24 ottobre 2015

Alea iacta fuit


Se vogliamo trovare un punto d’inizio della nostra disgrazia è impossibile, si dovrebbe tornare a Cavour ed al Risorgimento...ma il 2011 è un anno importante, credetemi, almeno nella nostra Storia recentissima. E’ rilevante perché la rovinafamiglie Fornero decise – lavorando in conto terzi, ovvio, ossia per Monti e per l’UE – di distruggere non solo l’equilibrio previdenziale italiano, bensì la socialità interna alle famiglie, le loro (modeste) certezze, qualche sogno, le sicurezze alle quali tutti abbiamo diritto dopo una vita di lavoro. Con i danni economici conseguenti nell’economia reale: da quel momento, molto è cambiato.
“Rovinafamiglie” è un sostantivo composito, mutuato dai dialetti italiani, il quale identifica una donna – anzi, una donnaccia – la quale irretisce il capofamiglia ai danni della moglie naturale e, dunque, mette a rischio gli equilibri (a questo punto, soprattutto economici) della famiglia. Comunque la pensiate...morale, etica, ecc...questo è il significato comune.

Lungi da noi accusare Elsa Fornero sul fronte della sua moralità femminile ma, agli effetti pratici, il suo agire è stato ben peggiore di quello della più sciantosa fra le sciantose, peggio di una ballerina d’avanspettacolo che si concede nel retro di un teatro, ancor più di una “biondona” dalla pelle già un poco avvizzita che cerca compagnia seduta al banco di un bar. Perché?
Poiché quelle – per quanto si diano da fare – riescono soltanto a rovinare qualche famiglia, al più qualche decina di famiglie: lei ne ha rovinate milioni! E, sottolineiamo, senza nemmeno il corrispettivo godereccio per il capofamiglia!
Oggi, dopo 4 anni di disperazioni varie, conta degli anni, somma di mesi, settimane e limatura di giorni, il disastro è compiuto: s’aggiunga che, dal 2004, l’aspettativa di vita sana è in netto calo e la frittata è fatta.
Questo ultimo dato è agghiacciante: significa una caduta di felicità verticale, di sorrisi, di voglia di vivere. La malattia diventa un rifugio inconsapevole, come la follia lo è per chi non riesce più a destreggiarsi nella propria realtà. Riflettiamo sul gioco d’azzardo, sulle tabaccherie sempre piene. (1)

Basti pensare ai macchinisti delle Ferrovie, che oggi vanno in pensione a 67 anni: hanno un’aspettativa di vita di 64 anni! Colpa dei campi magnetici dei locomotori? Non si sa: Tullio Regge assicurò che i campi magnetici non causano danni all’organismo – come lo sostenne, visto quel complesso elettro-chimico che è il corpo umano, non lo immaginiamo – ma ciò bastò all’establishment per stabilire che il Vaticano aveva ragione e gli abitanti di Ponte Galeria torto. Misteri italiani.
Da quel giorno in poi, i giovani hanno smesso di credere che ci sarebbero stati, in futuro, giorni sereni anche per loro (come poterono constatare per i loro genitori) e chi fu toccato all’improvviso da quelle norme...beh, capì che era stato derubato della vita, della vita vivibile perché, contemporaneamente, abbassarono tutti i parametri (Sanità, servizi, ecc) che coadiuvavano a godere una vita “sana”. Questo argomento è importante, lo vedremo in seguito quando analizzeremo i comportamenti dei vari governi e degli uomini politici.

Oggi, mentre Elsa Fornero si gode la meritata pensione interamente calcolata col sistema retributivo – ci mancherebbe! – i suoi epigoni hanno iniziato il gran gioco dell’Oca Pensionata: come sempre, per andare il pensione bisogna giungere a 90. Tira i dadi, dai.
I giocatori sono il presidente dell’INPS – quel bel faccione di Tito Boeri, che abbiamo visto tante volte ospite gradito ai talk show di Rai3 – quindi il ministro del Lavoro Poletti, viso meno rassicurante, barba rasata corta, aria serissima e, talvolta, un po’ sofferente, come il miglior identikit del massone moderno (nei manuali aggiornati).
I due s’affratellano e si discostano, ma di poco: entrambi sostengono che la situazione è insostenibile – grazie, ce ne siamo accorti tutti nell’osservare un ultrasessantenne che guida un TIR – ma poi si discostano quando Poletti pensa alla promessa di Madama la Fornarina: 80 miliardi di “risparmi”! Da oggi (?) al 2021 (?)...miliardi che fanno sognare il ceto politico...altro che le misere promesse di Renzi...quelli sono reali, conti alla mano, parola di Fornarina la Saggia Piangente.

