28 aprile 2011

Buffoni






Siamo fra quelli che non credono in chissà quale “botto” della maggioranza sulla Libia: perché?
Poiché il copione non prevede i canoni della tragedia e nemmeno quelli della commedia: pura e semplice farsa, come sempre.
Eppure, qualche ragione i giornali della Lega & associati ce l’hanno: non s’è mai visto un governo compiere un simile, clamoroso autogol alla propria politica, nazionale ed estera.

Il Ministro degli Esteri Frattini, flebile, sussurra che non sarebbe opportuno, no, non si dovrebbe…i nostri aerei non dovrebbero bombardare la Libia, poiché siamo stati potenza coloniale occupante, in quel Paese, per quasi mezzo secolo. Ed abbiamo lasciato, fra le sabbie e gli uadi, un milione di morti impiccati, fucilati, cannoneggiati, bombardati, squarciati.
E’ la nostra cattiva coscienza storica che risuona, afona, come le vicende mai chiarite sulla Somalia, sull’Etiopia e sulla Jugoslavia: se solo avessimo un minimo di coscienza per quel che compimmo lontano dallo Stivale, staremmo zitti e mosca.

Eppure, alla ricorrenza del 25 Aprile, qualcuno torna a tirare fuori la questione delle foibe: pochi sanno chi fu Giuseppe Cobolli Gigli[1], in arte “Giulio Italico”.
Nel Settembre del 1927, sulla rivista fascista Gerarchia, scriveva, a proposito dell’abitato di Pisino (Pazin) che sorge al centro dell’Istria:

Il paese sorge sul bordo di una voragine che la musa istriana ha chiamato Foiba, degno posto di sepoltura per chi, nella provincia, minaccia con audaci pretese le caratteristiche nazionali dell'Istria.

Lo scriveva nel 1927, poiché – all’epoca – la pulizia etnica italiana era già avvenuta: poi, alla fine del conflitto, ci fu la vendetta slava.
Giusto ricordare tutte le vittime, ma non appropriarsi di un fenomeno tragico ed appuntarlo al palmares delle proprie “ragioni” e degli altrui “torti”.
Ma si sa: questa è l’Italia buffona, quella che di Storia (e, soprattutto, di storiografia) non sa nulla e s’appende alle labbra dei vari “Grande Fratello”.

Allo stesso modo, ci stiamo un poco stufando delle atmosfere di “comprensione” e “dialogo”, che hanno coinvolto anche personaggi sedicenti di “sinistra”, riguardo il 25 Aprile.
Siamo fra quelli che sempre hanno sostenuto la necessità di giungere ad un quadro storico condiviso, senza nemmeno discutere la pietà per tutte le vittime, qualsiasi divisa indossassero.
Quello che non intendiamo discutere è che quella guerra civile fu combattuta fra parti che avevano identico valore sul piano storico: gli ideali possono anche essere discussi, gli atti no.
Ora, non è il caso di ricordare che l’effimera Repubblica di Salò fu soltanto una creazione tedesca in territorio italiano: Mussolini non riuscì neppure a salvare il proprio genero dalla vendetta nazista.
Perché siamo stanchi?

Poiché notiamo – quei manifesti con scritto “25 Aprile: Buona Pasquetta!” – l’irrisione d’antica marca fascista per gli ideali altrui, per le vicende altrui, per i dolori altrui. Proprio da parte di chi chiede rispetto per i propri.
Se la Destra italiana desidera continuare su questa strada, s’accomodi pure: saremo costretti a tornare al uno sterile – ma coriaceo e fermo – antifascismo.
Sarà l’ennesima occasione perduta per giungere ad una storiografia condivisa, sarà l’ennesimo fallimento.

Già che parliamo di fallimenti, torniamo alla Libia.
Cos’ha in mente il Governo? Non lo sanno neppure loro.
Frattini non vuole bombardare e bombarda, Maroni non vuole i migranti e li accoglie, Berlusconi invitava Gheddafi a Roma ad ogni piè sospinto ed oggi lo tradisce. Che bel quadretto.
E gli interessi italiani?

