la vera cultura italiana, sempre snobbati dalle classi politiche, tollerati, emarginati. Ti direi, per conforto, "parla con Luca".
Non è vero che non conta niente quel che scriviamo e ci raccontiamo, perché stiamo usando questi mezzi - poveri ma potenti - per fare, nel nostro piccolo, cultura.
Discutiamo, ragioniamo, ed altri leggono, scrivono, ragionano...piano piano, le menti cambiano, il Paese cambia. Una "lunga marcia", vero, ma l'alternativa qual è?
Concordo con te - Luca - che i responsabili non saranno mai trovati e riceveranno, al massimo, un buffetto.
Fra l'altro, cercando informazioni su Gricignano, è saltao fuori che c'è un ospedale della marina USA: che fosse un trasporto "in proprio"? E' sempre la solita storia: mare nostrum, dove tutti fanno i cazzi lorum -))
Ciao a tutti
Carlo
Ehm proprio perchè pasolini e tutti gli altri da te citati (ma ce ne sarebbero ancora tanti, per fortuna la musica non è solo laura pausini e per fortuna il cinema non sono solo le vacanze da fare in qualche posto) sono oramai stravecchi! renditi conto che oggi non è questa la cultura. questa è noia. cultura oggi è decidere quali abiti sono alla moda. quale telefonino comprare. quale provino fare per la tv. quale discoteca frequentare.
RispondiEliminanon s'è filato nessuno pasolini vuoi che oggi qualcuno eviti di pensare al "successo"(=apparire in televisione, tutti mi conoscono per questo motivo)? mmmmmmh occorreranno mille anni in questo modo. 50 di "Cinema", "Letteratura" e "Musica" evidentemente non sono bastati.
non fraintendermi eh! anche io propendo per la diffusione quanto meno del germe denominato "dubbio". ma la vedo dura! dopo tutto... cosa ci resta da fare? la gente non ha capito negli anni 70/80 che la padania non è il texas vuoi che oggi si rendano conto che il successo non esiste? hai mai visto paura e delirio a las vegas? una frase mi ha molto colpito in quel film. il protagonista, un giornalista sportivo, parla delle "rivoluzioni" studentesche. ebbene dice, grossomodo, che spostando lo sguardo lì dove tutti si muovevano si può ancora vedere il segno che ha lasciato l'onda prima di tornare indietro e spegnersi. anni fa i miei coetanei pur di dimostrare di essere vivi quantomeno s'incacchiavano di brutto. con se stessi e con il mondo. poi so cresciuti e si sono convertiti al dio successo (un'altra storia ovvio). quel che voglio dire... se nel pieno del fermento culturale di quegli anni non sono riusciti a cambiare le cose come vuoi che possono riuscirci oggi i giovani come me? dal trono di maria de filippi?
Aspetta - ladnag - aspetta che la crisi economica inizi a mordere nella carne...
RispondiEliminaFinora, ha solo inciso la pelle...
Buonanotte
Carlo
sarà. a me sembra una chimera. e comunque crisi o non crisi i "proletari" si sveglieranno???
RispondiEliminaAi proletari di tutt'italia vorrei consigliare per quest'estate un piccolo viaggio, molto economico (e dunque alla loro portata).
RispondiEliminaPrendete il treno Roccasecca-Avezzano, quello citato da LucaCec. E' spettacolare!! Ovviamente non mi riferisco al materiale rotabile, ma al paesaggio che si incontra, alle stazioncine, ai paesini, alle valli (ad esempio http://www.stazionidelmondo.it/ferroviaavezzanoroccasecca.htm )
Delle tratte ferroviarie così, e in Italia ce ne sono svariate, e dovrebbero essere il fiore all'occhiello delle FFSS. Tenute come si deve sarebbero un importante attrattiva turistica che valorizzerebbe molto il territorio attraversato. Un bel volano allo sviluppo turistico, non quello di massa divoratore di risorse e territorio, ma quello più a misura d'uomo che ama scoprire il Bel Paese ancora in armonia con il suo ambiente.
E invece...
E' possibile una cosa così, nell'Italia di oggi?
Mah! Sono passati ormai venticinque anni (orco cane..)da quando viaggiando nel centro-nord Europa scoprivo la cura con cui venivano tenuti e valorizzati anche i paesini più sperduti per attrarre e sedurre il turista.
E in Italia in questi trent'anni molto poco si è fatto, anche in questo campo.
C'è da rimboccarsi le maniche!! Almeno prima che ci cadano definitivamente le braccia...
ciao, ciao
Alex
E' vero, il paesaggio dalla ferrovia Roccasecca-Avezzano è spettacolare!
RispondiEliminaTra l'altro passa per alcuni paesini che sono notevoli anche sul piano monumentale.
