Mentre tutto il pianeta sta con il fiato sospeso per sapere se gli USA si trasformeranno nella URSA (Unione delle Repubbliche Socialiste Americane), ossia se verranno cacciati nel didietro degli americani 1.000 miliardi di dollari, le “perdite” delle banche americane e dei giochetti dei broker, si fa viva Infostrada/Wind.
Non compare nel fantasmagorico mondo delle animazioni tridimensionali, non ci sono la solita cosciotta nuda e le inflazionate tette al vento ad accompagnarla: si presenta in modo tradizionale, quasi in doppiopetto. Dalla normalissima buca delle lettere.
Lo fa per ricordarmi che devo loro 24,60 euro. Per il periodo 11/7-19/9 del 2008.
Ma, già nello scorso Marzo, avevo inviato disdetta del contratto con lettera raccomandata, sotto dettatura di una gentile vocina di un call centre, nella quale chiedevo la rescissione.
Errore di forma, non avevo indicato chiaramente “anche i servizi Internet”. Provo ad argomentare che l’errore di forma è stato loro, ma non c’è niente da fare.
La rabbia rode, ma facciamo finta che abbiano ragione. La prima volta pago e riscrivo il 9/6/2008:
“…chiedo che siano disattivati tutti i servizi (telefonia ed Internet) che Wind Telecomunicazioni s.p.a. mi ha fornito e fornisce, compreso Internet, abbonamenti vari, ecc. per il numero telefonico 0174/xxxxxxx. In altre parole: tutto.”
Adesso, dopo la raccomandata con ricevuta di ritorno, sembra che sia tutto a posto.
No, non è cambiato nulla: per loro, sei un clientes ad libitum, perpetuo, legato al carro per sempre. Paga 24,60 euro fino al giorno del Giudizio, e taci. Anche se hai dato disdetta un mese prima del periodo in oggetto!
Inutile parlare con i poveri ragazzi del call centre: «Ci auguriamo che riesca a risolvere i suoi problemi…»
Poveracci: li pagano un tanto a contratto – credete che non lo sappiamo? – e se ne “staccano” uno chissà cosa rischiano. Di stare in ginocchio sui ceci per sei mesi?
Negli uffici legali, invece, giovani avvocati con il sangue mescolato al veleno di vipera (probabilmente pagati un po’ di più dei loro colleghi dei call centre), s’inventano arzigogoli giuridici per incastrare la gente. Pecore da tosare, in barba al Diritto Romano ed all’Habeas Corpus.
Così, squallidi personaggi che copriranno con i loro visi “alla lampada” i rotocalchi, s’arricchiranno senza disturbo, senza nemmeno averne sentore. Ci pensa la gerarchia.
24 euro a me, 20 a te, 50 all’altro: che si chiamino Infostrada, Telecom, Tele2, Wind o chissà chi altro, se ne strabattono delle comuni regole del commercio. Ogni tanto pagano qualche misera multa all’Antitrust od all’Autorità per le Comunicazioni, ma sono quisquilie rispetto a quello che riescono a carpirci.
Sono gli stessi che il potere “richiama all’ordine” quando c’è da risolvere un problemucolo da nulla come Alitalia: gente! – tuonano dall’Empireo romano – vi concediamo ogni sorta di prebenda da riscuotere, vi lasciamo liberi di tosare gli italiani come meglio ritenete, vi diamo licenza d’interpretare le norme valicando le norme stesse. Ora, serrate i ranghi della centuria e portate il vostro obolo al signore, al Chigi del nostro tempo.
Ordinati, si mettono in fila – anzi, in cordata! – per eseguire gli ordini del signore di Nottingham. Che, per prenderci per i fondelli, emana decreti a nome di Robin Hood! In cambio, completa libertà di saccheggiare le campagne: un film già visto.
Oh, intendiamoci, per realizzare lo stesso piano “salvifico” di Bush: la privatizzazione dei profitti e la socializzazione delle perdite, Alitalia o Lehman, poco cambia. I soldi li prendono a noi: anzi, siccome violano la legge, li rapinano.