L’avventura libica cambierà sostanzialmente il quadro del Mediterraneo, poiché il principale partner internazionale della Libia (scambio energia/tecnologia) eravamo noi. Domani, con le brutte arie che tirano sul nucleare, immaginiamo un po’ chi è zeppo di centrali e dovrà trovare delle soluzioni.
Fa quasi sorridere che messer Bruni si stizzisca per dover ricevere qualche migliaio di migranti: al bieco “scambio” della politica energetica, dovrebbe accoglierne milioni.
L’Italia aveva la possibilità di starne fuori, come fece la Grecia per il Kosovo, ma non l’ha fatto: ha ceduto, senza il minimo ripensamento, le basi (il “pezzo” più ambito) alla coalizione dei bombardieri. Qui, bisogna ricordare che l’opposizione è ancor più “bombardiera” della maggioranza.
Che ne sarà della nostra politica energetica? Che ne sarà dei libici?

La nostra politica energetica consiste nel concedere a compagnie estere i nostri (magri) giacimenti petroliferi: fra poche settimane, s’inizierà a trivellare al largo di Pantelleria[2].
Fanno quasi sorridere le dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente Prestigiacomo, “che prometteva di difendere a spada tratta il Canale di Sicilia, costi quel che costi”.
Mettiamo la bella Stefania, e la sua difesa delle coste, insieme alla “difesa” dagli immigrati di Maroni, al “sussurro” di Frattini contro i bombardamenti, alla “solida amicizia” – strombazzata appena pochi mesi fa – di Berlusconi con Gheddafi.
Già che siamo in vena di farsa, vedremmo bene l’amazzone Prestigiacomo al comando della 206° divisione costiera[3], la notte del 10 Luglio 1943, sulla spiaggia di Licata.

La cosa che più ci scompagina i cosiddetti, però, è sapere che l’Italia – a differenza di tutti gli altri Stati del Pianeta – s’accontenta di un misero 4% come royalty per le estrazioni petrolifere. Vale a dire, il 4% a noi ed il 96% alle compagnie: nell’Iran di Mossadeq, la rivolta scoppiò perché la BP si teneva il 94% e lasciava allo Stato solo il 6%. Noi, ancora peggio dell’Iran dello Scià.
Perché?

Non c’è una risposta plausibile. A meno che.
A meno che non lasciamo scorrere l’immaginazione, correlandola al ben conosciuto “cui prodest”.

E’ assai strano che l’Italia – soprattutto un affamatissimo Tremonti – lasci correre sulla possibilità di lucrare sulle estrazioni petrolifere: sono dei boiardi di Stato, ma non sono fessi. Soprattutto se l’interesse toccato è il loro. E allora?

Visto che le altre nazioni richiedono una royalty che varia, in una “forbice” fra il 50 ed il 90%, è assai strano che l’Italia s’accontenti del misero 4%. Però.

Quel 4% finisce nel bilancio dello Stato – quello palese, quello di Tremonti – ma, la cosa, potrebbe non finire lì.
Una compagnia straniera potrebbe essere allettata dalla favorevole occasione, però, però…mettiamo che, ad un certo punto…manchi una qualsiasi certificazione ambientale, oppure qualcosa relativo alla sicurezza o, ancora, si scopra che non è stato presentato un certo prospetto geologico, un approfondimento sulla mensa dei dipendenti, la certificazione dei natanti adibiti al trasporto del personale…l’italica fantasia non ha limiti…

In quel caso, cosa succederebbe?

Beh…nella prospettiva di dover rinviare alle calende greche l’attività d’estrazione…magari la compagnia potrebbe inviare rapidamente a Roma un suo fiduciario, munito di “convincenti” promesse, che le cose andrebbero a posto rapidamente, se…se ci fosse la “collaborazione” fra la compagnia e le autorità competenti, ovviamente ricompensate per l’aggravio di “lavoro”.

A cose fatte, probabilmente, la concessione non costerebbe più il 4%, bensì il 24% od il 34%...ma sempre meno del 50-90% degli altri!

Ovvio che, la differenza, plusvalore, cagnotta…o come la vogliamo chiamare…non finirebbe più nel bilancio ufficiale dello Stato, ma si perderebbe nei mille “rivoli” delle mille “amministrazioni”.

No, ci siamo sbagliati, questa è solo una ricostruzione di fantasia: per dirla con Shakespeare, è soltanto un “Sogno di mezza Primavera”.
La pura realtà è che noi italiani siamo un popolo generoso, che mai ha torto un capello a qualcuno fuori dei propri confini, che accoglie generosamente tutti i migranti, che soccorre amorevolmente anche le compagnie petrolifere nelle loro fatiche. Che bravi che siamo.


Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.

Questa pubblicazione non può essere considerata alla stregua della pubblicazione a stampa, giacché ha carattere saltuario e si configura, dunque, come un libera espressione, così come riferito dall'art. 21 della Costituzione. Per le immagini eventualmente presenti, si fa riferimento al comma 3 della Legge 22 Maggio 2004 n. 128, trattandosi di citazione o di riproduzione per fini culturali e senza scopo di lucro.


