16 settembre 2016

Voglia di pogrom frustrata


Non è tanto difficile capire cosa sta accadendo a Roma: è decisamente incomprensibile, invece, comprendere l’atteggiamento dei vertici del M5S. Sembra di rivedere film già visti, situazioni che s’accavallano nel tempo in un dejà vu senza fine: è sul tappeto un problema irrisolto nella politica italiana, ossia stabilire quando un politico od un amministratore sia da considerare colpevole. E’ (almeno) dai tempi di Prodi-Berlusconi che ci trasciniamo questo fantasma, e non riusciamo a scalfirlo di un’unghia.

Dopo quella stagione, nella quale si mescolarono svariate voci nella notte, dalle logge sanmarinesi agli schiamazzi del bunga bunga, terminati con un voto parlamentare il quale sanciva che sì, Ruby Rubacuori era, effettivamente, la nipote di Mubarak – e tutto questo per evitare lo sconquasso finale di una Repubblica già deragliata, perché svenduta ai nuovi equilibri europei ed agli appetiti dei sempre nuovi lupi famelici – si alzò dalla piazza di Bologna il colossale e liberatorio “Vaffa!”, più urlato che meditato, come è normale che sia per gli urli in battaglia. Poteva essere un “Avanti Savoia!” od un “Viva Zapata!” e sarebbe stato lo stesso, anche senza un modesto sillogismo che avrebbe legato, in una sintesi azzardata ma foriera di significati, i Savoia con Emiliano Zapata.

Invece, quel “Vaffa” diventò un intercalare, un modesto sussulto della plebe, disorientata ed incattivita per le troppe angherie subite: un delirio collettivo, nel quale Robespierre saliva al patibolo e, subito dopo, anche il boia si toglieva la vita tagliandosi la gola, tanto per lasciare la scena sgombra e pronta per nuove avventure, di diverso segno, ovviamente.
Questo era il sogno? Forse. Per qualche mese tenne la scena, poi dilagò in voti, infine in pallidi successi, più dovuti all’abbandono da parte dei pugili suonati che da ko fulminei ed acclarati. Gli asciugamani volavano sul ring uno dietro l’altro, i big cadevano come birilli e rotolavano fra il pubblico. Il quale, silente, non rideva nemmeno: voleva solo vedere il finale, mentre affondava la forchetta nell’ennesima pasta allo scoglio, come in un giallo che si rispetti e che non conduca alla noia.

Così, caddero le città: prima Parma, poi rovinarono nell’arena dei galli da combattimento anche Roma e Torino, nella polvere del meriggio, con gli ultimi raggi di sole ad asciugare le gocce di sangue per dimenticare in fretta il combattimento, mentre già gli spiedi attendevano i cadaveri, caldi, dei pennuti sconfitti.
E così Grillo presentò sulla scena i suoi campioni, nutriti a Nutella e Gatorade, affinati nelle palestre, come usa, come si deve fare oggi. Ebbero, all’inizio, la proibizione di andare in Tv: osservate oggi, i cosiddetti “migliori”, fanno proprio i polemisti da talk-show, le teste pensanti sono state epurate. Proprio come fece un “migliore” d’altri tempi.
Ma torniamo al nostro problema.

La magistratura, se informata di una notizia di potenziale reato, deve indagare: c’è l’obbligatorietà dell’azione penale, non dimentichiamolo. Ed è meglio che sia così, guai se non ci fosse: il problema nasce a valle.
Anzitutto, la pubblicità data alle intercettazioni: se fossimo in un Paese normale, si potrebbe pubblicarle al termine del dibattimento. Invece, vige quasi un processo pubblico continuo, basato sulle intercettazioni che vengono pubblicate: la fuga incontrollata di notizie sembra inarrestabile, eppure non ci vorrebbe molto a fermarle.
Ma c’è l’altro aspetto da valutare: se l’opinione pubblica non fosse informata, quanta “sabbia” in più ci sarebbe? Cosa non riuscirebbero ad insabbiare? Perché la Magistratura non è un monolite, ogni parte politica ha i suoi, e li tira per la giacchetta.