In ogni modo, se si “sfora” il fatidico “90” – al posto dell’Oca –  s’incontra subito il faccione un poco asfittico e ulceroso (o fegatoso? Mah...) di Padoan...replicante dei tanti Padoa Schioppa (che, bontà sua, l’è sciopà) o di Mario Monti in persona (non si fida nemmeno della governante, dicono le malelingue, e controlla ogni volta che non manchi un calzino)...il replicante scuote il capo con una mossa più che conosciuta...”No, no, no...manca la copertura...” (2)
Così, la coppia Boeri/Poletti torna da capo e ne pensa un’altra (più o meno, sempre la solita), poi getta i dadi sul tavolo (camp’é i dadi però, in piemontese, ha un altro significato) (3) e s’affratella nuovamente nella nuova/solita pensata. Che ne faremo di questa gente che a 63 anni non ce la fa più? E passeggiano: l’uno si pizzica la barba, l’altro gesticola nella nebbia...e noi li lasciamo così, a correre per l’ennesima volta verso il “90”, al loro destino di un Sisifo defatigante...dove troveranno il Replicante...ad libitum.
Perché c’è una cosa che vogliamo raccontarvi.

In questa nebulosa di lanci di dadi, avanzate, ritirate, ripartenze...nessuno ha mai osato andare ad informarsi sulle norme previdenziali dei meno, giacché quelle dei più già le sappiamo.
I meno, per definizione, sono pochi: più si è meno, e minore è il numero. Al vertice della piramide, c’è il Capo dei Capi della Repubblica: il Presidente. Come va in pensione un Presidente?
Beh...sono così vecchi che quando ci vanno...poco importa...
Già.

Ciò che non tutti sapranno, invece, è che – oltre alla moglie, ovvio – alla dipartita del Presidente “emerito” il primogenito/a eredita i “benefit” del padre: il primogenito?!? Ma che razza di regola è? Sono tutti Principi di Piemonte?!?
Una simile regola (non osiamo parlare di “norma”) può derivare solo dalla genesi della Costituzione Repubblicana, la quale nacque sì per scrittura ex novo, ma dando un’occhiata ai due impianti costituzionali precedenti, ossia quello della Repubblica di Salò e lo Statuto Albertino.
La Costituzione di Salò era, per molti versi, un complesso di norme molto avveniristiche e moderne (soprattutto nella parte riguardante il lavoro e l’impresa) e poté essere emanata soltanto per un misero, insignificante particolare: comandavano i tedeschi, e fu soltanto un lavoro “di scuola” da parte della commissione costituzionale di Carlo Alberto Biggini (praticamente, il solo estensore di quella Costituzione). Il quale, difatti, prima rifiutò il compito e poi l’accettò, convinto com’era della sua inutilità pratica: dubitiamo che, in quelle norme, vi sia un qualsiasi richiamo a casa Savoia ed ai suoi eredi al trono.
Lo Statuto Albertino, invece – in vigore fino all’entrata in scena della nuova Costituzione (pur essendo prevista la sua decadenza fin dal 1944) – conteneva precisi richiami alla successione del Re ed alla legge salica.
Viene da qui la regola d’assegnare i benefit del padre Presidente al figlio/a? Gli stessi che l’erede al trono – il Principe di Piemonte – poteva vantare?

Se non fosse vera non potrebbe essere seria – viene da dire parafrasando Flaiano – e la realtà è che i signori/e (primogeniti, sia chiaro) Napolitano, Ciampi, Scalfaro, Cossiga, (Pertini non ebbe figli), Leone, Saragat, Segni, Gronchi…si godono (senza capire il perché) guardie del corpo, autisti, maggiordomi, vari benefit telefonici e telematici…la lista è in nota (ancorché parziale). (4)
Insomma, è una faccenda che merita il segreto di Stato sui suoi costi reali: altrimenti, cos’avrebbe detto madama la Fornarina? Non lo sapeva, ovvio.
Difficile fare un calcolo preciso, ma se per ogni addetto calcoliamo (con gli stipendi dei lavoratori del Parlamento e delle alte cariche) un centinaio di migliaia di euro…si fa presto a raggiungere e superare il milione. Per quanti anni? Per sempre. Una dozzina di milioni di euro l’anno non poteva trovare miglior collocazione?