23 aprile 2011

Negozi aperti?




Sono d’accordo per una revisione dei calendari delle festività: era ora che qualcuno ci pensasse!
Perché mai, nell’assolata Primavera del Primo Maggio, dovremmo rimanere senza pane fresco, senza la possibilità d’acquistare una t-shirt, un gadget, una cartolina ricordo?
Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, bene ha fatto a porre sotto la lente d’ingrandimento la questione: altrettanto bene, ha fatto il segretario della CISL, Bonanni, ad affermare che sono questioni risolvibili con una trattativa sul territorio, fra esercenti, amministratori e sindacati.

Perché – e qui mi scappa proprio fuori dai denti – non ne potevo più di non trovare aperto un negozio nel giorno di Ferragosto, Festa dell’Assunta, né in quello dell’8 Dicembre, l’Immacolata Concezione e nemmeno nel giorno di Natale, quando se hai ritardato un po’ a comprare i regali non trovi più nulla.
Insomma, anche quel 2 Giugno…che sarà mai una Festa della Repubblica?

I lavoratori hanno un solo giorno nel quale festeggiano la condizione di chi, lavorando, mantiene aperta la baracca tutti i giorni dell’anno ma, se Matteo Renzi ha deciso che si festeggia lavorando, non vediamo perché non si possa pregare lavorando, in tutte le festività religiose.

Non era…ora et labora?


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18 aprile 2011

‘O pazzariell’


Mamma mia, com’è dura vivere in mezzo ai pazzi.

La morte di Vittorio Arrigoni è oramai passata in cavalleria, nessuno più ne parla sui grandi giornali, la Libia è in ultima pagina, il Giappone qualche volta compare in dodicesima, l’Afghanistan solo se i morti superano i dieci, l’Iraq se superano i cento.

Tengono banco il bunga-bunga, la strepitosa vittoria (in fieri) del centro-sinistra che strappa un’incollatura dell’0,5% al centro destra nei sondaggi, i tornado internazionali che flagellano gli USA, quelli italiani la Libia, Roba da pazzi.


Qualcuno ricorda ad Hamas una cosa ovvia: magari, prima d’ammazzarli, fateli cantare.

A dire il vero, non si capisce proprio il perché li debbano ammazzare: non sono mica colpevoli, sono pazzi!


Eh già, perché le prime notizie giunte da Gaza riferivano che Vic era stato rapito: avete capito, kattivoni komunistoni che venite a Gaza? Ecco quel che vi può capitare! Poi, la morte. Ammazzato, impiccato, strangolato. Hamas s’arrabbia, e mica poco: vogliono dedicargli una via!


Allora…dunque…non sono stati i palestinesi, no, sono stati i Salafiti. Anche i Salafiti, allora, s’incazzano una riga: eh, no! Mica andiamo in giro ad ammazzare chi è dalla nostra parte! Era una “cellula impazzita”! Cioè un tumore, a tradurlo in breve.

Fatto, sono pazzi, la questione è chiusa.


Nel buio della mia stanzetta, allora, ho provato ad immaginare un Salafita impazzito. Cosa fa un Salafita impazzito?

Eh, mica facile immaginarlo. Potrebbe obbligare la moglie a circolare per le vie di Gaza vestita come Lady Gaga, oppure obbligare i figli a recitare il Padre Nostro…che so…no, è proprio difficile immaginare un Salafita impazzito, anche perché ci sono illustri precedenti di “pazzia”.


Il 2 Agosto 1964, quattro motosiluranti nord-vietnamite attaccarono a suon di siluri e mitragliatrici il cacciatorpediniere Maddox, della marina USA: che pazzi quei nord-vietnamiti! Attaccare la più potente marina del Pianeta!

Dopo anni, si scoprì che, nel “feroce attacco”, non c’erano stati morti americani. Nemmeno feriti gravi. Nemmeno feriti lievi. Nemmeno l’ombra di un graffio sulla nave: manco una cima danneggiata, un altoparlante bucato, un graffio sulla falchetta.

La pazzia di quei nord-vietnamiti si risolse con l’invio di 520.000 soldati USA a Saigon e dintorni, buona parte dei quali uscirono pazzi per quel che videro.


Poco più tardi, un pazzo ammazzò John Lennon perché lo amava troppo, al punto che il settimanale “Cuore” – per spiegare l’assassinio di Salvo Lima, principale esponente della DC in Sicilia – non trovò altro titolo che “Salvo Lima come John Lennon: ucciso da un fan impazzito”.