Io credo, caro ladnag, che il tema da te toccato sia fondamentale. Parlare di destra e sinistra, fascisti e comunisti, oltre ad essere un esercizio anacronistico, non porti da nessuna parte. Come non porta da nessuna parte continuare a dividerci, e qui vengo ai giorni nostri, tra pro e contro berlusconi. è del tutto evidente che b. e soci stiano portando il paese allo sfascio sia dal punto di vista economico che sociale nonchè culturale, ma qualcuno è convinto che con dalema al potere le nostre economie cambierebbero in maniera sostanziale? Ci sarebbe una sterzata dal punto di vista sociale? Io credo che questa nostra continua divisione tra guelfi e ghibellini faccia sì che i "soliti" poteri economici non vengano minimamente scalfiti. Quando capiremo che solo noi cittadini, il "popolo", ognuno con le proprie diversità ma unito nell intento di fare gli interessi della collettività,può cambiare lo stato delle cose allora riusciremo a costruire qualcosa di veramente grande. E su questo ha ragione Carlo. Non è un percorso semplice nè breve, ma il fatto di scambiarci opinioni in questo blog può aiutare questa opera di cambiamento. Qualcuno le leggerà e ci ragionerà sopra. Noi ne parleremo ai nostri amici e anche loro visiteranno questo blog e magari diranno la loro etc etc. La cosa fondamentale, secondo me, è quella di riuscire ad avere un dialogo aperto e sincero con tutti, senza arroccarsi sulle proprie idee e suoi propri dogmi. Io non vedo altre vie percorribili. Sarò un sognatore ma ho molta fiducia nel nostro futuro. Ci vorrà tempo ma sono convinto che le cose cambieranno. Grazie per la pazienza, con stima Giorgio
RispondiEliminaè proprio quello che ho sempre "lamentato" anche qui. per quanto le nostre argomentazioni possano essere autorevoli non riusciremo mai a sostituire il dogma-Tg1,Tg5 (come a dire i più autorevoli dei due gruppi televisivi). per quanto mi sforzi di "diffondere" dubbi (non verità, quelle non ne ho manco io!!) nessuno prende sul serio nulla a meno che non sia giorgino a dire "i politici fanno i comodi loro". con baffino non cambia niente perchè in più di dieci anni di politica l'idea che ho di queste persone è quella di spartirsi effettivamente il potere. un po' per uno. facendo finta di menarsela un poco con le parole. la cosa che mi diverte di più quando "dialogo" con le altre persone è che molti pensano a di pietro come ad un furbone che grazie alla sua carriera da magistrato s'è tuffato in politica. questo a priori. senza manco sentirlo parlare (non intendo parteggiare per nessuno eh!). e io penso: ma come! un poliziotto ritenuto scemo, e un imprenditore ritenuto bravo (imprenditore che nessuno sa come ha fatto a diventare tale! quando lo chiedo tutti mi rispondono "c'ha saputo fare!". anche se dicessi "ma... magari... qualche imbrogliuccio..." e tutti inevitabilmente "eh c'ha saputo fare"). questa è la più grande vittoria televisiva secondo me di berlusconi. riuscire a far dire alla gente che un poliziotto, un magistrato, è un deficente mentre un mascalzone è uno in gambissima! sembra che siamo tornati tutti a squola. quando i secchioni venivano derisi e tutti volevano diventare i bulli del momento! auhauhauhhauuha
RispondiEliminaCaro ladnag, prova a parlare con i tuoi amici di politica nel senso più nobile. Invece di "scontrarti" su chi è il politico bravo e chi quello cattivo domandatevi quali norme potrebbero essere attuate per migliorare la situazione del nostro paese. Esempio: è giusto pagare le tasse? immagino che la risposta di tutti sia sì a condizione che tutti lo facciano. Allora, quali sarebbero le norme da introdurre per fa sì che questo avvenga? Quali potrebbero essere le migliorie da adottare per fa sì che finalmente il turismo in italia possa spiccare il volo in maniera sana e lungimirante? è ovvio che per poter iniziare a trattare questi temi si debba avere un minimo di conoscenza delle materie. Ma internet è veramente un pozzo senza fondo a cui poter attingere alacremente. Basta un po di buona volontà, e qualcuno all interno delle nostre piccole comunità deve iniziare a farlo se vogliamo cambiare qualcosa. Ti provo a dare un piccolo argomento di discussione( scusa la presunzione): ricorderai la polemica che ci fu quando resero pubbliche le dichiarazioni dei redditi di molti cittadini italiani. Girovagando su internet qualche mese fa ho scoperto che in un paese della penisola scandinava(mi sembra svezia ma non sono sicuro) le multe stradali si pagano in base al reddito, cioè se passi col rosso, e faccio un esempio e dico cifre a caso, paghi il 2 per cento del tuo reddito. Il poliziotto per farti la multa seduta stante manda un sms al "ministero del tesoro" e in pochi minuti ha il reddito del cittadino. In quel sito si diceva che qualsiasi cittadino poteva avere il reddito di un altro, ma nessuno ha interesse ad andare a vedere i cavoli altrui perchè tutti rispettano la legge e nessuno ha niente da nascondere. Può essere un punto di partenza per una disussione più ampia? Vedrai che comunque essere propositivi da molta più soddisfazione e stimoli che, e non mi riferisco direttamente a te ma alla nostra abitudine tipicamente italiana,lamentarsi di come vanno qui le cose. Grazie, un abbraccio e a risentirci su questi schermi Giorgio
RispondiEliminaCari amici,
RispondiEliminasono da mia madre con il 56k, e quindi ho scarso accesso all'informazione.
Sfrutterò questo periodo per lavorare su un paio di libri e per Italianova, che intendo ripubblicare in Autunno.
Mi sembra che la crisi italiana si stia avvitando sempre di più su se stessa, e quindi ci saranno spiragli anche per i "volonterosi" del Web, sempre che non si pretendano soluzioni "cash" per il giorno seguente. Lunga marcia, che concluderanno i nostri figli.
Per ora vi saluto: apprezzo molto il vostro dibattito, anche in mia assenza! Stiamo crescendo, nel senso che riusciamo a chiarirci le cose parlando fra di noi. Mica poco: paragoniamolo ai "galletti" della politica nostrana.
Ciao a tutti
Carlo
PS: potremmo organizzare una "gita sociale" sulla Roccasecca-Avezzano...