E, qui, scusate ma si è tirata in ballo sua maestà la Costituzione: quanti gridano “al lupo” per i tentativi d’azzannarla a morte? La rappresentazione – l’ultimo atto del “Piano di rinascita democratica” di Licio Gelli – è andata in scena ultimamente al Senato, condita con insulti da trivio ed eloquenti gesti di fellatio.
Alcuni si sono distinti nella strenua difesa della Costituzione – e, per carità, per come vogliono violentarla ulteriormente siamo d’accordo con loro – ma un dilemma ci tormenta: una Costituzione la quale consente al sindaco di Firenze (unica carica elettiva alla quale aveva diritto) di governare l’Italia…è una buona Costituzione? Oppure, la stessa legge costituzionale che permise ad un tal Napolitano, eletto da un Parlamento fasullo (per incostituzionalità della legge elettorale), di nominare Mario Monti a capo (fasullo) del Governo…è una buona Costituzione? Una Costituzione che concede anche i fasulli è una Costituzione fasulla. Punto.

Sarà un buon studio “di scuola” – come quello di Biggini – ma non è una Costituzione: e adesso, dateci giù pesante…che tanto controlla tutto la Massoneria, il Bildenberg, la Trilaterale…pardon…qualcuno può indicare qualche mezzo per intaccare quei poteri? Poteri che nacquero prima del secondo conflitto mondiale, con la partecipazione unitaria proprio dei Paesi che si confrontavano militarmente? Parliamo di Prescott Bush e di Thyssen? Dell’Argentina del primo dopoguerra e del Bildenberg?
Inutile perder tempo con queste faccende: l’eurodeputato Borghezio provò a penetrare, in Svizzera, ad una riunione del Bildenberg e fu buttato fuori dalle guardie interne senza tanti complimenti, lussandosi anche un braccio.
Corse dalla polizia a dire che era un eurodeputato, che gli avevano fatto...lo osservarono distratti, poi gli chiesero se dovessero accompagnarlo da qualche parte. Non al Bildenberg, ovvio: vai dove vuoi, ma quelli non si può, nisba. Hai capito? E tornò sui treni a prendersela con gli immigrati.

Se la Costituzione repubblicana è bacata come una mela marcia, e dunque le leggi che ne discendono nascono tutte dal baco, i casi sono due: o si toglie il baco o si butta nel cesso la mela.
Volete un altro esempio?

E’ perfettamente normale che il Presidente della Provincia di Firenze (sempre Renzi) spenda (5), nel solo 2007, cifre intorno al milione di euro (c’è chi dice 1,7 milioni, ma qui i numeri sono tutti da verificare, come gli “stipendi” dei figli dei Presidenti)? Certo, perché una legge (coerente con la Costituzione) glielo ha permesso.
Volete sapere a quanto corrisponde – nella nostra realtà, di poveracci – questa cifra?
Quando scrivevo per il gruppo di “Quota 96” degli insegnanti, ci fu risposto dal replicante di turno che per mandarci in pensione non c’era copertura: per mandare in pensione (circa) 3.500 persone ci volevano grosso modo 350 milioni di euro. Un milione = 10 persone. Renzi s’è sbafato al ristorante – in un solo anno! – la vita di 10 persone, capito?!?
Capite perché non toccano la legge Fornero? Renzi e tutti gli altri parlamentari, Presidenti di Provincia, di Regione, Consiglieri, Assessori, Sindaci...e tutto il resto, quanto ci costano? Provate a fare un conto, anche solo a spanne: cifre da paura. Io ci provai a quantificare la cifra, forse ci andai vicino, come una boccia al pallino: se volete, l’indirizzo è in nota. (6)

Contrariamente a ciò che si pensa – nonostante il saccheggio europeo dell’Italia continui, ieri l’industria automobilistica, l’altro ieri quella aeronautica, domani quella dei cantieri navali (vicenda Fincantieri, dove si parla di crisi con un portafoglio ordini mai stato così alto!) – l’Italia è un Paese ricco perché siamo fantasiosi, sappiamo creare occasioni di ricchezza, lavoriamo come bestie e, purtroppo, sappiamo solo affogare le urla di disgusto per questi traditori in un piatto di spaghetti allo scoglio.
Non abbiamo nel nostro DNA la parola “Rivoluzione” come ce l’hanno solo i francesi, al massimo un perdente Masaniello: dobbiamo imparare in fretta, pena la fine della nostra decente sopravvivenza. E veniamo alle nostre speranze, al M5S.

Non so se il M5S potrà ancora fare qualcosa, poiché ha commesso troppi errori nel suo recente passato: contraddicendo se stesso e tutte le promesse per il “dopo” è rimasto uno strumento docile, nelle mani di Grillo e Casaleggio, che tutto sono meno che dei politici. Poco importa se Di Battista o Di Maio sanno cavarsela con il lessico e con qualche ragionamento: rischiano di diventare dei fenomeni mediatici, inutili a loro stessi ed agli altri. Fra i “cacciati” non c’erano solo “traditori”, c’erano anche gente che chiedeva un dibattito interno più democratico. E Grillo s’atteggiava, nei suoi ridicoli messaggi, da Stalin.