E che dovremmo dire, allora, delle autostrade “private” e sempre più scassate, nelle quali il tributo si paga in egual modo, anche se su 200 km di percorso si viaggia per 50 km su un’unica corsia? A nessuno viene in mente che il servizio viene pagato – se è un servizio privato! – per l’intero percorso? E, quando, ci facessero percorrere 150 km ad una sola corsia? Oppure, l’incubo della tangenziale di Mestre, è una nostra fantasia?
Poi, i treni “fucilati” sul campo: “Si avvertono i passeggeri che il treno 1717 è stato soppresso. I viaggiatori potranno…”. Potranno attaccarsi al tram, se c’è. Perché il treno è stato soppresso, fucilato, impiccato: come Saddam.
Chi se ne frega dei lavoratori che torneranno a notte fonda, degli studenti che telefoneranno «Mamma, vieni a prendermi: hanno soppresso il treno…» Tutto normale: soppresso. Come un cane in fin di vita.
Se arriverete a casa a notte fonda, in ogni modo, potrete sempre seguire la puntata numero 9734 del processo di Cogne. Va in onda nell’Alveare 1.
Ora, tiriamo un po’ le somme: non sono certo ricco, ma 24 euro sono ancora alla portata del mio budget familiare.
Penso invece ai pensionati a 700 euro il mese (che sono i più a cascare in queste vere e proprie truffe legalizzate), ai disoccupati (+ 300.000 in un anno!), ai tanti lavoratori interinali che non sanno se il mese prossimo avranno ancora di che vivere. Ma anche agli operai che guadagnano 1.000 euro il mese, ai precari, agli stessi ragazzi dei call centre, che fanno un lavoro infame per 500 euro il mese.
Per molte di queste persone, 24 euro sono già un problema: non saranno la fame ma, la rinuncia ad una misera pizza con gli amici, sì. Lor signori, imperterriti, tosano tutti.
La gente di Chiaiano lotta ed affronta la militarizzazione “sudamericana” del suo territorio, per non far morire di cancro i suoi figli, quella di Vicenza si ribella all’imposizione – da parte di uno Stato estero che non ha manco più i soldi per mettersi le pezze al sedere – di una cementificazione selvaggia, per fare dei loro prati un nuovo strumento di morte da esportare nel pianeta.
I nostri politici – servili, collusi, corrotti, incapaci, imbelli, incompetenti – si piegano oramai a tutto e mostrano d’avere, al posto della colonna vertebrale, una lisca d’acciuga. Il Presidente, il Presidente… il Presidente tace: manco, più, “fuma la pipa”.
Potremo andare avanti a postare commenti qui a là, a “quotare” oppure no un articolo: l’unica risposa sarebbe creare una nuova formazione politica partendo da noi, dalle tanta persone che ancora sanno usare il cervello. Cosa facile a dirsi, un po’ meno a farsi, perché sarebbe proprio una traversata del deserto.
Possiamo postare commenti al vetriolo sul blog di Grillo – non m’interessa sapere chi è veramente Grillo e tutte le dietrologie che si trascina sul groppone – ma, alla fine, non sortiremo nessun effetto.
Allora, iniziamo da quel che abbiamo: il Web. E non si venga a dire che bloccheranno anche quello: non possono, perché l’economia, oggi, non può fare a meno di Internet.
In tempi lontani, avrebbero preferito sopprimere la stampa, ma non ci riuscirono. Galileo, per chi ricorda un po’ di Storia, chinò la testa ma inviò i suoi manoscritti ad Amsterdam per la pubblicazione, nelle Zeven Provinzen. “Libere” Province.
Abbiamo solo il Web? E, allora, per Dio: usiamolo!
Se abbiamo ancora un cuore, se abbiamo ancora dignità di noi stessi e ci riconosciamo nel tanto dolore degli altri, degli italiani che non trovano più voce, gridiamolo! Non precipitiamo noi stessi nel silenzio, non chiudiamoci nella viltà degli ignavi!
Gridiamo loro in faccia che c’è gente la quale non ha ancora perduto del tutto il cervello, che sa riconoscere una truffa: non tutti gli italiani sono fuggiti all’Isola dei Penosi!