Anche Saddam Hussein era pazzo: invece di dedicare le sue attenzioni al benessere degli iracheni, si dilettava nella produzione di fialette d’antrace, per uccidere i suoi avversari americani. Per fortuna che una di quelle fialette giunse nelle mani del Segretario di Stato Powell, che poté così mostrarla al mondo dai banchi dell’ONU! Che pazzo quel Saddam Hussein.

Ma, se era pazzo, perché l’hanno impiccato? Si giustiziano i pazzi?

Va beh, pare che la fialetta di Powell, dopo la ferale esposizione in mondovision, l’abbiano adoperata per “allungare” un gin tonic, con il quale Powell e l’ambasciatore israeliano festeggiarono l’evento. Mah.


Certo che, anche dalle parti dell’ONU, mica si scherza.

Nato per evitare scontri, guerre e morti, da un bel po’ di tempo sembra che a New York siano impazziti: oh, non c’è più una risoluzione che non preveda una guerra! Afghanistan, Iraq, adesso la Libia… Ma…come stanno andando le cose in Libia?

Pare che a Misurata siano state usate bombe a grappolo, sganciate dagli aerei di Gheddafi: ma…non c’era una no-fly zone? Invece, gli aerei della Santa Alleanza – “fuoco amico”, per carità – se la prendono con i poveri insorti e li ammazzano a dozzine. Roba da pazzi.


Anche in Italia, però, non si scherza. Nello stesso giorno del rapimento di Arrigoni – ma che caso… – su Repubblica compare un articolo di un certo Pasqua (ma sarà un nome vero o è uno pseudonimo?) nel quale viene accusata una quasi sconosciuta insegnante di Milano – tale Barbara Albertoni, in arte Cloro – per aver commesso il reato di negazionismo.


Si levan gli scudi bipartisan, il clamore pervade l’agorà (non quella di Cloro, l’altra) e il senatore PD Della Seta chiede addirittura il licenziamento della povera Barbara.


Poi, si va a scoprire che non c’è stato niente del genere, al punto che l’insegnante di Milano ritiene d’esser stata diffamata e ne chiederà conto – sembra che ci saranno degli strascichi legali – a quel Pes…scusate, Pasqua.

Si viene così a sapere che, semplicemente, Barbara/Cloro ha più volte accostato la sofferenza di Gaza con quella dei campi di sterminio. Che reato è?


Gaza vive da mezzo secolo la condizione di “territorio occupato” che – per il diritto internazionale – non ha senso perché si tratta di condizione susseguente, e solo per brevi periodi, ad una guerra: sostanzialmente, il periodo che intercorre fra un armistizio ed un trattato di pace. Mica mezzo secolo. L’ONU – forse prima d’impazzire? – aveva chiesto conto ad Israele di tutto ciò, di sistemare definitivamente i confini e le rispettive giurisdizioni con due risoluzioni – la n. 242 e la n. 338 – ma, dall’altra parte, sempre hanno fatto orecchie da mercante.


E, questo, con buona pace degli idioti i quali scrivono che la Shoà non è mai esistita e di quelli che ritengono i Palestinesi una razza inferiore.


Restiamo umani, per favore. Ciao Vic.


Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.


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15 aprile 2011

Pisanu-Veltroni: nuntereggae più. E sette più




Liberamente ispirato ad un testo di Rino Gaetano (Nuntereggae più), con sberleffo finale di Fabrizio de André.


Ma che bello. Mia moglie è così gentile da scendere a comprare il giornale. No, è perché c’è in omaggio un cd musicale che le interessa. In omaggio, mah…

Sulla prima pagina del Corriere della Sera campeggia la lettera, congiunta, di Giuseppe Pisanu e di Walter Veltroni, “Governo di decantazione per riscrivere le regole”.

Rimbomba nelle orecchie la rauca cantilena di Nicolò Carosio: “Rivera passa a Mazzola, duetto fra i due…ancora…ad un passo dalla porta Rivera cede a Mazzola…tiro…goooooool!!!” Non è possibile.


Nuntereggae più.


Oppure, Marco Travaglio che s’accorda con Niccolò Ghedini per stendere una riforma della Costituzione. La Sora Cesira e Apicella che duettano in coro, Nicole Minetti e Rosy Bindi che firmano, insieme, una proposta di legge per la protezione della giovane. E la passano alla Carfagna.


Nuntereggae più.