Il M5S aveva, nella Primavera del 2013 – poco meno di tre anni fa – il 25% dei consensi fra i votanti ed una forza parlamentare pari, pressappoco, a quella del PD. Ovvio che il PD – l’espressione di UE, Banche, ecc – aveva più mezzi per contrastarli: bisognava esserne consapevoli.
Ci sono due eventi stocastici nella vicenda del M5S, all’indomani delle elezioni e nel suo passato politico.

Il primo, molto netto, fu la chiamata di Beppe Grillo da parte dell’ambasciatore americano in Italia, Ronald Spogli: Grillo (che si recò in via Veneto già nell’Aprile 2008), se veramente “uno conta uno”, aveva il dovere di riferire e d’informare. Tutti, non solo la cerchia più ristretta. Non parliamo poi delle confabulazioni con l’ambasciatore inglese, Enrico Letta & Co. Dalle ricostruzioni storiche, per date ed eventi, esce una figura un po’ diversa rispetto al “amicone” zazzeruto della porta accanto.

Il secondo fu una stupidaggine, un’ingenuità da dilettanti della politica, quali erano i neo-parlamentari grillini che andavano ad un incontro con due vecchie volpi come Bersani ed Enrico Letta. Vollero la ripresa in streaming, ricordate?
Diedero ai due PD una bella strigliata mediatica, che fece venire un orgasmo ai tanti grillini, grilline, galletti e gallinelle dell’aia pentastellata...peccato che, a Bersani e Letta, non fregò una mazza e li ascoltarono annoiati, come si osservano due ebeti. Mentre uscivano, Letta chiese a Bersani, “Acc...ce l’ho sull’altro telefono...hai tu il numero di Silvio?”

Le cose sarebbero andate diversamente – invece di vivere come un sogno (qualcuno per i soldi, altri per la grande sfida che s’apprestavano ad iniziare) la nomina a parlamentari – se si fossero riuniti con calma ed avessero ragionato un pochino, ma solo un pochino, ino, ino, ino...altre soluzioni c’erano per inguaiare il PD e salvare la faccia con gli italiani.

Perché non dire ai due capoccioni PD: “Volete fare un governo con noi? Volete i nostri voti? Dite che i programmi, per molti punti, sono simili? Ok, accettiamo. In cambio, su 12 ministeri, chiediamo tre ministri e 12 sottosegretari.”
Qui, Pierluigi ed Enrico sarebbero sobbalzati sulla sedia: ma non doveva essere diverso il copione? Non ci hanno avvertito...(continua)
“Vogliamo tre ministeri: Interni, Giustizia ed Economia, più un sottosegretario in ogni altro ministero. Ci pare una richiesta onesta: 3 su 12...abbiamo pressappoco la stessa forza parlamentare...”

Ovvio che la richiesta sarebbe stata rifiutata, altrimenti sarebbero scesi i Lanzichenecchi a Roma dalla Germania, più la 82° e la 101° paracadutisti direttamente dagli USA...però, il M5S avrebbe conseguito un punto importante: avrebbe mostrato agli italiani d’avere una strategia per giungere al potere (all’epoca perdente, vero) ed avrebbe scompaginato non poco le schiere avversarie.
Per prima cosa, sarebbe venuto un coccolone a Napolitano e ce lo saremmo tolto dai piedi anzitempo: dubito che in questa situazione avrebbe accettato il reincarico. Il mantenimento dello “status quo” era la condizione per rimanere, ma uno status quo ben definito e senza sorprese.

Inoltre, la palla sarebbe passata nel campo del PD, con lunghi ed estenuanti mal di pancia fra la fazione maggioritaria (quella che sostiene la reintroduzione del servaggio della gleba) e quella che ritiene i lavoratori ancora meritevoli di qualche diritto. Se non altro quello di votarli, ogni tanto, senza fretta.
Un terzo aspetto sarebbe stato una continua fibrillazione parlamentare fra le forze minori del governo, con lo spauracchio di un governo “vero” dietro l’angolo: tutti sappiamo che gli attuali parlamentari amano molto i simulacri e le ciofeche rampanti.

Un quarto aspetto sarebbe stato un maggior legame, una speranza più concreta per gli italiani: alle successive elezioni europee, non avrebbero pensato “tanto quelli litigano e non sanno fare niente”, e magari Grillo non sarebbe stato costretto alla dolorosa aggiunta ai grandi cartelli con scritto “Venceremos”. Deve essere costato parecchio aggiungere gli striscioni “Prossimamente su questo schermo”.