Io, invierò lettera raccomandata a chi di dovere, ma facciamolo in tanti con un semplice gesto: per la nostra, residua dignità, per quella dei pensionati al minimo, per gli stessi lavoratori dei call centre, schiavi senza memoria, vocine vuote, paraventi – loro malgrado – di questo potere corrotto, del più basso impero che si possa immaginare. E tocca loro farlo per 500 euro il mese.
Chi desidera far sapere a lor signori che ci truffano a centinaia di migliaia, può inviare questo articolo alle due caselle di posta elettronica sotto indicate. Tanto per far loro capire che esistiamo ancora.
La procedura è questa:
Dal menu File di Explorer (se usata un altro browser ci sarà una procedura analoga), scegliete Invia, Pagina per Posta Elettronica, poi copiate la prima casella postale nella casella A: ed inviatelo. Ripetete l’operazione, se volete, con la seconda.
PS: intasate le loro caselle, non la mia!
Autorità per le Telecomunicazioni: info@agcom.it
Ministero delle Comunicazioni – Ufficio relazioni con il pubblico (c'è solo un sottosegretario con delega, non contiamo niente): urpcom@comunicazioni.it
Non compare nel fantasmagorico mondo delle animazioni tridimensionali, non ci sono la solita cosciotta nuda e le inflazionate tette al vento ad accompagnarla: si presenta in modo tradizionale, quasi in doppiopetto. Dalla normalissima buca delle lettere.
Lo fa per ricordarmi che devo loro 24,60 euro. Per il periodo 11/7-19/9 del 2008.
Ma, già nello scorso Marzo, avevo inviato disdetta del contratto con lettera raccomandata, sotto dettatura di una gentile vocina di un call centre, nella quale chiedevo la rescissione.
Errore di forma, non avevo indicato chiaramente “anche i servizi Internet”. Provo ad argomentare che l’errore di forma è stato loro, ma non c’è niente da fare.
La rabbia rode, ma facciamo finta che abbiano ragione. La prima volta pago e riscrivo il 9/6/2008:
“…chiedo che siano disattivati tutti i servizi (telefonia ed Internet) che Wind Telecomunicazioni s.p.a. mi ha fornito e fornisce, compreso Internet, abbonamenti vari, ecc. per il numero telefonico 0174/xxxxxxx. In altre parole: tutto.”
Adesso, dopo la raccomandata con ricevuta di ritorno, sembra che sia tutto a posto.
No, non è cambiato nulla: per loro, sei un clientes ad libitum, perpetuo, legato al carro per sempre. Paga 24,60 euro fino al giorno del Giudizio, e taci. Anche se hai dato disdetta un mese prima del periodo in oggetto!
Inutile parlare con i poveri ragazzi del call centre: «Ci auguriamo che riesca a risolvere i suoi problemi…»
Poveracci: li pagano un tanto a contratto – credete che non lo sappiamo? – e se ne “staccano” uno chissà cosa rischiano. Di stare in ginocchio sui ceci per sei mesi?
Negli uffici legali, invece, giovani avvocati con il sangue mescolato al veleno di vipera (probabilmente pagati un po’ di più dei loro colleghi dei call centre), s’inventano arzigogoli giuridici per incastrare la gente. Pecore da tosare, in barba al Diritto Romano ed all’Habeas Corpus.
Così, squallidi personaggi che copriranno con i loro visi “alla lampada” i rotocalchi, s’arricchiranno senza disturbo, senza nemmeno averne sentore. Ci pensa la gerarchia.
24 euro a me, 20 a te, 50 all’altro: che si chiamino Infostrada, Telecom, Tele2, Wind o chissà chi altro, se ne strabattono delle comuni regole del commercio. Ogni tanto pagano qualche misera multa all’Antitrust od all’Autorità per le Comunicazioni, ma sono quisquilie rispetto a quello che riescono a carpirci.
Sono gli stessi che il potere “richiama all’ordine” quando c’è da risolvere un problemucolo da nulla come Alitalia: gente! – tuonano dall’Empireo romano – vi concediamo ogni sorta di prebenda da riscuotere, vi lasciamo liberi di tosare gli italiani come meglio ritenete, vi diamo licenza d’interpretare le norme valicando le norme stesse. Ora, serrate i ranghi della centuria e portate il vostro obolo al signore, al Chigi del nostro tempo.