Credo che, di fronte ad una notizia d’indagine avviata da un magistrato, si dovrebbe solo plaudere al suo lavoro e non spostarsi di un millimetro: ma che notizia è che un magistrato indaga?!? E’ il suo mestiere!
Si può discutere su un rinvio a giudizio, ma anche lì: quante volte un processo è terminato con la piena assoluzione?
Se seguiamo questo modo di procedere – ossia quello dei “colpevolisti” ad oltranza, ossia subito fuori alla prima brezza – chi finisce per governare è la Magistratura, ma attenzione: non per sua volontà, soltanto perché la politica usa le inchieste come clave! Che, per loro stessa definizione – “inchiesta”= vogliamo saperne di più – non lo sono.
Altro paio di maniche è quando c’è una condanna, anche in primo grado: lì c’è qualcosa in più di un fumus persecutionis e, spesso, quando un rinviato a giudizio sa d’essere colpevole, accetta un procedimento abbreviato, che gli consente di uscire subito dal processo con una pena più leggera.
Ci sono, dunque, due problemi da risolvere: la durata dei processi e la certezza delle pene.
Riflettiamo che, per un semplice incidente stradale senza vittime, si può giungere ai tre gradi di giudizio, che significano vent’anni di procedimento. Stessa cosa per una causa di lavoro e per mille altri casi minori: tutte queste vicende assorbono energie al pari dell’aereo di Ustica (per il quale, non si giunse a nulla).
Che fare?

Probabilmente, la via da seguire è un’altra: accettare, per casi non gravi, una minor “attenzione giudiziaria” e limitare i gradi di giudizio a due, primo grado e Cassazione, potenziando quest’ultima. In seconda battuta, depenalizzare una serie di reati minori, quali il possesso di droghe leggere in bassa quantità, usare le pene alternative – hai spaccato le panchine dopo una partita di calcio? Vai a pitturare panchine per un anno, tutte le domeniche pomeriggio.
In questo quadro,  ci sembra che la vena giustizialista del M5S sia fuori luogo: le normative ambientali sono così complesse che, anche una persona esperta del settore (ed onesta), può incorrere in una svista, in un maledetto comma che la obbligava a fare una dichiarazione che non ha fatto…non si può giudicare un assessore sulla base di una notizia d’indagine!
La colpa sta tutta in codici farraginosi e complessi: la Francia ha 1/5 del nostro corpus giuridico! Così è, perché la notizia d’indagine o l’avviso di garanzia viene comunemente usato come arma politica: e cosa ci si aspettava, dopo che il M5S aveva conquistato Roma?

Qualcuno sostiene, e forse a ragione, che città come Roma e Torino siano state, in realtà, “regalate” al M5S grazie a complessi scambi di voti fra destra e sinistra – che sanno mettersi d’accordo in fretta quando serve per salvare la bisaccia – …perché? Poiché nessuno sapeva più come salvarsi e chi mettere a governare una città come Roma, falcidiata dalle opposte inchieste e rinvii a giudizio, in un panorama di cloaca non maxima, maximissima. E Torino? Una città che ha perso due dinastie, i Savoia e gli Agnelli? Torino, nel dopoguerra della FIAT rampante, assorbì mezzo milione d’immigrati, raddoppiò la popolazione: adesso che si fa, si fanno tornare indietro le lancette della Storia?
L’eredità che ricevono i sindaci M5S è pesantissima, come a Parma, dove il povero Pizzarotti si ritrovò sulla scrivania l’accordo per il mega-inceneritore Parma/Reggio: firmato dal suo predecessore…ch’at vegna n’chencher…fatto!