La situazione internazionale...e tutto il resto?
Ma l’Italia non è la Grecia ed un accordo si deve per forza trovare, anche un accordo molto costoso per Francoforte, poiché la Grecia può essere tranquillamente esportata nella penisola indocinese come terra da pipe, mentre se esce l’Italia dall’UE, semplicemente, cade l’Europa Unita.
Non ci credete? Provate ad immaginare il blocco autostradale – con il trasbordo su treni (italiani!) a Ventimiglia – di tutto il traffico merci da/per la penisola iberica e l’Europa orientale (non diretto in Italia), che oggi passa tutto qui, sotto il mio naso e, prima di Genova, si divide fra chi prosegue per l’Italia e poi, magari, imbarca il camion a Brindisi e chi, a Voltri, sale verso Milano, Tarvisio, Brennero, Gottardo. Fate due calcoli: una débacle per i trasporti europei.

Insomma, gli scenari non erano fantapolitica – anzi, più realismo del re, verrebbe da dire – e una classe politica italiana NON DI VENDUTI sottolineo NON DI VENDUTI, avrebbe avuto il plauso ed i voti per entrare a Strasburgo con il tappeto rosso.
Con questo non voglio assolutamente gettare m... addosso ai sostenitori del M5S: so che, per il 99% sono persone oneste, amanti del proprio Paese ed ai quali sanguina il cuore nel vederlo ridotto com’è oggi e come, purtroppo, sarà domani.

Fa riflettere il sondaggio sul futuro sindaco di Roma: Giorgia Meloni sindaco e la maggioranza del Consiglio al M5S. Ah, ma allora gli italiani non sono così stupidi...una persona onesta come sindaco e dei consiglieri onesti...la prima sottratta a qualche furbacchione del suo partito, i secondi “sfilati” al capataz Grillo. Hai visto te che gli italiani sanno scegliere? Se potessero...
Sulla Meloni ho fatto la mia, personale ricerca: ho buttato su Google “Giorgia Meloni Hot” ed è comparso uno scenario di vita da spiaggia, dove qualche paparazzo accaldato e pignolo è riuscito a rubacchiare mezza tetta mentre si cambia il costume. No, la Meloni non è la solita squinzia politica da tette e culi al vento su uno yacht, tanto per sperare – se va male – d’essere chiamata all’Isola di Qualcosa. E’ una persona seria.

Non si può, però, imbastire una dietrologia complottista nei confronti del M5S: mancano le prove, anche se ci sono quegli strani incontri di Grillo nelle ambasciate straniere i quali, ripeto, dovrebbero essere spiegati politicamente (non detti e basta) ai suoi sostenitori.
Si può – anzi, di deve – rimarcare quali sono stati i marchiani errori politici commessi. Cosa assai grave, praticati senza ascoltare nessuno, con una prosopopea sgradevole, con messaggi video che parevano rivolti “ai cretini”, ossia noi italiani. Mentre, quelli che capivano tutto di politica, erano il santo protettore dei saltimbanchi unito a quello dei parrucchieri. Sic transit gloria mundi. Oppure...Revolution! Quale scelta?

Forse, partire dalla richiesta di una nuova Costituzione è più alla nostra portata di una riforma del Bildenberg (!), ma bisognerebbe scendere in piazza, botte e lacrimogeni, non botte sulla tastiera e lacrime per le risa sull’ultima battuta di Crozza.
Io ho quasi 65 anni, sono esentato ma – credetemi – che la mia parte l’ho fatta quando avevo la schiena a posto, e come l’ho fatta! Oggi tocca ai giovani, se vogliono ereditare qualcosa che non sia una landa desolata dove, se chiederete qualcosa, vi risponderanno “Bitte?” o “Sorry?” Organizzatevi: col solo Web (utilissimo) non si va da nessuna parte.

Nel 1948, Indro Montanelli salì al Quirinale per intervistare il Presidente Einaudi e si fermò a pranzo. Un pranzo normalissimo, prosciutto e melone, un pesce e correre. Quando giunsero alla frutta, il cameriere portò una sola mela. Einaudi si voltò verso Montanelli e chiese: “Facciamo metà ciascuno?”

Dobbiamo tornare a quella sobrietà, altrimenti non basteranno 100 riforme del lavoro (la schiavitù per norma, tanto per dirne una) o della Previdenza (60 anni di lavoro e 3 di pensione) o, ancora, della Sanità (una visita gratis in Ospedale, poi 100 euro il giorno, altrimenti va a crepare fuori da qui)...non basteranno mai per placare gli istinti famelici di queste orde che osano farsi chiamare “eletti”.
Poiché hanno valicato ogni remora, ogni costume, ogni etica e moralità: si vive alla grande, perché “semo de noantri”. Ci sarebbero centinaia d’esempi, ma il lettore li conosce benissimo.
Basta blaterare con i complottismi vari: non vi rendete conto che sono loro stessi ad auto-alimentarli come viatico per una loro assoluzione? I poteri forti ci sono anche nel resto d’Europa, ma solo da noi si giunge a questo parossismo di giustificare tutto con i grandi potentati!