Che Guevara e Pinochet che passeggiano, in cielo, raccolgono more, mirtilli e lamponi mentre dissertano su Wagner e Šostakovič. Nichi Vendola e Roberto Castelli che giocano a boccette sulla spiaggia di Lampedusa. Lampedusa che s’affratella con Goteborg. Goteborg che diventa il 51° Stato degli USA.


…i ministri puliti, i buffoni di corte…

Nuntereggae più.


Che bella lettera: da strappare le lacrime. Da strapparsi le vesti.

Passiamo alla correzione.

No, non ci sono errori ortografici…due ex ministri…almeno la sufficienza la prenderanno…ma la commissione di maturità, sicuramente, vorrà approfondire, vorrà sapere dov’erano quei due mentre andavano in onda gli inciuci, quando Walterino non nominava, per “stemperare i toni” in campagna elettorale, il nome di sua santità Silvio, mentre Beppino gli votava la fiducia.


…ladri di polli…

Nuntereggae più.


Chissà dov’era Walterino mentre Lucianino (Violante) – mellifluo, cardinalizio – si rivolgeva a Berlusconi: “Abbiamo date ampie assicurazioni che le televisioni non saranno toccate…” Chissà dov’era Beppino negli ultimi 74 anni della sua vita.


…ladri di stato e stupratori

il grasso ventre dei commendatori…

Nuntereggae più.


Commento sintetico:

ben scritto ma scontato. Le argomentazioni dei maturandi sono desuete e, in alcuni passaggi, contorte. Alla lista delle buone intenzioni, dei buoni propositi, non fanno seguire nulla, se non fumose affermazioni di “governi di transizione”, di “sedimentazione”, di “proposizione”.

Che maleducazione.


…diete politicizzate, evasori legalizzati…

Nuntereggae più.


E adesso?

Cosa potranno rispondere i ragazzi a 500 euro nei call centre? E quelli che manco hanno un lavoro in un call centre? Gli anziani a 500 euro di pensione?

La carica dei 314 in Parlamento, la carica dei 500 nel Paese. Pile scariche, batteria a zero, motorino d’avviamento che gracchia.

Walterino e Beppino, in abito da Blues Brothers, che spingono una pesante Buick nera sul limitare di una spiaggia, mentre il vento strappa loro i cappelli e li fa rotolare sulla sabbia, umida e deserta.


…super pensioni, auto blu, sangue blu…

Nuntereggae più.


Il Consiglio di Classe, nell’appressarsi degli esami di Maturità, suggerisce una maggior applicazione, in particolar modo nelle tematiche scelte per la “tesina”. Senza voler essere offensivi, rammentiamo che argomentare senza valide conclusioni potrebbero bastare per un esame di Terza Media, non per un esame di Maturità.

Consigliamo, dunque, autocritica e penitenza – nel miglior stile delle rispettive tradizioni politiche – da mettere in atto, pariteticamente, nella scuola delle Frattocchie di Marino (RM) e nel vicino monastero dei frati Trappisti.


Eya alalà, pci psi dc dc pci psi pli pri dc dc dc dc

Nuntereggae più.


Intanto, i due maturandi stanno studiando, stanno stendendo un piano d’azione per far capire “che così non si può andare avanti”.

Che ore sono? A che ora vi siete svegliati stamani? Svegliaaaaaaa!!! Caffèèèèèè!!!

Ansiosi, aprono la casella di posta congiunta pisanuveltroni@frattacchioni.it e s’accingono a leggere le risposte, i commenti, le suppliche degli italiani al loro accorato appello.

Già dalla prima, però, hanno un sussulto:


Gli ultimi viandanti

si ritirarono nelle catacombe

accesero la televisione e ci guardarono cantare

per una mezz’oretta

poi ci mandarono a cagare.”

(Fabrizio de André – La domenica delle salme.)


Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.


Questa pubblicazione non può essere considerata alla stregua della pubblicazione a stampa, giacché ha carattere saltuario e si configura, dunque, come un libera espressione, così come riferito dall'art. 21 della Costituzione. Per le immagini eventualmente presenti, si fa riferimento al comma 3 della Legge 22 Maggio 2004 n. 128, trattandosi di citazione o di riproduzione per fini culturali e senza scopo di lucro.

10 aprile 2011

Ogni giorno ha la sua pena




Dopo il Giappone che ha scacciato il bunga bunga, dopo la Libia che ha scacciato il Giappone, dopo gli sbarchi a Lampedusa che hanno scacciato la Libia, finalmente – popolo: udite, udite! – Scalpo Appiccicato compra casa. Anzi, no. Anzi, forse.