Finora, Iosif Vissarionovič Džugašvil (Stalin)/Beppe Grillo ha governato il suo movimento con il kalashnikov a tracolla: uno conta uno, una parola di troppo conta una raffica. Non c’è da stupirsi: è un genovese, un “camallo” divenuto borghese grazie alla sua abilità teatrale, come Gassman, Solenghi, Gazzolo, Lupo, Volonghi, Govi, Crozza...tutti genovesi.
Dalla sua finestra, da ragazzo, probabilmente contava i fumaioli delle navi con la falce e martello e si sentiva orgoglioso: non c’è terra dove il “credo” del georgiano abbia attecchito così bene come la Liguria centrale, c’è da stupirsi se il M5S si porta appresso questa eredità?
Peccato, però, che il sistema di riferimento sia il liberismo assoluto, dove uno conta un euro, ossia quasi un cazzo, come sentenziava il Belli. E qui scoppia la contraddizione.

La portata di un movimento come il M5S è tutta politica, ossia è nel pensiero politico che si dovrebbero attendere le novità, i veri cambiamenti, non nelle città, governate – per giunta – in un sistema politico europeo, quello del Trattato di Lisbona, non scordiamolo mai. E cosa fai, come puoi soddisfare i bisogni della gente del Corviale o delle Vallette, se i soldini te li deve dare Padoan? Sei destinato al fallimento totale, per incomprensione da parte degli elettori, che si chiedono: ma cosa fanno ‘sti M5S? Ma chi sono? Cos’hanno da dire?
Prendiamo due “cavalli di battaglia”: energia e reddito.

Nel “non-programma” c’era la (pessima) ricopiatura della legge regionale del Trentino alto Adige, dove il problema energetico si risolveva con la messa “a norma” energetica degli edifici. Nulla di sbagliato, ma come fanno – nel vicino Veneto – a tirar fuori tutti quei dindini per ristrutturare le case? Il Trentino è regione autonoma, prende un sacco di soldi dal tempo nel quale gli Schutzen sparavano agli Alpini di guardia alle linee ferroviarie: li pagammo apposta, perché non sparassero più! Quello delle case è il vecchio cavallo di battaglia del PD e delle sue detrazioni d’imposta! Sveglia, grillini!

Idrogeno, piccolo idroelettrico, geotermia, correnti sottomarine, moto ondoso, piccolo eolico, autosufficienza energetica, solare termodinamico, trasporti…eccetera…lo sai, Beppe, che un dirigibile consuma da un terzo ad un sesto di un aereo, e può portare il carico di tre TIR? Dov’è il think-tank per l’energia del M5S? Pronto? Silenzio assoluto. Dalla Casaleggio & associati non rispondono. Petrolio, gasdotti e carbone continuano ad imperare.
Costruire auto elettriche? Certo, basterebbe nazionalizzare quel che rimane della FIAT, già che l’abbiamo pagata e strapagata con soldi pubblici! Il telefono della Casaleggio è sempre occupato, peccato, riproverò.
E il reddito di cittadinanza?

Trovare le risorse?!? Ma cosa racconti, Beppe?
Il prof. Fumagalli pubblicò le sue “10 tesi” e le affisse sulla porta della chies…pardon, dell’Università (mi ricorda qualcuno…non rammento…) nel 1998! Sono passati quasi 20 anni!
Basta un prelievo dello 0,02% sulle transazioni finanziarie per finanziarlo! Paghi l’affitto tramite banca? Pagherai qualche centesimo per la tassa. Compri e vendi petrolio, computer, grano, diamanti? Paghi tramite banca (non penso che accettino contante, no…) pagherai sempre lo 0,2%, ma sarà qualche soldo in più.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”: è nella Costituzione (art. 53), sì, la nostra, quella “cattiva” per Renzi e per Morgan & Stanley.
E poi…smettiamola di raccontare che il reddito di cittadinanza è un surrogato della pensione o dell’assegno di disoccupazione…ma avete letto qualcosa in merito? Milano continua a tacere.