Da almeno 30 anni mangiano a quattro palmenti 1000 parlamentari, 20 Regioni, 100 Province e quasi 10.000 Comuni: quale nazione può reggere?
Chiedere una nuova Costituzione, denunciare il debito pubblico come inesigibile, varare un Reddito di Cittadinanza basato su minuscoli prelievi sulle transazioni finanziarie (come afferma, inascoltato, da anni il prof. Fumagalli), cancellare le migliaia di pastoie che soffocano il lavoro e l’imprenditorialità italiana, varare la “Scuola dei Bravi” al posto della fasulla “Buona Scuola”: se studi vai avanti, se non studi, corso di formazione professionale e al lavoro, via la prescrizione dai codici: chi sbaglia paga, anche dopo 30 anni.

Proviamo a focalizzare la nostra attenzione su questi obiettivi, e smettiamola di dare la colpa a Soros od a qualche marpione del suo calibro...ah, dimenticavo...mentre scrivevo queste righe si sono mangiati le Poste...smarcane un altro...auguro un buon posto a tutti, per sopravvivere.



(3) Dare i numeri, dar di matto



13 ottobre 2015

Cari amici di casa Pound



Sono una persona che, un tempo, si definiva “di sinistra”: oggi, quella che viene definita “sinistra” è in gran parte un’accozzaglia di ladri impuniti, che spesso s’accompagnano in quegli ignobili rastrellamenti di denari pubblici con persone di destra.
Qualcuno fa ancora riferimento ai valori tradizionali della sinistra e della destra, e per questo vale la pena parlare: altrimenti, com’era un tempo, si tornerebbe a cazzotti e pallottole. Un capitolo, spero, chiuso perché mentre noi ci scazzottavamo sulle piazze, i “democratici” si sono mangiati lo Stato come primo, la Patria come secondo e la Nazione come contorno.
Non sono d’accordo sulla vostra posizione nei confronti dei due marò – Massimiliano Latorre e Salvatore Girone – non perché sono di sinistra (o non di destra), ma perché m’intendo un poco di storie di mare e, credetemi, questa è solo una triste storia, la vicenda di uno sbaglio (o di troppo nervosismo, “grilletto facile”) che è costata la vita a due pescatori indiani.

Per prima cosa osservate bene l’immagine (una delle tante, di repertorio) del battello da pesca coinvolto nella vicenda, il Saint Antomy. Verrebbe da dire: comprereste una barca usata dal comandante di questa unità? Oppure, accettereste un passaggio – anche gratis! – su una simile bagnarola?
Nei luoghi “classici” della pirateria – la Malacca, ad esempio – le imbarcazioni usate dai pirati sono i pronipoti dei “praho” di salgariana memoria: spinti da grossi motori da camion (che esprimono 400 Cv ed oltre) si posizionano a prua della possibile preda, tendendo una cima fra due imbarcazioni pirata. E’ la prua stessa della vittima – incocciando nella cima – a tirarsele sottobordo.

Il Saint Antony poteva (oggi è affondato, non c’è da meravigliarsi!) esprimere una velocità massima di 8-9 nodi (1). La Enrica Lexie senza dubbio di più: la velocità commerciale media è di circa 8 nodi, ma la macchina può senz’altro portarla fino a 12 nodi, questa è la velocità di una media petroliera/portacontainer di quella stazza.
Le due imbarcazioni procedevano quasi su rotta di collisione per 180° circa l’una nei confronti dell’altra, in pratica prua contro prua, al punto che – quando vi furono gli spari –  il Saint Antony sfilava di controbordo a circa 100 metri dalla Enrica Lexie. Una delle vittime – il timoniere – fu trovato morto “appeso” al timone: s’ipotizzò addirittura che dormisse all’atto dei luttuosi eventi.

Domanda: perché il comandante mercantile – Vitelli – se era in dubbio riguardo alle intenzioni del peschereccio, non ha fatto bloccare il timone ed aumentare la velocità, richiamando il personale dalla plancia (è tutta a vetri, e se si spara possono essere colpiti), per metterlo al riparo da ogni rischio? Se il peschereccio fosse stato una nave “pirata”, avrebbe dovuto necessariamente lasciare sfilare la nave, poi invertire la rotta di 180° ed inseguire la Enrica Lexie (senza nessuna speranza di raggiungerla).
Dopo pochi attimi, si sarebbe tornati in plancia e la navigazione sarebbe proseguita come di consueto: non v’erano altri bersagli sul radar, almeno a breve termine (1). Qualora il peschereccio avesse messo il “turbo” (cosa risultata a posteriori impossibile, perché era solo una vecchia carretta da pesca), a quel punto si poteva prendere in esame la risposta armata. Quando ho parlato di “grilletto facile” non ho blaterato a vanvera.

