23 luglio 2007

Onore a te, Dragan Cigan

La notizia commuove perché, dopo l’odio che viene gettato addosso agli extracomunitari, su una spiaggia di Jesolo solo due extracomunitari – un serbo bosniaco ed un marocchino – si gettano in acqua per salvare un bambino italiano.
Sarebbe una storia a lieto fine se Dragan ce l’avesse fatta a raggiungere la riva ma, dopo aver tratto in salvo i due bambini di Treviso, la corrente del Piave, alla foce, lo trascina via. Il marocchino, con le ultime forze, riesce a raggiungere la spiaggia. Intorno, italiani che non fanno niente, che non si gettano in acqua, che appena aiutano il marocchino ad uscire dall’acqua.
La famiglia dei due bambini s’allontana dalla spiaggia senza nemmeno salutare la famiglia del salvatore che, attonita, trepida per la sorte del congiunto. Verrà ritrovato, cadavere, dopo molte ore. I genitori dei bambini salvati dovranno cercarli i Carabinieri.
Questa storia mi tocca personalmente e mi fa soffrire per tanti motivi, universali e personali.
Nel 1964 – avevo 13 anni – persi il mio fratellino di 4 anni sulla spiaggia di Jesolo. Tanta gente, confusione – eravamo appena arrivati, stanchi, dal Piemonte – e la zazzera rossa di mio fratello non c’è più. Non immaginate il terrore che si prova: s’espande nella pancia e non ti lascia più vivere.
Nel campeggio eravamo 3 tende d’italiani e circa 500 di tedeschi: in pochi minuti, decine di persone di più nazionalità si diramavano in tutte le direzioni per cercarlo. Lo trovai per caso proprio io, alle sette di sera: s’era intrufolato in una zona militare, piangeva accoccolato a terra con una raccolta di bossoli nei palmi delle mani. Fummo tutti felici, tedeschi, danesi, italiani, francesi…e, ancora a tarda sera, c’era la processione alla nostra tenda per salutare il “redivivo”.
Due anni più tardi, c’era una violenta mareggiata e il mare, in quei frangenti, è traditore. Bello, però, gettarsi sulle onde alte due e più metri. Una ragazza tedesca si getta ma sbaglia il tempo, sbatte la classica “panciata”, ma contro la sabbia, e rimane tramortita dal colpo. Ci gettiamo in due, mezzi vestiti, e riusciamo a raggiungerla prima che la corrente la trascini via: se la cavò con un grosso spavento. Noi, la sera, ce la dovemmo cavare con una sfilza di birre.
Come ci si può allontanare da chi si è sacrificato per salvare la vita dei tuoi figli? Dove stiamo andando? Un genitore al quale salvano un figlio s’inginocchia ai piedi del salvatore, lo acclama, gli offre qualsiasi cosa. Questo avveniva ed avviene in tutte le culture, da sempre.Chi siamo, per giungere a tanto? Cosa stiamo diventando? Se smarriamo la naturale solidarietà fra esseri umani – cosa che Dragan aveva innata, come tutti dovremmo avere – per noi non c’è futuro. Potremo anche accumulare oro, denari, gioielli e potere ma finiremo poveri e disgraziati, uccisi nel cuore e nello spirito.

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