Ordinati, si mettono in fila – anzi, in cordata! – per eseguire gli ordini del signore di Nottingham. Che, per prenderci per i fondelli, emana decreti a nome di Robin Hood! In cambio, completa libertà di saccheggiare le campagne: un film già visto.
Oh, intendiamoci, per realizzare lo stesso piano “salvifico” di Bush: la privatizzazione dei profitti e la socializzazione delle perdite, Alitalia o Lehman, poco cambia. I soldi li prendono a noi: anzi, siccome violano la legge, li rapinano.
E che dovremmo dire, allora, delle autostrade “private” e sempre più scassate, nelle quali il tributo si paga in egual modo, anche se su 200 km di percorso si viaggia per 50 km su un’unica corsia? A nessuno viene in mente che il servizio viene pagato – se è un servizio privato! – per l’intero percorso? E, quando, ci facessero percorrere 150 km ad una sola corsia? Oppure, l’incubo della tangenziale di Mestre, è una nostra fantasia?
Poi, i treni “fucilati” sul campo: “Si avvertono i passeggeri che il treno 1717 è stato soppresso. I viaggiatori potranno…”. Potranno attaccarsi al tram, se c’è. Perché il treno è stato soppresso, fucilato, impiccato: come Saddam.
Chi se ne frega dei lavoratori che torneranno a notte fonda, degli studenti che telefoneranno «Mamma, vieni a prendermi: hanno soppresso il treno…» Tutto normale: soppresso. Come un cane in fin di vita.
Se arriverete a casa a notte fonda, in ogni modo, potrete sempre seguire la puntata numero 9734 del processo di Cogne. Va in onda nell’Alveare 1.
Ora, tiriamo un po’ le somme: non sono certo ricco, ma 24 euro sono ancora alla portata del mio budget familiare.
Penso invece ai pensionati a 700 euro il mese (che sono i più a cascare in queste vere e proprie truffe legalizzate), ai disoccupati (+ 300.000 in un anno!), ai tanti lavoratori interinali che non sanno se il mese prossimo avranno ancora di che vivere. Ma anche agli operai che guadagnano 1.000 euro il mese, ai precari, agli stessi ragazzi dei call centre, che fanno un lavoro infame per 500 euro il mese.
Per molte di queste persone, 24 euro sono già un problema: non saranno la fame ma, la rinuncia ad una misera pizza con gli amici, sì. Lor signori, imperterriti, tosano tutti.
La gente di Chiaiano lotta ed affronta la militarizzazione “sudamericana” del suo territorio, per non far morire di cancro i suoi figli, quella di Vicenza si ribella all’imposizione – da parte di uno Stato estero che non ha manco più i soldi per mettersi le pezze al sedere – di una cementificazione selvaggia, per fare dei loro prati un nuovo strumento di morte da esportare nel pianeta.
I nostri politici – servili, collusi, corrotti, incapaci, imbelli, incompetenti – si piegano oramai a tutto e mostrano d’avere, al posto della colonna vertebrale, una lisca d’acciuga. Il Presidente, il Presidente… il Presidente tace: manco, più, “fuma la pipa”.
Potremo andare avanti a postare commenti qui a là, a “quotare” oppure no un articolo: l’unica risposa sarebbe creare una nuova formazione politica partendo da noi, dalle tanta persone che ancora sanno usare il cervello. Cosa facile a dirsi, un po’ meno a farsi, perché sarebbe proprio una traversata del deserto.
Possiamo postare commenti al vetriolo sul blog di Grillo – non m’interessa sapere chi è veramente Grillo e tutte le dietrologie che si trascina sul groppone – ma, alla fine, non sortiremo nessun effetto.
Allora, iniziamo da quel che abbiamo: il Web. E non si venga a dire che bloccheranno anche quello: non possono, perché l’economia, oggi, non può fare a meno di Internet.
In tempi lontani, avrebbero preferito sopprimere la stampa, ma non ci riuscirono. Galileo, per chi ricorda un po’ di Storia, chinò la testa ma inviò i suoi manoscritti ad Amsterdam per la pubblicazione, nelle Zeven Provinzen. “Libere” Province.
Abbiamo solo il Web? E, allora, per Dio: usiamolo!