Così, si sussurra nell’antro dei Ghedini e dei Gelmini: con due belle trovate – “usciamo dall’Europa” e “compro casa a Lampedusa” – si spera di mascherare la débacle della politica estera italiana, la Fossa dei Frattini, la trasformazione della Quarta Sponda nel Terzo Iraq.


Ora, sull’uscita dall’Europa – francamente – ci sganasciamo dalle risate e non perché Bruxelles ci sia così simpatica: semplicemente, perché il Paese più indebitato d’Europa, con la minor crescita, con una classe politica allo sbando, farebbe il più bel regalo alla speculazione internazionale. Con “l’uscita” dall’Europa finiremmo nel Protettorato d’Enotria, con la benzina a 4.000 lire il litro e gli stipendi a mezzo milione: non facciamo ridere.


Più gustosa la vicenda della casetta a Lampedusa…per carità, un modesto abituro appartato[1]…al quale si accede soltanto mediante un angusto tratturo, percorribile solo con le zoccole. Sappiamo che, per il rinnovello Mister Brillantina, Duca di Arcore e di Lampedusa, questo non è proprio un problema.

Ma un problema c’è.


Il problema è che la stamberga è stata costruita su terreno demaniale, oppure si tratta di un vecchissimo bunker italiano ristrutturato o, ancora, del solito gozzo abbandonato su una spiaggia sul quale è stata costruita una portaerei. Non indaghiamo: sta di fatto che il terreno “è di tutti noi”[2].

Lo stesso Mister Margarina della Certosa, però, afferma che si stanno cercando “soluzioni” per risolvere la questione della villa “La Palma”. Allora: una Palma o Due Palme? La seconda, visto che il giardino “è sulla spiaggia”, sembrerebbe la candidata, poiché le spiagge sono del demanio, L’agenzia ASCA, d’altro canto, riporta proprio “Le due Palme”[3].

Siano Due o Una Palma, quel che sconcerta in questo bailamme è che Mister Banano della Bandana – a fronte di una tragedia che si sta consumando sulle nostre coste – pensi a comprar casa.


I più furbi, quelli dei Quartierini Alti, sogghigneranno sotto i baffetti: ma va là, Bertani, è solo una questione di marketing elettorale…i pupari, che muovono Mister Burattino del Graçiol & de Chigi, hanno sentenziato che, per risolvere la questione d’immagine relativa alla pratica n. 2345 “Lampedusa”, bisognava comprar casa, far vincere il Premio Nobel all’isola e sposare la sorella del Parroco. A giorni, ci sarà il terzo annuncio.

Se a Stoccolma si faranno orecchie da mercante, e magari si rifletterà che Gaza ha qualche “merito” in più, allora l’Italia lascerà l’Unione Europea ed andrà nell’Unione Africana, con capitale Lampedusa e sede del Governo alla Palma…o due Palme…beh, Bonaiuti sta ancora studiando la questione.


No, Gran Sentenzieri dei Mille e un Complotto, ciò sarebbe vero se Mister Pisellino Turbato fosse non dico un grande statista, bensì soltanto uno statista. E’, invece, soltanto un ragiunatt de Milan.

Perché?

Poiché, che lui compri casa o non compri casa, non frega un emerito picchio ai lampedusani, ai siciliani, agli italiani, nemmeno ai lobotomizzati di RaiSet, ai Minzolin-dipendenti, agli adepti del Vero Fede, ai buongustai della Marmellata di Mora.


Quello di Lampedusa è soltanto l’ennesimo sfregio alle istituzioni, poiché affermare che “si stanno cercando soluzioni” per poter acquistare la villa che sorge su terreno demaniale, vuol soltanto dire che – grazie alla quisquilia che l’acquirente è il Presidente del Consiglio – si farà in modo che quel terreno sarà, magari, “demaniale di pertinenza della Presidenza del Consiglio”.

Dopo, grazie ad un comma appiccicato ad una legge che regola la divisa dei bovari nelle manifestazioni folcloristiche – che sarà approvata fra uno sbadiglio e l’altro – ci sarà la postilla, che prevedrà qualche forma di “riscatto” per Cemento Bollente delle Mille e Una Villa.


Intanto, fra una villa e l’altra, le navi da guerra USA stanno già posizionandosi per lo sbarco[4], mentre dalle parti dell’Europa non si fa più mistero che, senza i marines, non sarà possibile risolvere niente[5].

