Il blog di Ugo Bardi (ASPO Italia) brilla di luce propria, al punto che tutte le notizie hanno lo stesso share di commenti: zero.
Per farsi un po’ di pubblicità, allora, attacca quelli che sul Web vengono magari letti un poco di più e molto spesso commentati.
Veniamo al dunque.
Scrissi qualche giorno or sono un articolo (pubblicato su Comedonchisciotte, Disinformazione, Piazza Liberazione, ecc e facilmente reperibile) dove spiegavo che le aspettative di una guerra contro l’Iran avevano senz’altro catalizzato l’impennata dei prezzi petroliferi della scorsa estate, soprattutto se consideriamo che la guerra in Libano aveva tutta l’apparenza di una prima destabilizzazione dell’area. Mi riferivo, ovviamente, ai future a tre-quattro mesi sui contratti per la consegna autunnale.
Sulla guerra libanese non credo che ci sia molto da commentare: la stessa amministrazione americana ha spesso affermato di voler attaccare Siria ed Iran. Dal loro punto di vista era perfettamente coerente: si trattava di “chiudere” un cerchio strategico iniziato a Kabul ed a Baghdad.
Oggi, sappiamo che il progetto del “Nuovo Medio Oriente” è sostanzialmente fallito: con il licenziamento di Rumsfeld e Bolton la fazione neocon ha perduto le sue più importanti pedine nell’organigramma dell’Amministrazione Bush.
L’inaspettata resistenza di Hezbollah ha scompaginato le carte strategiche di USA ed Israele e, in definitiva, ha finito per “calmierare” il mercato del greggio.
Tutto ciò, secondo Bardi, è pura fantasia ed il prezzo del petrolio “vaga” da un estremo all’altro secondo fumosi e sconosciuti parametri. Vada a chiederlo ai broker a Rotterdam – se non ci crede – invece di scrivere osservando soltanto il cielo di Firenze (peraltro, stupendo, soprattutto nella stagione invernale).
Sempre secondo Bardi (cito testualmente) “Israele ha comunque ottenuto gli obbiettivi strategici che si era prefisso”: è quali erano, caro Bardi, di buona grazia?
Colpire la fascia di confine per evitare il lancio di razzi? Ma, se questo era l’obiettivo, perché Israele non ha scatenato tutta la sua potenza militare nell’area a sud del Litani, invece di colpire Beirut e scatenare una prevedibile reazione nazionalistica? Sono gli stessi dubbi comparsi su Haaretz e sul Jerusalem Post, tutti indirizzati ad Olmert e Peretz.
Bardi non è colto dal dubbio – per carità, appena una riflessione – che l’obiettivo di Israele fosse quello di cambiare gli equilibri interni del Libano? Favorire la fazione filoamericana contro quella filo-siriana di Hezbollah, scatenare una nuova guerra civile per poi intervenire dopo che qualcun altro aveva portato a termine il “lavoro sporco”? A ben pensarci, lo stesso copione di Sabra e Chatila, solo che si è rivelato un boomerang (rivolgersi a Siniora per i particolari).
Ma veniamo alla chicca (sempre Bardi): “Di bombardare l'Iran se ne riparla a primavera”. Vorremmo sapere chi gli ha “passato” questa “chicca” (oh, Bardi, attento al Polonio…), perché soltanto pochissimi giorni or sono il nuovo Segretario alla Difesa Gates ha affermato – di fronte alla commissione parlamentare che doveva convalidare la sua nomina al Pentagono – che una guerra alla Siria “non è più in agenda”, mentre quella all’Iran è da considerare come “extrema ratio”. Insomma: ragazzi, la baracca chiude.
Potrebbe “riaprire” qualora una nuova amministrazione ottenesse l’assenso completo e convinto dell’Europa, ma questo è un altro paio di maniche: se ne riparlerà dopo il regno dell’Anatra Zoppa.
Da ultimo, non mi piace utilizzare titoli che possono apparire offensivi, ma a Bardi piacciono: lui usa cose del tipo “Ridi, ridi, imbecille!”. Capirà.