Se abbiamo ancora un cuore, se abbiamo ancora dignità di noi stessi e ci riconosciamo nel tanto dolore degli altri, degli italiani che non trovano più voce, gridiamolo! Non precipitiamo noi stessi nel silenzio, non chiudiamoci nella viltà degli ignavi!
Gridiamo loro in faccia che c’è gente la quale non ha ancora perduto del tutto il cervello, che sa riconoscere una truffa: non tutti gli italiani sono fuggiti all’Isola dei Penosi!
Io, invierò lettera raccomandata a chi di dovere, ma facciamolo in tanti con un semplice gesto: per la nostra, residua dignità, per quella dei pensionati al minimo, per gli stessi lavoratori dei call centre, schiavi senza memoria, vocine vuote, paraventi – loro malgrado – di questo potere corrotto, del più basso impero che si possa immaginare. E tocca loro farlo per 500 euro il mese.
Chi desidera far sapere a lor signori che ci truffano a centinaia di migliaia, può inviare questo articolo alle due caselle di posta elettronica sotto indicate. Tanto per far loro capire che esistiamo ancora.
La procedura è questa:
Dal menu File di Explorer (se usata un altro browser ci sarà una procedura analoga), scegliete Invia, Pagina per Posta Elettronica, poi copiate la prima casella postale nella casella A: ed inviatelo. Ripetete l’operazione, se volete, con la seconda.
PS: intasate le loro caselle, non la mia!
Autorità per le Telecomunicazioni: info@agcom.it
Ministero delle Comunicazioni – Ufficio relazioni con il pubblico (c'è solo un sottosegretario con delega, non contiamo niente): urpcom@comunicazioni.it
Vero... Ho tuttora (dopo 6 mesi) lo stesso problema con Telecom.
RispondiEliminaSaluti!
René.
Ma rivolgersi a un'associazione per la tutela dei consumatori, tipo Cittadinanzattiva, e fare presente il problema?
RispondiEliminaE far mandare una diffida alla Wind da un avvocato?
Va bene che i dipendenti del call center sono pagati a cottimo, ma si può dire che il loro non è nemmeno un lavoro, a ben vedere. Non è che per compassione ci si può lasciar fregare i soldi da loro...
Luca
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaNon si tratta del semplice pagamento di una cifra non dovuta: è l'abitudine italiota alla prevaricazione e all'inganno che mi fa imbestialire.
RispondiEliminaQuando mai riusciremo ad essere un popolo dignitoso? Sarà per questo che, a volte, dopo la pensione penso di emigrare in qualche paese più serio.
Guten Abendrot, fur alles Freunde
Carlo Bertani
Dopo 8 anni finalmente sono raggiunto da copertura adsl, faccio il pacchetto alice tuto incluso, dopo tre giorni ricevo il modem a casa e dopo altri due messaggio telecom che mi notifica che il pacchetto è attivo. Trascorrono altri 15 giorni e nel frattempo interviene un assistente telecom e chiamo il 187 più volte fino ache risulta un presunto insoluto sull' adsl.Io l' adsl ancora non ce l' ho e già sono moroso e peraltro da due settimane non ne usufruisco però lo pago. Carlo ho profonda stima di te ti prego se parti fammi sapere dove vai che ti raggiungo ciao!!!
RispondiElimina"l’unica risposta sarebbe creare una nuova formazione politica partendo da noi, dalle tanta persone che ancora sanno usare il cervello. Cosa facile a dirsi, un po’ meno a farsi, perché sarebbe proprio una traversata del deserto."
RispondiEliminaQuesto caro Carlo mi sembra il nocciolo della questione. Se vogliamo conservare una speranza per noi ed i nostri figli bisogna tentare.
Inutile affidarsi ai Di Pietro o ai sinistri variopinti, qui o si mettono in pista gli indipendenti veri o si dovrà subire per sempre.
Dice bene, "il web è ciò che ci rimane". Sul web ho conosciuto persone come lei, come Antonella Randazzo, Stefano Montanari, Lino Rossi ed altri.
Collegatevi cribbio e tutti noi clandestini della rete faremo il possibile per sostenervi.
Un saluto.
Roberto Giuffrida
Caro carlo non è che ci potresti dire che fine ha fatto Italianova?
RispondiElimina