E pensare che, da questo modesto blog, già avvertivo[6] del rischio lo scorso 18 Marzo: a questo punto – visto che Mister Carabina Inceppata ha deciso di procurarsi una poltrona in prima fila per lo show aeronavale, stile Normandia, che sta per andare in onda a reti unificate – vorremmo avvertirlo di un rischio.


Occhio al “fuoco amico”.


Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.


Questa pubblicazione non può essere considerata alla stregua della pubblicazione a stampa, giacché ha carattere saltuario e si configura, dunque, come un libera espressione, così come riferito dall'art. 21 della Costituzione. Per le immagini eventualmente presenti, si fa riferimento al comma 3 della Legge 22 Maggio 2004 n. 128, trattandosi di citazione o di riproduzione per fini culturali e senza scopo di lucro.



05 aprile 2011

Terra di confusione



“Passa correndo lungo la statale, un autotreno carico di sale.


che già confonde la notte e il giorno,

e la partenza con il ritorno, e

la ricchezza con il rumore, ed il diritto con il favore,

e l'innocente col criminale,

ed il diritto col carnevale.”

Francesco de Gregori – Adelante, adelante – dall’album Canzoni d’amore – 1992.


L’autotreno accelera, mi sorpassa in salita e corre verso a galleria, la imbocca e, sfruttando la discesa, scompare alla mia vista; osservo il tachimetro: sto facendo i 110 km l’ora, ossia il limite per quel tratto autostradale. Ma a quanto andava? Ho appena fatto in tempo a leggere, sul retro, i limiti di velocità cui è soggetto: 70 sulla viabilità ordinaria ed 80 in autostrada. E allora? Non dovrebbero avere un limitatore automatico di velocità? Non sono così sprovveduto da non sapere come funziona: l’elettrauto che ti sistema – a norma, per carità! – il limitatore di velocità, prima d’incassare i soldi ti chiama e ti dice…beh, non sa come dirtelo…va beh…che quel pulsantino là sotto, ben nascosto, elimina il limitatore. Amen.


Parlando con il tizio che ha fatto per anni il camionista, ne saltano fuori delle altre: appena passata la frontiera francese, tutti quei TIR/Formula 1 diventano cheti come agnellini, non superano i canonici 80. Perché? Diamine! Perché i francesi ti strapazzano già per due chilometri in più! Mica è l’Italia! Così, se in Francia devi stare a modino, appena superi Ventimiglia giù sull’acceleratore, corri cavallo oh, oh! E i documenti? Beh, i documenti…i flic, quando ti fermano, non chiedono più i documenti, il disco…sì, li guardano…ma non ci fanno troppo affidamento. “Lo sappiamo” ridacchiano “sappiamo tutto: che questi turni di riposo sono falsi, che questi giorni di ferie non sono mai stati goduti, eccetera…è tutto falso!” Allora, ti fregano chiedendoti la tale chiave da 22 fatta in quel certo modo…che devi avere a bordo…perché, almeno lì, possono fregarti per farti vedere che non sono così fessi.


E’ una buona metafora per capire cos’è diventata l’Italia – e non a caso già de Gregori l’aveva notata – un Paese nel quale un Presidente della Repubblica è costretto ad ammettere che “il suo compito è difficile, oneroso, per la partigianeria delle forze politiche”. In realtà, racconta solo una parte della verità: l’altra parte ci dice che le stesse forze politiche – “così partigiane” – sono colluse fino al midollo per non cambiare il primo scalino che ci farebbe uscire da queste melme: la legge elettorale.


Sarebbe un primo passo, ma non è possibile far nulla con questa legge, perché è fatta apposta per garantire pochi oligarchi e fare in modo che controllino tutto. Chi la scrisse? Calderoli. Chi la controfirmò? Ciampi, quello che oggi sbraita, rivolto a Napolitano, che “non sempre si firma”.


Eppure, sulla porcata del porquero c’erano pesanti indizi d’incostituzionalità. Da questa, primigenia falsità – non c’è più nessun legame fra chi vota e chi è eletto, in spregio alla Costituzione – deriva tutto il resto, fino al TIR che mi supera ai 120 l’ora. La falsità, allora, dilaga: oggi, Maroni si lamenta per la situazione dei migranti, ma non racconta la falsità che c’è sotto. L’Europa non collabora? Ma, Maroni, chiese mai all’Europa di collaborare?