Insomma, Beppe, invece di usare il sistema gulag con chi poneva dei problemi, chiedeva democrazia interna, proponeva…forse avresti dovuto ascoltarli, oggi non avresti gente disastrata (sotto il profilo politico, ovvio) come ti sei ritrovato. E non puoi neppure più usare il kalashnikov, altrimenti non rimane nessuno!
Aspetta, ho la Appendino in linea…
“Buongiorno sindaco, come dice? Che per rimettere in piedi Torino bisognerebbe avere una bella fabbrica 3.0 dove impiantare l’avanguardia tecnologica, così le nostre “teste” non scapperebbero più all’estero? Che la fabbrica già c’è, ma le fanno marameo? Un canadese le ha fatto una pernacchia da Londra?”
Lo so, sono dei maleducati: provi a farsi prestare il kalashnikov da Beppe, chissà…

05 settembre 2016

Apre la caccia. Possiamo ancora chiamarla così?

Un breve comunicato, per definire le quote di abbattimento relative alla caccia al cinghiale, stagione 2016:
I contingenti di abbattimento proposti durante la Commissione sono: 8.043 capi nella provincia di Savona, 8.500 in quella di Genova (di cui 4.200 nell’Ambito territoriale di caccia Ge 1 e 4.300 nell’Atc Ge 2), 4.500 in quella di Imperia (di cui 3.500 nell’Atc e 1.000 nel comprensorio alpino), 3.200 nella provincia della Spezia. Dai rappresentanti delle associazioni agricole è stata avanzata anche la proposta di un aumento di contingente nella provincia della Spezia.
In totale, nell’intera Liguria saranno abbattuti circa 23.000 cinghiali, migliaia di caprioli, qualche daino (li hanno inseriti da poco), cervi (idem) e poi pernici, fagiani, lepri, ecc.

Tralasciando le lepri e la selvaggina di penna – vengono allevati e poi liberati un paio di mesi prima, pochi sopravvivono oltre il primo giorno di caccia – rimane il numero esorbitante di cinghiali e caprioli, una vera mattanza. E si tratta di una sola regione. Perché?

Voglio subito premettere che questo non vuole essere un articolo pro o contro la caccia e, più in generale, l’uccisione degli animali come fonte di cibo: è un argomento che riguarda la nostra coscienza – non quella ambientale – ma quella roba che ci rimorde quando osserviamo i camion con vitelli e maiali che vanno al macello. Se si è contrari, basta diventare Vegetariani/Vegani ed il dubbio è risolto.
In seconda battuta, non comprendo la differenza fra un animale che viene ucciso con una pistola a molla dal macellaio oppure con una fucilata da un cacciatore: forse, il secondo, ha vissuto meglio.

Ho, purtroppo, abbastanza anni per ricordare la caccia in epoca “pre-ungulati”, quando i boschi erano deserti ed i cinghiali erano solo in Toscana ed in Sardegna, nessuno immetteva selvaggina di penna e, finiti i pochi animali presenti, si riponeva la doppietta. Spesso, una lepre in salmì e un fagiano alle erbe erano le sole prede di una stagione di caccia, quando le licenze erano a buon mercato, le cartucce si ricaricavano in casa e la doppietta era quella del nonno.
Incontravo i cacciatori mentre facevo la guardia alla vigna, giacché il danno peggiore non era la grandine, ma proprio i “forestieri” che staccavano un grappolo, mangiavano un paio d’acini e poi lo buttavano via. E tu spruzzavi il verderame per tutta l’Estate, alla faccia loro.

Il business, inutile dirlo, languiva, ed i voti dei cacciatori sono voti “pesanti”, che possono decidere le maggioranze parlamentari ed i governi. Allora, via con l’incrocio del cinghiale col maiale inglese (che è già nero di suo)! Con una decina di cuccioli per femmina al posto dei due o tre della cinghialessa originaria, il gioco è fatto: moltiplicate per 5 la fertilità primitiva ed ecco che gli equilibri ambientali saltano come birilli.
In seguito, giunsero i caprioli che hanno la pessima abitudine di nutrirsi di teneri boccioli: le faggete, disseccate, sentitamente ringraziano. Ma il business è decollato: armi rigate al posto delle vecchie doppiette, salatissime licenze (eh, lo Stato vuole la sua parte…), freezer pieni di carne e ristoranti che si riempiono per tutto l’Inverno, fra una stagione turistica e l’altra.