Non addentriamoci sull’analisi delle differenti versioni, perché la fantasia è sempre tanta, ma limitiamoci ad asserire, confermato da prove, che i due morti sul Saint Antony furono colpiti da munizionamento NATO (presenti i Carabinieri italiani all’autopsia), che la barca era ridotta ad un colabrodo mentre nessun colpo aveva raggiunto la Enrica Lexie. Anche perché gli indiani erano disarmati. Dove avvenne lo scontro?

Secondo la perizia del Collegio Capitani (in nota) a circa 20,5 miglia nautiche dalla costa, all’esterno delle acque territoriali, ma all’interno della Zona Contigua, che l’India ha ratificato con la convenzione di Montago Bay:

La zona contigua si estende dal mare territoriale non oltre le 24 miglia nautiche dalla linea di base. In quest'area lo Stato costiero può sia punire le violazioni commesse all'interno del proprio territorio o mare territoriale sia prevenire le violazioni alle proprie leggi o regolamenti in materia doganale, fiscale, sanitario e di immigrazione. Ciò rende la zona contigua una hot pursuit area.” (2)

L’India aveva dunque pieno diritto ad effettuare l’arresto: si è fatto molto chiasso su questa vicenda, cercando d’aggrovigliare le miglia marine come fossero capelli, ma ci si dimentica che gli israeliani assalirono la Mavi Marmara (mercantile della Freedom Flotilla) a 40 miglia dalle loro coste, in piene acque internazionali, e nessuno mosse un baffo. Quello fu, a tutti gli effetti, un vero atto di pirateria.

La vicenda è intricatissima, perché in India vige la pena di morte: più volte, però, magistrati e politici indiani hanno precisato che “per quel tipo di reato non è prevista la pena di morte”.

25 marzo 2013 - Viene costituita a Nuova Delhi la Corte Speciale che dovrà giudicare i due marò e che sarà presieduta da un "magistrato capo metropolitano" il quale, in base ai commi 1 e 4 dell'articolo 29 del Codice di procedura penale indiano, può infliggere "ogni sentenza consentita dalla legge eccetto la pena di morte, l'ergastolo e l'imprigionamento per un periodo eccedente sette anni".

Più chiaro di così...insomma, il massimo (per due omicidi, secondo gli indiani) sono 7 anni di reclusione. Quasi come in Italia.

C’è da dire che la pazienza indiana è stata più volte messa a dura prova, dalle intemperanze dell’allora Presidente Napolitano – che ricevette i due marines come se fossero stati due eroi – e dalle “scommesse” dell’allora Ministro degli Esteri Terzi, il quale dichiarò che i due militari non sarebbero più tornati in India, dopo uno dei molti “permessi” che l’India concesse (senza esser tenuta a farlo). Obbligando gli indiani a limitare la libertà del nostro ambasciatore, e facendo fare agli italiani la figura degli scugnizzi che se la fanno sotto.

Poi, sulle Tv indiane passarono le immagini delle manifestazioni a favore dei due militari, una delle quali con un colossale striscione che rappresentava la portaerei Conte di Cavour. Signori, spero che qualcuno abbia voluto scherzare: inviare la nave – non si sa bene perché – con i suoi 12 Sea Harrier contro i Mig-29 ed i Sukhoi-30 indiani? Contro le loro portaerei? Sì, scherzavano: l’India, oltre ad essere la più grande democrazia del pianeta, ricordiamo che ha l’atomica.

Tutta la vicenda, ricorda un poco una canzonetta “Tu vo’ fa l’ammericano, ‘mmericano, ‘mmericano...me sei nato in Italy...” e la cosa stupefacente è che l’Italia ha voluto giocare il ruolo imperiale degli USA, uscendone con le ossa rotte. Un proverbio tibetano recita “La volpe che vuole imitare la tigre, finisce per spezzarsi la schiena”.