Oppure, se non sbagliamo, il suo governo concesse 5 miliardi alla Libia perché facesse il “lavoro sporco” sui migranti? Perché istituisse i famigerati lager nel deserto? Già, ma, per intraprendere una trattativa seria, bisogna far parte di un governo serio, che ha “grande rispetto internazionale”. Così dichiarava il Presidente del Consiglio: all’estero, c’accolgono lanciando fiori. E invece. Invece, USA, Francia e GB s’installano nelle nostre basi, pretendono assistenza logistica e collaborazione.


Poi, nel momento delle decisioni, chiudono la porta in faccia a Berlusconi (o chi altro): no, grazie, voi non siete invitati. Ah, intanto che aspettate, dateci una lucidatina alla limousine, che s’è impolverata…avete strade così sporche in Italia…


Perché gli accordi con l’Europa non ci sono? Perché, dati alla mano, l’Italia è fra i Paesi europei che hanno minor presenza d’immigrati. Francia e Germania, sempre tirate in ballo, ne hanno ben di più. Noi, invece, professionisti della falsità, pensiamo che bastino “solo” 5 miliardi alla Libia per sistemare la questione: è la logica del “ragiunatt” da Arcore. E andiamo in Tunisia a chiedere i rimpatri. Rispondono picche: perché? Ma è chiaro: se la Libia ha preso 5 miliardi, a noi quanto dai? Così facendo, il governo di “alto profilo internazionale” s’è ridotto ad essere una vittima nelle mani degli usurai: domani potrebbero chiedere qualcosa il Marocco, l’Egitto, la Mauritania…


E sul fronte interno? La maggioranza c’è, come no. C’è fin quando c’è qualcosa da dare ai “Responsabili”, poiché questi – passato il primo momento – mica s’accontentano più del mutuo pagato o del debito estinto. Vogliono di più: posti, governo, cariche. Allora, Berlusconi sale al Quirinale con una lista di sottosegretari che sembra quella dei soci coop, e pretende pure che Napolitano li nomini. Il Presidente gli fa presente che, leggi alla mano, c’è un numero da rispettare, un quadro che non può essere dilatato. Rabbia: Napolitano è contro di me.


E’ anche contro di me perché non accetta il fatto che io possa governare “in pace”, senza questo “fastidio” dei processi: altra falsità. In realtà, se non esistessero i mille trucchi delle tre carte degli avvocati Ghedini ed Alfano, la sentenza del processo Mills sarebbe già scritta. Se l’avvocato inglese prese i soldi da Berlusconi – la posizione del premier fu a suo tempo stralciata e rinviata per una delle tante leggi e leggine ad personam – che altro resta da dire? Aspettare la prescrizione. Ma, la prescrizione, non è un’assoluzione: capito, Minzolini?


Continuiamo?

L’Italia fa una “pausa di riflessione” sul nucleare, perché il Giappone ha colpito e non si può far finta di niente. Nel frattempo, però, limita, cancella o rimanda a data da destinarsi ogni decisione sull’incentivazione delle rinnovabili: con effetti retroattivi! Mio cugino ha appena installato i suoi pannelli fotovoltaici e, adesso, non sa. Mi chiede se avrà l’incentivo: intero, ridotto o niente? E chi lo sa! Questi emanano pure le norme retroattive! Il governo ha detto che deciderà a Giugno: perciò, accendete la radio quando sarete sotto l’ombrellone, chissà che decidano qualcosa.


Ma l’ultima è grandiosa, fantasmagorica, stellare.


Per risolvere i mali italiani, abbiamo bisogno della Guardia Nazionale, degli eserciti regionali. Non contenti d’essere l’unico Paese che ha due Polizie sul territorio – Polizia di Stato e Carabinieri – tre con la Guardia di Finanza, più la Polizia Provinciale e quella Municipale, adesso vogliamo creare anche gli eserciti regionali. Ma che bella idea! Ne avvertivamo la mancanza!


Tutti i giovani in cerca di lavoro aspettavano, finalmente, una “chiamata alle armi” nei nuovi battaglioni territoriali: mio nipote vuole fare l’ufficiale nel “Madunina”, mentre mio figlio vuole diventare il trombettiere del “Bugianèn”. Il mio pastore tedesco è incerto se fare domanda come Rex o come Rin-Tin-Tin, ma solo nel battaglione “Alpenjager”. Mia figlia si travestirà da Lassie per fare la portaordini nel “Cardinale Ruffo”. Un futuro assicurato.


Passa un altro TIR, con targa rumena e rimorchio italiano: accosto per farlo passare, perché anche questo ha il “piede fuori”.

Speriamo che incappi, domani, nella sottocompagnia territoriale del battaglione “Enzo Ferrari”: quelli sì che non scherzano!


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