Una “squadra” di cacciatori (per il cinghiale è obbligatoria la caccia in squadra), in una stagione venatoria abbatte 50-100 prede, ed è composta da una decina di persone. Fatevi due conti della serva. E’ proibito commerciare le prede, ma, ma…se per quello, è proibito anche esigere il pizzo, farsi di coca oppure guidare una Ferrari ai 200 all’ora…la legge? Ma dai…

La differenza rispetto a mezzo secolo fa? Non ci sono più io che faccio la guardia alla vigna, semplicemente perché la vigna non c’è più e, nei prati arborati dove un tempo pascolavano le mucche, oggi crescono le querce. L’agricoltura di collina e di montagna è stata abbandonata: è persino proibito vendere direttamente il latte, se non hai un piccolo caseificio alle spalle “per l’igiene”! Eppure, nessuno di noi – cresciuti col latte di cascina – è mai morto intossicato. Anzi. Vorrei sapere come lavano le cisterne che scendono dalla Germania o dal Belgio col latte d’importazione.

Demolita la tradizione agricola su terreni scoscesi, era gioco forza impegnare quelle aree con qualcosa: il business non può mica fermarsi! Gli agricoltori, in Italia, si estinguono (non in Francia e Germania)? Bene! Operiamo per un allevamento estensivo sul territorio di cinghiali, caprioli, tassi, stambecchi, camosci, daini, cervi…
Per questa ragione, possiamo affermare che la caccia non esiste più. Oggi, c’è un “prelievo” di “risorse” da aree abbandonate, per le quali – a suo tempo – non è stato fatto nulla affinché non lo diventassero. Oggi, coltivare in collina è impossibile: provate a seminare mais o patate, ci penseranno i cinghiali ad “ararvi” il campo per la prossima semina!
Equilibri naturali?

Un bel sogno, roba per Verdi ambientalisti e politici da strapazzo.
Mi sapete dire quale predatore potrebbe limitare una popolazione (solo in Liguria!) di 23.000 cinghiali? I lupi? Ma se i pochi che vagano fra i monti vengono uccisi dai pastori appena si fanno vedere?!? La lince, come hanno fatto in Austria?
Premesso che la follia italiota d’incrociare i maiali con i cinghiali, lassù, non l’hanno fatta, la lince è un “gattone” di 25 Kg, che se è affamato attacca l’uomo. Lascereste i vostri figli tranquillamente nel bosco, in cerca di funghi o di mirtilli?

L’Austria è in rotta con l’UE non solo per migranti o muri da erigere, è in disaccordo anche per la rigidissima normativa europea sulle armi: in altre parole, gli austriaci non accettano di essere disarmati, perché hanno linci ed orsi nei boschi, e sono coscienti del pericolo che possono rappresentare.
In Italia, invece – che ha accettato la normativa europea (vi sorprende?) – se dovessero essere introdotti i predatori, i boschi diventerebbero dominio assoluto dei “prelevatori”, ossia di quelli che ancora oggi chiamiamo “cacciatori”. Qualcosa s’è visto, quando gli orsi si sono fatti vedere nel Nord-Est.

In buona sostanza, ed in buona pace per Verdi, Vegani, ambientalisti…e per tutti coloro che ritengono di poter risolvere le difficoltà con un semplice sillogismo assoluto, ritengo che la situazione non abbia soluzioni. Al punto cui siamo giunti, solo una grave carestia ci libererebbe dalla fauna imposta per motivi politici ed economici. Forse.
P.S. Non ho mai sparato un colpo di fucile in vita mia.