Eppure tutti abbiamo sofferto e mugugnato parecchio per la vicenda del Cermis (4): una scommessa, la scommessa di passare sotto i cavi di una funivia costata la vita a 20 persone. La commissione d’inchiesta si stupì parecchio per i pochissimi danni subiti dall’impennaggio verticale dell’A-6 Intruder: praticamente, solo una modesta “intaccatura” del piano verticale. La faccenda fu spiegata con le confessioni dell’equipaggio e di altri membri dello staff americano ed italiano: era stata una scommessa. Per questa ragione l’impennaggio soffrì così lievi danni: essendo l’aereo già in fase di cabrata, “tagliò” la cima d’acciaio della funivia come la lama di un coltello.
Eppure, in quella vicenda, non ci fu un solo giorno di prigione per i militari americani, che si appellarono alla famosa convenzione che regola le missioni USA all’estero: giudicati in patria, dove diedero loro un buffetto. Tutto il personale dell’A-6 tornò a volare in breve tempo, appena le acque si furono chetate; chi chiede il giudizio in Italia per i due marò, dimentica un piccolo particolare: l’India non è un Paese NATO!

Quella sentenza, quel modo di trattare degli statunitensi, ci sta bene? Ne siamo soddisfatti?

A ben vedere, l’India non ha fatto altro che chiedere un’equanimità di giudizio (pur in presenza di sistemi giuridici diversi), comprendendo che fu un tragico incidente dovuto alla paura ed alla carenza di comando e controllo del personale militare imbarcato: l’ufficiale più vicino alla Enrica Lexie era a Gibuti!
Altrimenti, cosa vi sembra una richiesta di 7 anni di reclusione, peraltro da scontare in ambasciata?!?

Piuttosto, gli italiani dovrebbero indagare e punire chi lasciò soli nelle loro mortale decisione i due fucilieri: il sergente che comandava la squadra? Il comandante Vitelli? Un ufficiale distante tremila miglia marine? Siamo dei veri specialisti nel creare procedure fumose, le quali finiscono per lasciare il cerino in mano all’ultima ruota del carro.
Quello può anche essere compreso in Italia (oramai, in termini di diritto, siamo dei veri pervertiti, al punto che siamo governati da anni da una classe dirigente dichiarata fasulla dalle corti Costituzionale e di Cassazione!) ma non si può chiedere che sia capito in India, Paese dal solido impianto giuridico, mutuato dal sistema britannico.

In fondo, cos’ha fatto l’India? Ha chiesto quello che dovevamo chiedere, noi italiani, all’indomani della tragedia del Cermis: si è comportata da Paese sovrano.
Siamo noi che ci comportiamo da Paese subalterno agli USA: e desideriamo che le nostre scelte (opinabili) valgano erga omnes?

Un altro capitolo è, invece, la questione generale della pirateria in mare, tornata a farsi sentire nel recente ventennio: prede “succose” e disarmate, una povertà apocalittica, e la facile disponibilità d’armi portatili sono il mix che ha generato questa situazione.
Dimentichiamo che, fino a metà Ottocento (praticamente, nel periodo d’affermazione degli Stati nazionali) non c’era distinzione fra marina militare e mercantile: gli ultimi a “disarmare” sono stati i russi, con la fine dell’URSS. Mentre un tempo, su qualsiasi nave, il comandante aveva in tasca le chiavi dell’armadietto delle armi – solo pistole, i sovietici avevano i Kalashnikov – oggi le navi sono completamente disarmate, gli ufficiali mercantili non vogliono saperne.
Può darsi che qualche marineria sia ancora armata, soprattutto ai confini del mondo, ma in Europa no, non se ne fa nulla, perché gli equipaggi affermano che sono pagati per portare le navi, per difenderle nei fortunali, non per fare la guerra all’Olonese.

Per eliminare totalmente la pirateria basterebbe installare un cannoncino a tiro rapido (30 mm, ad es.) automatico, che consentirebbe di avvertire il bersaglio con una raffica davanti alla prua. Come si faceva un tempo. Poiché dei pirati armati con fucili mitragliatori o, al più, lanciarazzi nulla potrebbero contro un’arma del genere. E, si noti, tali armi potrebbero anche essere manovrate dal personale mercantile, senza costi ulteriori per gli armatori, giacché sono completamente automatizzate per la condotta del tiro: della serie, punto a 200 metri dalla prora e l’arma non sgarra di un solo metro.

Ma, qui, ci si scontra con notevoli questioni giuridiche: possesso d’armi nei porti, codifica della nave (mercantile o militare?), riluttanza del personale mercantile...se volete (5), c’è in nota una buona disanima sull’argomento.
L’unica cosa da non fare è trasformare un evento luttuoso, uno sbaglio in una questione internazionale d’orgoglio patriottico, peraltro incomprensibile in simili frangenti: lasciamo che i due marò trascorrano la loro pena in ambasciata, in India (ciò che resterà da scontare dei 7 anni), e faremo una figura onorevole. Siamo ancora in tempo per rimediare, ricordando che l’India poteva comportarsi in ben altra maniera: altro che 7 anni!