Per farsi un po’ di pubblicità, allora, attacca quelli che sul Web vengono magari letti un poco di più e molto spesso commentati.
Veniamo al dunque.
Scrissi qualche giorno or sono un articolo (pubblicato su Comedonchisciotte, Disinformazione, Piazza Liberazione, ecc e facilmente reperibile) dove spiegavo che le aspettative di una guerra contro l’Iran avevano senz’altro catalizzato l’impennata dei prezzi petroliferi della scorsa estate, soprattutto se consideriamo che la guerra in Libano aveva tutta l’apparenza di una prima destabilizzazione dell’area. Mi riferivo, ovviamente, ai future a tre-quattro mesi sui contratti per la consegna autunnale.
Sulla guerra libanese non credo che ci sia molto da commentare: la stessa amministrazione americana ha spesso affermato di voler attaccare Siria ed Iran. Dal loro punto di vista era perfettamente coerente: si trattava di “chiudere” un cerchio strategico iniziato a Kabul ed a Baghdad.
Oggi, sappiamo che il progetto del “Nuovo Medio Oriente” è sostanzialmente fallito: con il licenziamento di Rumsfeld e Bolton la fazione neocon ha perduto le sue più importanti pedine nell’organigramma dell’Amministrazione Bush.
L’inaspettata resistenza di Hezbollah ha scompaginato le carte strategiche di USA ed Israele e, in definitiva, ha finito per “calmierare” il mercato del greggio.
Tutto ciò, secondo Bardi, è pura fantasia ed il prezzo del petrolio “vaga” da un estremo all’altro secondo fumosi e sconosciuti parametri. Vada a chiederlo ai broker a Rotterdam – se non ci crede – invece di scrivere osservando soltanto il cielo di Firenze (peraltro, stupendo, soprattutto nella stagione invernale).
Sempre secondo Bardi (cito testualmente) “Israele ha comunque ottenuto gli obbiettivi strategici che si era prefisso”: è quali erano, caro Bardi, di buona grazia?
Colpire la fascia di confine per evitare il lancio di razzi? Ma, se questo era l’obiettivo, perché Israele non ha scatenato tutta la sua potenza militare nell’area a sud del Litani, invece di colpire Beirut e scatenare una prevedibile reazione nazionalistica? Sono gli stessi dubbi comparsi su Haaretz e sul Jerusalem Post, tutti indirizzati ad Olmert e Peretz.
Bardi non è colto dal dubbio – per carità, appena una riflessione – che l’obiettivo di Israele fosse quello di cambiare gli equilibri interni del Libano? Favorire la fazione filoamericana contro quella filo-siriana di Hezbollah, scatenare una nuova guerra civile per poi intervenire dopo che qualcun altro aveva portato a termine il “lavoro sporco”? A ben pensarci, lo stesso copione di Sabra e Chatila, solo che si è rivelato un boomerang (rivolgersi a Siniora per i particolari).
Ma veniamo alla chicca (sempre Bardi): “Di bombardare l'Iran se ne riparla a primavera”. Vorremmo sapere chi gli ha “passato” questa “chicca” (oh, Bardi, attento al Polonio…), perché soltanto pochissimi giorni or sono il nuovo Segretario alla Difesa Gates ha affermato – di fronte alla commissione parlamentare che doveva convalidare la sua nomina al Pentagono – che una guerra alla Siria “non è più in agenda”, mentre quella all’Iran è da considerare come “extrema ratio”. Insomma: ragazzi, la baracca chiude.
Potrebbe “riaprire” qualora una nuova amministrazione ottenesse l’assenso completo e convinto dell’Europa, ma questo è un altro paio di maniche: se ne riparlerà dopo il regno dell’Anatra Zoppa.
Da ultimo, non mi piace utilizzare titoli che possono apparire offensivi, ma a Bardi piacciono: lui usa cose del tipo “Ridi, ridi, imbecille!”. Capirà.